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Autore: BellDarkoNovak    07/01/2012    3 recensioni
Questa e' la mia prima fic su death note e la seconda in assoluto. Parla di un ragazzo che trova casualmente un diario e ... dovete leggere.
hihihiihihih sono perfida.
Era un giorno come gli altri all’ospedale psichiatrico della California. Un ragazzo di nome Marcus si trovava nel giardino a pensare sotto un albero. Piccole gocce gli caddero sul naso: stava per piovere. In men che non si dica iniziò un forte acquazzone e il giovane fu costretto a rientrare per non prendersi un malanno. Era bagnato dalla testa ai piedi e cercò uno straccio pulito con cui asciugarsi. Lo trovò ma era in alto, troppo in alto: era a circa due metri di altezza. Si arrampicò sulle mensole per prenderlo e cadde rovinosamente per terra. Marcus notò che aveva qualcosa in mano: un quaderno.
!attenzione! la storia, dal 3 capitolo in poi, prende una strada un pelo thriller e potrebbe diventare non per stomaci delicati
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 << Ehi, tu! >>Mi voltai di scatto verso il luogo da dove proveniva la voce e vidi un ragazzino di circa 12-13 anni che portava un lungo camice bianco e una vestaglia blu. Era sporco di fango, spaventato e disorientato. Schiuse leggermente le labbra per parlare << perché mi guardi? >> rimasi meravigliata da quella domanda << sei tu che mi hai chiamato, o sto dando veramente i numeri >> lui si avvicinò di due passi per poi farne dieci indietro << NON PUOI GUARDARMI! >> fece dietrofront e corse all’interno dell’ospedale.
 

Mi limitai a fare spallucce e tornai a dirigermi verso il salice. Finalmente lo raggiunsi, mi sedetti su una radice che spuntava dal terreno e poggiai la schiena al tronco. Avevo ragione, quel posto rilassava molto. Chiusi gli occhi e pensai al ragazzo della mensa. Quei capelli neri, che avevano un bisogno estremo di essere pettinati. La pelle del viso: bianca, pallida, segnata da due leggere occhiaie. Poco più su’ vi erano gli occhi, rossi come rubini. Certo, il colore non era normale ma chi ero io per giudicare? Non sapendo che fare pensai al nome che potrebbe avere << Samuele, no. Francesco, no. Nome, nome, nome inglese? Può darsi. O americano o Inglese: Friedrich … Johnny … Jeffrey … no. Vediamo … Luc, ci può stare ma no. >> Mentre mi dedicavo al nome del ragazzo, una voce mi fermò. Era l’infermiere che brontolava qualcosa sullo stare fuori: che può essere pericoloso per una come me, eccetera, eccetera.
Mi porse di nuovo un tazzone di tisana. Ma perché ce l’hanno tanto con questa tisana?! Mi alzai svogliatamente e sbuffando mi diressi all’edificio prendendo in mano la tazza verdastra a pois rossi, che gusti.
Corridoio + scala + androne + gradinata = stanca morta. Chi è il cretino che ha costruito il palazzo! Ha in pratica messo una scalinata all’inizio del corridoio e l’altra alla fine, e avanti così per tutti e sei piani!
386, 388, trovata: 390. L’ordine delle stanze era uguale a quello delle cifre residenziali: a destra i numeri pari e a sinistra quelli dispari.
Stavo per entrare nella camera quando un’ombra attirò la mia attenzione, era di un bambino all’incirca di 12-13 anni in vestaglia e pensai subito che fosse quello del cortile pertanto lo seguii … e lo raggiunsi. Quello che vidi mi paralizzò: era lui, ma aveva le mani intrise di sangue … sangue suo viste le ferite ai polsi. Feci per chiamare il guardiano ma lui mi zittì << Shhhhhh, vuoi che ti sentano! >> << Sinceramente sì! >> << Non hai ancora capito? Strano, guarda ai tuoi piedi >> Guardai il pavimento e non capii cosa voleva dire quel bambino finché non compresi che le gocce del suo sangue non toccavano il pavimento. Chiusi con forza gli occhi e li strabuzzai per bene, ma quando gli riaprii il bambino non c’era più.

 
Marcus alzò gli occhi dal quaderno stranito ma poi si ricordò che quello era il diario di una pazza e che se lo doveva aspettare.
 

Lo so, lo so. “Te lo dovevi aspettare da una pazza” giusto? Ci ho azzeccato vero? Aspetta di conoscere il resto …
 

 
La cosa di esprimersi con lui … ehm, il lettore, iniziava infastidire Mark, perché centrava sempre i suoi pensieri!
 

Comunque mi sdraiai nel letto con la tisana già fredda sul comodino (maledettamente bianco) e la fissai. Decisi di riprovarla ma stavolta la annusai per benino. Da fredda si capivano bene gli ingredienti e di sicuro non c’era né droga né veleno ma c’era un qualcosa che avevo già sentito nella mia inutile vita … l’avevo sentito in ospedale da piccola: sedativo.
Figurati se non c’era qualcosa del genere! Ecco perché vogliono tanto farmela bere, eh bravi i dottori.
In ogni modo mi addormentai beata dopo aver buttato nel cesso quella roba e aver esaminato per mezz’ora le telecamere senza far scoprire cosa “confezionavo” nella mia testa (facevo credere di cercare le farfalline) … non avevo il tempo di scrivere nel diario.
 
Oggi ( 5 febbraio ) premetto una cosa: non scriverò tutti i giorni perché il personale ha voglia di “farci divertire” facendoci eseguire giochi di gruppo. Che bello … uff.
Sorvoliamo cosa ho fatto di mattina: mi sono svegliata, lavata e vestita con una maglia attillata nera col pizzo e con un paio di pantaloni di pelle non proprio nuovi e niente scarpe. Gironzolai nei corridoi cercando di farmi dimenticare dagli infermieri ma uno di questi mi afferrò e mi portò in giardino. Mi ritrovai a giocare al gioco del fazzoletto!!
Io ero il numero 8 e davanti a me il numero 8 era quel giovane della mensa (più incazzato di me, lo ammetto) << sfida? >> Lo guardai e prima che potessi rispondere sentii l’infermiera << Numero … 8! >> Che due … cominciai a correre solo per il gusto di vincere, sia chiaro. Raggiunsi la postazione simultaneamente a lui e rimanemmo a fissarci finché uno dei due non si decideva a prendere il foulard. Ovviamente fui io a prenderlo e cominciai a correre per tornare a casa e fare punto ma lui fu più veloce e mi afferrò il braccio, reclamando fazzoletto e punto. Passammo tre quarti d’ora facendo falli e ridendo senza dare troppo nell’occhio. << Cambio gruppo!! >> Ah già, non te lo detto: i pazienti, essendo molti, sono stati divisi in tre gruppi e ogni 45 muniti si ruota in modo che tutti possano fare tre giochi differenti. Ora mi toccava giocare alle sedie.
Ci mettemmo in circolo attorno a una decina di sedie e mi sentii sussurrare all’orecchio << la sfida di prima non è ancora finita >>. Alzai un sopracciglio e sorrisi. Appena partì la musica: “Twinkle Twinkle little star” … no comment, cominciammo a girare e appena terminava ci sedevamo, andò avanti così fino a che non c’eravamo solo io, lui e una sedia. La musica finì e io caddi a terra per un dolore al piede, lui rimase in piedi e nel momento in cui si avvicinò mi fiondai sulla sedia sogghignando.
<< Cambio!! >> Ora c’era la caccia al tesoro.

Spazio autrice

Lo so, uccidetemi!! ma cosa ci posso fare se ho avuto un incidente! Comunque, almeno ho  aggiornato!

   
 
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