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Autore: Vagabonda    08/01/2012    3 recensioni
No, il titolo non è sbagliato. C’è scritto proprio Callen, avete letto bene. Perché così è come Elisabetta chiama all’inizio la più famosa e invidiata famiglia di vampiri. Elisabetta ha molte cose in comune con Bella Swan. Per esempio, è timida come lei, con una particolare predisposizione per catastrofi e un’assoluta mancanza di equilibrio. Un giorno, quasi per caso, il libro Twilight capita tra le sue mani. E lei comincia a leggere, e si ritrova in un mondo incredibile, talmente simile al suo da sembrare quasi lo stesso. Che sia tutta una questione di coincidenze? La ragazza non ne è poi tanto sicura…
Rimasi a bocca aperta, fissando la faccia del volume con un misto di sorpresa e ilarità. La lucida copertina nera ricambiò il mio sguardo, le lettere rosse che parevano dichiarare prepotentemente il loro nome. Twilight lessi.
Fui presa dall’insensata voglia di ridere e un singulto isterico uscì dalle mie labbra serrate. Quando si parla del diavolo…
Ma ero soddisfatta e abbastanza impaziente, quando cominciai a sfogliare le pagine del libro. Finalmente avrei appreso la storia del vampiro più discusso del momento direttamente dalle parole dell’autrice, e non sarei più apparsa una completa ignorante di fronte alle acclamazioni della mia amica.
Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, recitava la prima frase, seguita da molte altre. Sorrisi, afferrando quel libro così improbabile tra le mie mani, e mi sistemai comoda sul sedile. Mi rimanevano ancora pochi minuti di viaggio, ma perché non sfruttarli al meglio? A dir la verità, quel volume mi incuriosiva e non poco, e già le prime parole avevano stuzzicato il mio istinto di lettrice. E poi, non ero forse impaziente di conoscere meglio questo Edward?
Con quei pensieri e la pioggia scrosciante che accompagnava i miei occhi avidi di sapere, cominciai a leggere il libro
Twilight.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Siamo proprio sicuri che reggerà?-
Guardai il cielo sopra di noi, plumbeo e poco promettente.
Umberto, al mio fianco, rise –Reggerà, reggerà-
Sbuffai, tornando a guardare la strada davanti a noi. Eravamo in viaggio già da parecchie ore e sentivo i piedi formicolare. Mi sistemai meglio sul sedile, le membra intirizzite.
-Quanto manca?- chiesi, la voce lamentosa. Non ne potevo davvero più.
-Pazienza- ripeté il mio ragazzo, per la millesima volta quel giorno.
Sbuffai –Non sono paziente, e tu lo sai-
La sua risata risuonò ancora nell’abitacolo –Lo so, ma io ti amo lo stesso-
Lo guardai con aria di rimprovero ma il suo sorriso contagiò anche me. Si sporse verso di me per baciarmi teneramente, e io assaporai le sue labbra sulle mie. Non mi sarei mai stancata di quel contatto.
-Guarda la strada- sussurrai sulla sua bocca.
Umberto aprì gli splendidi occhi verdi e li puntò sul mio viso –Ma tu sei molto più bella-
Sorrisi, arrossendo –Sono più bella da viva. Guarda la strada!-
Mentre lui obbediva, allungai una mano per accendere la radio.


I was a quick wet boy
Diving too deep for coins
All of your straight blind eyes
Wide on my plastic toys

And when the cops closed the fair
I cut my long baby hair
Stole me a dog-eared map
And called for you everywhere



-Oh!-
-Cosa succede?- il mio ragazzo si voltò a guardarmi, preoccupato per la mia esclamazione.
-Questa canzone- lo guardai –è la colonna sonora del ballo di Edward e Bella, nel film di
Twilight-
Lui sorrise, misterioso. Avevo cercato in tutti i modi di estorcergli il nome della meta del nostro viaggio, inutilmente. “Ti piacerà, vedrai” aveva detto. Sospirai, ma quando avrebbe imparato che io non ero effettivamente una persona paziente?!
Umberto allungò una mano e la posò sulla mia coscia. Presi le sue dita tra le mie, appoggiai la testa al finestrino e, sulle note di Flightless Bird, American Mouth, mi addormentai in breve tempo.


Un tocco leggero sulla mia spalla mi ridestò dal mio sonno.
-Siamo arrivati- sentii dire. Mi voltai e incrociai lo sguardo del mio ragazzo, le gambe già fuori dalla macchina.
-Ti aspetto fuori- disse –prenditi tutto il tempo che vuoi per svegliarti. Voglio che tu ti goda la sorpresa-
Annuii, e mi stirai mentre lui chiudeva la portiera. Mi stropicciai gli occhi, ringraziando per non essermi truccata quella mattina. Per ultimo, presi un bel respiro e uscii all’aria aperta. Sbattei gli occhi velocemente, aprendo la bocca sorpresa, del tutto impreparata alla vista che mi si stendeva davanti.
Una cittadina, graziosamente arroccata su un monte, circondata da colline verdi e rigogliose, come quella su cui mi trovavo. Osservai le mura antiche, i palazzi alti, il colore terreo dei tetti, riconoscendo immediatamente il posto.
Cercai con lo sguardo il mio ragazzo e lo trovai intento ad aprire il portabagagli della macchina, da cui tirò fuori un sacchetto giallo e un delizioso cestino di vimini. Mi raggiunse sorridendomi e tendendomelo –Sorpresa!- esclamò.
Mi gettai tra le sue braccia, schioccandogli un bacio sulla guancia –Mi hai portata a Montepulciano, mi hai portata dai Volturi!-
Lui rise, stringendomi più forte –Allora ti è piaciuto il regalo di Alessia?-
Gli sorrisi –Ho quasi finito New Moon e ho intenzione di divorare anche i due libri che restano!-
Presi il cestino dalle sue mani, seguendolo verso un grande spiazzo erboso. Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei appassionata così tanto a quella saga?!
Umberto si fermò sotto un grande albero frondoso e dal sacchetto tirò fuori una tovaglia a quadri bianchi e rossa. La stese sulla morbida erba e vi ci si sedette sopra, battendo con la mano sullo spazio vuoto al suo fianco, invitandomi a imitarlo. Appoggiai il cestino, aprendolo e rivelando il suo contenuto: tramezzini di tutti i tipi, frutta, insalata di riso e le specialissime crocchette di mia madre. Tirai fuori tutto quel ben di Dio e lo deposi sulla tovaglia. Poi andai ad accoccolarmi di fianco al mio ragazzo, che mi accolse tra le braccia e mi strinse a sé.
Rimanemmo in quella posizione per non so quanto tempo, tanto che cominciai a perdere la sensibilità alle gambe. Ma non mi importava, non mi sarei mossa per nulla al mondo. La vista di Montepulciano, i prati verdi, le colline silenziose e Umberto tra le mie braccia.
Se questo è un sogno, vi prego, non svegliatemi mai più.
-Sei felice?- mi chiese il mio ragazzo, rompendo il silenzio che regnava da un po’ di tempo. Nessuno dei due aveva sentito la necessità di parlare.
Lo guardai, specchiandomi nei suoi occhi di smeraldo –La persona più felice della terra non potrebbe mai capire come mi sento- risposi.
Umberto aggrottò la fronte –Non bastava un semplice ‘sì’?-
Risi, baciandolo sulle labbra –Sì, sono felice da far schifo!- urlai, gli occhi rivolti al cielo e il cuore gonfio di amore. Anche il mio stomaco partecipò alla festa, scegliendo proprio quel momento per mettersi a brontolare sonoramente.
-Saresti più felice, dopo una delle crocchette di tua madre?- propose Umberto, offrendomene una. Arrossii, prendendola e mordendola con avidità.
Mangiammo tutto e una volta sazi ci stendemmo fianco a fianco, satolli di cibo e di amore.
-È tutto perfetto- disse Umberto.
Annuii, ma qualcosa dentro di me si mosse. Senza poterlo evitare, sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Chiusi le palpebre e due perle d’acqua lasciarono la loro scia luminosa sulle mie guance. Prima che potessero toccare terra, furono raccolte dalle dita del mio ragazzo.
Aprii gli occhi e incrociai il suo sguardo. Un velo di tristezza copriva le iridi verdi.
-Ti manca?-
Annuii, nascondendo il volto nel petto di Umberto. Ricordai la prima volta che quell’orrendo vuoto aveva riempito il mio corpo. Era stata durante un memorabile pomeriggio in un campo di grano, quando una bellissima barriera era stata spezzata. Alcuni pezzi allora si erano conficcati del mio cuore, strappando una parte di me.
Da quel giorno non avevo più sentito Bella. Nessuna voce che rispondeva ai miei pensieri, nessuna spalla su cui appoggiarmi. Quel giorno non avevo solo perso una parte di me, avevo perso un’amica, una confidente, un pezzo della mia vita. Un tassello fondamentale, come un elemento di un sistema più grande di me, come la Luna per la Terra, come un fratello o una sorella.
-Ogni giorno- mormorai –ogni giorno di più-
Umberto mi abbracciò –Ti capisco-
Anche Edward era sparito. E così Jasper, Rosalie, Alice ed Emmet. Andati, scomparsi, per sempre. Ma nessuno, nemmeno Umberto, poteva capire come mi sentivo. Loro non erano mai stati legati ai Cullen come lo ero stata io a Bella.
Il mio ragazzo mi prese le spalle e mi distanziò quanto bastava a guardarmi negli occhi.
-Lei non se ne andrà mai. Continuerà a vivere per sempre qui- disse, poggiando una mano sul mio cuore. La coprii con le mie, annuendo e sorridendo debolmente.
Poi Umberto si girò e tirò fuori qualcosa dalla busta gialla –Ho portato questo. L’ho tenuto per momenti come questo-
Guardai l’oggetto nelle sue mani, mentre nuove lacrime mi offuscavano la vista.
-Pensavo ti avrebbe fatto piacere averlo vicino- aggiunse lui, allarmato dalla mia reazione.
Gli sorrisi, prendendo il libro in mano –Grazie-
In quel momento un lampo squarciò il cielo, facendoci sobbalzare entrambi. Mi strinsi a Umberto sotto i folti rami dell’albero, mentre grosse gocce di pioggia cominciavano a cadere sull’erba.
-Dicevi?- dissi, ridacchiando tra le sue braccia.
Il mio ragazzo guardò con aria critica il cielo nero di nuvoloni –E io che ti volevo portare a fare un giro in paese…-
Lo guardai sogghignando –E che problema c’è? Siamo vampiri, mica streghe che si sciolgono per un po’ d’acqua!-
Umberto rise e mi baciò. Strinsi Twilight al petto, sentendo il suo rassicurante peso vicino al cuore.
Sempre insieme.






FINE




Okkei, prima di tutto precisiamo che la frase di Elisabetta è scherzosa e assolutamente non vera. Qui di vampiri ci sono solo i Cullen, o Callen, per dirlo come la nostra protagonista!
Bè, che dire, siamo giunti alla fine. Tutte le matasse sono stata sbrogliate, tutti sono felici e contenti. Ma i Cullen? Vi chiederete voi. I Cullen, i Callen…non lo so. Cioè, lo so, ma non voglio dirvelo. Questo è, come si dice, un finale aperto. Ognuno di voi è libero di pensare ciò che vuole dei nostri amati vampirozzi e di quello che hanno fatto in (e per) questa storia. Anzi, vi dirò di più! Chi volesse espormi le sue idee a proposito è pregato di farlo con un’ultima, graditissima recensione, a cui sarò felice di rispondere con la mia versione del finale. Insomma, date libero sfogo alla fantasia, o miei lettori!
Un ultimo, grande GRAZIE a chi mi ha sempre sostenuta in questa avventura, a chi ha letto Twilight insieme a Elisabetta, a chi si è emozionato per le storie d’amore, a chi si è preoccupato per Alessia, a chi, come me, sta piangendo per questa fine. È un “happy ending”, ma sempre di ending si tratta!
Spero di essere riuscita a regalarvi le emozioni che ho provato io scrivendo questa storia, e che magari ne porterete un pezzo nel cuore, insieme a voi. Sempre insieme :)

Elena
   
 
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