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Autore: niki_    06/01/2012    2 recensioni
Se di una cosa si poteva essere certi è che Riku manteneva sempre la parola data, anche se le cose iniziavano a prendere una brutta, bruttissima piega.
Una scommessa con molto messo in gioco.
"Lo sapevo che quella scommessa avrebbe fatto un casino infernale. Allora perché l'ho accettata? Perché dovevo, certo la posta in palio non era niente male, ma non credevo che tutto mi sarebbe sfuggito di mano"
Incompleta. L'autrice si scusa per questo.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Riku
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
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Da una cosa molto stupida può nascere qualcosa di buono? - Come tutto questo fottutissimo casino ebbe inizio.
Come tutto questo fottutissimo casino ebbe inizio.
Sora si siede vicino a me. "Sai", sospira raccogliendo un pugno di sabbia e sollevandolo da terra "Stavolta hai esagerato, Riku".

"Era una scommessa. Mi dispiace, dico sul serio! Ci ho provato a scusarmi ma non mi vuole più vedere".
"Direi", accenna ad un sorriso e affonda nuovamente le dita nella rena "Certo che potevi fare a meno di portarla a termine!".
"Non potevo non completarla! Credimi, Sora, mi dispiace moltissimo. O forse pensi che sia senza cuore? Le voglio bene quanto te, lo sai!".
"Se le volevi bene tanto quanto me non ti sarebbe mai passato per l'anticamera del cervello di accettare quella scommessa", borbotta "Senti, io non voglio fare l'intermediario fra voi per sempre né mi dividerò fra te o Kairi. Voi siete i miei migliori amici, trovate una soluzione. Per favore...", la sua voce si affievolisce sul finale. Oh, fantastico. Riku, vecchio mio, sei davvero un essere senza cuore. Prima Kairi e poi Sora e tutto per colpa di quei decerebrati idioti dei tuoi ami... No, Axel, Vanitas e Roxas non hanno tutta la colpa: gran parte è mia.
Lo sapevo che quella scommessa avrebbe fatto un casino infernale. Allora perché l'ho accettata? Perché dovevo, certo la posta in palio non era niente male, ma non credevo che tutto mi sarebbe sfuggito di mano.
Posso dire, con orgoglio, di aver rovinato sedici anni di amicizia: io, Sora e Kairi ci conosciamo da una vita, siamo cresciuti insieme e abbiamo condiviso tutto, proprio come i nostri genitori avevano fatto prima di noi. 
Oltre a loro ho anche altri amici, non speciali come quei due pazzi, ma persone con cui mi trovo a mio agio e con cui posso parlare più liberamente anche di argomenti che a discuterli con Kairi davanti mi manderebbe in imbarazzo. Axel, Roxas e Vanitas sono i miei soliti compagni del poker notturno a casa di quest'ultimo ed è stato proprio in uno di quei sabato notte che è venuto fuori l'argomento. All'inizio era scherzoso: parlavamo delle ragazze che ci morivano dietro - e io riscuoto il mio discreto successo, devo ammetterlo - e, non mi ricordo neanche come, il discorso è caduto sulla mia amica facendo in modo di aprirmi gli occhi, come affermò Roxas in seguito: in tutti quegli anni avevo guardato Kairi con gli occhi amorevoli di un fratello maggiore e non oggettivamente com'ero solito fare con tutte le altre ragazze, per di più ero sicuro che le sue occhiate adoranti erano per amore fraterno e non per amore vero e proprio. "Oh, Riku-chan", sghignazzò Vanitas alla mia faccia allibita "In realtà sono sei mesi che ti sbava letteralmente dietro e tu non ti sei mai accorto di niente. La tua intuitività è parecchio diminuita ultimamente".
"Cuciti la bocca", ribattei secco "Vedo".
"Bah, io lascio!", Roxas lanciò le carte in mezzo al tavolo "No, tornando all'argomento, cosa pensi di fare?".
"Non so, ci devo pensare... Axel, ti decidi?".
"Lascio anch'io... E non tentare di cambiare argomento, vecchia volpe!".
"Non sto cambiando argomento, voglio solo intascare i soldi che mi spettano", additai al piatto "Quindi, Vanitas, muoviti!".
"Ehi, ossigenato alla massima potenza, nel poker si può anche riflettere, sai?", si lisciò il mento con una mano "Che ne dici se oltre al piatto ci giochiamo qualcos'altro, Riku?".
Guardai le mie carte per l'ennesima volta, tranquillizzandomi. "Sentiamo, cosa ti giochi Vanitas? La tua Aqua?".
Non colse la mia provocazione. "Ti piacerebbe. Comunque se vinci tu, ti lasciamo gestire il problema "Kairi" come più riterrai opportuno. Se vinco io, accetterai la nostra scommessuccia".
"Vuoi propormi una scommessuccia? Ci sto!", sorrisi e scoprii le mie carte "Poker d'assi. Cosa ne pensi?".
Lui fece sporgere il labbro inferiore annuendo fra sé e sé. "Non male, Riku, davvero. Peccato...", e mi mostrò le sue carte "che la scala reale batta il poker d'assi".
Sentii chiaramente il cinque che Roxas e Vanitas si scambiarono sotto il tavolo. "Bene", degluttii a vuoto "Qual'è la scommessa?".
"Ti fidanzerai con Kairi, niente di impegnativo, non preoccuparti", sorrise Axel dall'altra parte del tavolo. Lì per lì non avevo recepito il senso delle parole, ma solo il fatto che i tre erano d'accordo per tendermi una trappola: che viscidi bastardi! "Tre mesetti e poi potrai piantarla in asso", continuò il rosso con voce suadente.
"Questo è crudele!", insorsi alzandomi in piedi.
"No che non lo è, aspetta di sentire il seguito! Se lo porterai a termine, oltre ai flaconi gratis di crema protettiva del negozio di mia madre vita natural durante, ti pagheremo tutto noi per un anno comprese le spese per la tua dolce metà".
"Non è abbastanza. Non posso farlo: se qualcosa andasse storto perderei una delle mie più care amiche", scossi la testa "Come ti sentiresti, Roxas, se ti obbligassero a fare la stessa cosa con Naminé?". Il respiro del biondino si fermò a metà colpito dalle mie parole, ma Vanitas accorse rapido in suo aiuto "Con il piatto ti sei giocato anche la scommessa: hai detto che l'avresti accettata. O forse Riku vuole rimangiarsi la parola data?".
E fu l'orgoglio a farmi stringere la mano e a non ribellarmi prima che Axel spaccasse con un sorrisetto enigmatico sul volto. "Andata", disse e il suo sorriso si trasformò in un ghigno soddisfatto.

Via il dente, via il dolore, si dice.
Decisi di adottare quella strategia per la scommessa-ricatto: prima mi fidanzavo con Kairi prima potevo piantarla con questa orrenda messinscena. Così il lunedì stesso avevo deciso di "dichiararmi" alla poveretta.
Dopo scuola, io, Sora e Kairi percorriamo la stessa strada per tornare a casa ed il castano è sempre il primo ad arrivare a destinazione lasciando me e la ragazza da soli per circa tre minuti prima che anche lei raggiunga la sua villetta. Sapevo che non era esattamente il massimo del romanticismo - ma quando mai sono stato romantico? - ma continuavo a ripetermi mentalmente il proverbio mentre pensavo al momento in cui gliel'avrei detto, in mezzo al marciapiede.
"Hai il dentista oggi?", Kairi inarcò un sopracciglio. Probabilmente non mi ero reso conto che iniziavo a ripeterlo ad alta voce.
"No, perché?".
"Mi devo essere sbagliata... Beh, io sono arrivata, ciao!", mi appoggiò le mani sulle spalle e si alzò sulle punte per baciarmi la guancia, come suo solito.
Ora!, mi dissi e girai il volto in modo che le sue labbra incontrassero le mie. Lei, stupita al contatto, cercò di scansarsi, ma glielo impedii cingendole la vita stretta. Fu un semplice bacio a stampo: non volevo forzare troppo le cose troppo presto.
"Ciao", le soffiai con un sorrisetto soddisfatto mentre lei, diventata di un colore a metà fra il viola e il porpora, si girò ed entrò a passo veloce in casa.
Continuai per la mia strada come se non fosse successo niente, conscio che mi stesse spiando dalla grossa vetrata di casa sua nascondendosi dietro le tende di broccato rosso. Non avevo bisogno di voltarmi per vedere il suo viso spuntare appena dal tendaggio, i capelli che si confondevano col tessuto: ne avevo un'immagine perfetta in mente.
Avevo fatto appena in tempo ad aprire il cancelletto del giardino di casa mia che il cellulare squillò e appena premetti il tasto verde la voce squillante di Sora disintegrò il mio povero timpano destro tempestandomi di domande sul perché e sul come e soprattutto sul motivo per cui ci eravamo baciati non davanti ai suoi occhi. "Oh, finalmente state insieme", dalla sua voce sembrava che stesse piangendo di felicità "Basta che", due colpi di tosse per mascherare una risatina "non mi tagliate fuori, chiaro piccioncini?".
"Non siamo fidanzati..."
"Cosa?", anche allontanando il telefonino dall'orecchio la sua voce era comunque devastante per il mio udito.
"Riku! Ti sei fidanzato e non mi dici niente?", dal salotto mia madre arrivò di corsa in ingresso e mi abbracciò stretto "Oh, finalmente potremo presentare alla nonna la madre dei suoi nipotini!".
"Non stai correndo un po' troppo, ma'?", sgusciai via dalle sue braccia "Ehi, Sora, te lo ripeto: non siamo fidanzati".
"Per adesso o ci vuoi solo andare?", il suo tono divenne gelido sulle ultime due parole.
Schivai un altro tentativo di mia madre per stritolarmi e mi chiusi in bagno a chiave. "Per adesso, credo", iniziai a recitare "Lei...", e mi fermai in attesa che tirasse da solo le sue conclusioni, sbagliate.
"Ho capito, ti piace", lo sentivo sorridere. Oltre a Kairi avrei imbrogliato il mio migliore amico. Sempre più grandioso...
"Sei tu quello che mi conosce meglio di tutti, no? Ora scusa ma ho pranzo", tagliai corto "Ci vediamo a calcetto?".
"Sei vuoi bigiare per
Lei
sono pronto a coprirti", ridacchiò lui.
"Solo perché lei... Beh, hai capito, non permetterò che tu venga escluso. La mia routine non cambia", non attesi la risposta e riattaccai. Prima di uscire dalla stanza lanciai un'occhiata distratta allo specchio e poggiai la mano sopra il vetro freddo, all'altezza del volto, coprendo gli occhi del riflesso. Non volevo guardarmi negli occhi: ancora non avevo iniziato a fare sul serio che già i sensi di colpa iniziavano a venire a galla.
Perlomeno l'anno di teatro e tutte le partite a poker mi avrebbero aiutato a reggere meglio la parte di fronte agli altri, con me stesso avrei fatto i conti più tardi.

Note dell'autrice (in evidente stato di shock):
Oddio, qualcuno mi dica che non l'ho fatto. Qualcuno mi dica che non l'ho pubblicata. ODDIO.
Bene, anzi, male. Cavolo, non riesco a dire niente di coerente!
Come posso aver scritto una RiKai, per di più una storia a più capitoli?! Devo essere fatta di qualcosa, sicuramente è così.
Bene, questa fanfiction è frutto degli influssi di Mel che in una sua recensione mi aveva scritto che le piaceva questo pairing così, rimuginandoci sopra, mi è venuta in mente questa... cosa. Dio mio.
Boh, non so cos'altro dire in mia discolpa. Vado a fare harakiri.
Niki
P.S.: ah, vorrei chiedere una cosa riguardo l'IC: in questo capitolo Riku mi pare tremendamente OC, ma non ne sono sicurissima (spero di no, però). Se mi deste il vostro parere sarebbe molto meglio, grazie.

  
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