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Autore: TheSecretKey    07/01/2012    2 recensioni
Martina scappa all'estero per fare nuove esperienze ma ancora non sa che saranno queste a cambiarle la vita. Cosa accadrà quando, dopo mesi che è giunta a New York, scoprirà di aspettare un figlio di cui però non sa chi è il padre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Daidaidai, muoviti! L’aero sta partendo e io non posso uscire fuori con te, se non ti decidi cosa cavolo fare,” grugnì esasperata Martina. Stritolava quell’affarino nelle sue mani e digrignava i denti.
Tre minuti spesi a camminare avanti e indietro nell’angusto spazio della toilette dell’aereo,  a tartassare un malcapitato test di gravidanza, erano bastati a renderla nevrotica. E se il test non le avesse rivelato entro breve un misero positivo o negativo, poco importava perché un quarto d’ora prima aveva minacciato la commessa della farmacia dell’aeroporto di venderle sei confezioni di test. Insomma se il primo avesse fatto cilecca, almeno uno degli altri cinque le avrebbe rivelato la verità. Già, perché l’incosciente aveva pensato bene di darci dentro, alcuni giorni prima, con il suo ragazzo storico e, perché no, provare ad avere un bambino, smettendo di  prendere la pillola. Se non fosse successo il finimondo a casa sua, forse, a quest’ora, non starebbe pregando inginocchiata sul water di non avere un figlio dalui. Certo, il figlio lo desiderava già da molto ormai, ma non più con lui!
Muovitimuovitimuoviti,” ripeté in continuazione con le mani giunte e la testa bassa, sperando che qualcuno lassù ascoltasse le sue preghiere. E proprio quando alzò la testa con gli occhi serrati, pronta ad affrontare le terribili conseguenze di quell’assurda scopata – ma pur sempre degna di entrare nella storia –, una scossa violenta attraversò l’aereo e la fece sobbalzare all’indietro. Di conseguenza, il malcapitato test, che cadde dalle sue mani, planò sul pavimento e scivolò sotto lo spiraglio della porta, fermandosi fuori dalla sua portata. Maledetti ingegneri d’aerei che non sanno nemmeno come diavolo si costruiscono delle porte del bagno, pensò Martina mentre si rialzava da terra e faceva alcuni respiri profondi prima di uscire dal bagno.
Calma e sangue freddo, ora vado fuori, raccolgo il test e lo guardo. Poi, se è  positivo mi butto giù dall’aereo in volo. 
Se è negativo, mi godo in santa pace il viaggio.
Detto ciò, Martina aprì la porta con decisione e cominciò a guardarsi intorno con circospezione, fino ad inginocchiarsi per terra e rovistare ovunque nei dintorni alla ricerca del test.
Ricordati, Martina, sangue freddo. Non può essere sparito nel nulla.
Dava le spalle ad una parete, di fronte a lei ve ne era un’altra, e ai due lati si accedeva alla cabina del pilota e alla seconda classe. Non poteva essere andato lontano, neanche se avesse avuto un paio di gambe…
All’improvviso si ritrovò ad osservare un paio di Nike air shox nere striate di bianco.
“Ciao, stai cercando questo?”
Aveva parlato un ragazzo che in quel momento la sovrastava, e in mano aveva il suo test. Continuava a rigirarselo tra le mani osservandolo con accurata perizia.
È un test di gravidanza, hai finito di guardarlo?, si chiese sarcasticamente Martina, che aveva allungato una mano per sfilarglielo. Ma dovette ritirarla perché si rese conto che sarebbe apparso come un grosso gesto di maleducazione.
“Era un termometro, vero?” chiese osservando Martina ancora semidistesa per terra, la quale era però assortita a capire il significato di “era” nella domanda del ragazzo. Cosa vuol dire era? Non starà mica insinuando che… “Si è rotto. Mi dispiace tantissimo,” ammise portando distrattamente una mano dietro al collo, come a voler proteggere se stesso. “Stavo andando a parlare con una hostess quando, beh, questo termometro di plastica è uscito dalla porta del bagno e l’ho calpestato.” Con una certa difficoltà finì il suo discorso. “Non si può riparare, lo screen si è spaccato. Penso… penso sia da buttare.”
Martina pensò che non valeva la pena arrabbiarsi. Appena il ragazzo se ne fosse andato, sarebbe ritornata in bagno con le sue cinque confezioni di test, che però – da deficiente! – aveva lasciato in valigia.
Ehi, ripensandoci mi ha fatto un favore. Meglio restare nel dubbio…
Si rialzò lentamente, rassettandosi la gonna a pieghe e il dolcevita di cotone alla bell’e buona, e osservò il ragazzo che doveva probabilmente essere all’ultimo anno delle medie. Portava un taglio alla moicana, molto corto, senza creste superflue e aveva due occhi penetranti, di un intenso blu oceano. Era un normalissimo ragazzo, come tanti altri, vestiva come gli altri ed era molto impacciato, vuoi il piccolo incidente col test/termometro o la tipica goffaggine degli adolescenti.
“Sì, è mio. Tranquillo era usa e getta,” tentai di chiudere il discorso. “Grazie per non essere scappato via comunque, sarei impazzita se non avessi saputo che fine avesse fatto.”
Non avrebbe comunque saputo fino alla fine del viaggio il risultato del test, ma ora era più tranquilla: rimanere nel dubbio era la soluzione migliore.
 “Uhm, okay…”
Vennero però interrotti dalla hostess che li raggiungeva a passo svelto, nella sua elegante mise rossa e bianca.
“Signori, siete pregati di raggiungere il vostro posto e allacciare le cinture, l’aereo è in fase di decollo,” spiegò concisa la hostess, mentre i passeggeri tornavano al loro posto. Li seguiva con lo sguardo per assicurarsi che eseguissero i suoi ordini.
“Io, ehm, devo usare un attimo il bagno. Poi vado subito a sedermi. Promesso!” disse col viso in fiamme e le braccia alzate vicino al petto in posizione di difesa.
Allora non sono l’unica che pensa che questa morde. Hostess, pff, tutte uguali.
Martina fu la prima a sedersi accanto al finestrino in una delle ultime file da tre posti passeggero, di cui uno, il più esterno era già occupato da un uomo con una ventiquattr’ore in grembo, l’auricolare agganciato alla giacca e una cuffia nell’orecchio. Si affacciò al finestrino e notò chelentamente si alzavano, prendendo quota. Era ancora troppo bassa per scorgere le nuvole e le città o interi Paesi divenire dei puntini su sfondo verde, ma presto si sarebbe lasciata tutto alle spalle.
Poi tornò composta, e proprio mentre allacciava la cintura di sicurezza, il ragazzo di prima le si sedette accanto.
“Wow, sei seduta anche tu qua?” domandò guardandosi intorno alla ricerca di altri posti liberi, nel tentativo di capire se avesse sbagliato fila.
“Posto C3, fila 4, lieta di fare la tua conoscenza,” disse Martina sfoggiando un sincero sorriso, che si rispecchiò nei suoi occhi castani simili a quelli di una cerbiatta.
“Posto C2, fila 4 è onorato di fare la tua conoscenza, signorina C3,” sorrise anche lui. “Scherzi a parte, sono Martina, in migrazione verso un nuovo continente!”
“Piacere, io sono Eric, tredicenne disperato che rompe termometri…” “Sarà un vero spasso viaggiare con te, Eric,” disse Martina, pronta a dare una nuova rotta alla sua vita.
 
 
 
 
Ake&Syl’s corner
 
Saaalve gente! Piaciuto il primo capitolo? Io e Syl speriamo di si.. ci tenevo a ringraziare soprattutto Nessie efp che ha gentilmente beatato e ha dato consigli utilissimi senza ai quali ora sarei persa; e anche Io Narrante efp ovviamente, che ha creato il meravilioso banner.. ma quanto è brava?! E’ la prima storia che scriviamo insieme la ff è ispirata al film The back-up plan, meglio conosciuto come Piacere sono un po’ incinta. Spero che continuiate a leggere in tanti e che possiate divertirvi! A presto :**

 
  
  
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