Scritta per il TVG Chrismas edition,
con prompt child!Elena/child!Jeremy - Lettera a Babbo Natale. Doveva
essere un semplice miscuglio di fluff e marmocchieria, ma poi la 3x10 si è messa in mezzo e ho
dovuto per forza provvedere. Dedicata in tutto e per tutto alla donnicciola che
l’ha richiesta (<3) nella speranza che possa apprezzarla comunque.
Premessa. La prima parte è ambientata
durante la vigilia di Natale del ’98 (Elena ha sei anni, Jeremy quattro). La
seconda parte, più o meno a metà della prima stagione, durante il primo Natale
che i due fratelli trascorrono senza i genitori. La terza parte, infine, è un
ipotetico post-3x10.
Whatever happens.
24 Dicembre 1998.
“Caro Babbo Natale,…” incominciò a scrivere Elena,
pronunciando le parole a voce alta. “Come stanno le renne? E la signora Natale? Babbo, io quest’anno sono stata
davvero buona. Anche più degli anni scorsi! Quindi, se puoi portarmeli, vorrei
questi regali…”
Si fermò, esaminando con espressione critica la sua
prima parte di letterina.
“..Per favore.” aggiunse, annuendo soddisfatta.
Frugò nel portapenne alla ricerca delle matite colorate per decorare al meglio
la sua lista, ma non ne trovò nemmeno una.
“Jeremy!” strillò. Balzò giù dal letto e si diresse
verso la scrivania. Controllò in tutti i cassetti e negli astucci al loro
interno, ma Elena non vi trovò la minima traccia di colori. Non c’erano
pastelli o pennarelli, né tanto meno matite.
“Je-re-my!” Gridò
nuovamente, rossa in viso, scandendo ogni sillaba con rabbia. Con le mani sui
fianchi, si affrettò a raggiungere la camera del fratellino. Jeremy era
accoccolato sul tappeto a pancia in su, i piedini incrociati per aria e
un’espressione concentrata dipinta in viso.
“Le mie matite della scuola!” esclamò subito Elena,
riconoscendo i colori sparpagliati un po’ dappertutto attorno al bambino.
Jeremy continuò a disegnare imperterrito, tirando fuori la lingua mentre
calcava con una matita il contorno di quello che sembrava essere un cane.
“Vai via.” ordinò infine il piccolo, mentre la
sorella maggiore incominciava a raccogliere le matite. “Sto scrivendo la mia lettera a Babbo Natale.” spiegò, con aria seria.
“Ma se nemmeno sai scrivere, tu!” lo rimbeccò Elena
dandogli una matita sulla testa.
“Ahi!” si lamentò il bimbetto, mentre la sorella
recuperava gli altri colori. “Tanto io preferisco i pastelli!” ribatté infine, quando
venne derubato anche dell’ultima matita. Nel frattempo, Elena ,aveva
incominciato a frugare tra i cassetti della scrivania.
“Jeremy, dove hai messo tutti gli altri colori?
Dove sono i pennarelli?”
Il bambino scosse cocciutamente il capo, passando
poi con aria ammirata le dita sulla sua letterina di Babbo Natale: ci aveva
messo un intero pomeriggio, ma alla fine era riuscito a disegnare tutti i
regali che desiderava. Magari non sapeva ancora scrivere, ma era sicuro che
Santa Klaus avrebbe interpretato alla perfezione le sue richieste.
“Non te lo dico!” annunciò infine con fare
birbante, girandosi sulla schiena e allargando le braccia sul tappeto.
“Voglio i miei colori!” ripeté Elena, agitando i
pugni pieni di matite. Jeremy si mise a ridere.
“Tanto non li troooovi!” cantilenò
tra le risa, prima di voltarsi per tornare a rimirare il suo disegno. Elena gli
scoccò un’occhiataccia.
“Guarda cosa faccio, Jer!”
annunciò infine, sfilandogli la letterina di Babbo Natale da sotto il naso. Il
CRACK del foglio che si strappava dipinse sul visetto del piccolo Gilbert
un’espressione inorridita.
“La mia lettera!” si lamentò, spingendo malamente
la sorella.
“Ahi! Brutto nano!” strillò in risposta Elena,
strappando ulteriormente il disegno del fratellino.
“Che cosa sta succedendo, qui?”
Miranda irruppe preoccupata nella stanza e il suo
sguardo saettò dalle guance rosse di rabbia di Elena, all’espressione atterrita
di Jeremy.
“Mi ha rubato i colori, e mi ha anche spinto!” protestò
la maggiore dei due, indicando il bambino con il dito. “Adesso chiedo a Babbo Natale di portarmi un fratellino nuovo, perché io
questo non lo voglio più. Gli dico di mandarti via, così impari!”
“Ma Elena!” la ammonì la madre, mentre la ragazzina
si allontanava dalla stanza sbattendo i piedi. Jeremy si acquattò a gambe
incrociate sul tappeto, raccogliendo i frammenti della sua lettera. La madre
sospirò, chinandosi per essere alla sua altezza.
“Non diceva sul serio; Elena ti vuole bene: anche
se sei un mascalzone.” lo tranquillizzò, arruffandogli i capelli. Jeremy si
limitò a dare una scrollata di spalle con aria noncurante. Tuttavia, alla madre non sfuggì l’espressione dubbiosa che per un attimo
aveva fatto capolino sul volto del piccolo.
24 Dicembre
2009.
“Ehi, guarda che ho trovato…” borbottò Jeremy, mescolando le parole a uno
sbadiglio. “…Ti ricorda qualcosa?” domandò poi, adagiando il foglio piegato in
quattro sulle ginocchia di Elena e abbandonandosi sul divano. Elena mise da
parte il regalo che stava scartando e aggrottò le sopracciglia, spiegando il
foglio: riconobbe all’istante la propria calligrafia infantile.
“è una mia vecchia letterina a Babbo Natale!” constatò la ragazza, abbozzando
un sorrisetto intenerito. “Aspetta!” esclamò,
poi tirando la manica del pigiama di Jeremy. "Me la ricordo questa! È la
lettera che mi avevi nascosto quell’anno in cui abbiamo litigato la vigilia: non
sono mai riuscita a ritrovarla!”
Rise, sistemandosi sul divano accanto a Jeremy.
“Te l’eri cercata.” si limitò a
rispondere il fratello, agitando uno dei pacchetti destinati a lui. “Credevo
davvero che tu avessi chiesto a Babbo Natale di portarti un nuovo fratello.” aggiunse
poi, con una punta di divertimento nello sguardo. Elena adagiò il capo sulla
sua spalla.
“Ma figurati.” lo prese in giro osservando la sua vecchia lettera,
intenerita dai desideri trascritti a matita: richieste tipiche per una
qualsiasi bambina di sei anni.
“Dicevi anche di volermi mandare via.” insistette Jeremy, lasciando andare
il pacchetto e voltandosi in direzione della sorella.
Elena sorrise, ricordando con un pizzico di nostalgia gli screzi infantili
di quando erano piccoli.
“Hai poi mai scoperto se finii per scriverlo veramente a Babbo Natale?” chiese infine. Il sorriso tornò a fare
capolino sul volto del ragazzo.
“Sto per scoprirlo adesso.” Rispose Jeremy, mentre entrambi scorrevano con
lo sguardo le ultime righe del foglio.
***
Questa è la R. R come…Rana?
Il piccolo Jeremy aggrottò le sopracciglia e strabuzzò gli occhi, ma le
parole trascritte da Elena continuarono a risultargli incomprensibili.
No, come Robot. Ma i robot non
piacciono alle femmine!
Era inutile: per quanto si sforzasse, non vi era modo per lui di
riconoscere in quei segni rotondi, delle parole di senso compiuto. Elena aveva
davvero chiesto a Babbo Natale di mandarle un nuovo fratellino? E lui che fine
avrebbe fatto?
Sbuffò, incrociando le gambe sulla trapunta. Quando poi, fu stanco di
starsene immobile, scivolò a terra e infilò la testa sotto al letto, sorridendo
con aria furbetta: poco importava, cosa avesse scritto Elena in quella lettera;
lui l’avrebbe nascosta talmente bene, che nemmeno Santa Klaus sarebbe stato in
grado di trovarla.
Una volta sicuro di aver fatto un buon lavoro, Jeremy tornò ad accucciarsi
sul letto sorridendo con espressione discola. Sfregò i piedi scalzi l’uno
contro l’altro e si coprì la bocca con le mani per nascondere una risata,
quando la sorella finalmente si accorse dell’ennesima marachella del fratello.
“La mia lettera!” strillò Elena, precipitandosi in camera del piccolo. “Ridammela,
ridammela!”
“Te l’ho presa perché tu hai rotto la mia!” si difese il bambino,
dimenandosi, per sfuggire alla presa della sorella. Lottarono per un paio di
minuti a suon di pizzicotti e spintoni, ma alla fine la maggiore, decise di lasciare
perdere.
“Va bene, tienitela pure.” si arrese, dandogli le spalle. “Tanto adesso la
rifaccio. E ci scrivo di nuovo che voglio un fratellino nuovo.” annunciò con
aria altezzosa, facendo oscillare i codini. Jeremy sgranò gli occhi,
improvvisamente turbato: credeva che, facendo sparire la lettera, tutto si
sarebbe sistemato. Non gli era venuto in mente che Elena avrebbe
tranquillamente potuto scriverne una seconda.
Osservò la sorella allontanarsi, ma non si mosse fino a quando non la vide
scomparire nel corridoio. A quel punto scivolò a terra e, con una punta di indecisione
nello sguardo, la seguì nella stanza adiacente. Elena lo ignorò; si sedette sul
letto e incominciò una nuova letterina, dettandosela ad alta voce.
“Caro Babbo Natale…”
Jeremy si sistemò sul tappeto, e incrociò braccia e gambe, osservandola
offeso. Infine, notando che la bambina continuava a compilare tranquillamente
la sua lettera, si avvicinò al letto gattonando.
“ ’Lena.” sussurrò, tirandole una
manica.
“Che c’è?” rispose la bambina, in tono di voce irritato. Jeremy appoggiò il
capo sul materasso.
“Non gli dire di mandarmi via.” sussurrò poi. Elena distolse lo sguardo dal
fratello, sforzandosi di ignorarlo.
“Per favooore!”
cantilenò Jeremy, tirandole nuovamente la manica. La bambina sbuffò.
“E va bene, non glielo dico.” Si arrese infine posando la penna sul foglio
e scivolando a terra accanto a Jeremy. “Però tu mi devi promettere che non mi
farai mai più i dispetti, hai capito?” Lo ammonì con aria severa, agitando il
dito indice. Jeremy annuì in fretta, visibilmente rincuorato.
“Te lo prometto!” dichiarò solennemente, tornando ad acquattarsi sul
tappeto. “Facciamo la pace?” chiese poi,
con espressione speranzosa.
“Va bene!” acconsentì con un sorriso la bambina, stritolando il fratello in
un abbraccio. Jeremy tirò fuori la lingua, infastidito.
“Lasciami!” si lamentò, cercando di sfuggirle.
“Senti, Jer: visto che abbiamo fatto pace, adesso
me la ridai la letterina?” domandò a quel punto Elena. Jeremy le sorrise
furbetto e scosse il capo con forza.
“Nossignore!”
“JEREMY!”
***
“Caro Babbo Natale,
“Come stanno le
renne? E la signora Natale? Babbo, io quest’anno sono stata davvero buona. Anche
più degli anni scorsi! Quindi, se puoi portarmeli, vorrei questi regali:
- Una bambola uguale a quella di Bonnie, così
possiamo fare che sono sorelle
- Il camper di Barbie
- Un fidanzato per la zia Jenna (ma uno bello, eh?)
- Un fratelli Dei colori per il mio fratellino, così la smette di rubarmi sempre i miei
Ti voglio benissimo!
Elena
“Hai visto? Non l’avevo scritto! Uomo di poca fede.” esclamò Elena, sventolando la letterina sotto
il naso del fratello con espressione trionfante. “Mi fai imbestialire di continuo,
ma non potrei mai mandarti via”. ammise infine, sistemandogli maternamente i
capelli arruffati sulla fronte. Jeremy sospirò.
“Se mi mandassi via, non ti rimarrebbe poi molto.” commentò con una punta
di amarezza nel tono di voce, abbandonando il capo sul cuscino.
“Ci siamo solo più noi, ormai. Io, te e zia Jenna.” Elena gli rivolse un’occhiata apprensiva.
“Noi e la zia Jenna siamo più che sufficienti.” lo rassicurò. “Ce la caveremo, Jer,
vedrai.” Aggiunse, appoggiandosi nuovamente alla spalla del fratello.
Jeremy le rivolse un’occhiata pensierosa, prima di annuire lentamente.
“Elena?” mormorò poi recuperando la lettera dalle mani della sorella. “Qualsiasi
cosa accada, promettimi che resteremo assieme.”
Elena annuì, appiattendo il foglio tra le mani del fratello.
“Te lo prometto.” lo rassicurò, mentre l’orologio sul camino annunciava lo
scoccare della mezzanotte.
24 Dicembre
2010
Jeremy infilò le mani in tasca e affondò il mento
nella sciarpa, avviandosi in direzione della sua nuova casa. A Denver faceva
più freddo di quanto si fosse aspettato, ma stare lì gli piaceva. La città era
grande e trafficata, eppure riusciva ad infondergli una tranquillità
particolare che Mystic Falls da tempo non era più stata in grado di
concedergli. Non sapeva perché fosse lì: nonostante ricordasse chiaramente di
aver preso lui stesso quella decisione, ancora non riusciva a spiegarsi che
cosa l’avesse spinto a trasferirsi in maniera così improvvisa. Tuttavia,
qualcosa dentro di lui, sembrava suggerirgli di continuo che avesse preso la
decisione giusta.
Sospirando, Jeremy accelerò il passo, individuando
i primi fiocchi di neve fare capolino nel cielo; era il ventiquattro Dicembre:
la vigilia di Natale. Un lieve richiamo alla nostalgia che in quelle settimane
era riuscito a mettere da parte, fece capolino fra i suoi pensieri. Aveva
apprezzato i quindici giorni appena trascorsi vivendoli come un sedicenne qualunque,
ma in quel momento, osservando gli abeti decorati a festa e la neve che
scendeva lenta, si sentì vuoto, come se un frammento di lui gli fosse stato
portato via assieme a Mystic Falls. Era una sensazione che già aveva provato in
passato, in un periodo che, ancora una volta, non riusciva a ricordare, se non
in maniera piuttosto confusa. Di quei giorni, tuttavia, ricordava una cosa: era
la vigilia di Natale e lui e Elena stavano parlando di un qualche screzio che
avevano avuto da bambini. E poi, lui si era fatto promettere qualcosa: qualcosa
che il suo trasferimento a Denver sembrava aver posto in secondo piano.
Fino a che, non udì la voce di sua sorella.
“Jer!”
Elena stava agitando le braccia dall’altro lato della
strada, cercando di attirare la sua attenzione. Alla sua destra Alaric sorrideva
tenendo le mani in tasca: c’era qualcosa di simile all’orgoglio inciso il suo
sguardo.
Jeremy aggrottò le sopracciglia, sorpreso.
“Che ci fate, qui?” domandò; si affrettò poi ad attraversare,
per raggiungerli. Elena lo strinse a sé e Jeremy ricambiò l’abbraccio,
incrociando poi lo sguardo di Alaric.
“Stai bene?” Gli chiese la ragazza, esaminandolo
con aria apprensiva. Jeremy annuì. “Sembri…Sereno.” Constatò infine la sorella, accarezzandogli una guancia.
“Non pensavo che sareste venuti.” ribadì il ragazzo,
infilandosi le mani in tasca per tenerle al caldo.
Elena gli sorrise.
“L’anno scorso ti avevo promesso che saremmo
rimasti assieme a qualsiasi condizione.” gli ricordò, prima di rabbuiarsi. “Non è stato così.”
“Sono stato
io, a decidere di andarmene.” la
interruppe il fratello. “Non sei stata tu a mandarmi via”.
Elena sospirò, cercando poi Alaric con lo sguardo.
Jeremy li osservò confuso, non riuscendo a comprendere cosa si stessero
comunicando con gli occhi.
“Volevo passare con te almeno la vigilia di
Natale.” si limitò infine ad aggiungere
la ragazza.
Jeremy non disse nulla; rivolse alla sorella un’ occhiata
pensierosa, prima di incamminarsi verso la sua nuova casa di Denver, in
compagnia di Elena e Alaric.
“Tornerò mai a Mystic Falls?” domandò
improvvisamente, avvertendo il bisogno di porgere quella domanda. “Tornerò mai
a casa?”
L’interrogativo gli era sorto spontaneo, anche se non
era riuscito a comprenderne il perché. Era stato lui a decidere di andarsene,
dopotutto. Oppure no?
“Un giorno.” lo rassicurò infine Alaric, posandogli
una mano sulla spalla.
“La mia promessa è ancor valida, Jer.” gli diede man forte Elena, stringendosi al braccio
del fratello. “La tua casa è Denver, adesso, ma prima o poi
troveremo il modo di restare assieme. Qualsiasi cosa accada.”
Jeremy annuì lentamente. Piano piano la confusione
stava iniziando a farsi meno nitida nella sua testa. E mentre riprendeva a
camminare, stringendo la mano che sua sorella gli porgeva, si accorse di
ricordare ancora bene ciò che si erano promessi la vigilia di Natale di un anno
prima: a Denver sentiva di poter essere finalmente felice. Tuttavia, loro
promessa, sarebbe sempre venuta prima di tutto.
Here’s the thing Jer. You’re going to go out of town for a while. A long
while. You’re going to leave Mystic Falls behind and never think twice about
it. You’re going to have a better life Jeremy.
3x10. The new deal
Nota dell’autrice.
Questa one-shot era nata come qualcosa di molto più..Semplice? L’ultima parte mi sono sentita in dovere di
aggiungerla, dopo la 3x10, che mi ha ucciso, ma che mi ha anche rincuorato,
perché sapere Jeremy al sicuro, mi solleva un pochetto. In realtà, l’ultimo
paragrafo era lungo come la Quaresima, ma ho tagliato via dei paragrafi che
centravano più con Jeremy e il discorso che gli fa Damon che con il rapporto
tra i due fratelli (riferimenti al disegno, ovviamente, e anche a una qual
certa signorina che per me Jer incontrerà a Denver *chi
legge History Repeating,
può immaginare u_ù). Ad ogni modo, so che la
struttura di questa storia è un po’ confusionaria, spero ci si riesca a
raccapezzare comunque.
Un abbraccio grande a tutti
Laura