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Autore: _Marika_    07/01/2012    3 recensioni
"Però, però... la gelosia non ha bisogno di certezze a cui saldarsi. Le sue radici affondano anche nell'aria".
Sprazzo brevissimo di vita di coppia. Ho cercato di renderlo il più realistico possibile, pur nella sua banalità ;) fatemi sapere cosa ne pensate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gelosia.

 

Vederla addosso a lui mi irritava i nervi in un modo inimmaginabile, quindi mi imposi di non guardare nella loro direzione. Mi concentrai sul mio compagno, Fabio. Gli feci un mezzo sorriso teso, che ricambiò con una smorfia divertita. Elena cinguettò dal suo microfono, incitandoci all'ennesima prova.

Erano quasi otto mesi che provavamo quella coreografia, e il saggio era vicino. Ma dopo quattro anni di danza non ero tipo da farmi prendere dall'ansia per un'esibizione in fronte al pubblico. No, in quel momento non era quella la mia preoccupazione più pressante.

Elena schiacciò play e corse al suo posto davanti allo specchio.

La musica era violenta, ritmata, carica. Dimenticai un passo e dovetti guardare gli altri per ritrovarmi nella coreografia. Kick, Change, giro, saltello e movimento di bacino.

Mi girai verso Fabio e gli presi la nuca con enfasi, alzando e piegando la gamba in modo che lui potesse afferrarla sotto la piega del ginocchio.

La consapevolezza che in quell'esatto momento lei stava facendo la stessa cosa con lui, mi fece perdere momentaneamente la concentrazione.

Per fortuna in quel passo a due era l'uomo a condurre, e quando fui di nuovo sola riuscii a riacquistare la lucidità.

Calma. Calma.

Change, scivolata, mezzo giro, braccia, gambe.

Arrischiai un'occhiata verso di loro e mi sentii andare a fuoco.

Il settimo minuto scadde, e la musica si spense.

Sorrisi a Fabio, ansante e rossa in viso. Il mio rossore fortunatamente sarebbe stato ricondotto alla fatica e non all'inclinazione alla tortura di una ragazza del mio stesso corso.

Guardai apertamente verso di lei. Rideva graziosamente, i begli occhi castani incorniciati da lunghe ciglia e un trucco perfetto.

Lui le sorrideva di rimando, il respiro un poco più rapido del normale.

Mi morsi un labbro e mi sforzai di ascoltare ciò che Fabio aveva da dirmi. Povero, non capiva perché improvvisamente fossi diventata così maldestra. Non poteva intuire che i miei vuoti di memoria avevano in realtà un motivazione molto concreta, una motivazioni con lisci capelli neri, trucco impeccabile e due tette da paura.

Gelosa, e irritata, e triste. Così entrai in spogliatoio, evitando di parlare con chiunque. Mi cambiai e uscii nella tiepida sera di maggio. Un nodo mi stringeva la gola, e mi infuriava sapere che non avevo nessun diritto di fare scenate; la consapevolezza che il problema esisteva solo nella mia testa mi faceva sentire ancora più stupida.

Ma un tocco lieve mi fece voltare.

Lui.

Sorrisi. “Hei”.

Ciao” mi salutò caldamente lui “Va tutto bene? Sei sparita subito”.

Sì, va tutto bene” mentii.

Mi guardò. E capì.

Ti accompagno a casa”.

Restai in silenzio per tutto il tragitto in macchina. Lui, d'altra parte, non tentò di aprire una conversazione.

Fu solo quando spense il motore, davanti casa mia, che si voltò verso di me.

Dimmi cosa c'è”.

Il tono che usò mi sciolse. “Sono gelosa da impazzire” confessai.

L'espressione assolutamente sconcertata di lui mi fece sorridere.

Sono gelosa” ripetei.

Lo vidi sogghignare. “Di chi? Di Jessica?”

Non risposi. Il silenzio durò solo qualche istante, perché lui slacciò la cintura di sicurezza e mi abbracciò con slancio.

Credi davvero che potrei andare con la prima che si fa avanti?”

Mi ostinai nel mio silenzio, non sapendo cosa dire. Non credevo ci sarebbe stato veramente, no? Però, però... la gelosia non ha bisogno di certezze a cui saldarsi. Le sue radici affondano anche nell'aria.

Non avere dubbi, amore mio. Io ho solo te in testa”.

Mi accoccolai meglio sul suo petto per quanto lo permettevano i braccioli dei sedili.

Sicuro?” osai. Avevo un bisogno estremo di rassicurazioni, non mi importavano le conseguenze.

Si irrigidì. Mi pentii subito della mia domanda.

Certo che sono sicuro” ribatté, un poco più freddo.

Non volevo mettere in dubbio... insomma, mi fido di te. Ciecamente” mi affrettai ad aggiungere. E lo pensavo davvero, con tutta me stessa. “Ho solo... bisogno di rassicurazione”.

lo sentii rilassarsi contro di me, e percepii che mi aveva perdonato quella scivolata. Mi baciò i capelli e per un attimo mi strinse più forte.

Non parlò subito, quindi decisi di farlo io. Avrei buttato fuori tutto, una volta per tutte.

Senti, è che lei è una figa. E' sempre tirata, ha i capelli perfetti e una misura di seno che io non avrò mai. E ci prova spudoratamente con te. E questo mi... dà fastidio”.

Scoppiò a ridere appena richiusi la bocca. Rise talmente tanto che sospettai mi stesse prendendo in giro. Gli tirai una gomitata con un mezzo sorriso “Smettila”.

Parlò ancora scosso dagli ultimi singulti: “Ma ti prego. E' falsa, smorfiosa e parla talmente tanto che a volte non riesco a sentire nemmeno quello che penso”.

Risi anch'io, più serena. Ed era strano. In fondo sapevo già che lo pensava, eppure avevo bisogno di sentirmelo dire prima di crederci. Bah. Misteri della psiche umana.

E potrebbe essere anche essere la donna più bella del mondo...” continuò, la voce diventata un sussurro roco “...io sono innamorato perso di te. E non sarei mai così stupido da fare cazzate rischiando di perderti”.

   
 
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