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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    09/01/2012    1 recensioni
[Partecipante al Title Contest - I titoli dello zio Emilio][SECONDA Classificata]
"Gli occhi guardavano voi ma sognavan gli eroi, le armi e la bilia;
correva la fantasia verso la prateria, fra la Via Emilia e il West."
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRA LA VIA EMILIA E IL WEST

 

§§§

 

Ricordo benissimo che, quando scesi dal treno, la prima cosa che udii fu il suono di una chitarra, che sovrastava, alle mie orecchie, lo sferragliare del treno.

 

Una melodia familiare, che mi portava a fischiettare allegramente mentre ricordavo il vinile girare sul piatto con un fruscio, spingendomi ad avvicinarmi al ragazzo seduto sulla panchina, in attesa forse del primo mezzo utile per scappare da lì...

 

Gli rivolsi un sorriso accondiscente mentre mi sistemavo meglio sulla spalla la sacca da militare, sentendomi morire di tenerezza nel vedere la sua espressione spaventata e confusa: non preoccuparti, non ti fermerò... Prima o poi tornerai come sono tornato io.

 

Gli allungai una manciata di lire, come a volergli augurare buon viaggio, poi mi allontanai, sentendo il cuore leggero e pieno di aspettativa per ciò che mi avrebbe atteso fuori dalla stazione, in quel mondo polveroso che non vedevo ormai da dieci anni.

 

Due dei quali, immerso nella sabbia rovente del deserto somalo.

 

Con un sospiro, mi ritrovai nuovamente nella realtà pigra e addormentata del mio paesino al crepuscolo di un tiepido giorno di primavera: qualche viso familiare in giro, molti sguardi curiosi puntati su di me, e il mio orgoglio e la mia gioia di essere ritornato finalmente a casa...

 

Nel mio West personale, quello che rivivevo ogni volta che riuscivo a portare una ragazza fuori al cinema in licenza, a vedere uno di quei western che tanto andavano di moda: a ogni ombra allungata sulla sabbia rossa, ricordavo i campi bruciati dal sole, invasi da covoni di fieno, che risuonavano delle grida di tanti piccoli indiani e cow-boy distratti, che si perdevano piume e pistole nell'euforia del gioco.

Tanti nomi, tanti ricordi...

 

Un'infanzia trascorsa tra i muri del collegio di frati e lo sterminato mondo ai nostri piedi che cambiava sempre ai nostri occhi.

 

Prima eravamo sulla Mesa, poi sulle rive del Colorado...

Tra i Navajos e in Arizona... A inseguire le giumente in Texas...

 

Era Alessando a darci l'imput delle nostre avventure, suo padre leggeva Tex...

Bei ricordi... Colorati anche dagli insulti che ci scambiavamo tra bande rivali per giocare nello stesso campo a riposo, prima di farci cacciare a calci dai proprietari, richiamati dal chiasso indiavolato che noi bambini facevamo.

 

Ci divertivamo con poco, in effetti...

La mia piccola città era come la ricordavo, polverosa, con l'unica strada a tagliarla a metà.

 

Quasi tutti i paesini emiliani sono così, e francamente non riuscirei a riconoscere altro posto come casa.

Mentre camminavo in silenzio, perso nei miei pensieri, coi piedi che si muovevano da soli sulla strada di casa, mi guardavo attorno, anche se con una punta di rammarico: c'erano pochi bambini, forse erano già a casa...

 

Il campanile battè in quel momento le cinque.

Peccato... Le nostre scorribande duravano quando era la campana dei Vespri ad annunciare la fine della giornata, e a richiamarci come tante mosche a casa, dove le nostre mamme ci lanciavano senza pietà nella vasca.

 

La nostra “conquista” dei territori inesplorati durava tanto, soprattutto durante l'estate, e mi spiaceva non vedere altri bambini in giro, magari coi vestiti pieni di erba e sporchi di terra, medaglie al valore dei nostri giochi.

 

E se tardavamo, e i nostri genitori ci dicevano qualcosa, la nostra risposta orgogliosa era sempre la stessa, chiunque di noi parlasse: “Ma mamma, stavamo conquistando il West!” e anche se spesso restavamo senza cena per il ritardo, non importava.

Probabilmente, il giorno dopo saremmo tornati nuovamente oltre il suono delle campane.

 

Ero così concentrato che quando mi accorsi dei ragazzini correre sul marciapiede davanti a me, mi erano già piombati addosso.

Erano così spaventati per aver abbattuto un soldato che mi tirarono su in fretta e furia, discutendo animosamente tra loro e accusandosi vicendevolmente.

 

Li rassicurai, indugiando con lo sguardo sui loro vestiti sporchi e le pistole giocattolo strette in pugno: non dovevano avere più di una decina d'anni, forse anche otto.

Quando gli chiesi dove fossero stati, ricordo che biascicavano, arrossendo e spintonandosi, alla fine mi risposero che si erano trattenuti a giocare nei campi.

 

Con aria quasi colpevole, uno di loro tirò fuori dallo zainetto un vecchio fumetto, confessando di averlo preso dalla collezione di suo padre... Che gli aveva raccontato dei giochi che faceva quando era bambino a sua volta.

 

“Anche noi conquistiamo il West come papà! mi annunciò con orgoglio, agitando il pugnetto davanti al mio naso, prima di scappare via, dopo essersi ovviamente ripreso il suo volumetto dalle mie mani lasciate aperte per lo stupore.

 

Rimasi a fissarli, forse con sguardo ebete, fino a quando anche l’ultimo di loro non ebbe voltato l’angolo, poi scoppiai a ridere di gusto, come ormai da qualche tempo non ricordavo di aver fatto, e mi incamminai nuovamente verso casa.

Anzi, decisi prima di fare una piccola deviazione.

 

Chissà, magari Alessandro era già tornato a casa dal lavoro.

 

§§§

 

II CLASSIFICATA - SHUN DI ANDROMEDA con “Tra la Via Emilia e il Far West”

 


Grammatica e sintassi
L’errore più grande riscontrato dal giudice in questo racconto è la sovrabbondanza di virgole che rende la lettura non tanto difficoltosa quanto piuttosto frammentaria: più di una volta infatti il segno di interpunzione è usato in maniera sbagliata, rendendo incisi frasi che non dovrebbero esserlo e creando pause che non hanno ragione di essere.
Esempi:
1. Una melodia familiare, che mi portava a fischiettare allegramente mentre ricordavo il vinile girare sul piatto con un fruscio, spingendomi ad avvicinarmi al ragazzo seduto sulla panchina...
In questo modo la frase “che mi portava... con un fruscio” diventa un inciso e la frase principale “Una melodia familiare spingendomi”, cosa che ovviamente non ha senso; togliendo la prima virgola il problema non si pone.
2. La prima cosa che udii fu il suono di una chitarra, che sovrastava, alle mie orecchie...
La prima virgola crea una pausa inutile la proposizione principale e la relativa.
Un altro problema riguarda i puntini di sospensione, non sempre usati a ragione: tale segno di interpunzione viene utilizzato in genere per segnalare un’improvvisa interruzione di una frase o una parola (“Ma che diavo...”, “Vuoi dire che...”), oppure per creare appunto una sospensione nella frase (“Non avvicinarti... ti prego...).
Nel seguente periodo: uno di loro tirò fuori dallo zainetto un vecchio fumetto, confessando di averlo preso dalla collezione di suo padre... Che gli aveva raccontato dei giochi che faceva quando era bambino a sua volta., i puntini di sospensione non sono necessari. A parere del giudice sarebbe meglio riscriverlo in questo modo:
Uno di loro tirò fuori dallo zainetto un vecchio fumetto: confessò di averlo preso dalla collezione di suo padre, che gli aveva raccontato dei giochi che faceva quando era bambino a sua volta.

Esclusi questi errori nell’uso della punteggiatura non sono state riscontrate altre imperfezioni a livello grammaticale, se si escludono alcuni refusi: Alessando al posto di Alessandro, rispsota al posto di risposta, imput al posto di input e battè per batté.

Lessico e stile
L’andamento del racconto segue quello dei pensieri del personaggio protagonista: i ricordi, stimolati da ciò che il soldato vede o sente durante il suo cammino, si susseguono rapidi e sono, fin dall’inizio, velati di quella nostalgia tipica di chi si è lasciato alle spalle l’infanzia.
Il giudice ha riscontrato una piccola incongruenza a livello lessicale: la parola “input” proviene dal linguaggio tecnico informatico, dunque è improbabile che possa conoscerla e servirsene un uomo che, a giudicare da alcuni riferimenti storici - guerra in Somalia, vinile -, è vissuto nella prima metà del XX secolo o comunque ben prima dell’era dei computer.

Trama
Ne “Tra la via Emilia e il Far West” non si può riscontrare una trama vera e propria, quanto più un tema: il ritorno a casa di un reduce, che osserva ciò che ha davanti a sé e ricorda con nostalgia ciò che una volta era stato. L’unico tentativo di rendere più articolato il racconto, senza fare in modo che si fondasse esclusivamente sui ricordi, è il riferimento all’amico Alessandro, che però viene liquidato con brevissimi accenni senza possibilità di approfondimento. Sarebbe stato interessante, invece, giocare sul confronto tra i due, descrivere le rispettive esperienze, anche per dare maggiore movimento all’intera storia.

Caratterizzazione dei personaggi
Il soldato, voce narrante dell’intero racconto, è l’unico vero personaggio che si incontra nella lettura: il ragazzo alla stazione in attesa di partire, i bambini che giocano in paese sono solo delle comparse, dei “pretesti” per far riflettere il protagonista e eventualmente farlo tornare indietro nel tempo. Attraverso i suoi pensieri veniamo a conoscenza dei suoi giochi con gli amici, descritti con pennellate piuttosto vivide, di stralci della sua vita di un tempo. Tuttavia si può restare perplessi nel vedere che un soldato, allontanatosi dalla sua terra per ben dieci anni, non riporti in qualche modo “tracce” della sua vita militare: si ha un accenno al deserto somalo ma nient’altro, come se l’esperienza non l’avesse toccato. Probabilmente si parla di un soldato che non ha partecipato a missioni particolari, tuttavia sarebbe stato piacevole avere maggiori approfondimenti circa questo aspetto.

Giudizio personale
“Tra la via Emilia e il Far West” è un racconto che soddisfa senza tuttavia appagare del tutto. L’autrice sa gestire i temi del ritorno e del ricordo - in particolare quest’ultimo -, senza scadere nel banale, tuttavia lascia vari interrogativi aperti - la vita militare, l’amico Alessandro - che, se approfonditi, avrebbero giovato molto allo sviluppo della storia.

Voto: 23 (-1): 22/30
   
 
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