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Autore: glenn    06/01/2012    1 recensioni
Non voleva più mettere piede in quella scuola di matti. Aveva iniziato a chiamarla così quando aveva notato che quell'espressione faceva ridere Hannah. Ma in fondo sapeva che era vero. Perché c'era qualcosa dentro di lui che gli diceva che erano loro ad essere matti, ad essere sbagliati, non lui.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chris non capiva. Aveva solo 11 anni, ma non capiva. O meglio, non voleva capire. 
Perché quella piccola, insignificante parola gli faceva così male? E perché quei ragazzini, che niente avevano più di lui, si ostinavano a ripetergliela con disprezzo e ridacchiando ogni volta che attraversava i corridoi di quella nuova scuola? In realtà all'inizio non ne aveva compreso subito il significato, ma suonava così offensiva. Aveva passato una bellissima estate nell'attesa di cominciare il nuovo anno scolastico in quella nuova scuola. Perché alle elementari si era trovato così bene con gli altri bambini,anche se lui il football proprio non lo digeriva, e ora questo? Ed era gente che nemmeno conosceva, per giunta. Non aveva osato chiedere ai suoi genitori perché sapeva per certo che si sarebbero preoccupati. E lui non voleva farli preoccupare. Chris voleva solo essere lasciato in pace, ed evidentemente la scuola non era il luogo adatto alla sua quiete mentale. Gli piaceva abbastanza studiare, ma non voleva alzarsi tutte le mattine pensando con tristezza a cosa lo attendeva. Insulti su insulti. Perché la sua voce, a detta loro, era anormale. Troppo femminile, troppo acuta, troppo diversa. E per questo non poteva che essere..quello. Era il 16 Marzo, il giorno dopo sarebbe stato San Patrizio e a casa Colfer questo significava tanto verde e tanto cibo. Oh, e la solita visita della nonna, ovviamente. Quella sera Chris, per niente eccitato come gli anni passati per l'evento, se ne andò a letto presto, dopo aver comunque tirato fuori una maglietta verde da indossare il giorno successivo.

 

Il ticchettio della pioggia continuava a battere sul vetro della finestra, e Chris non voleva proprio saperne di alzarsi. Aveva sentito perfettamente quella stupida sveglia. Eccome, se l'aveva sentita. Hannah doveva già essere andata a scuola da un pezzo. Ultimamente stava molto meglio, anche grazie alle cure e al supporto di tutta la famiglia. Chris la adorava. Era come una migliore amica per lui,oltre che una sorella. Con lei riusciva a lasciarsi andare, a divertirsi, a intrerpretare scenette per farla ridere, e se riusciva a strapparle anche solo un sorriso si sentiva meglio anche lui. Chris aveva 13 anni e quell'anno avrebbe studiato a casa. Non voleva più mettere piede in quella scuola di matti. Aveva iniziato a chiamarla così quando aveva notato che quell'espressione faceva ridere Hannah. Ma in fondo sapeva che era vero. Perché c'era qualcosa dentro di lui che gli diceva che erano loro ad essere matti, ad essere sbagliati, non lui. Ma quella mattina, dato che nessuno veniva a dirgli di alzarsi, Chris decise di rimanere sotto le coperte, a crogiolarsi nel torpore dei sogni.

 

 

“ Mamma, non viene domani la nonna? Non ha chiamato oggi.”

“ Certo che viene. Come sempre, tesoro. Ma gli anni passano anche per lei, e il telefono non le è mai andato molto a genio, lo sai.”

Scommetto che è una strega.

Aveva appena finito di leggere l'ultimo libro di Harry Potter che era riuscito magicamente a procurarsi senza l'aiuto di Babbo Natale o del compleanno. Semplicemente, i suoi si erano convinti che quei libri gli stavano facendo bene. E da quel che dicevano i notiziari alla tv, a quanto pare non facevano bene solo a lui. Tra poco più di due mesi Chris avrebbe compiuto 14 anni e a settembre sarebbe andato al liceo. Gli studi a casa davano comunque i loro frutti, e non impedevano affatto il contatto con i pochi amici che aveva. Sembrava contento così, e a Karyn e a Tim andava più che bene. Come ogni anno la famiglia si riuniva per festeggiare insieme il giorno di San Patrizio, e anche quell'anno Chris si ritrovò ad indossare una maglia verde. Non andava matto per quel colore, ma per vedere felice la sua famiglia pensava che fosse un piccolo sacrificio che, beh, poteva benissimo essere fatto semza problemi. Dopo tutto quello che stavano facendo per lui, poi, era il minimo. Stava diventando un adolescente, e i problemi di certo non mancavano. I suoi amici, sia maschi che femmine, iniziavano già a pensare rispettivamente ai membri del sesso opposto al loro. Alcuni ragazzi del suo vicinato con cui andava abbastanza d'accordo iniziavano a chiedergli come facesse a farsi accettare così facilmente dalle ragazze, quando i loro soli interessi finora erano stati i vari modelli di playstation e lo scambio di figurine. Beh,rispose loro un pomeriggio, abbiamo molti interessi in comune,penso. E in effetti era proprio così. Non era un patito di moda, ma adorava inscenare spettacolini, cantare e ballare. Alle elementari aveva adorato interpretare il ruolo di Snoopy, su quella casetta dal tetto rosso. Ma per ora non aveva mai provato, nemmeno per una volta, quella voglia improvvisa di saltare addosso a una di loro, o a una qualunque ragazza che vedesse passare per strada o su una foto su Facebook, come succedeva invece ai suoi amici.

 

Quella sera sua sorella aveva avuto un altro dei suoi attacchi, l'ennessimo ormai, e quando era tornata in sé, Chris, facendo finta di entrare e rimanendo poi sulla porta, aveva fatto un balletto molto divertente, senza musica, nella speranza di farla ridere un po'. Dalle risate Chris dedusse che aveva funzionato. Gli piaceva farla ridere. Ma si capiva che era stanca, e ancora provata dall'attacco avuto poco prima,e vederla soffrire su quel letto, fece tornare in mente a Chris un pensiero che lo assillava di continuo, negli ultimi tempi: come mai loro due erano così diversi dagli altri? Perché non erano nati normali, come lo erano i loro coetanei di Clovis?

“ Come sta la mia piccola Hannah?”

I due ragazzi si voltarono verso la porta della stanza, dove era appena entrata la nonna che entrambi adoravano da quando erano piccoli. Da quando avevano qualche ricordo di lei.

Era una signora abbastanza minuta,non tanto alta con i capelli fini e bianchi lunghi fino alle spalle, che quella aveva però raccolto in una crocchia per l'occasione. Come,sempre per l'occasione, portava un semplice vestito verde scuro. Nonostante le rughe che le solcavano il viso, i lineamenti rimanevano sempre gli stessi, e mostravano la bellezza nascosta che un tempo li attraversava.

“ Bene,nonna, ma credo che voglia riposare adesso. Vero?” disse Chris rivolto alla sorella minore.

Questa annuì e abbracciò e baciò la nonna prima di dare la buonanotte ad entrambi.

“ Mi aiuti a sparecchiare, tesoro? Quegli sciagurati dei tuoi genitori hanno pensato bene di andare dai vicini ad offrire loro una pinta di Guinness. E per fortuna che dovrebbero darvi il buon esempio! Anche se, detto tra noi, non posso dargli torto. Io ho sempre adorato la Guinness!”

Chris la guardò divertito e scoppiarono a ridere.

Si misero a sparecchiare la tavola, operazione che risultò più lunga del previsto, non avendo constatato prima quanto casino avessero fatto. Ok, il prossimo anno avrebbero bevuto meno birra, anche per il bene di Hannah. Anche se, nonostante il breve attacco di  poco prima, si era divertita molto anche lei. Parlarono un po' del più e del meno, mentre Chris buttava i rifiuti nella spazzatura lasciando a sua nonna il compito di sistemare i bicchieri e i piatti nella lavastoviglie.

 

 

 

Era una bella giornata di sole, ma Chris dentro di sé sentiva solo freddo. Quell'anno aveva iniziato il liceo, e nella sua innocente ingenuità il ragazzo aveva sperato che almeno lì nessuno l'avrebbe giudicato per la tonalità della sua voce o peggio, per certi suoi..gusti. Era da settembre che non ne aveva parlato con nessuno, semplicemente faceva l'amico senza sperare di incorrere in certe domande o di essere deriso in quei corridoi nuovi per lui. Si era iscritto a molti club e aveva cercato di andare avanti,nonostante tutto. Ma al ritorno dalle vacanze natalizie, dopo una lezione particolarmente tediosa di matematica, la sentì di nuovo. Quella parola. Un gruppetto misto di due ragazze dall'aria non particolarmente intelligente abbracciate come koala a due ragazzi a loro volta circondati da qualche amico. Uno di loro notò Chris e per fare “bella” figura con i suoi compagni gli urlò dietro quella parola. Scoppiarono tutti a ridere, ragazze comprese, mentre svoltavano nel corridoio. Tutti tranne Chris, ovviamente, che era rimasto fermo a pochi metri dal suo armadietto con un'espressione a metà tra il confuso e l'indignato sul volto. Doveva reagire, non poteva lasciare sopraffare anche stavolta. “ Oh,bene. Ma sai almeno come si scrive?” gli aveva urlato dietro.

Non aveva più 11 anni, stavolta sapeva benissimo cosa voleva dire quella parola. Ma certo, che si era aspettato? L'ignoranza e il pregiudizio avevano messo piede anche lì, l'avevano seguito silenziosamente come un'ombra. Ma lui era forte, si diceva e continuavano a ripetergli anche i suoi. Lui era forte e non doveva lasciarsi sopraffare. Anche se forse era un po' presto, pensare al suo futuro lo faceva sentire meglio. Pensare che da qualche parte, là fuori da quella cittadina così chiusa e conservatrice, ci fosse qualcuno pronto a dargli delle opportunità e ad accettarlo per quello che era e che sapeva fare, lo confortava. Il mondo non era solo Clovis. Se ne sarebbe andato da lì.

Quel pomeriggio, finita l'ultima lezione, era passato dal suo armadietto per prendere due magliette da ginnastica, una pulita e una da portare a casa da lavare. Peccato che il suo armadietto sembrava socchiuso. C'era qualcosa che non andava. Più si avvicinava e più si rendeva conto che era stato malamente scassinato. Si guardò intorno per un attimo. Il corridoio era semi deserto, eccezion fatta per un gruppetto di ragazze ridacchianti che spettegolavano su un pigiama party a cui avrebbero partecipato quella sera stessa. Chris aprì l'armadietto. I pochi libri che aveva lasciato dentro c'erano ancora, apparentemente intatti. Dopotutto, chi si prenderebbe mai la briga di faticare a scassinare l'armadietto di una checca come lui per dei libri? Le maglie però non erano al loro posto, piegate come le aveva lasciate. Quella sporca era rivoltata, e quella pulita era sparita. Un classico. L'aveva già visto fare, e sapeva che quella maglia non l'avrebbe mai più riavuto indietro. Probabilmente avevano già cancellato il suo nome e l'avevano già riutilizzata. Non che ci tenesse particolarmente, ma ora aveva bisogno di una nuova serratura e di un nuovo codice da imparare.

Afferrò la maglia sporca e un paio di libri per poi precipitarsi fuori da quell'edificio maledetto.

Era stanco, ed era solo al primo anno. Per fortuna quel pomeriggio sapeva che a casa c'era la nonna ad aspettarlo, l'avevano chiamata a cena quella sera stessa. Una piccola consolazione.

Arrivò al vialetto di casa continuando a sentire quel freddo dentro che non voleva lasciarlo godersi per un po' i raggi del sole primaverile. Tuttavia,entrò in casa come se niente fosse.

 

“ Ciao nonna, sono a casa.”

 

Lei lo accolse con il solito entusiasmo, trascinandolo in cucina per il pranzo. I signori Colfer erano entrambi al lavoro, e Hannah era ancora a scuola.

 

“ Allora come va a scuola tesoro?”

 

Chris la guardò con aria un po' triste. Sorrise per non farla preoccupare.

 

“ Come vuoi che vada nonna. Tutto bene, non c'è male. Me la cavo. Jake è in giardino? Non l'ho visto con Marley e Murphy, prima.”

 

“ Dev'essere sul retro. O forse l'ha rapito Simon. Buon Dio, quel gatto fa paura anche a me, a volte.”

 

La donna sorrise al nipote, divertita. Simon era il loro gatto grasso. Non si sa come, riusciva a tenere a bada tutti e tre i cani della loro famiglia. Era temuti da tutti.

 

Dopo pranzo sparecchiarono e Chris andò in camera sua. Non aveva molta voglia di studiare quel pomeriggio, per cui fece una delle poche cose che lo facevano sentire bene e gli facevano sempre trovare la forza di andare avanti. Prese l'ipod dall zaino, si infilò le cuffie e si lasciò cadere sul letto.

 

Selezionò la sua playlist preferita. Wicked. Cliccò play e la prima canzone partì.

 Adorava tutti i testi, tutte le melodie. Ma quella che preferiva in assoluto era Defying Gravity.

Gli sembrava che lo riguardasse personalmente, che parlasse di lui. Un giorno di quelli avrebbe provato a cantarla. E del fatto che nel musical fosse interpretata da una donna, beh..che cosa importava, in fondo?  Chris rimase così, a braccia aperte sul suo letto,gli occhi chiusi e un sorriso che piano piano si era aperto sul suo viso. Ogni nota di quella canzone gli entrava ogni volta nel cuore, come se fosse la prima volta che la ascoltava. Quasi non si accorse delle lacrime che iniziarono a scorrergli sulle guance, limpide, calde. Calde come i raggi che illuminavano quella stanza. Calde come lo sguardo di sua nonna che lo osservava dalla porta semiaperta. Sapeva per cos'erano quelle lacrime. Anche se suo nipote sorrideva, lei sapeva che qualcosa non andava. Come era sempre stato. Lei sapeva che quel qualcosa che non andava ce l'avevano gli altri, non lui. E sapeva anche che il verde di quella maglia che lui indossava sempre per San Patrizio non era soltanto il colore del trifoglio. Era il colore della speranza. Bisognava soltanto farglielo sapere.

  
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