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Autore: Harry Potterish    07/01/2012    3 recensioni
Severus Piton|Introspettiva|One-shot
Quando la tua vita crolla a pezzi e soltanto per colpa tua, raccogliere i cocci può aiutare a ricordare le ragioni per le quali valga la pena andare avanti.
Valeva davvero la pena rischiare? Valeva la pena correre il pericolo di tagliarsi per un qualcosa che non sarebbe mai tornato come prima? Valeva la pena abbassarsi a diventare un doppiogiochista, odiato da tutta la comunità magica, solo per lei?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Schegge

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
(Eugenio Montale-Meriggiare pallido e assorto)

Agosto. Il caldo soffocante avvolgeva la cittadina di Hogsmeade in un’estate dalle temperature decisamente fuori dalla norma per la Scozia. Nessuno si azzardava ad uscire di fronte ad un clima simile, specialmente nelle prime ore pomeridiane, e ciascuno si rifugiava nella propria casa, con le tende tirate, rispolverando gli incantesimi utili a rinfrescare gli ambienti. Il silenzio fu rotto da un rumore di passi lenti che solcavano la via principale: una figura interamente vestita di nero si stagliava all’orizzonte. I capelli scuri, lunghi e poco curati incorniciavano il volto pallido di quello che doveva essere un giovane talmente frustrato da mostrare almeno dieci anni in più. Anche gli occhi castani parevano neri poiché coperti da un velo di tristezza e frustrazione.

Il giovane si avvicinò alla Testa di Porco, il pub di peggior categoria che il paese avesse mai visto, ed entrò. Era vuoto e, a giudicare dallo strato di polvere che ricopriva i tavoli, non vi entrava un cliente da parecchio tempo. Si diresse istintivamente verso il bancone e si sedette su uno degli sgabelli in attesa di veder sbucare la figura del barista dal retro, dove probabilmente si era rifugiato per fuggire alla canicola. Era troppo debole, però, per trovare la forza di chiamarlo, così si alzò e si incamminò sulla scala di fronte a lui: conduceva ad uno stanzino che un tempo doveva essere stato una camera da letto adibita ad ospitare i visitatori di passaggio. Era spoglio, con un tavolo e due sedie al centro e un armadio sulla parete sinistra. La porta della camera in legno massiccio era ancora bella ed elegante, ma la serratura aveva un piccolo difetto che le impediva di chiudersi completamente. Maledisse quello sbadato di un barista che non aveva posto rimedio ad un simile problema e, per la rabbia, sbatté violentemente un pugno contro quell’uscio che aveva segnato il destino di molte vite. La mano iniziò a sanguinare, ma non se ne curò. In quel momento sentì dei passi dietro di lui: evidentemente doveva aver prodotto più rumore di quanto si aspettasse.

-Ehi, ragazzo, mi sembrava di averti già cacciato via di qui un po’ di ore fa. Vedi di non rovinare quel gioiellino: è antica e preziosa. Ora, a meno che tu non voglia bere, fuori dal mio locale!- Al rimprovero dell’uomo molto più anziano e imponente di lui, il giovane abbassò lo sguardo vuoto. Quindi scese e si sedette nuovamente al bancone, gli occhi fissi su una bottiglia di Whisky Incendiario aperta da giorni.

-Vuoi quello? Guarda che è roba forte.- gli disse il proprietario del locale, notando l’inspiegabile interesse del cliente nei confronti dell’oggetto.

-Non faccia storie e me lo dia.- rispose l’altro in un modo un po’ brusco e insolente, che non piacque affatto all’anziano mago. Infatti diventò subito rosso e si mise a parlare con tono minaccioso.

-Sentimi bene ragazzino, questa bottiglia è aperta da giorni e tu sembri uno che nella sua vita ha toccato al massimo un boccale di Burrobirra non corretta. Quindi o mi dici perché la vuoi o te ne vai all’istante.- Il ragazzo però non parve scosso da queste parole e impassibile rispose: -Non sono affari suoi.-

-Il locale è mio quindi sì, sono affari miei! Perché se ti prendi una sbronza colossale, esci di qui e fai fuori qualcuno, io non voglio problemi e devo sapere cosa rispondere a quegli squadroni di Auror snob. Perciò adesso o mi rispondi o alzi il tuo culo da lì e te ne vai!- Questa volta il discorso sortì l’effetto sperato, perché il giovane vestito di nero, anche se un po’ riluttante, cominciò a spiegarsi.

-Ho fatto la cazzata più grande di tutta la mia vita.- disse abbassando lo sguardo. Provava vergogna, rabbia e dolore ed ammetterlo a voce alta rendeva sicuramente la situazione più difficile.

-Allora c’è di mezzo una donna.- commentò l’altro con fare saputo, suscitando non poca meraviglia nell’interlocutore.

-Come fa ad esserne così sicuro?-

-Vedi ragazzo mio, dopo anni che lavoro qui dentro, ho visto persone ridotte come te solo per due ragioni: l’amore e le donne. E spesso, purtroppo, le due cose coincidono. Ah, l’amore, che baggianata! Ci porterà alla rovina!*-

-O forse ci salverà tutti, stando a quanto afferma Silente.- replicò l’altro con un misto di sarcasmo e malcelata speranza. Quest’affermazione, però, suscitò le ire dell’anziano che sbottò.

-Ho smesso di ascoltare le teorie di quel vecchio pazzo da anni! Lui e le sue idee strampalate ci faranno morire tutti! Uccide sempre più persone di quante ne riesca a salvare con i suoi metodi anticonvenzionali. Tu, piuttosto, sei davvero intenzionato a buttare via la tua vita così solo per una donna? Reagisci, fa qualcosa! Quanto mi fate incazzare voi giovani d’oggi, sempre lì a piangervi addosso! Volete davvero farla finita con Tu-Sai-Chi e i Mangiamorte? Bene, andate là fuori ad ucciderne qualcuno anziché piagnucolare in merito a quanto facciano schifo i metodi del Ministero!- Al ragazzo scappò un risolino sommesso e istintivamente distolse lo sguardo dalla bottiglia e lo posò sull’avambraccio sinistro: il Marchio bruciava come non mai. Poi, testardo e deciso, pose di nuovo la sua prima richiesta.

-Ora, se ha finito il monologo, mi può dare quella bottiglia?- Il barista grugnì e gliela allungò un po’ scocciato, poi ritornò sul retro a rinfrescarsi: sembrava stesse borbottando qualcosa riguardo ad un fratello idiota. Il giovane iniziò a bere il Whisky. Bruciava parecchio, ma sentiva di meritare quella piccola sofferenza in fondo.

Gli effetti dell’alcool arrivarono prima di quanto avesse previsto: non era abituato e il fatto che fosse aperto da giorni e di pessima qualità certamente non aiutava. Iniziò ad avere la vista annebbiata e, quando cercò di poggiare la bottiglia sul bancone, la fece cadere involontariamente a terra. Il fracasso richiamò l’attenzione del proprietario, che accorse imprecando. Il cliente, invece di scostarsi e dare una mano a pulire, si inginocchiò per terra e si mise a fissare quei frammenti di vetro illuminati dalla luce solare. Quando ne prese uno in mano sentì a malapena la voce dell’uomo dirgli di fare attenzione a non farsi male e di andarsene, perché la sua testa era altrove.

Quel coccio era triangolare, come il ciondolo che lei adorava e portava sempre. Glielo aveva regalato per il suo undicesimo compleanno e non l’aveva più tolto.

-Non eravamo amici? Migliori amici?-
-Lo siamo, Sev, ma non mi piacciono alcune delle persone che frequenti! Mi dispiace ma detesto Avery e Mulciber. Mulciber!Che ci vedi in lui, Sev, è pazzo!-

Quel coccio era scheggiato. Quella bottiglia era andata in frantumi per colpa di una stupidaggine, proprio come la loro amicizia.

-Sporca Mezzosangue.-
-Mi dispiace.-
-Non sono interessata.-
-Mi dispiace.-
-Risparmia il fiato.-

Quel coccio, illuminato dal Sole, era verde e brillava esattamente come i suoi occhi, nei quali si era perso per anni.

-Tieni lei, loro, al sicuro. Per favore.-
-E che cosa mi darai in cambio, Severus?-
-In-in cambio? Qualsiasi cosa.-

Ma valeva davvero la pena rischiare? Valeva la pena correre il pericolo di tagliarsi per un qualcosa che non sarebbe mai tornato come prima? Valeva la pena abbassarsi a diventare un doppiogiochista, odiato da tutta la comunità magica, solo per lei?

-Tu sei una strega.-
-Fa differenza, essere Nati Babbani?-
-No, non fa alcuna differenza.-

Più fissava quel coccio più si convinceva che sì, sarebbe stato disposto anche a morire per quella donna che aveva sempre amato. Se ne andò, lo mise in tasca e lo tenne lì perché gli ricordasse, anche negli anni a venire, la ragione per cui stava combattendo.

***

-Suo figlio vive. Ha i suoi occhi, precisamente i suoi occhi. Tu ricordi la forma e il colore degli occhi di Lily Evans, scommetto?-

Pochi anni dopo, ritirando fuori quel frammento di vetro e guardando i giochi di colore prodotti dal Sole che colpiva quel coccio, avrebbe capito che anche solo per un suo sguardo sarebbe stato disposto a rischiare tutto ciò che aveva.

 
 
 

*Riferimento alla storia di Ariana, Silente e Grindelwald.
 
Angolo di Harry Potterish
Bonjour popolo di efp! In questi giorni ho un sacco di idee e preferisco cogliere al volo ogni occasione per pubblicare qualcosa, visto che da lunedì, con l’inizio della scuola, potrò essere molto meno presente. *si solleva un grido di gioia da parte dei lettori, se ci sono* La mia passione per gli amori impossibili torna alla carica. Grazie ad Eugenio Montale per avermi prestato un’altra sua poesia, a J.K.Rowling per le frasi tratte dal settimo libro (le ho tradotte dall’inglese, non so se siano esattamente le stesse parole dell’edizione italiana), a tutti coloro che sono arrivati a leggere fin qui, a chi deciderà di farmi sapere che ne pensa ma anche a chi uscirà dalla pagina senza recensire e a quel poveretto del mio migliore amico che deve subire tutti i miei scleri su Harry Potter. Adieau
Harry Potterish

  
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