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Autore: Iria    08/01/2012    4 recensioni
[Cinquanta frasi sulla coppia GojyoHakkaiGojyo]
43 – Ferita.
Quando era ormai trascorso diverso tempo dall’inizio della convivenza con Hakkai, Gojyo decise di bruciare le lenzuola una volta imbevute del sangue del giovane, provando –senza riuscirci granché bene- a cancellare le testimonianze di una sofferenza andata decisamente oltre la ferita allora cicatrizzata, in quanto aveva stretto in pugno, fino a farla esplodere, un’anima affogata nella vendetta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cho Hakkai, Sha Gojio
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: ~ Break me down [Bury me! Bury me!]
Autore:
 Iria 
Fandom: Saiyuki 
Personaggi/Claim/Coppia: Sha Gojyo/Cho Hakkai
Generi: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life.
Avvertimenti: Lime, Missing Moments, What if..?, Yaoi.
Rating: Arancione 
Set: Delta
Note: Infine giungono le cinquanta frasi anche su questa coppia! *-*
Ho scelto di trattare gli stessi temi della Kenren/Tenpou in modo da evidenziare sia le differenze che le similitudini tra i personaggi.
Spero di esserci più o meno –meno, probabilmente! :°D- riuscita.
Cos’altro dire? Amo ‘sti due… insieme, da soli, a pezzi (?) sono sempre meravigliosi e soprattutto complessi; quindi spero di non averli banalizzati..!
Ho solo altre tre cose da aggiungere riguardo le frasi: nella numero uno ci sono dei riferimenti ad un capitolo del quinto volume del Gensomaden Saiyuki, la numero diciasette riprende una scena del Burial nel quarto volume del Reload, mentre la numero quarantacinque si riferisce ad una dell’Even a Worm –o almeno mi sembra fosse quello owo- del settimo volume del Reload! =)
*Titolo ispirato alla canzone The Kill, dei 30 Seconds To Mars*
*Prompt dati dall’iniziativa 1frase su Livejournal*

 

~ Break me down [Bury me! Bury me!]

 

1 – Terra.

Gojyo si decise a salvare quel giovane disteso sulla terra fangosa ed avvolto nel proprio sangue solo quando — ne fu sempre certo lo vide sorridere: oh, sì, in cuor suo il mezzo demone aveva imparato che il violento desiderio di morte non si sarebbe mai, mai potuto tradurre in un gesto tanto pregno di crudele rivalsa; nonostante, tempo dopo, avesse confessato ad Hakkai di averlo portato con sé semplicemente per non concedergli la gentilezza di lasciarsi morire. 

2 – Orgoglio.

L’orgoglio di Gojyo subiva dei seri danni ogni volta che quel maledetto di Hakkai lo stracciava nel poker, nel black jack e persino nella morra cinese; certo era che, poi, il caro mezzo demone sapeva come vendicare tali piccoli affronti alla sua meravigliosa persona: un bacio rubato bastava ed avanzava sempre, in quanto, ignorando il sorriso poco raccomandabile che si tingeva sul viso del coinquilino l’attimo seguente, il sapore aspro di quelle labbra era in grado di lasciarlo totalmente appagato

3 – Spirito.

Gojyo ed Hakkai, in segreto, non sapevano dire quanto potessero essere realmente forti di spirito: si erano ritrovati a dipendere l’uno dall’altro, senza alcuna possibilità di appello e, nonostante reprimessero ogni singolo impulso che invitava i loro sensi ad unirsi in un tocco più intimo, nel buio della notte esplodevano, divorandosi e saziandosi dei loro reciproci sapori.

4 – Storia.

I libri di storia erano quelli verso cui Hakkai mostrava più interesse, e Gojyo lo comprese ben presto: il coinquilino, infatti, quando ne aveva la possibilità leggeva per ore, immergendosi completamente in quei mondi immortalati sulla carta ed il mezzo demone, allora, si limitava a fissarlo con un sorriso appena accennato, perdendosi nel contemplare quegli occhi verdi del tutto catturati dalla lettura — avvincente o meno che fosse.

5 – Tempo.

Da quando Hakkai era entrato nella sua vita accompagnato dall’odore del sangue e celando il viso dietro una maschera di ambigua affabilità, Gojyo aveva finalmente imparato a tener conto del proprio tempo solo per poter enumerare tutte le volte in cui l’altro gli aveva strappato il respiro o un battito, succhiandogli incosapevolmente via o, almeno, il mezzo demone così pensava   un’esistenza ed un’anima divenute fondamentali e che mai prima di allora aveva creduto di meritare.

6 – Guerra.

Spesso, tra Hakkai e Gojyo il sesso si riduceva ad una semplice guerra per il dominio dell’uno sul corpo dell’altro: ah, erano dei mocciosi così ottusi, alle volte..!

7 – Tradimento.

Ad un certo punto della loro vita decisero tacitamente che nessuno dei due avrebbe mai permesso all’altro di morire: tradire se stessi, concedendo alla sofferenza di soffocarli ancora, non era affatto contemplabile negli egoistici  piani di Gojyo ed Hakkai.

8 – Sentore.

Certe notti Hakkai vedeva il sangue macchiare di nuovo le sue mani, lo avvertiva scorrere ancora  tra le dita tremanti; però quella disgustosa sensazione spariva nel momento stesso in cui Gojyo, avvicinandoglisi alle spalle con un leggero sbuffo, gli lasciava un bacio sulla cute tesa del collo, respirandovi contro fino a quando l’altro, sorridendo, non riprendeva coscienza di sé.

9 – Giovinezza.

Godere della giovinezza risultava decisamente limitativo, quando poi avanzava tutta una vita lungo la quale trascinarsi, e Gojyo ed Hakkai, considerando il loro passato, per molto tempo non furono in grado di comprendere la preziosità né della prima né della seconda; però alla fine, sfiorando la morte, capirono che sarebbe bastato anche solo sopravvivere per perdersi nei meandri di quel dedalo di esperienze.

10 – Orme.

Quando Hakkai entrò in casa, sfuggendo alla pioggia che rigava il cielo, notò delle orme di fango sul pavimento lasciate, così pareva, da un’andatura piuttosto strascicata; allora, il demone sospirò e, seguendo quella sporca scia, si ritrovò nella camera da letto di Gojyo: lì, il compagno sembrava lo stesse aspettando in un ubriaco dormiveglia, tormentato da chissà quali terribili allucinazioni...
«Ahah, mi hai trovato… ma, Hakkai, perché diavolo dobbiamo rivederci sempre in tali deprimenti condizioni..?»

11 – Preda.

Hakkai, nel suo aspetto demoniaco, ansimante e furente sotto il corpo di Gojyo, tese la vite ad avvolgere il meticcio in una morsa letale, ma l’altro si dibatté come una preda decisa a trasformarsi in cacciatrice e torturatrice; ed allora, afferrando la propria Shakujio ricaduta poco distante, lasciò che le catene dell’arma si stringessero attorno ai loro corpi nudi e sudati…
«Non l’avrai vinta..!».

12 – Stirpe.

Gojyo ed Hakkai potevano dire di somigliarsi totalmente sotto un unico particolare: nessuno dei due discendeva da una pura stirpe di demoni; o, meglio ancora, se il primo era solo un lurido mezzosangue, l’altro sì, proprio quello sul quale non avresti scommesso un accidente   celava in sé uno spietato assassino

13 – Passi.

Gojyo non riusciva quasi mai a distinguere i passi di Hakkai: potevano essere impercettibili o pesanti, ma difficilmente avevano la stessa cadenza, tanto che alle volte il mezzo demone riteneva che proprio nell’incedere del giovane fosse rivelata quella strana oscurità celata al di là della patina smeraldina dei suoi occhi.

14 – Rito.

Quasi fosse un rito, ad ogni nuovo anno trascorso dal loro primo incontro pioveva sempre; e a dire il vero Hakkai proprio non poteva sopportare quelle gocce d’acqua tanto rumorose: il suo umore si incupiva, e tale pessima condizione si rifletteva anche nel sorriso mesto ed appena accennato di Gojyo.

15 – Vittoria.

Alla fine di ogni battaglia, ad ogni nuova vittoria, quasi fosse un riflesso incondizionato Hakkai e Gojyo si ricercavano con lo sguardo fra le fila dei cadaveri dei demoni sconfitti: oh, bhé, ognuno dei due sapeva che l’altro stesse fin troppo bene, ma accertarsene di volta in volta con una fugace occhiata studiando anche le eventuali ferite del compagnodava loro una sicurezza ben più profonda, accompagnata da un’immediata ragione per  poter tornare finalmente  a respirare. 

16 – Languore.

Una vaga mollezza lo colse nel dedicarsi totalmente alla sigaretta che stringeva tra le labbra e, rilassato nella semi oscurità di un’ennesima stanza sconosciuta, quasi non si rese conto che Hakkai, seduto sul bordo del letto, aveva iniziato a carezzargli distrattamente i lunghi capelli scarlatti.

17 – Mortale.

«Bhé, io sono qui… per portare un ombrello!»
In quel momento, legato ad una sedia, con una pistola puntata alla fronte e la decisa intenzione a non tentar nulla, assolutamente nulla che potesse ostacolare la fottuta morte — uhm, vivere… che seccatura —, Gojyo rimase paralizzato dalla sorpresa ed invano desiderò solo che la voce appena udita non fosse quella di Hakkai; d’altra parte, il mezzo demone era lì, pronto a farsi saltare in aria il cervello: non avrebbe mai potuto tollerare che il compagno, l’uomo che aveva salvato, ora dovesse strapparlo alle braccia della terribile donna in decomposizione verso la quale s’era lanciato — che crudele ironia, quanta terribile incoerenza!

18 – Favorito.

Gojyo proprio non riusciva a comprendere di cosa avesse più bisogno, se del calore del seno di una donna o, più semplicemente e per ammetterlo a se stesso s’era morso a sangue la lingua svariate volte  anche solo della muta presenza di Hakkai.

19 – Giardino.

Hakkai ricordava che i particolari fiori rossi intravisti nelle vicinanze della casa di Gojyo crescevano anche nel giardino dell’istituto dove aveva insegnato; e sorrise a quel pensiero quando una volta notò che il compagno, proprio come lui, squadrasse quasi con rancore quelle stesse piccole gemme cremisi.

20 – Eros.

Non riusciva a credere che avere un uomo tra le gambe potesse rivelarsi talmente estasiante: già, Gojyo si era ritrovato a gridare come un dannato sulle labbra di Hakkai che, gemendo ad ogni affondo fra le sue natiche, lo aveva clamorosamente sconfitto in quella lotta fatta di morsi, carezze e mugugni compiaciuti — pugni, calci e doloranti imprecazioni. 

21 – Canto.

I gemiti di Gojyo ed Hakkai rappresentavano un canto blasfemo, l’ennesima nefandezza compiuta in quelle vite già segnate dal peccato d’esistere; ma ai due giovani non importava: perché preoccuparsi tanto per un qualsiasi squallido tabù, quando sapevano che salvezza e condanna coesistevano proprio nello stesso nodo di carne e sangue dei loro corpi?

22 – Tocco.

Una carezza poteva avere molteplici significati, e questo Gojyo lo sapeva bene: un tocco era in grado di comunicare gioia, tristezza, ira, frustrazione, appetito sessuale, affetto o compianto; ma quando sfiorava Hakkai anche solo distrattamente, il mezzo demone veniva investito e al contempo sepolto da mille e più istinti contrastanti. 

23 – Silenzi.

Gojyo ed Hakkai conoscevano i loro silenzi, avevano imparato ad interpretarli e a rispettarli e ben poche volte questi si erano tinti di ostilità: già, in certi momenti i due coinquilini avevano semplicemente bisogno di rinchiudersi in se stessi, e tornare in compagnia di quella solitudine che li aveva torturati con la sua languida presenza tempo prima.

24 – Movenze.

Gojyo amava le sinuose movenze dei fianchi femminili, quel lieve ancheggiare maliziosamente rivolto agli occhi vogliosi degli uomini; eppure, alle volte preferiva scrutare gli atteggiamenti decisi e sicuri di Hakkai che, lasciando intendere una certa virilità in contrasto col suo aspetto così falsamente  pacato cosa alquanto stuzzicante, secondo il modesto parere del mezzo demone , lo affascinavano nella loro particolare ambivalenza.

25 – Calore.

Il calore del ki di Hakkai sfiorava appena le sue membra ferite, facendolo mugugnare; e, nel momento stesso in cui il mezzo demone riacquistò un minimo di lucidità e coscienza, avvertendo l’altro allontanarsi, si allungò ad avvolgergli un polso in una presa forte, eppure tinta della dovuta gentilezza, col timore di perdere quel dolce tepore che, sapeva, non fosse solo dovuto alla benefica aura del compagno:
«Resta...».

26 – Apparizione.

Osservando il giovane che giaceva sul letto ancora in uno stato di incoscienza, Gojyo pensò davvero che così com’era apparso ai confini del bosco, entrando per un po’ nella sua vita mediocre, presto si sarebbe dissolto senza lasciare alcuna traccia di sé: oh, quanto si sbagliava

27 – Inebriare.

Gojyo riteneva che essere affascinati da un profumo, da un tono particolare di voce o dall’intensità degli occhi di una donna o di uomo fosse assolutamente lecito per l’animo umano; però, ciò che gli disegnava un sorriso ilare sul viso era la consapevolezza d’essersi ormai irreparabilmente inebriato, raggiungendo l’assuefazione, del corpo di Hakkai al contatto col proprio e ciò rappresentava un bel problema, se accostato alla sua sempre viva passione per le belle donne.

28 – Dita.

Le dita di Gojyo erano esperte e sapevano dove posarsi o cosa stimolare; eppure per un attimo, nell’insicurezza di quell’intimità che lo coinvolgeva con un altro uomo, fu Hakkai a guidare le mani del mezzo demone lungo tutto il suo corpo fremente.

29 – Nostalgia.

All’instaurarsi della convivenza con Hakkai, Gojyo non si impose alcun freno in particolare; quindi,  inizialmente perseverò nelle sue ben poco caste abitudini, temendo, nella propria irrazionalità e presunta incapacità di costruire un qualsiasi saldo rapporto, il sorgere di una subdola nostalgia nei confronti di quell’infida solitudine che il demone gli stava strappando via con imperscrutabile garbo.

30 – Legame.

La macabra scia di sangue eloquente rappresentazione delle vite dei due giovanisulla quale si univano i loro cammini non era poi tanto diversa dal sinistro legame di baci voraci che, avvinghiandoli in crudeli catene, li aveva costretti in ginocchio.

31 – Erba

Al sorgere del sole, l’erba bagnata avvolgeva i loro corpi, annodandosi alle dita di Hakkai, scivolando sotto la schiena di Gojyo; ed in quel momento i due poco badarono alla fresca bellezza del paesaggio che si illuminò tutt’intorno: infatti, con gli occhi serrati, ingoiando le grida, il mezzo demone da parte sua gemeva senza remore,completamente teso verso le fameliche fauci che, sopra di lui, avevano gustato ogni centimetro del suo corpo eccitato. 

32 – Sembianze.

Gojyo aveva notato come nell’oscurità ogni ombra assumesse sembianze sinistre e, forse, in quel buio sporco persino Hakkai lasciava intendere più  facilmente il proprio ipocrita inganno, concedendo alle tenebre di giacergli accanto, senza opporre alcuna resistenza a tali meschine assalitrici.

33 – Nettare.

Quando Hakkai, trattenendo ancora tra le labbra il piacere di Gojyo, baciò il mezzo demone, il meticcio sorrise a tanto osare, succhiando via avidamente quel perverso nettare — ambrosia preziosa — che aveva il sapore di entrambi.

34 – Rossore.

Gojyo non aveva mai visto il viso di Hakkai tingersi del rossore dovuto all’ubriachezza; e l’incredibile resistenza del compagno all’alcool un po’ — parecchio, in verità   lo irritava: infatti, cedendo a quello stato di vacua coscienza, il mezzo demone desiderava solo strappar via a morsi il meschino sorriso del compagno che, fottuto ipocritalo fissava sorseggiando del saké in tutta tranquillità…
«Ahah, hai esagerato un po’, non è vero?».

35 – Possesso.

Possedere e quindi troneggiare con costanza sul proprio compagno non era ritenuto assolutamente ammissibile né per Hakkai né tanto meno per Gojyo; ma dominarsi per una notte, bruciare l’uno sull’altro e venire abbattuti dal bestiale prevalere dei sensi era tutto ciò di cui i due avevano bisogno per avvertire quelle loro povere anime scalpitare smaniose.

36 – Crepuscolo.

Calando il crepuscolo, Gojyo ed Hakkai si avvicinarono un po’ più l’uno all’altro, giusto per saggiare fin dove quel reciproco desiderio carnale si fosse spinto a violarli, penetrando con i suoi perversi tormenti i loro animi traboccanti di libidine.

37 – Fautore.

A favorire la relativa calma nella convivenza tra Gojyo ed Hakkai era il reciproco rispetto che i due nutrivano nei confronti delle crudeli ombre che talvolta si posavano ancora sui loro cuori, mordendoli e divorandoli senza pietà alcuna: sì, non avevano bisogno di chiedersi nulla al riguardo; la trovavano un’azione indelicata e, semplicemente, per tornare a guardarsi negli occhi con serenità attendevano solo di poter stare meglio.

38 – Sfrontatezza.

Hakkai avvertì i denti di Gojyo mordergli audaci il collo e la lingua del coinquilino risalire fino a sfiorargli il dispositivo di controllo sul lobo; però, a colmare quella breve distanza che li separava ci fu solo l’odore dell’alcool già, quella sfrontatezza era semplicemente dovuta a qualche birra di troppo , ed allora il giovane, sorridendo appena e scansando il mezzo demone con un gesto fulmineo della mano, parlò al limite della sottile, seppur mirabile, pazienza di cui credevano disponesse:
«Sei ubriaco fradicio».

39 – Fato.

Gojyo si interrogava spesso circa la sadica natura del fato che, divertito, continuava a legare, o meglio a cucire, sempre con maggiore forza la sua anima a quella di Hakkai, tanto da riuscire a rattoppare maldestramente gli spiriti di entrambi in quei troppi punti lacerati e feriti.

40 – Labbra.

Ad ogni bacio, Hakkai riusciva a distinguere abilmente i diversi sapori che si erano posati sulla bocca del compagno: al primo assaggio gustava la nicotina che, sfumando nel dolce aroma del caffè, ben si sposava con la corposa traccia dell’alcool; poi, nel punto che più adorava, lo youkai percepiva un’essenza sempre nuova, appartenente senz’ombra di dubbio all’ultima donna che il caro mezzo demone s’era concesso per quel giorno… oh, sìerano proprio le labbra di una puttana, quelle di Gojyo.

41 – Pensiero.

Quando il mezzo demone gli porse quel piccolo ed inaspettato oggetto che luccicò allegro sotto i raggi del sole, un unico pensiero gli baluginò in testa: “parassita”
«Gojyo, sei davvero sicuro di volermi dare la chiave di casa tua..?»
«Potrei esserlo, se tu  iniziassi a chiamarla casa nostra».

42 – Ritorno.

Hakkai, rimanendo di tanto in tanto sveglio nella totale oscurità della propria camera, sapeva che Gojyo, quando rientrava da solo a notte fonda o alle prime luci dell’alba, sostava sempre al di là della sua porta chiusa: il mezzo demone si accomodava contro l’uscio e, fumando una sigaretta, annegava in una vaga tristezza che gli mozzava il respiro…
«E se un giorno, tornando, non ti trovassi?»
Ed ogni volta non riusciva mai, mai ad udire la risposta che gli veniva data con mirabile fermezza dal compagno che, dall’altra parte, si sedeva sul pavimento a sua volta:
«Probabilmente, accadrà solo perché sarò uscito a cercarti».

43 – Ferita.

Quando era ormai trascorso diverso tempo dall’inizio della convivenza con Hakkai, Gojyo decise di bruciare le lenzuola una volta imbevute del sangue del giovane, provando — senza riuscirci granché bene a cancellare le testimonianze di una sofferenza andata decisamente oltre la ferita allora cicatrizzata, in quanto aveva stretto in pugno, fino a farla esplodere, un’anima affogata nella vendetta.

44 – Confine.

Non era corretto dire che si amassero, in quanto tale contesto avrebbe posto dei limiti a quello che in parte era un rapporto decisamente distruttivoquindi no, un sentimento tanto dolce non era riuscito ad instaurarsi sul confine dei loro cuori, a differenza, invece, dell’insopportabile bisogno che avevano l’uno di curarsi meglio se segretamente dell’altro.

45 – Furore.

“Mi dispiace crearti tutti questi problemi…”
Oh, nella sua disperata furia, Gojyo ripensò a quelle parole, ritenendole pregne di un’ironia decisamente crudele: lì, sotto una disgustosa pioggia scrosciante che odorava di sangue, il mezzo demone premette ancora ed ancora sul torace di Hakkai riverso al suolo privo di sensi, quasi prendendolo a pugni, quasi a voler trasmettere un cieco furore, un’odiata impotenza alle immobili membra dello youkai; e quando, infine, vide quegli occhi aprirsi e brillare di un verde artificiale e di un oro bestiale, si sentì improvvisamente sfinito e svuotato d’ogni singola sensazione nonostante sul fondo del suo cuore continuassero a marcire una vaga frustrazione ed un senso di intollerabile inadeguatezza…
“Ti odio.”


46 – Volto.

Quando, svegliandosi, Hakkai vide per la prima volta il viso di Gojyo, non si perse nello studiarne il profilo o nel cercarne i difetti si accorse delle cicatrici del mezzo demone solo qualche tempo dopo ; ma, piuttosto, preferì concentrarsi su quei rubini ardenti dei suoi occhi, nella cui profondità scorse una scalfittura che ne comprometteva constantemente l’inestimabile valore.

47 – Candore.

Il candore del sorriso di Hakkai era decorato col sangue; ed attraverso le ombre che si posavano sul viso del compagno, Gojyo era in grado di intravedere quegli schizzi cremisi scivolare languidamente lungo le guancie del demone che, in un largo ghigno, infine leccava via con gusto la densa linfa purpurea.

48 – Vino.

Gojyo non gradiva in particolar modo la corposità del vino, però l’aroma dolce affascinava i suoi sensi; quindi, quando gli veniva offerto, il mezzo demone non mancava mai di accettarne un bicchiere, accostando a quel raffinato alcolico le seducenti labbra di una donna ritenendo, infatti, che sarebbe risultato assolutamente disgustoso se assaporato con l’amara essenza di Hakkai.

49 – Incisione.

Gojyo baciò la cicatrice sul basso ventre del compagno, terribile incisione che deturpava i lineamenti del giovane; e ricercando in quello studio dove il coinquilino fosse più sensibile, con la punta delle dita descrisse il profilo di tale sfregio, quasi a volerne imprimere il crudele disegno nella propria memoria.

50 – Lanterna.

L’oscurità era appena illuminata dalla fiammella tremolante di una lanterna ad olio, però in quelle tenebre sfaccettate Gojyo distinse comunque il viso stravolto di Hakkai ed udì il suo ansimante respiro: il demone aveva sognato ancora una volta di perdere il controllo, di stringere fra le proprie mani la calda gola del compagno fino ad ammirare il fuoco di quegli occhi profondi estinguersi e goderne — oh sì, farlo in preda ad un’estasi quasi sessuale…
«Potrei ucciderti… se il mio ego venisse sopraffatto, un giorno tu potresti morire per mano mia.»
«Bhé, semmai dovesse accadere, assicurati almeno di seppellirmi mentre ho ancora il tuo sapore sulle labbra.».

*Owari*

   
 
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