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Autore: elliedic    07/01/2012    4 recensioni
In un normale freddo giorno di Dicembre, sovrappensiero, Rachele prende l'autobus sbagliato. Un autobus che la porterà in un mondo misterioso e allo stesso tempo curioso: il regno dei morti.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel freddo di Dicembre

Era una fredda giornata uggiosa. Una di quelle giornate perfette per rimanere a casa, al caldo sotto una coperta e con una fumante tazza di cioccolata calda da sorseggiare guardando fuori dalla finestra tutte quelle persone che invece sembrano pinguini al freddo. I pinguini non dovrebbero sentire freddo.
Rachele sarebbe voluta essere un pinguino in quel momento. Un bel pinguino di quelli con un manto stupendo, bianco e nero, con qualche sfumatura giallo-arancione in alcuni punti. Con quell’andatura goffa e con quel becco utile per mangiare gustosi pesciolini ancora freschi, conservati nell’acqua ghiacciata come in un frigo.
Sì, un pinguino sarebbe stato perfetto, pensava Rachele mentre, con le mani in tasca, camminava per una via molto trafficata.
Il vento freddo e le persone le venivano incontro con un impeto che a stento riusciva a sopportare. Non c’era neve né, per ora, pioggia. Per fortuna, ci mancava solo quello, si disse.
Le vetrine erano tutte illuminate. Era Dicembre, e mancava poco meno di una settimana a Natale. Tutto nelle strade, nelle case si illuminava; come se volessero con la luce contrastare quel freddo che era arrivato così bruscamente in pochi giorni.
I bar si popolavano di persone che passavano pomeriggi con amici che non vedevano da tempo, tornati in città per le feste natalizie.
I negozi accoglievano enormi quantità di gente che già si affannava a cercare regali per amici e parenti.
Le coppiette, come in tutte le stagioni, giravano mano nella mano per le strade non curanti del freddo. Forse vivevano in un mondo a parte, sicuramente caldo, pensò.

Stanca di doversi trascinare così tanto tra la gente si fermò un momento a lato della strada. C’era un bar che ultimamente frequentava spesso. Faceva un cappuccino proprio delizioso.
Aprì la porta facendo suonare dei campanelli. Il caldo l’avvolse in un solo colpo e si sentì come quando dopo una tempesta nel mare, finalmente tocchi terra.
Ma era veramente così che si sentivano i marinai quando, al ritorno da qualche missione, sbarcavano sulla terra ferma? si chiese Rachele mentre assaporava quel bel calduccio.
Si avvicinò al bancone e ordinò il solito cappuccino. Quel caldo la faceva davvero sentire bene. Si domandò come sarebbe riuscita ad uscire da quel paradiso terrestre. Forse non avrebbe avuto il coraggio.
Sarebbe rimasta lì tutto il pomeriggio finché non avrebbero chiuso il locale. Avrebbe potuto nascondersi. La mattina dopo sarebbe tornata a casa quando il sole era abbastanza luminoso da riscaldare, anche se di poco, la strada del ritorno.
Buona idea, pensò mentre si sedeva ad un tavolo vicino al vetro. Da qui poteva osservare il frenetico via vai di gente con pacchetti e buste in mano. Tutti intenti a chiacchierare e ad essere felici, seppur al freddo.

Il bar Moonlight aveva aperto da poco, ma si era già fatto conoscere grazie al profumo dei cornetti che tutte le mattine uscivano dal forno.
La gente, attirata da quell’odore invitante, tutte le mattine ne comprava qualcuno per fare una gustosa colazione e spesso veniva accompagnato da un buon caffè.
Ed era anche un bel posto visivamente. Per i muri erano attaccate parecchie foto di inquadrature diverse della luna. Ora con il riflesso su un lago, ora che spunta tra gli alberi di un bosco. Era un’atmosfera particolare.
Ecco fatto che il bar in una settimana si era già fatto una buona nomina. Anche presso casa di Rachele, dato che la ragazza del fratello maggiore, Serena, vi aveva fatto richiesta di lavoro, per mantenersi gli studi, ed era stata presa come cassiera. Quel giorno però non era lì.

Rachele pensò che si sarebbe annoiata a morte a lavorare in un bar. Raramente avrebbe visto gente nuova. Per lo più sarebbero entrate sempre facce conosciute. Sicuramente, tempo qualche giorno, e se ne sarebbe andata.
E non senza aver rotto qualche macchinetta del caffè, vista la sua poca pazienza.
E mentre Rachele si immaginava come cameriera in un bar e a come avrebbe potuto decorarlo, arrivò il cappuccino portando con sé una scia di aroma di caffè che le invase i polmoni.
Rachele ringraziò la cameriera fissando la camicetta di quella ragazza: davvero poco elegante.
Decise che nel suo bar non avrebbe permesso una camicetta del genere.
Si tolse il cappello lasciando liberi quei boccoli rossi e poi anche il cappotto, ed infine li posò sulla sedia di fronte.
Mentre si portava il cucchiaino alla bocca, che aveva perso quell'innaturale coloratura viola grazie al caldo della stanza, guardava fuori, aldilà della vetrina.
Il flusso della gente era diminuito e ora poteva ben notare un negozietto particolare. Aveva solo una porta, trasparente, ai lati nera, e solo un cartello con su scritto

‘ Dove dimora la magia’.


Era davvero piccolo. Questo spiegava il perché non lo aveva mai notato prima di allora. Lo aveva già visto, si disse, ma non le era mai sembrato così interessante da dover essere ricordato.
Riuscì a trovare un po’ di coraggio, tornato grazie a quella sala così accogliente, e decise che, appena finita la bevanda calda, sarebbe uscita per visitare quel negozio tanto curioso.

   
 
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