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Autore: Crystal Fenix    07/01/2012    2 recensioni
La storia dei mutanti non comincia con Charles Xavier ed Erik Lehnsherr, ma ha radici che risalgono perfino ad un secolo prima. Se in Canada il piccolo James Howlett ha scoperto di possedere una capacità straordinaria, anche in Oregon una bambina viene a conoscenza di uno strano potere qualche anno dopo. Si chiama Crystal, e sfuggita da un passato macchiato dal sangue, viaggerà alla ricerca di risposte e di una famiglia, incontrando molte persone come lei, e arrivando a sconvolgere i fili del destino. Questa, è la sua storia.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Prologo • Dark Past

«La fuga»


Oregon
1854



Il fresco vento pomeridiano correva lungo la piccola spiaggia, e trascinava le onde dell’oceano fino a qualche metro sulla sabbia. All’orizzonte, nuvole scure veleggiavano con la stessa fierezza di galeoni e portavano con loro pesanti carichi di pioggia.
Una piccola figura si muoveva proprio di fronte all’acqua, una bambina che giocava a non farsi toccare dalle onde quando queste si allungavano fin quasi ai suoi piedi. La brezza le scompigliava la lunga chioma bionda, che con i raggi del sole sembrava risplendere d’oro.
«Crystal!» chiamò improvvisamente una voce lontana, e la piccola si voltò di scatto, in tempo per vedere la madre farle cenno di raggiungerla.
Non se lo fece ripetere due volte, e salutato l’oceano con la promessa di giocare di nuovo assieme, cominciò a correre in direzione della donna.
«Mamma!» esclamò aggrappandosi al suo grembiule non appena la raggiunse.
«Questa volta le onde non mi hanno presa nemmeno una volta!» le raccontò subito con aria fiera.
La madre rise divertita, e si sistemò una ciocca di capelli – anch’essi biondi – sfuggita alla crocchia.
«Hai vinto contro l’oceano, piccolina» si congratulò strizzandole l’occhio.
«Ma ora è venuto il momento di tornare, a casa ci aspettano Leonard e la cena».
Le prese la mano e, serenamente, si avviarono lungo il sentiero sterrato che conduceva ad una grande villa in stile vittoriano, dai muri color avorio e il tetto blu marino.
[…]


Fu finito di cenare che la mamma prese in braccio il piccolo Leonard e per mano la giovane Crystal, e assieme salirono le scale fino alla stanza dei due bambini. La donna sistemò delicatamente il neonato nella sua culla preziosamente ricamata, mentre la sorella si era già sistemata nel suo lettino.
«Mamma, mi racconti di nuovo la storia della principessa guerriera?» chiese timidamente quando la vide avvicinarsi per rimboccarle le coperte. Già a sette anni, Crystal aveva acquisito uno spirito stranamente tenace e combattivo, e preferiva le fiabe con un po’ più d’azione a quelle classiche, in cui dominava il romanticismo.
«Stasera non si può, tesoro mio. Papà non è ancora tornato e… è meglio che vada in soggiorno ad aspettarlo» tagliò corto la madre, pur continuando a rassicurare la figlia con il suo dolce sorriso.
Ma la bambina non sembrava del tutto convinta.
«Se ci ripensi prima di addormentarti, però, potresti sognarla…» la stuzzicò la giovane donna «…o potresti sognare te stessa nei suoi panni. Del resto, i sogni sono storie che contengono sempre un pizzico di realtà».
Gli occhi di Crystal si fecero sognanti, mentre la sua fantasia aveva già cominciato a galoppare libera. Fu il bacio della buonanotte della madre che la fece tornare al presente.
«Ti voglio bene, mamma» le sussurrò allora con la voce già impastata dal sonno.
«Anche io ti voglio bene, piccola mia» ricambiò lei, e silenziosamente uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.

~


Si svegliò nel cuore della notte, per colpa di una sensazione di sete che le opprimeva la gola. Scese lentamente dal letto, si stropicciò gli occhi e poi si diresse verso il piano di sotto, senza alcuna paura dell’oscurità che la circondava.
In poco tempo scese le scale, attraversò il soggiorno e si ritrovò in cucina, dove prese uno sgabello per arrivare all’altezza del tavolo e versarsi dell’acqua dalla brocca lì appoggiata. Fu in quel momento che qualcosa, all’interno della sua visuale, cambiò. Un piccolo barlume di luce si proiettò oltre la soglia, così fievole che doveva per forza venire dal piano di sopra. Poi il rumore di una porta che sbatteva.
Crystal corse silenziosamente vicino al muro, e si sporse in modo da poter sentire più chiaramente quel che stava accadendo.
«Non mi avete nemmeno aspettato per la cena!» ringhiò una voce maschile, colma d’ira e odio.
«Ma i bambini avevano fame, Stewart, e voi siete rincasato solo poco fa» il tono di sua madre era invece sommesso e preoccupato, e invano tentava di calmare il marito.
Nella penombra, Crystal riuscì ad uscire dalla stanza, fino a nascondersi dietro al caminetto in soggiorno; da quella posizione, poteva osservare la scena con i propri occhi.
«Sempre e solo i bambini! Date davvero troppa importanza a quei parassiti, mentre non sono altro che due bocche in più da sfamare! Sapevo che ci avrebbero portato solo disgrazie» urlò il padre di tutta risposta.
Stewart Gray non avrebbe mai voluto avere figli, e la sua idea a loro riguardo era quella di “danni collaterali”. Erano state le insistenze di Jennifer Hart, sua sposa in seguito ad un matrimonio combinato, che lo avevano fatto acconsentire, ma per la sola volontà di farla tacere.
«Non potete parlare in questo modo, sono i vostri bambini, sono la mia vita…» la madre avrebbe certamente continuato se non avesse visto qualcosa negli occhi del marito. Un barlume di crudeltà, che le fece intuire quel che sarebbe accaduto.
Lentamente, in prossimità delle vertebre lombari, gli spuntò una coda, terminante con quella che poteva sembrare una mazza chiodata. Crystal si fece piccola dietro il caminetto.
Quello era il segreto di suo padre: quella sua capacità che in pochi conoscevano era stata creduta una malattia, nonostante al signor Gray non portasse alcuno svantaggio; al contrario, poteva servirsene per intimidire qualora fosse arrivata l’occasione, e persino per uccidere. E questo, la giovane donna lo sapeva bene.
«Ora mi sono stancato» sibilò con calma mortale, e poi, fulmineo, si diresse nella camera dei bambini.
Jennifer cominciò ad urlare, inseguendolo e tentando di fermarlo, ma fu tutto in utile: le urla di Leonard e dei tonfi furono le ultime cose che la piccola Crystal sentì prima di rivedere il padre spuntare dalla porta, macchiato di sangue.
«Crystal, scappa!» gridò disperata la madre, oramai in lacrime.
Ma il signor Gray fu più veloce, scese le scale e, anche nella penombra, riuscì a scorgere la bambina seminascosta. Si diresse verso di lei a passo spedito, e quando se la ritrovò di fronte, cominciò ad agitare minacciosamente la coda. Il destino della figlia sarebbe stato segnato se, proprio nel momento in cui l’uomo calò il colpo, la madre non si fosse lanciata in mezzo, proteggendo la piccola con il suo stesso corpo. L’urto fu così violento da scagliarla verso l’altro lato della stanza, lasciandola poi distesa a terra, con un profondo squarcio che correva dal fianco destro fino al petto. Il marito, tuttavia, non si scompose e si avvicinò alla moglie per un attimo.
«Era da tempo che aspettavo questo momento, mia cara» le sussurrò chinandosi verso il suo orecchio.
«Ora guarda tua figlia morire ».
Crystal, pietrificata, riuscì solo a vedere il volto della madre e a distinguere un lieve mormorio proveniente dalle sue labbra: perdonami diceva.
Ma la sua attenzione fu presto catturata dalla figura dell’uomo che, con occhi iniettati di sangue, ricominciava a camminare verso di lei.
«Farai la fine che ti spetta» le sibilò mentre si avvicinava.
Un altro passo, e un altro ancora, e di nuovo le fu di fronte. La piccola non provò nemmeno a scappare, tanto era il terrore che le bloccava le gambe, fino a renderle pesanti come macigni. Di nuovo, la coda intrisa di rosso prese a roteare, e di nuovo fece per abbattersi su di lei.
Ma qualcosa di estremamente normale e allo stesso tempo estremamente soprannaturale scattò in Crystal: la bambina scoppiò a piangere e strinse i pugni, e proprio dalle sue mani cominciò a liberarsi una forte luce bianca, che si espanse come uno scudo, fino a scagliare sulle scale il suo aggressore. Un potere, rimasto fino a quel momento nascosto, che trovava la sua forza nelle emozioni della piccola per difenderla.
L’uomo si rialzò, sconcertato ma allo stesso tempo furente. Non si arrese, e con un urlo si lanciò nuovamente in direzione della figlia; ma anche questa volta, fu la luce a guidare la sua mano e a farle sprigionare un potente raggio bianco che riallontanò l’assalitore, ferendolo in viso con un taglio sulla guancia.
Il signor Gray ghignò e con uno scatto afferrò una delle sedie sistemate attorno al tavolo, scaraventandola in direzione della bambina. Crystal riuscì a sposarsi in tempo, ma la poca agilità le fece perdere l’equilibro, e cadde a terra. Nel frattempo, l’uomo aveva afferrato il fucile appeso al di sopra del caminetto, e ora glielo puntava, come un cacciatore fa con la sua preda.
«E così sembra che tu abbia ereditato qualcosa da me» sentenziò con un ghigno crudele.
«Sei un mostro Crystal, proprio come tuo padre».
La piccola alzò gli occhi, terrorizzata.
«E’ un peccato che non vivrai abbastanza a lungo perché la gente ti dia la caccia» sussurrò infine con la voce colma d’odio, e aggiustò la mira in direzione della sua testa.
Alla bambina sembrò che nemmeno le sue nuove capacità fossero in grado di sconfiggere quell’essere terribile, ma nuovamente qualcosa si attivò lei; qualcosa che proveniva dagli angoli più bui della sua anima e che da quel momento sarebbe divenuta la sua condanna.
Improvvisamente, i suoi occhi si tinsero di rosso e l’ultima scena che vide fu lo sguardo sgomentato dell’uomo. Poi buio.
Riacquistò la vista qualche attimo dopo, e lo spettacolo che si trovò di fronte la fece nuovamente scoppiare a piangere: la stanza era devastata, i muri erano attraversati da tagli profondi che ne avevano lacerato la roccia; il sangue era ovunque, e ugualmente sparse erano le parti del corpo della persona che poco prima aveva tentato di ucciderla.
Chi aveva fatto tutto questo?
Crystal si guardò attorno, ma non vide nessun altro.
E la conclusione a cui arrivò era anche l’unica possibile.
Si rialzò, con la vista ancora appannata dalle lacrime che copiose rigavano il suo viso, troppo giovane per quello che la vita le aveva messo di fronte. Non prese nulla dalla casa, ma uscì dalla porta e si diresse verso la spiaggia, dove cominciò a correre, senza mai fermarsi.
  
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