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Autore: suinogiallo    26/08/2006    3 recensioni
Breve racconto dedicato all'universo fantasy del videogioco Morrowind. La ricerca di una spada in una tomba può sembrare una missione semplice, ma le tombe nell'isola di Vvardenfell non sempre sono sicure.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la tomba di neranos
Chronicles of Vvardenfell

suinogiallo

Il vampiro della tomba di Neranos 


    Una fitta pioggerella cadeva sui tetti delle case di Balmora ed il fiume che la tagliava in due era coperto dai piccoli circoletti creati dalle gocce di pioggia.
Una guardia Hlaalu faceva la ronda come sempre fiera e palesemente imbattibile nella sua armatura di bonemold. La lunga spada che portava ben visibile, da sola, prometteva morte a chiunque avesse tentato di attaccarlo.
Ma ben pochi erano i folli che avrebbero anche solo pensato di attaccare una guardia, fosse stata anche una guardia imperiale.
La legge, sull’isola di Vvardenfell era precisa.
Se si uccideva qualcuno senza essere stato prima attaccato e se non si possedevano abbastanza monete d’oro per pagare la propria libertà, o si finiva in una fredda cella, o, se si tentava di scappare, si veniva condannati a morte senza possibilità di scampo.
E da quel momento in poi sareste stati carne morta. Qualunque guardia, ovunque, vi avrebbe attaccato senza nessuna esitazione.
Vvard entrò nella città dalla porta sud gettando uno sguardo all’enorme insetto che veniva usato come mezzo di trasporto, il Siltstrider.
Ne aveva usato qualche tempo prima.
Era veloce, non c’era che dire, ma oltre alla scomodità di viaggiare dentro un insetto c’era anche il tremendo fetore che usciva da quel coso gigantesco. Una puzza quasi di marcio che, per quanto il viaggio durasse poco, riusciva a farti rimpiangere di non essere andato a piedi.
Ed infatti, Vvard, quando poteva, andava a piedi e, quando invece la quest richiedeva di recarsi in luoghi distanti o comunque di arrivare nel minor tempo possibile, si affidava ad una guida della gilda dei maghi, un incantatore che per poche monete d’oro ti trasportava immediatamente presso la gilda dei maghi di un’altra città.
Un modo di viaggiare sicuramente molto più rapido e, tolto il fastidioso senso di essere fatto a pezzettini e poi ricomposto, sicuramente più comodo.
Peccato che non sempre era però possibile affidarsi ad una guida della gilda.
Infatti, non tutte le città ed i villaggi di Vvardenfell avevano una sede della gilda dei maghi e quindi non erano servite da questo servizio, ma soprattutto, non sempre le quest che Vvard affrontava lo portavano in posti civili.
Spesso, infatti, si trattava di dover recuperare qualche manufatto da una tomba nascosta da qualche parte nel deserto di cenere o vicino al Ghost Fence, posti dove ben poche persone andavano in tutta tranquillità.
Già, entrare in una tomba di Vvardenfell non era una passeggiata.
I morti raramente riposavano in pace in quei luoghi, e anche quando il proprietario se ne stava tranquillamente ad ammuffire nel suo sepolcro, non era raro trovare che qualcun altro avesse eletto a proprio ricovero le fredde e buie tombe.
Qualche volta era qualche brigante, ma se non si era fortunati si poteva trovare un mago intento nei suoi esperimenti di necromanzia, oppure un vampiro che si ripara dalla luce del giorno.
Ma, chiunque fosse, l’unica cosa da fare, oltre scappare, ovviamente, rimaneva sempre la solita. Mettere mano alla spada e cercare di vendere la propria pelle al prezzo più caro possibile, e, se possibile, riuscire anche a riportarsela a casa tutta intera.
E Vvard era abbastanza bravo in questo.
Nonostante fosse giovane e fosse giunto a Vvardenfell da poco tempo, si era già fatto un certo nome ed aveva accumulato un bel po’ di esperienza e di abilità sia nell’uso della spada che dell’arco, e, grazie anche agli insegnamenti dei membri delle gilde alle quali era affiliato, non se la cavava male neanche nell’uso della magia e nella nobilissima arte dello scassinatore e borseggiatore.
Un lieve brivido lo attraversò dalla testa ai piedi facendogli battere i denti.
Non faceva freddo, ma quella pioggerella lo aveva inzuppato completamente ed in più non metteva nello stomaco nulla da almeno due giorni, da quando, cioè, era entrato nella tomba di Neranos per recuperare un antica spada in ebano.
Aveva con se viveri a sufficienza per completare la quest e ritornare a Balmora, ma non aveva pensato a cosa poteva attenderlo dentro quella tomba.
Il Dunmer che lo aveva ingaggiato per recuperare la spada lo aveva messo in guardia dal fatto che giravano voci su di un vampiro che avesse fatto della tomba la sua residenza, ma Vvard non se ne era preoccupato più di tanto, anzi, quella cosa andava a suo totale vantaggio visto che cosi poteva tirare sul prezzo a suo favore.
Un conto era recuperare un manufatto da una tomba vuota, un conto recuperarlo da una tomba abitata da un vampiro, un centinaio di pezzi d’oro era il massimo che poteva ricavare dalla prima, cinque volte, o anche di più, dalla seconda.
E cosi aveva accettato la quest e si era fatto dare la metà della somma pattuita, seicento monete, subito, poi, dopo una notte di bagordi al Hole’s Rat e qualche ora di sonno era partito alla volta della tomba di Neranos, a sud di Balmora.

    Tremando di freddo e di fame arrivò alla porta della Gilda dei Guerrieri e, quasi crollandovi addosso, vi si appoggiò bussando con violenza un paio di volte.
Un rumore di passi da dietro la porta gli fecero capire che lo avevano sentito, ed infatti, pochi attimi dopo la porta si aprì e Vvard crollò dentro la stanza come un sacco di scuttle.
Perse conoscenza quasi subito riuscendo solo a dire che la tomba di Neranos era stata occupata da un vampiro.
Raggiungere la tomba era stato semplice. Anche troppo.
Non era molto distante da Balmora, una o due giorni di marcia ed il sentiero che doveva seguire non aveva troppe biforcazioni, per cui non aveva mai corso il rischio di sbagliare strada. Senza contare che Caythien gli aveva dato una mappa molto ben dettagliata di quella regione con riportate le principali tombe.
L’aveva raggiunta quando il sole era ormai basso all’orizzonte ed il buio stava iniziando a coprire tutto. Una porta a chiudere l’ingresso della tomba scavata nella roccia. Probabilmente scendeva di un livello sottoterra, o forse anche di due e la spada era nella stanza più lontana, quella dove era stato deposto il proprietario della tomba, questo Neranos.
Era stato questo quello che Vvard aveva pensato fermandosi davanti alla porta in legno della tomba.
Poi non aveva avuto più tempo per pensare a nulla.
Appena aperta la porta della tomba due scheletri armati di spada gli si erano parati di fronte e lui aveva dovuto sguainare la sua Soul Destroyer per difendersi.
Era stato un combattimento facile. Due scheletri erano ben poca cosa per lui e per la sua spada Dwemer, e dopo pochi colpi erano ridotti a due mucchietti di polvere d’ossa che Vvard si chinò subito a raccogliere.
Al mercato valeva davvero poco, ma mischiati con altri componenti sarebbe stata molto utile per creare qualche pozione.
E non si accorse del vampiro che gli si stava avvicinando.
Era riuscito a non farsi mordere, ma, alla fine era stato costretto a scappare lasciando nella tomba i rifornimenti e, anche la sua spada.
E solo con la forza della disperazione, affamato, ferito, era riuscito a tornare a Balmora, uccidendo qualche ratto delle miniere per procurarsi un po’ di carne da mangiare e, facendo dei larghi giri ogni volta vedeva dei guar o dei cliff racer, animali che, se fosse stato nel pieno delle forze e con la sua lama avrebbe affrontato in tutta tranquillità, ma che, in quelle condizioni, e soprattutto armato solo di un coltello, erano degli avversari del tutto fuori dalla sua portata.
Ma alla fine, era riuscito ad arrivare.

    - Uhm - mormorò risvegliandosi. Si sentiva la pelle appiccicosa per il sudore e la testa leggera - uhm - ripeté aprendo gli occhi. Era nella sua stanza nel piano sotterraneo della Gilda dei Guerrieri ed era nel suo letto.
Una candela illuminava fiocamente l’ambiente permettendogli a malapena di riuscire a vedere che nel letto accanto stava dormendo qualcuno. Doveva essere Caythien.
Quando era entrato nella Gilda, Eydis gli aveva assegnato quel letto e la cassa che vi si trovava ai piedi e lui si era stupito di scoprire che la stanza era già occupata da qualcuno.
Caythien era la figlia diciassettenne di Wayn, l’armaiolo e fabbro della Gilda di Balmora e, anche se ancora non ne faceva parte, si rendeva già utile ricopiando le mappe che i guerrieri avrebbero usato per le loro quest.
Il loro primo incontro non fu proprio dei più pacifici.
Appena scoperto che avrebbe diviso la stanza con lei, Vvard provò subito un approccio dicendole che nelle notti fredde avrebbe provveduto lui a scaldarla.
Pochi secondi dopo era a terra, con la ragazza seduta sul suo torace che gli teneva puntato un piccolo coltello alla gola e tutti gli altri membri della Gilda che li osservavano ridendo.
Da quel giorno non sottovalutò più nessun avversario, neanche se minuto e grazioso come poteva essere Caythien.
- Uhm - disse di nuovo mettendosi a sedere sul letto. Qualcuno gli aveva medicato le ferite - uhm - si passò una mano sull’addome. La ferita che più gli aveva dato problemi l’aveva li.
Gliela aveva fatta il vampiro con un colpo di spada. Pochi centimetri più in dentro e adesso Vvard non sarebbe stato più di questo mondo.
Era stata fasciata e adesso non gli faceva più tanto male anche se, quando si muoveva sentiva ancora la pelle tirare.
- Ti sei svegliato - gli disse improvvisamente Caythien guardandolo dal suo letto - sono tre giorni che dormi. Pensavo saresti morto, sai - poi anche lei si mise a sedere nel letto tenendo le gambe sotto la coperta - Eydis ha chiamato una maga per curarti la ferita all’addome. Io ti ho curate quelle alle gambe e alle braccia -
- Ti ringrazio - mormorò alzandosi lentamente. Il contatto con il pavimento freddo gli fece partire un brivido che lo scosse dolorosamente causandogli una violenta vertigine.
- Attento! - gridò Caythien alzandosi di scatto e afferrandolo per impedirgli di cadere - Sei stato per tre giorni ad un passo dal morire, non puoi pensare di alzarti come se niente fosse e andartene in giro! - e, anche se con delicatezza, lo costrinse a rimettersi a sedere sul letto.
- Devo tornare li - le disse - Soul Destroyer è rimasta li - poi si guardò intorno alla ricerca dei suoi vestiti - ed anche il mio orgoglio. Sono scappato -.
- E cosa volevi fare? - gli domandò sedendoglisi accanto - Rimanere li e farti ammazzare? -
- Dove sono i miei vestiti? - gli rispose semplicemente alzandosi. Barcollando raggiunse la cassa che si trovava ai piedi del letto e, con un piccolo incantesimo apri serrature ne aprì la serratura.
- Erano ridotti a degli stracci - gli rispose arrendendosi. Lo conosceva. Aveva imparato a conoscerlo in quell’anno di convivenza fatto di lunghi periodi in cui lui era da qualche parte, impegnato in una quest dalla quale magari tornava solo per vendere qualcosa o comprare dei rifornimenti, e di periodi più corti nei quali potevano stare insieme e parlare tra un allenamento e l’altro.
Sarebbe andato via.
E sarebbe tornato li. Per riprendersi la spada e per portare a termine la quest. Anche se questo avesse significato correre il rischio di essere ucciso o peggio. Essere ridotto ad un vampiro.
- Li ho buttati - gli disse alzandosi e andandosi a sedere poi sul suo letto.
- Uhm - mormorò rovistando tra le sue cose nella cassa e buttando sul letto ciò che sceglieva. Una camicia, un paio di pantaloni, degli stivali, una spada.
- Quella spada è completamente inutile - lo informò osservando il filo rovinato della lama. Non era la figlia di un fabbro per niente. Gli bastava un occhiata per capire se una lama era ancora buona o se invece si poteva tranquillamente fonderla per costruirne una nuova. Ed in più, conosceva quella spada. Era la stessa che Vvard aveva quando era giunto a Balmora, un anno prima, e sapeva che aveva passato tante di quelle quest da non poterne più. Probabilmente, un solo fendente e la lama si sarebbe frantumata lasciandolo del tutto inerme.
- Lo so anche io - si voltò di scatto verso la ragazza - ma non ho nient’altro. E non ho abbastanza monete d’oro per poterne comprarne una nuova -
- Riposa ancora un poco - gli disse improvvisamente alzandosi di nuovo e prendendo la spada da sopra il letto - non riuscirò a farla ritornare come nuova, ma almeno non andrà in mille pezzi al primo colpo - e, rapidamente, uscì dalla stanza.

    Caythien non poteva aver fatto miracoli nelle poche ore che aveva avuto a disposizione tuttavia, quando Vvard prese in mano la lama che gli aveva riparato, ebbe subito la certezza che quella spada non lo avrebbe tradito.
Il doppio filo della lama brillava alla fioca luce delle candele mandando sprazzi di promesse di morte, e lo stesso peso era stato meglio distribuito in modo da equilibrarla meglio.
Provò subito a sferrare due colpi di taglio fendendo l’aria ed avvertendo la rapida risposta agli spostamenti di direzione, poi, senza soluzione di continuità, sferrò un colpo d’affondo. Non una sola vibrazione che avrebbe potuto stancargli il polso.
Era perfetta. Soul Destroyer era una spada magnifica, ma anche questa non lo sarebbe stata da meno.
- Ti piace? - gli chiese Caythien preoccupata della sua risposta. Era si la figlia di un fabbro, ma quella era la prima che si cimentava in un lavoro come quello e non sapeva proprio come gli era venuto. Le sue mani erano mani da cartografa non da ferraia e le piccole ferite che le tormentavano stavano proprio a testimoniare questo.
- È’ magnifica - le rispose mentre se la sistemava dietro la schiena alla moda dei guerrieri barbari che non la portavano alla cintola come facevano invece gli imperiali.
Si era già vestito ed aveva portato con se già lo zaino nel quale aveva messo il poco cibo che aveva potuto rimediare alla Gilda.
Non voleva perdere neanche un minuto.
Vedendo però Caythien ferma, di fronte a lui, vestita solo con un perizoma ed una fascia che le cingeva il seno non poté non pensare che, in fondo la quest avrebbe potuto attendere ancora un po’ di tempo.
Era da un anno che ci provava assiduamente in ogni modo, ma non era mai riuscito neanche a baciarla.
Ma adesso il lampo di preoccupazione che vedeva negli occhi della ragazza gli prometteva qualcosa di più.
- Ti ringrazio - disse avvicinandoglisi.
- Sei proprio deciso ad andare? - gli domandò lei rimanendo ferma.
Buon segno, pensò tra se Vvard. Tutte le altre volte, quando aveva provato ad avvicinarglisi, lei si era sempre discostata.
Leggermente, ma si era sempre allontanata.
Ed il fatto che quella mattina stesse rimanendo ferma ad attenderlo, lo faceva ben sperare.
- Potrei anche non tornare - iniziò a dire - e noi due...  -
La voce arcigna di Wayn, il padre della ragazza lo bloccò proprio mentre stava per abbracciarla e baciarla.
- Prendi queste - gli disse avvicinandoglisi e scoccando uno sguardo verso la figlia che, subito afferrò un grembiule in cuoio appeso ad un gancio e lo indossò - Ti potrebbero essere di qualche aiuto -.
- Grazie - prese le due pergamene che il gigantesco fabbro gli stava porgendo. Una era un incantesimo di guarigione, mentre la seconda era un Intervento Almsivi, un incantesimo che in caso di necessità lo avrebbe teletrasportato in un posto sicuro.
Dopo averle riposte all’interno dello zaino si voltò verso la porta e, con una leggera spinta l’aprì vedendo che di fuori ancora pioveva.
- Vvard - lo bloccò improvvisamente Caythien correndogli accanto - quando tornerai… - e, rapida e leggera gli sfiorò le labbra con le sue scappando subito dopo via.
- Tornerò - sorrise uscendo dalla Gilda e scomparendo quasi subito sotto la pioggia che batteva impietosamente Balmora.

    La pioggia che cadeva su Balmora inzuppò subito il guerriero che, comunque, impassibile continuò ad avanzare tranquillamente avendo in mente solo una cosa.
Cercare un modo per sconfiggere i vampiri che dimoravano nella tomba di Neranos.
Entrare di soppiatto nella tomba non era proprio possibile. Almeno per due motivi.
Uno era che lui non era un ladro. Certo, aveva qualche abilità da ladro, ma la furtività non era proprio la sua caratteristica migliore.
Entrare in una stanza spada in pugno e ghigno felice sul volto era la sua caratteristica migliore, non entravi in punta di piedi ed addossato ad una parete.
E per quanto avesse una qualche conoscenza della magia, non era ancora in grado di preparare una pozione di invisibilità, e pensare di comprarne una era del tutto fuori discussione.
Costavano troppo e lui non poteva proprio permettersele.
Per cui, l’unico piano possibile era proprio entrare spada in pugno affrontando tutti i nemici che gli si sarebbero parati dinnanzi.
Sicuramente il piano più suicida che mente umana potesse concepire, ma anche l’unico piano che era nella sue possibilità, per cui, prendere o lasciare.
E, se le cose si fossero volte al peggio, aveva sempre la pergamena di Intervento Almsivi.

    Questa volta ebbe l’accortezza di arrivare di fronte alla tomba subito dopo l’alba.
Anche se all’interno della tomba questo non lo avrebbe aiutato, almeno al di fuori non avrebbe dovuto temere gli attacchi dei vampiri ma solo quelli degli scheletri che, infatti, non tardarono ad arrivare.
Due scheletri gli si pararono davanti brandendo uno una spada ed uno una pesante ascia da battaglia.
Con un urlo belluino scattò subito all’attacco senza attendere la mossa dei due avversari, e con un fendente alle gambe atterrò lo scheletro più vicino, quello con l’ascia, voltandosi subito dopo per menare un secondo fendente che decapitò il secondo scheletro mandandolo in polvere.
Lo spostamento d’aria lo avvertì che il primo scheletro si era rimesso in piedi e che lo aveva mancato di poco. Con una torsione rapida del busto si voltò e lo colpì di punta alla colonna vertebrale spezzandola in due tronconi.
Un attimo dopo anche quello scheletro era ridotto in polvere.
Rapidamente frugò tra la polvere dei due scheletri raccogliendone grosse manciate che sistemò dentro dei cartocci di carta e, tirandone fuori anche due pietre dell’anima.
Cosi come erano, senza anima, non valevano molto, ma se fosse riuscito ad imprigionavi delle anime le avrebbe potute vendere ad un prezzo più alto, oppure, avrebbe potuto portarle da un incantatore per farsi creare una spada incantata.
- Uhm - mormorò rimettendosi in piedi dopo aver gettato il tutto dentro lo zaino ed averlo rinchiuso con cura. Adesso era il turno dei vampiri.
Le gambe gli tremarono leggermente quando si accostò alla porta, ma una volta che l’ebbe aperta e fu entrato ogni paura o indecisione erano passati.
Non era più tempo di paura quello, ma solo di azione.
Rapidamente colpì di punta una figura che gli si parò dinnanzi e, senza frapporre pause in mezzo, assestò al vampiro una serie di colpi uccidendolo quasi subito, poi, come una belva, si voltò di scatto verso un ombra che si stava muovendo verso di lui e sferrò un nuovo assalto.
Si fece cosi strada fino alla camera principale della tomba, dove, dentro un sarcofago in pietra giacevano le spoglie di Neranos e, dove, posta accanto al sarcofago, c’era la spada d’ebano per la quale era stato ingaggiato.
Tutt’intorno a lui non c’era nessun altro.
Era solo.

    Qualcosa non quadrava.
Con circospezione si guardò intorno.
Aveva ingaggiato battaglia con tre vampiri, due uomini ed una donna.
Ma nessuno gli era sembrato cosi forte da poter essere il vampiro che si diceva si era stabilito in quella tomba.
E non poteva neanche essere uscito per andare a prendere una boccata d’aria.
Di fuori era pieno giorno e nessun vampiro sarebbe potuto sopravvivere a tanta luce.
Rapidamente afferrò la spada e la cacciò dentro lo zaino.
Poi il suo sguardo venne attirato da qualcosa che brillava dentro il sarcofago.
Una collana.
Un regalo per Caythien.
Stava per afferrare la collana quando notò qualcosa che lo mise in guardia.
Neranos era morto da un bel po’ di tempo, ma la salma che giaceva nel sarcofago sembrava un po’ troppo integra ben conservata.
Un secondo dopo gli artigli del vampiro gli aprirono uno squarcio sul torace.
Se non si fosse tirato indietro all’ultimo secondo lo avrebbe colpito alla gola.
-Dannato!! - gridò portando avanti la spada mettendola tra lui ed il vampiro che intanto era uscito dal sarcofago ed aveva estratto Soul Destroyer.
Con un urlo il vampiro lo caricò mulinando la spada che più di una volta colpì di striscio il guerriero che, arretrando cercava di difendersi come meglio poteva.
L’attacco lo aveva colto del tutto alla sprovvista, senza contare, poi, anche che Soul Destroyer non era spada da sottovalutare.
Per quanto la spada che Caythien aveva riparato avesse svolto egregiamente il suo dovere fino a quel momento, Vvard sapeva che se l’avesse messa contro Soul Destroyer non avrebbe retto per molto.
Doveva indietreggiare, cercare di non farsi colpire ed attendere il momento buono per sferrare il suo assalto.
Solo in questo modo poteva sperare di riuscire a vincere.
Oppure, doveva ricorrere all’Intervento Almsivi e scappare.
In fondo la spada d’ebano l’aveva presa.
Il nemico era molto più forte di lui e nessuno lo avrebbe tacciato di codardia se fosse scappato.
Ma Soul Destroyer era ancora in mano sua.
La sua spada. Gliela avrebbe dovuta lasciare.
Un nuovo colpo andò molto vicino al bersaglio. Nuove gocce di sangue caddero sul pavimento impolverato della tomba.
Stringendo a se lo zaino si voltò di scatto iniziando a correre. La luce dell’Intervento Almsivi lo avvolse in un lampo ed il tempo di sentirsi tirar via come da una mano invisibile, e si ritrovò tra le sicura mura del tempio di Balmora.

    - Mi dispiace per la tua spada - gli disse Caythien mentre passeggiavano lungo il fiume che tagliava in due Balmora - cosa pensi di fare adesso? -
- Non sono ancora abbastanza forte da affrontare quel vampiro - mormorò sentendosi le ferite tirare - mi allenerò ancora, cercherò di diventare più forte e di accumulare esperienza. E prima o poi riuscirò a riprendermi Soul Destroyer. - Poi si voltò a guardarla - Sbaglio o abbiamo qualcosa in sospeso noi due? -
- Non sbagli - sorrise - sono venti monete d’oro, per la spada intendo - e, sempre sorridendo, si allontanò dal giovane guerriero che, sorpreso da quella risposta, era rimasto a bocca aperta...



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Quattro Chiacchiere Con L’autore 

Prima che urliate al plagio vedendo questa storia in un account diverso da quello in cui era stata pubblicata originariamente, una rapida spiegazione. 
Vvardenfell e Suinogiallo sono la stessa persona. Ho iniziato a presentare storie anche con questo secondo nick in quanto c’erano alcune storie molto diverse dai miei soliti canoni, ma alla fine ho deciso comunque che era giusto riunire il tutto sotto uno stesso nome. 
Suinogiallo 

Hasta Luego

   
 
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