“Io
ho paura, Hermione.. Lei..."
La voce del ragazzo si affievolì fino a svanire, fagocitata
dai pensieri pressanti
che gli riempivano la testa di tutti quei timori.
"Lei cosa, Harry?"
Domandò con dolcezza la riccia, l'attenzione ormai distolta
dal grosso tomo che
aveva posato sulle cosce snelle parecchi minuti prima per ascoltare le
parole
stentate che uscivano dalla gola del suo migliore amico.
I grandi occhi verdi del prescelto erano sgranati, colmi di orrore e
terrore,
di una paura associabile solo a un amante che rischia di scoprire che
l'oggetto
del suo amore non è perfetto come credeva.
"Lei ha molta.. Più esperienza. Michael... Dean..."
Balbettò il Prescelto schiaffandosi disperato una mano sul
viso.
"No."
Lo interruppe con dolcezza la sua amica raccogliendo i crespi capelli
in un
concio sulla testa, usando una matita babbana per fermarli.
"No."
Ripeté poi con la sua voce cristallina e sicura tuffando i
suoi occhi castani
in quelli verdi dell'altro.
Harry la guardò senza capire, osservandola scuotere il capo
con un mesto
sorriso sulle labbra.
"No."
Disse ancora una volta Hermione, la voce sicura in attesa che Potter
assimilasse le sue parole e le comprendesse, una alla volta.
"Intendi..."
Iniziò l'interlocutore della strega per poi schiarirsi la
voce.
"Intendi che non...?"
Chiese, lasciando teatralmente in sospeso la frase, una fiamma di
speranza gli
si accese nel cuore in quel momento, rossa come i capelli della sua
bella e
forte quanto la di lei volontà.
"Mai."
Confermò la prefetta con un sorriso divertito sul volto ed
un'espressione
furbesca.
Le pagine del libro frusciarono mentre esso veniva rapidamente riaperto
alla
ricerca del segno.
"Perchè?"
Quella domanda inaspettata ruppe il silenzio che si era venuto a
formare dopo
quell'ultima parola favellata con sicurezza e gli occhi della Granger
si
staccarono ancora una volta dalle pagine per sfiorare con la loro
impalpabile
carezza il volto dell'amico.
"Perchè non eri tu."
Sussurrò la Gryffindor con un filo di voce.
Una risposta ovvia che fece illuminare di gioia il volto del ragazzo al
suo
sesto anno di studi.
*******
Quella conversazione lo perseguitava, in quel momento.
Quel ricordo nitido che l'aveva rassicurato per tutto il tempo della
ricerca
degli Horcrux era stato lentamente trascinato nel dubbio, in quel
dubbio atroce
che attanagliava il suo cuore da quando aveva sopportato il peso del
medaglione.
Era sul punto di scoprire la verità, ormai ne era certo.
Una Ginny ammaccata dalla battaglia lo guardava dal letto con i suoi
occhi
dolci del colore del cioccolato al latte, in attesa della sua prossima
mossa.
Troppo timida per dargli certezze; troppo sicura per non instaurare il
dubbio
nel suo cuore.
Con movimenti impacciati il giovane Gryffindor si avvicinò
al letto a
baldacchino che l'aveva ospitato durante ogni vacanza alla Tana,
osservandola
con quelle iridi piene di dubbi, gli stessi dubbi che la ragazza
percepirà
sulle sue labbra appena queste troveranno per l'ennesima volta quelle
di lei.
Le dita della piccola Weasley vagavano distratte per il suo collo,
disegnando
ghirigori immaginari e figure più complicate simili alla
cicatrice che lui
portava in fronte, quel destino scritto sulla sua stessa pelle.
Timida la mano di lui si posò sul fianco della ragazza da
sopra la camicia
della divisa che lei era stata costretta ad indossare fino all'ultimo,
quella
camicia sgualcita e sporca di sangue e sudore che in quel momento venne
stretta
fra le dita tremanti del ragazzo che aveva sconfitto il Mago Oscuro
più potente
di tutti i tempi.
"Harry...?"
Lo chiamò lei, preoccupata dal vederlo così
assente, così insicuro.
Rapida gli allacciò una gamba attorno ai fianchi,
attirandolo più vicino e
facendo sfiorare i loro bacini.
Lui non rispose, appropriandosi con le sue labbra piene di dubbi e
incertezze
della bocca di lei che si schiuse docile appena venne sfiorata dalla
sua lingua
rapidamente catturata da quella di lei che ricercava un contatto
più intimo,
maggior sicurezza da parte di entrambi.
Le loro bocche si muovevano in sincrono, allontanandosi l'una
dall'altra solo
quando i due innamorati necessitavano d'aria.
Il tempo di un respiro e di nuovo le loro lingue tornavano ad
intrecciarsi in
quella lotta per il predominio degli spazi.
Poi fu lei a prendere l'iniziativa.
Le sue mani sottili si insinuarono sotto la stoffa della T-shirt che il
ragazzo
indossava, scorrendo su quella pelle liscia e perfetta che a quel
contatto si
copriva di una lieve pelle d'oca, facendola sorridere teneramente.
Lui era annichilito dal terrore, gli occhi sbarrati ed il volto
affondato fra i
suoi capelli ramati che odoravano di casa, di sicurezza, di protezione,
di lei.
Quanti altri avevano respirato quel profumo? Quanti altri si erano
potuti
godere quel tremito leggero che l'aveva scossa al primo soffio sulla
pelle
rovente del suo collo?
Le mani della ragazza continuavano intanto la loro esplorazione, ignare
dei
pensieri che affollavano crudeli la testa di lui, ignare della paura
del
ragazzo, dell'uomo più coraggioso che avessero mai sfiorato.
Gli occhi socchiusi, l'espressione beata, Ginny continuava a carezzarlo
con
quelle mani appena callose per colpa delle pluffe afferrate, senza
sapere che rischiava
di essere più distruttiva di un bolide engorgiato.
Iniziò lenta a tirare la maglietta per costringerlo a
levarla, gli occhi furbi
che si erano spalancati per godersi la sua espressione trovarono uno
stupore
allucinato che le fece scappare un sorriso smaliziato.
Un altro strattone e le braccia del Ragazzo Sopravvissuto si alzarono
come
tirate da fili invisibili e la maglia si afflosciò sul
pavimento.
Dita ora timide iniziarono a sfiorare quel torace asciutto, percependo
distintamente i fasci di muscoli al tatto, seguendoli con esitazione
evidente.
Le iridi calamitate da quella perfezione, le labbra schiuse in
un'espressione
di meraviglia Ginevra si gustava la solidità di quel petto
caldo e liscio sotto
alle mani.
Quell'espressione così perfetta ottenne finalmente una
reazione da parte di
Harry che affondò con il bacino contro il suo e si
puntellò con la mancina sul
materasso, iniziando lentamente a slacciare i bottoni della blusa di
lei con le
dita della destra, passandoli attraverso ad ogni asola con attenzione
mentre la
rossa continuava a sfiorare il suo petto, proseguendo lungo il braccio
dai
muscoli tesi.
Un soffio fresco sulla pelle e la ragazza percepì
distintamente la propria
nudità, mordendosi istintivamente il labbro inferiore in
attesa di un giudizio.
La camicia aperta, un semplice reggiseno a triangolino, le gote
arrossate, i
capelli rossi sparsi sul cuscino e le labbra gonfie per i suoi baci,
Harry
pensò di non aver mai visto nulla di più bello in
tutta la sua vita.
Una spinta leggera lo fece rotolare di lato dando così alla
Weasley la
possibilità di mettersi a cavalcioni sul suo bacino e di
sfilare del tutto la
blusa prima che ella si piegasse a solleticargli il petto con la chioma
fulva e
con le labbra avide e dolci che per troppi anni l'avevano atteso.
Un gemito ruppe il silenzio quando la giovane ondeggiò
inconsapevolmente sopra
di lui, poi tutto si rovesciò come una clessidra ed Harry la
imprigionò contro
al materasso, immobilizzandola con il bacino premuto contro il suo ed
un'occhiata colma di amore famelico ed affatto puro.
Un lampo di malizia attraversò nuovamente lo sguardo della
sedicenne mentre
inarcava la schiena per far aderire il corpo a quello di lui e portava
le mani
a slacciare i jeans del giovane con inaudita sicurezza.
Di nuovo i dubbi oscurarono la ragione di lui, dissipati come nuvole
dal vento
dalle sue parole sussurrate con voce tremendamente roca.
"Ti amo, Harry."
Mormorò lei mentre le dita del giovane si fermavano tenendo
imprigionata la zip
della sua gonna fra pollice e indice.
Un rumore appena accennato di cerniera abbassata e poi la sua voce
gonfia di
emozione.
"Ti amo anch'io, Ginny."
Un sorriso e lei si puntellò sui piedi per farsi scivolare
addosso anche
quell'indumento.
Le mani di lui lo accompagnarono fino alle sue caviglie, poi lei
scalciò via
quella gonna plissettata che nell'ultimo anno aveva imparato a odiare.
Dita timide seguirono il profilo delle sue cosce, superando i fianchi
per
posarsi poi sul seno sinistro che venne sospinto verso quel palmo
accogliente dalla
giovane che ridusse gli occhi a fessure che di certo non esprimevano
fastidio.
Incoraggiato da quel movimento il Prescelto spostò la mano
dietro la sua
schiena alla ricerca del gancetto del reggiseno, ultimo capo rimasto ad
occultare le sue morbide curve ai suoi occhi indiscreti che ora la
Weasley
agogna addosso di sè.
Mani impazienti tirarono i jeans del ragazzo nel tentativo di
abbassarli e
appena ci riuscirono i bacini impattarono, strappando sospiri a
entrambi.
Uno scatto leggero e la ragazza sfilò le braccia dalle
spalline, lasciando che
lui scoprisse con una certa soddisfazione i suoi seni per poi piegarsi
a
suggerne le punte.
Mani dolci affondarono fra i capelli corvini di lui e dita piegate ad
uncino se
lo spinsero contro in una muta preghiera mentre l'eccitazione di lui le
premeva
contro l'interno coscia.
Pochi gesti affrettati ed entrambi si ritrovarono nudi.
L'unica poesia della situazione data dalla loro pelle che assorbiva
l'odore
dell'altro e dal loro amore.
Delicato lui le allargò le ginocchia, poi un sussurro.
"Aspetta..."
E la mano candida di lei impugnò la bacchetta puntandola
contro il proprio
ventre morbido per castare giudiziosamente un incanto cautelativo.
Abbandonata di nuovo l'arma prese il viso del giovane fra le mani e
fece incontrare
di nuovo le loro bocche per un lungo bacio.
"Sono... Sono il primo?"
Sussurrò lui al suo orecchio, carezzandole i capelli, lei
annuì con il volto
affondato nel petto dell'altro e una felicità intensa
scaldò il cuore del mago
mentre dava la prima spinta per unire quei corpi che sarebbero sempre
dovuti
essere una cosa sola.
NdA: Eh sì, rieccomi con
una storia dedicata a Sif e a
Mirya. Alla prima che mi manca ed alla seconda che è stata
la mia ispirazione.
Sì, perché rileggendo la sua raccolta
“Succo di Zucca” ho trovato la frase che
ha fatto scatenare la mia fantasia!
Infatti sua è una parte del discorso fra Harry ed Hermione
che ho ripreso con
alcune frasi, cercando di modificare il resto il più
possibile.
Poi non so dove altro il mio
cervellino bacato abbia trovato
gli elementi di questo spaccato di vita, so solo che mi ispirava e che
è ciò
che mi ha fatto riprendere una penna in mano.
Okay, con le note d’autore
son negata, neh? Chiudo qua prima
di far sfaceli :)