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Autore: Serpe89    08/01/2012    2 recensioni
Assassin's Creed è il primo videogioco che mi abbia mai ispirato a scrivere una fic. Inizialmente il mio intento era quello di scrivere una storia più in linea con il gioco, se così si può dire. Poi mi sono assolutamente innamorata del pairing Ezio/Leonardo e non ho resistito all'idea di scrivere qualcosa su loro due. E' anche il mio primo esperimento yaoi, perciò spero di essere davvero riuscita a trasmettere il mio pensiero sulla coppia. Un riavvicinamento tra i due, in cui Ezio si mostrerà molto più superficiale, forse per paura, mentre Leonardo sarà assai più sensibile. Spero possa piacervi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roma, Anno del Signore 1504

La calca vivace della Città Eterna riecheggiava nei vicoli e nelle piazzette, contornate dall’aroma gradevole che si sprigionava dalle bancarelle di cibo e di fiori, mentre i bambini si rincorrevano giocosi, nascondendosi tra le botti o dietro le gonne delle dame di passaggio.
Una Roma bella, viva, come non si vedeva da anni, finalmente libera dall’oppressione dei Borgia.
In mezzo a quella confusa folla cittadina, non si udivano i suoi passi, mentre un gruppo di cortigiane ancheggiava sensuale, ammiccando e richiamando le attenzioni di alcuni possibili clienti. Poi, all’improvviso, l’impercettibile scattare di una lama in un vicolo più stretto, una mano premuta con forza sulla bocca dell’ignara vittima. E poi un unico colpo silenzioso, alla gola, seguito da un fiotto di sangue, che andò ad impregnare di morte le mani del suo carnefice, ma che schizzò appena la veste di un passante, trovatosi per caso nel luogo sbagliato.Seguì un tonfo sordo, di carne e metallo, mentre il corpo senza vita della guardia, cadeva a terra, scomposto, come una bambola di pezza.
Il disgraziato che era appena passato di lì, percependo quello strano rumore alle sue spalle, si voltò, per accertarsi dell’accaduto. Mai si sarebbe aspettato di vedere ciò che si presentò al suo sguardo. Ciò che più lo colpì fu l’uomo in piedi a poca distanza da lui. Aveva un abito bianco, con finiture rosse, chiazzato di sangue sulle maniche, spallacci e corazza di pregevole fattura. Un cappuccio oscurava gran parte dei lineamenti, lasciando scoperta solamente la bocca, solcata da una lieve cicatrice ed atteggiata in un sorrisetto furbo. Intorno all’uomo, uno stuolo di cortigiane civettuole, continuava a sorridere e a mostrare le proprie grazie come nulla fosse. Il corpo morto della guardia separava l’assassino dal passante, mentre una pozza sempre più ampia di sangue si allargava sotto quel corpo senza vita.
L’incappucciato prese parola per primo:-Perdonatemi Messere! Non era mia intenzione imbrattarvi le vesti!-disse con un sorriso sornione, abbozzando un inchino, che appariva quasi una presa in giro, data la situazione.
L’altro rimase interdetto qualche istante, non riuscendo a staccare lo sguardo dalla figura che si stagliava davanti ai suoi occhi. –Ezio!-esclamò semplicemente, non appena si fu ripreso dallo spavento e dalla sorpresa.
L’uomo che era stato appellato come Ezio, sollevò il busto dall’inchino e alzò il capo in direzione di colui che l’aveva appena riconosciuto, permettendo ai suoi occhi di incatenarsi per qualche istante in quelli del suo interlocutore.
- Leonardo?-chiese Ezio, meravigliandosi di chi aveva appena incontrato sul suo percorso, in maniera decisamente singolare.
-Quanto tempo, amico mio!-disse allora l’artista, avvicinandosi all’assassino, non curandosi assolutamente del cadavere in mezzo a loro e superandolo con un ampio passo.
Un abbraccio fraterno seguì quel saluto, accompagnato da una pacca sulla spalla da parte di Ezio.
-Mio Dio! Ezio Auditore! Un incontro degno del tuo stile!- continuò Leonardo, felice di poter rincontrare l’amico dopo diversi mesi.
Leonardo ed Ezio avevano avuto modo di vedersi assai raramente lì a Roma, a differenza di Firenze e Venezia, dove la loro collaborazione era stata ben più intensa. Leonardo era venuto a Roma per svolgere alcuni lavori commissionatigli dai Borgia e ovviamente i suoi rapporti con gli Assassini erano stati molto vaghi, per paura che l’inventore non rimanesse compromesso. Anche dopo la caduta degli oppressori si erano però raramente incontrati.
-Non sei più passato dalla mia bottega!-disse ancora Leonardo, con voce un po’ risentita, ma al tempo stesso velata di tristezza.
-Me ne dispiaccio, amico mio…-rispose Ezio-ma, come avrai notato, sono stato occupato a rimuovere l’ultima feccia dalla città. I pochi sostenitori dei Borgia rimasti andavano eliminati.-concluse l’assassino, cercando una scusa per la sua lunga assenza. –Ma mi farò perdonare…anzi, per oggi ho terminato gli incarichi…quindi posso accompagnarti dove desideri.-
Leonardo annuì, consapevole che i Borgia li avevano a lungo tenuti distanti. Troppo a lungo. Solo ora, osservando i lineamenti visibili attraverso quel cappuccio, si rendeva conto di quanto gli fosse mancato il fiorentino. Nonostante fossero passati anni dalla prima volta che l’aveva conosciuto, il suo volto di uomo maturo esprimeva sempre un’eguale bellezza, così come il suo fisico altrettanto vigoroso. Sorrise in direzione di Ezio, per notare come anche le labbra dell’assassino si fossero curvate sincere all’insù.
-Allora sei ufficialmente invitato nella mia nuova bottega, dato che non vi sei ancora stato…-
-Con immenso piacere, amico mio…-disse l’Auditore, per poi voltarsi verso il gruppetto di cortigiane che attendeva alle sue spalle. –Leonardo…lascia che ti presenti le ragazze della Rosa in Fiore. Sono le ragazze di mia sorella. Sono state davvero utili nella lotta contro i Borgia.-
Le ragazze salutarono il pittore con urletti e moine, facendo arrossire il povero Leonardo.
-Ragazze…-intervenne dopo un po’ Ezio –Se volete potete andare. La missione è conclusa.-disse con un sorriso.
-Oh…no..Ezio…-dissero alcune ragazze con tono melenso-prometti che verrai presto a trovarci alla Rosa in Fiore! E se vuoi porta anche il tuo amico…-
-Va bene, ragazze…-rispose Ezio ridacchiando.
Le cortigiane si allontanarono, non prima, però, di essersi soffermate ad accarezzare il petto rivestito d’armatura dell’assassino, con piccoli e sensuali gesti della mano.
Leonardo osservò imbarazzato la scena, con lo sguardo che scendeva spesso a fissare la punta dei suoi piedi. Quando le ragazze si furono allontanate, riportò gli occhi su Ezio.
-Ti diverti sempre, eh?- Nella sua voce c’era un misto contrastante di emozioni, dalla gelosia al disappunto, alla semplice constatazione.
-Che ci vuoi fare, Leonardo. Lo sai che non mi piace annoiarmi…-disse il fiorentino con un sorrisetto furbo, non cogliendo l’inflessione dell’inventore.-Ora ci conviene andar via, prima che qualcun’altro  scopra il cadavere- concluse l’assassino, iniziando a percorrere la strada assieme all’artista. Ezio osservò il suo volto, mentre procedevano nelle viuzze di Roma. Neppure Leonardo era cambiato molto. Il suo fisico era ancora minuto, così come il suo volto, che appariva sempre come quello di un fanciullo e gli occhi vivaci, in un insieme di lineamenti eterei, a volte quasi femminili. Amava la compagnia di Leonardo ed era felice di averlo ritrovato a Roma, sebbene in quel modo così singolare.
-Raccontami di te, Ezio…-disse semplicemente l’altro, mentre camminavano verso la bottega.
-Che dirti, amico mio! Ho dovuto lavorare a lungo per liberare questa città, ma alla fine direi che ce l’abbiamo fatta. Anche il tuo contributo è stato prezioso…nel riparare la mia armatura e nel riuscire ad indicarmi l’ubicazione delle macchine belliche dei Borgia. Con quei mostri da guerra in mano, sarebbero stati molto più ostici da eliminare…- asserì convinto. –Ma tu, piuttosto, cosa hai fatto in tutto questo tempo?-
-A parte costruire macchine mostruose per i Borgia e studiare la Mela, come ben saprai, ho aperto una piccola bottega qui a Roma, da quando ho terminato di lavorare per loro …-
-Pensavo che saresti tornato a Firenze…-
-No…per il momento resterò qui. Roma è una città piena di attrattive per un artista come me…-disse Leonardo. *E poi speravo maledettamente di vederti…*pensò, senza tuttavia esprimere la riflessione ad alta voce. Invece, sorrise. –Non siamo affatto cambiati io e te, dopotutto…io sempre in giro per inventare e dipingere…-
-Ed io sempre a cercar donne e nemici degli Assassini…-concluse Ezio con un  sorriso, scatenando la risata sincera di entrambi.
Era incredibilmente vero come, a volte, lunghi anni di vita potessero essere riassunti in poche parole.
Ezio e Leonardo continuarono a camminare tra il vociare allegro delle vie romane, per almeno un’altra quindicina di minuti: la città era vasta e la bottega dell’artista non era proprio vicina al loro punto d’incontro. Oltretutto, seguendo il passo tranquillo di Leonardo, l’assassino impiegò  molto più di quanto ci avrebbe messo da solo.
Sbucarono in una via tranquilla del centro, ricca di passanti, ma con pochi negozi: una strada principalmente residenziale, con bei palazzi.
-Eccoci arrivati!-esclamò il pittore, conducendo l’amico verso un portoncino di legno ben curato.
Spalancò la porta, facendo cenno ad Ezio di incamminarsi per primo all’interno del locale.
La bottega era ampia, con molte finiture in legno e poca tappezzeria alle pareti.
In compenso l’arredamento era ricco di tutti i più strani gingilli di cui necessitava un artista creativo e poliedrico come Leonardo.
Lo sguardo di Ezio si soffermò in diversi punti, scrutando con curiosità disegni incompiuti, tracciati con carboncini, tele ad olio ormai terminate, strani progetti lasciati a metà, riportati sulla carta pergamena, in un intrico di calcoli e linee che agli occhi di Ezio non avevano significato.
-E’ davvero meraviglioso, amico mio!-esclamò l’assassino sinceramente colpito-Mi ricorda tanto la tua bottega di Firenze…-continuò con tono vago, quasi sognante, mentre rimembrava la sua città natia, tanto cara anche all’inventore.
Firenze…dove si erano conosciuti la prima volta, in quella piccola bottega satura di ricordi piacevoli.
-Sì…la mia bottega fiorentina mi ha decisamente ispirato…sono contento che ti piaccia…-
Ezio continuò a girovagare tra i tavoli, osservando piccole invenzioni di cui chiedeva spiegazioni all’amico, oltre ad una miriade di ritratti e disegni, dal tratto assolutamente perfetto.
L’assassino non era certo un intenditore d’arte e Leonardo lo sapeva, ma gli dava comunque un grande piacere che Ezio osservasse le sue opere. Probabilmente più del giudizio positivo di un famoso critico.Sorrideva felice, mentre rispondeva alle innumerevoli domande che gli venivano poste, con quell’entusiasmo sincero e fanciullesco che tanto piaceva ad Ezio. Mentre camminavano tra i tavoli, Ezio si soffermò su alcuni disegni a carboncino, uniti in una risma scomposta. Li sparpagliò sul tavolo, osservando rapito ritratti perfetti di dame e signori del tempo.
Ma, tra quelli, due disegni lo colpirono particolarmente…perché ritraevano lui.Uno rappresentava l’assassino seduto su una panchina. Le braccia appoggiate sulle ginocchia, il volto semi-coperto dal cappuccio, lasciava intravedere una barbetta scura. L’altro disegno, ancor più bello, a suo vedere, era un primo piano. Il volto leggermente ruotato di profilo, il cappuccio più sollevato, che lasciava intravedere l’intero viso. Gli occhi erano carichi di mille sentimenti: talmente profondi e reali, che era difficile per Ezio comprendere tutte le emozioni che trasmettevano. Si chiese come lui stesso potesse essere tanto espressivo. Rimase in silenzio, mentre li osservava rapito, senza riuscire a dire una sola parola.
Leonardo, appena distante, non si era accorto subito che Ezio aveva scovato i suoi ritratti.
-Oh…quelli devo ancora fin…- Si interruppe quando notò che l’assassino aveva in mano proprio quei disegni.
Abbassò lo sguardo, mentre le sue guance si coloravano di porpora. –Quelli…quelli…non dovevi vederli…-disse con un filo di voce.
-Sono bellissimi…-disse semplicemente Ezio, non curandosi dell’imbarazzo dell’amico, avvicinandosi a lui.-Quando li hai disegnati?-
Leonardo rialzò appena lo sguardo, ancora imbarazzato. –Dopo averti rivisto per la prima volta qui a Roma…mi…mi…hai ispirato…-
Ezio sorrise semplicemente, nel vedere quanto la situazione creasse  disagio nel pittore. Ma era un sorriso sincero, che lo invitava a proseguire, non certo un sorrisetto di scherno.
-Anche se non ero del tutto soddisfatto del lavoro svolto, dato che ho dovuto dipingere a memoria, senza il soggetto davanti…-disse il pittore spiegando le sue preoccupazioni.
-Non avresti nulla da aggiungere, davvero…anzi, mi hai ritratto in un modo perfetto, profondo, come io stesso non immaginavo di essere…-disse Ezio con un tono di voce diverso, quasi ispirato.
-Sono convinto che se potessi ritrarti dal vivo, potrei fare molto, molto di più…-disse Leonardo, con un velo di rossore sulle gote. –Perché tu sei molto più di così, Ezio Auditore…-concluse, sussurrando il suo nome. Abbassò lo sguardo, mentre Ezio si avvicinava a lui, tanto da colmare il poco spazio che separava i due corpi. Con il pollice e l’indice della destra, sollevò il mento abbassato dell’artista, per portare i suoi occhi d’onice, profondi, sensuali, ad incatenarsi in quelli cerulei, vivi ed imbarazzati di Leonardo.
Rimasero così per alcuni istanti, infinitamente persi l’uno nello sguardo dell’altro, in quegli istanti in cui il tempo sembra fermarsi e il cuore smette di battere, mentre i polmoni trattengono convulsamente il fiato, in attesa. Da quanto tempo non erano così…soli, vicini…
Probabilmente erano passati anni, in cui Ezio aveva combattuto, pur senza farsi mancare i piaceri della carne, mentre Leonardo, tra un progetto e l’altro, lo aveva aspettato, con dolore e sofferenza. Ed ora che erano lì, uno di fronte all’altro, l’artista non sapeva come reagire, paralizzato da quella mano gentile che lo tratteneva per il mento.
Poi fu un attimo.
Le labbra di Ezio si premettero decise su quelle del pittore, mozzandogli il fiato. Leonardo, ripresosi dopo qualche istante dall’inaspettato contatto, rispose a quel bacio troppo a lungo atteso. Ezio spinse quell’esile corpo contro il muro poco distante, mentre con la sua lingua cercava un anfratto per superare la barriera dei denti. Leonardo non attese oltre, schiudendo con passionalità la sua bocca, per permettere alla sua lingua di incontrare con foga quella del fiorentino. Ezio premette il suo corpo ancor più contro quello di Leonardo, facendo intendere al compagno la sua intenzione di voler proseguire oltre, di non fermarsi a quel semplice bacio.
Leonardo poteva sentire la virilità intensa di Ezio crescere contro i suoi pantaloni, in un modo che gli procurò una certa soddisfazione. Eppure, in quell’istante, non riuscì a non pensare a tutte le persone che avevano gioito con quel corpo statuario. Persino quelle puttane da quattro soldi avevano condiviso quel corpo. Corpo che Leonardo avrebbe voluto avere per sé, ogni giorno della sua vita. Un corpo che solo lui voleva ammirare e dipingere in tutta la sua perfetta voluttuosità. Ed invece da sempre lo aveva diviso con stuoli di donne dei più disparati ceti sociali, dalla nobile dama, alla prostituta senza famiglia.
-Io…io…non posso, Ezio…-disse con un filo di voce, cercando di allontanare l’assassino dal suo corpo, prima che il desiderio della carne si facesse così intenso da sopprimere la ragione.
Ezio si bloccò stupito, guardando la sofferenza dipinta sul volto dell’amico.
-Cosa c’è che non va?- chiese. –Non ti ricordi come si fa?-domandò per sdrammatizzare.
-No…Ezio…non è per quello…-disse abbozzando un sorriso amaro.-Ho saputo che hai avuto molte amanti…si vociferava anche Caterina Sforza, tra i Borgia…-
-Sì…un’amante come tante…-rispose Ezio- Ma non vedo come questo possa interessarti, soprattutto in questo momento! Sei…sei geloso, Leonardo?-
-Sono stanco di condividerti con gli altri…-disse Leonardo  a bassa voce. Ecco, finalmente era riuscito a dirlo.
-Non avrai pensato che ti avrei aspettato per tutti questi anni?-chiese il fiorentino senza tanti giri di parole.
-Lo so…che sei uno spirito libero, Ezio…e che non posso certo tarparti le ali…d’altronde, se non hai ancora preso moglie un motivo ci sarà…-
-Non avrei saputo descrivermi meglio di quanto tu abbia fatto in questo momento, Leonardo…ancora non ho trovato la donna perfetta per diventare la mia compagna, ma probabilmente quando accadrà, smetterò di essere così libertino…forse…-disse con un sorriso furbo.
Leonardo avrebbe voluto urlare di no, che non avrebbe mai accettato che si sposasse, che lo abbandonasse per sempre.
Eppure sapeva che in quella società Ezio avrebbe dovuto farsi una famiglia, una discendenza e non certo cadere vittima di un amore omosessuale, che avrebbe rovinato per sempre la sua reputazione. Era giusto così, forse…e fingere. Fingere che andasse tutto bene, pur di celare agli occhi della gente quell’amore impossibile e peccaminoso.
-Spero che non le racconterai di noi…-disse il pittore, fingendo un tono scherzoso.
-Nessuno ha mai saputo di noi e mai nessuno lo saprà. Hai una vaga idea di cosa penserebbe la gente? Probabilmente finiremmo al patibolo prima ancora di accorgercene…-disse Ezio, con un sorrisetto, quasi volesse sdrammatizzare anche lui quella dolorosa verità.
Leonardo si era per lungo tempo tormentato con quegli stessi pensieri, crucciato di non poter amare libero, alla luce del sole, ma solo nascosto nelle ombre di quello che appariva solamente un peccato. Abbassò gli occhi, rimanendo in silenzio a lungo, attimi in cui l’assassino osservava con affetto l’inventore, chiuso nel suo dolore.
-Hai mai amato, Ezio?-chiese improvvisamente in un sussurro.
L’altro rimase per qualche istante palesemente spiazzato dalla domanda.-Sì…ma ora lei non è più qui tra noi…-disse con la voce velata dalla tristezza.-E tu, Leonardo?-
L’artista capì perfettamente che Ezio si riferiva a Cristina Vespucci. A Venezia lui stesso aveva suggerito all’assassino come incontrarla, sebbene ciò gli avesse causato dolore e gelosia. Ma avrebbe fatto questo ed altro pur di veder sorridere il suo Ezio.
Rispose alla domanda del fiorentino:-Sì.-disse semplicemente. Non c’era bisogno che dicesse ad alta voce di chi si trattava.
Riprese a parlare dopo nuovo, molto silenzio.-Mi stupisce sempre come ci sia uno stuolo di giovani ragazze, che sarebbero pronte a fare carte false pur di sposarti e tu…non te ne curi…-disse scuotendo la testa, riportando la discussione su toni più leggeri.
-La maggior parte si sono allontanate quando scoprivano chi ero in realtà…oppure mi usavano solamente per le loro vendette…oppure per altre era solamente sesso…nessuno mi è mai stato davvero vicino e fedele, in tutti questi anni…- Fece una pausa, lunga, intensa. –A parte te…-
Era vero. L’unico che l’aveva davvero aiutato, sostenuto e amato, l’unico che gli era rimasto fedele fino all’ultimo, che aveva rischiato la vita per la sua causa, che gli aveva donato tutto se stesso…era in quella stanza.
-Forse è per quello che non trovo una compagna adatta a me…-continuò a parlare l’assassino, mentre Leonardo era ammutolito dallo stupore di quelle parole –perché, forse, non è una donna…- Ezio, sollevò una mano, per passarla con delicatezza su una guancia di Leonardo.
Gli occhi dell’artista si velarono di lacrime, mentre si inchiodavano a fissare il volto intenso e sensuale dell’assassino. Non riusciva a pronunciare nessuna parola. Sentiva il cuore scoppiargli nel petto e gli occhi sembravano non riuscire più a contenere quelle lacrime, colme di gioia e dolore al tempo stesso.
-Oh…Ezio…io…-disse con un sussurro, mentre una lacrima solcava la sua guancia.
Ezio gliela asciugò con il dorso della mano:-Shh…non devi dire nulla…- Si avvicinò nuovamente, facendo aderire il suo corpo ben allenato a quello minuto dell’artista, mentre le sue labbra si poggiavano un’altra volta  su quelle di Leonardo, con passione. Il tempo li aveva finalmente riuniti, in un modo assolutamente inaspettato, ma sublime nella sua perfezione. I baci tra i due divennero a poco a poco sempre più intensi, mentre le lingue si saggiavano impazienti, in un intrico selvaggio e peccaminoso.
Il desiderio cominciava a farsi sentire di nuovo prepotente tra i due, mentre le stoffe dei pantaloni iniziavano a gonfiarsi, l’una a contatto con l’altra, mentre i due amanti si stringevano in un abbraccio intriso di passione. Leonardo questa volta non si sottrasse a quella prorompente brama carnale, anzi, si lasciò scivolare lentamente in quelle spire, sotto il tocco del sapiente del suo compagno, donando tutto se stesso, fino all’anima, mentre si lasciava possedere senza pudore.
-Hai mai amato, Ezio?-chiese nuovamente Leonardo.
-Sì…-rispose questa volta l’assassino, con semplicità.
Il pittore non ricordava neppure più  da quanto tempo non stava così bene, non si sentiva così libero. Tra le braccia di Ezio, la sua vita, riusciva in pochi istanti a prendere una piega meravigliosa.
Finalmente, andava tutto bene.

 

   
 
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