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Autore: Magnetic Storm    07/01/2012    2 recensioni
La vita si sa, è piena di imprevisti, difficoltà.
Ma se ai tipici problemi dell'adolescenza si aggiungono l'attrazione per un professore, il nuovo compagno di tua madre, i suo figli?
Purtroppo l'imprevisto, il pericolo, sono sempre dietro l'angolo: la vita di Amy non sarà più la stessa, mai più.
Alta, magra, lunghi capelli mossi rosso fiamma le incorniciavano il viso pallido, dal quale brillavano due occhioni verdi. Sembrava d'altri tempi, una bambola di porcellana per la sua bellezza particolare e unica. La bocca era sottile, quasi rossa,ancora in attesa del primo magico bacio. Sedicianni. Era cresciuta in fretta,sotto lo sguardo curioso e incredulo di tutti, e aveva finalmente abbandonato i tratti infantili, diventando una vera e propria giovane donna, attraente e bella. Ma Amy non se ne rendeva conto, forse non aveva neanche voglia di crescere, ma solo paura.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HURRICANE.
Era un continuo alternarsi di pianti e sorrisi. Così è l'adolescenza, il periodo più ploblematico della propria esistenza.
Amy, indossando il suo pigiamone preferito,profumato di lavanda, si godeva in tutta tranquillità nella sua stanza un film per lei meraviglioso, Orgoglio e Pregiudizio.
Sorrideva nelle scene più comiche, e poi lacrime rigavano il suo volto durante la dichiarazione del signor Darcy.
Erano quelli i momenti in cui poteva liberare il suo lato romantico e dolce. Amy la temeraria o Amy il maschiaccio: così era chiamata dai suo parenti o amici più stretti. Sin da quando era piccola era sempre stata coraggiosa e amante dell'imprevisto: giocava a pirati, a calcio, e guardava con disprezzo, e qualche pizzico di disgusto le bambine che giocavano con le loro bambole senza vita, litigando per chi aveva la carrozzina rosa con il velo. Alta, magra, lunghi capelli mossi  rosso fiamma le incorniciavano il viso pallido, dal quale brillavano due occhioni verdi. Sembrava d'altri tempi, una bambola di porcellana per la sua bellezza particolare e unica. La bocca era sottile, quasi rossa,ancora in attesa del primo magico bacio. Sedicianni. Era cresciuta in fretta,sotto lo sguardo curioso e incredulo di tutti, e aveva finalmente abbandonato i tratti infantili, diventando una  vera e propria giovane donna, attraente e bella. Ma Amy non se ne rendeva conto, forse non aveva neanche voglia di crescere, aveva paura. Paura di diventare come sua madre, che non era stata capace di darle una famiglia. Non era colpa sua: suo padre,il padre di Amy, sebbene non l'avesse mai visto, era uno di quelli che Amy amava definire senza attributi: quelli che scappano difronte alla notizia di un figlio inaspettato. Rimasta in dolce attesa a diciannove anni, sua madre allevò Amy (Amelia) da sola. Kayla era stata sicuramente una donna forte, Amy era orgogliosa di sua madre, tuttavia ce l'aveva un po' con lei ultimamente. Un po'? Forse di più. Amy aveva vissuto con sua madre in Australia fino all'età di otto anni, quando si trasferirono a Roma, in Italia, la culla della cultura Europea a causa del suo lavoro nel settore della moda. Aveva imparato l'italiano, lingua affascinante, e aveva trovato finalmente un'amica del cuore: Alessandra. Avevano stretto amicizia in prima media, e da allora non si erano più separate. Alessandra e suo fratello Matteo, erano diventati i fratelli che non aveva mai avuto, ma desiderato da sempre. Quell'estate, Amy e sua madre erano tornate in Australia per andare a far visita a John e Lina,i nonni. E in quell'occasione sua madre si era innamorata di un uomo della sua stessa età. Quegli amori fulminei, improvvisi, che arrivano così funesti che neanche te ne accorgi. Il suo nome era Bill. Un nome senz'altro da vecchio. Non l'aveva mai visto,ma di sicuro era un barboso basso.  Terminata l'estate, Kayla e sua figlia erano dovute tornare a Roma, tuttavia Kayla sentiva per telefono Bill, il quale almeno tre volte al mese prendeva l'arereo e la raggiungeva. Non erano ridicoli alla loro età? Tutti quei pensieri affollavano la testa di Amy, che infreddolita decise di spegnere la tv e andare giù in cucina davanti al camino.

-..sì, stavo pensando proprio a quello! Tra poco è Natale, e non voglio passarlo da sola. Cerca di fare tutto il possibile per venire.. si lo so tesoro. certo. Cosa? Per me non c'è nessun problema! Potevi dirmelo prima! ... Assolutamente no! Porta i tuoi figli con te, sono i benvenuti..-
 
Amy fece cadere il cellulare che provocò un sordo rumore. La sua espressione era un misto di rabbia e delusione. Perchè sua madre doveva complicarle la vita? Non la riconosceva più, era totalmente cambiata.  Salì di corsa le scale e chiusa la porta della  camera a chiave. Dopo alcuni minuti, sua madre bussò alla porta.
-Tesoro, apri!-
-No.-
-Mi dispiace non avertelo detto prima. Ma lo sai che prima di tutto ci sei tu e..-
-Non ti voglio sentire! Sparisci!- la interruppe. Aprì la porta, furiosa.  -Ti rendi conto che non mi hai detto nulla? A me, che sono tua figlia? Quel coso lì...Bill ha dei figli! Magari è anche sposato, già che ci siamo.-
- Scusa, perdonami. Hai ragione,avrei dovuto dirlo. Bill ha due figli, ma è vedovo, non è sposato!-
-Scegli, o me o lui- sputò con rabbia Amy.
Kayla riempì gli occhi castani di lacrime. -Tu desideri la mia infelicità, non è così? E dimmi: una volta che ti sarai fatta una famiglia, cosa ne sarà di me? Rispondi-
Amy fu colta alla sprovvista.Non aveva mai visto sua madre piangere,era molto orgogliosa. 
Richiuse la porta, e si abbandonò in un pianto liberatorio.

****
La sveglia suonò prepotente alle sei e mezza, e Amy si svegliò di cattivo umore. "Mancano solo tre giorni" cercò di consolarsi, e dopo essersi preparata scese al pian terreno per fare colazione. Sua madre era seduta al tavolo, con la tazza di caffè bollente tra le mani. Amy la ignorò, prese lo zaino e uscì all'aria gelida di Dicembre. Avrebbe fatto colazione al bar.
Ogni mattina, alle sette e mezza prendeva il bus che la portava al Liceo Classico Statale. Avrebbero dovuto chiamarlo Liceo Classico Inferno,e cose del genere. Sebbene frequentasse il primo liceo (terzo anno), non aveva legato molto con la sua classe. Andava d'accordo solo con Alessandra e Davide, un ragazzo timido ma di quelli con la testa a posto. Amy era la "strana", la "diversa".  I professori erano uno peggio dell'altro, ma quella di Greco era la sua condanna a morte. La Serra, o meglio conosciuta come Dracula o La Morte. Quella donna era imparentata con il demonio, ne era sicura. Fortuna che Amy era una ragazza abbastanza silenziosa, nella media, e non l'aveva presa in odio. Altrimenti avrebbe dovuto fare le valigie per l'Antartide. Davanti al cancello verde speranza (si, speranza di uscire al più presto da quel manicomio) vide attraverso gli spessi occhiali neri Alessandra, che flirtava con un ragazzino con il gel in testa che sembrava cera. Alessandra, era l'esatto opposto di Amy: estroversa, amichevole, popolare, femminile. Non aveva la sua acidità, o timidezza. Ma forse era proprio per quello che andavano d'accordo. Quando Ale notò Amy fece un segno con la mano di raggiungerla. 
-Amy!-la strinse energicamente.
-Ehm .. Buongiorno-cercò di liberarsi la rossa.
-Ti presento Tommaso, ho scoperto che veniva all'asilo con me- esclamò Ale.
Che scoperta. Amy sorrise imbarazzata.
-Incantato,madame- fece quello, baciandole la mano. Che razza di individuo balordo! -Non ti ho mai vista, sei nuova?-
-Non esattamente-
-Già, ma Amy esce raramente dall'aula, grazie che non l'avevi mai vista- aggiunse ironica Ale.
Amy la fulminò con lo sguardo.
-Peccato, sei proprio un gran f.. bella ragazza- Che maiale!
Fortuna che la campanella la salvò in quel momento, e si lasciò trasportare dal fiume di persone che valcavano la soglia maledetta.
Arrivò per prima  in classe, sedendosi al penultimo banco, che divideva ovviamente con la sua Ale.
Le prime due ore passarono lente, noiose, a causa del professore di Inglese che parlava a macchinetta, ma ognuno era perso nel suo mondo. Chi messaggiava, chi dormiva letteralmente, e chi rimproverava la sua amica.
-Guai a te se mi presenti ancora tipi del genere! Tieniteli per te- sbuffò Amy.
-Scusa tanto se cercavo di farti conoscere nuove persone- attaccò Alessandra, mentre faceva palline di carta.
-Nessuno te l'aveva chiesto-
-Che pesante!-
-Silenzio- le interruppe il professore, per poi ricominciare il suo monologo.
-Non mi va di litigare,oggi. Piuttosto, perchè ieri non ti sei connessa al pc?- cambiò discorso Ale, aggiustandosi i capelli biondi.
-Problemi con mia madre.. Ha invitato Bill per Natale, ed anche i suoi figli-
-Figli?-
-Eh già.-
-Mi dispiace Amy! Potevi chiamarmi!-
-Lo so, ma non ne avevo voglia, scusa.-
-Non preoccuparti-
 
La campanella della ricreazione suonò, e la classe in pochi secondi venne quasi svuotata del tutto. Amy lanciò uno sguardo ad Ale, che capì al volo che l'amica non aveva voglia di uscire, neanche quella mattina. Mangiò il panino, mentre ricevette un messaggio di Davide.
"Non sono venuto a scuola perhè mia sorella ha fatto un incidente con il motorino. Niente di grave, ora sta meglio, ma mi sono preoccupato. "
Rimase colpita, e decise di correre a dirlo ad Ale. La trovò in bagno, che parlava al telefono.
-Finalmente sei uscita! Era Davide al telefono, ha detto che la sorella ha avuto un incidente-
-Si! Anche a me ha mandato un messaggio pochi istanti fa, poverino-
-Già, e poverina lei. Vieni, c'è Tommaso fuori- la trascinò la bionda.
Tommaso si atteggiava tra tante oche che lo guardavano con la bava alla bocca. Era il ragazzo più popolare della scuola, ma anche il più stupido.
-Tom!-
-Ale! Hai portato la tua amica,vedo.-
-Ciao- sbottò Amy.
-Bellezza! Posso parlarti...in privato?- Amy sgranò gli occhi, Alessandra sorrise lasciandola da sola con quel verme.
-Che c'è?-
-Mi hanno detto che sei impegnata-
-Non è assolutamente vero- precisò Amy,pentendosi subito della sua impulsività.
Tommaso fece un sorriso beffardo.
-Fantastico, questo è il mio numero- disse porgendole un foglietto- chiamami in qualsiasi momento- 
-Ora devo andare-
L'intervallo era suonato da un pezzo, si diresse schifata in classe. Fortunatamente la professoressa di Filosofia era famosa per i suoi ritardi. Quel senza cervello le aveva dato il suo numero! Ma chi si credeva di essere? Lo stracciò.  Varcò la porta della sua aula, mentre tutti i compagni la fissavano divertiti, come prendendosi gioco di lei. Le ragazze, dapprima ammutolite non si sa per quale oscuro motivo con lo sguardo fisso verso la cattedra, la guardarono con invidia e gelosia.
-Buongiorno- una voce profonda con un accento francese proveniva da dietro le sue spalle, si girò, e rimase interdetta. Un uomo sulla trentina le sorrideva, incuriosito. Alto, biondo, con spalle larghe e occhi verdi di una tonalità chiarissima. Avete presente i divi di Hollywood, i modelli delle riveste di moda? Lui faceva loro un baffo. Provò una strana sensazione. Il suo sogno ad occhi aperti fu interrotto. -Siediti- 
Appena si sedette accanto ad Ale, la ragazza si fiondo su di lei. - E' il supplente di Flosofia! Non è un  bonazzo di prima categoria?- sussurrò.
-Più o meno- balbettò Amy.
-Come dicevo prima ai tuoi compagni- e stavolta guardò proprio lei- sono il nuovo supplente di Filosofia, il Professore Bianchi. Qualcuno sa dirmi dove siete arrivati con il programma?-
-Io, professore!- rispose sguaiatamente quella gallina di Rebecca. - Allora.. a pagina 330-
-Grazie-
-Gli salterei addosso- confessò Alessandra alla sua vicina di banco.
-Oggi non vi interrogo, però andremo avanti con il programma. Prendete pagina 335-
Il rumore della carta riempì l'aula miracolosamente in silenzio. Le due ore passarono troppo velocemente. Con il suo accento francese, il nuovo prof aveva ipnotizzato l'intera classe,soprattutto le ragazze.
-Bene-  disse al suono dell'ultima campanella.-Oggi avete quattro ore. Ci vediamo domani,non dimenticatevi di portare il libro B-
 
-Mi accompagni da Tommaso ? Mi aspetta all'uscita.- le chiese Ale.
-Mi dispiace ma devo andare un attimo.. in biblioteca-
-In biblioteca?-
-Devo restituire un libro-
-Ok.Ci sentiamo oggi allora-la salutò.
Si diresse in biblioteca per essere sicura che l'amica non la scoprisse. Pensò di approfittarne per scegliere davvero un libro, quando  sentì il rumore della serratura che si apriva e chiudeva a chiave.
-Bellezza- Tommaso era entrato sorridente.
-Che vuoi?- Indietreggiò terrorizzata, raggiungendo la parete.
-Ti va di divertirti un po' con me?-
-No! mpf- troppo tardi. L'aveva accerchiata, il ragazzo le mise una mano sulla bocca. 
-Vedrai, sarai tu stessa a chiedermi di continuare.-
Detto questo, le strappà via la felpa, poi la maglietta, lasciandola in reggiseno.
-E questo reggiseno provocante? Hai capito, sotto sotto..!- ridacchiò.
Tommaso era a ormai torso nudo, e si avvinghiò alla ragazza. Amy era sì timida, ma da piccola era lei che vinceva le "risse" con i suoi coetanei, era lei la "maschiaccia". Una lacrima le rigò il viso, consapevole che il suo primo bacio non sarebbe stato fiabesco, bensì un incubo. Il coraggio vinse, e superando la paura prese lei l'iniziativa. Baciò con forza quel viscido, che se prima fu preso dallo stupore, non si fece scappare l'occasione. Rispose al bacio con violenza. Poi Amy si staccò, fingendo un sorriso. 
-Vieni qui- disse maliziosa. Il babbeo la seguì, arrivendo ad un tavolo poco distante.
Lo tirò a se, continuandolo a baciare, ma con l'altra mano afferrò la bottiglia di plastica vicina.
-Bastardo- sferrò un calcio in mezzo le gambe di lui, che si piegò dal dolore. Poi sferrò il colpo finale con la bottiglia: una bella botta in testa. Tommaso cadde a terra stonato, Amy corse verso la porta.
-Credevi fosse così facile? E' chiusa!- biascicò da lontano il verme che si stava riprendendo.
L'urlo uscì spontaneo dalla sua bocca. - Aiuto! In biblioteca! Aiuto!- Sentì dei passi, e qualcuno che si avvicinava.-Aiuto!-
-Mon Dieu, che succede?-
-Professore, sono intrappolata! In pericolo!-
-Vengo subito!-
Nel frattempo Tommaso Perlingeri si avvicinò furioso.
-Cos'hai fatto?-la spinse.
-Tra poco ti ritroverai dal preside,bastardo-
-Come osi, stro..-
La porta si aprì di scatto, Tommaso scappò.
Il suo angelo biondo, era lì.
-Prof.. io.. - si buttò tra le sue braccia, piangendo a singhiozzi. Lui rimase immobile, sorpreso, poi pensò di consolarla.- Il peggio è passato, Ameliè-
Si ricordava il suo nome.
 
 
 
  
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