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Autore: Arya89    09/01/2012    4 recensioni
Arya è una ninfa che da sempre è vissuta nel suo mondo, nascosto nei mari ai margini della splendida città di Venezia. Lei ha un sogno, poter un giorno girare per le vie della città come una persona normale.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La maschera dei Ricordi

Una lieve nenia danzava nell’aria, il dolce suono del flauto che Delizia suonava con maestria lasciando spazio alla mia danza soave. Passo dopo passo davo vita alla mia immaginazione muovendomi leggiadra, lasciando che la musa immaginaria ispirasse i miei movimenti e la mia grazia. Danzare era il mio passatempo quando non rimanevo incantata ad ammirare il mondo reale. Non riuscivo mai a capire quanto in realtà ciò che era il mio mondo vivesse proprio accanto ad un mondo che ai miei occhi era così surreale. Tutto era diverso eppure allo stesso tempo simile, dall’aspetto degli abitanti fino alla natura che viveva nel loro mondo. Tutto era simile eppure dissimile. Mio padre diceva sempre che noi Ninfe per il genere umano non eravamo altro che favole raccontate ai bambini nell’attimo prima di prendere sonno. Eravamo creature irreali che vivevano in un mondo illusorio, per ora.
Quel giorno però non era fatto per affliggermi. L’ispirazione di Delizia era così soave che era inutile farsi domande su domande.
Un passo dopo l’altro mi ero avvicinata alle rive del grande lago e lì finii la mia danza con i piedi immersi nell’acqua bassa. Delizia finì di suonare e compiaciuta sollevai appena lo sguardo per complimentarmi con lei quando, in quel preciso momento, una lieve carezza mi sfiorò la caviglia sinistra inducendo il mio sguardo a tornare verso il basso.
Un volantino galleggiava sul pelo dell’acqua. Non era la prima volta che sulla riva giungessero oggetti provenienti dal mondo reale, ma quel volantino era il primo ce avessi mai visto. Pieno di colori e d’allegria.
Lo presi fra le mani uscendo dall’acqua e presa dalla curiosità cominciai a leggerlo. Nel mondo reale si sarebbe svolta una festa in maschera, come quelle che di solito mi ritrovavo ad ammirare dalla cima della rupe.
Era un caso che forse quel volantino era arrivato dopo un mio desiderio inespresso il giorno prima, ma sapevo che semmai ne avessi fatto parola con qualcuno, quel qualcuno mi avrebbe negato quella piccola scappatoia dal mio mondo. Esisteva un'unica maniera, dovevo attraversare i confini del mio mondo fino ad arrivare nella realtà, e c’era un unico modo per farlo. Mi guardai intorno. Sulla riva non c’era nessuno ad osservare. Cominciai ad incamminarmi con leggiadria riuscendo a stare in equilibrio sul livello dell’acqua.
Era l’unico modo per raggiungere quella parte di mondo.
Camminai presa dalla curiosità passando oltre la barriera. La città si innalzava davanti ai miei occhi. Le mura dei palazzi con dei balconi ornati con stili floreali se ne stavano sontuosi a farsi ammirare dal sole, i piccoli moli al quale le gondole erano ancorate in modo che la corrente non li rapisse se ne stavano assopite e taciturne. Non vi erano turisti a chiedere che le loro cime fossero sciolte.
Mi avvicinai ad una di esse accostandomi al piccolo molo, diedi una sbirciatina e mi sedetti sul legno accaldato. Speravo, con tutta la mia sincerità che nessuno dei viandanti che facevano avanti e indietro per le strade di quella meravigliosa città si fosse accorta di una fanciulla che se ne stava tranquilla ad ammirare i palazzi e ogni particolare mentre camminava semplicemente sull’acqua. Sarebbe stato arduo spiegare un tale avvenimento e loro lo avrebbero di sicuro scambiato per un miracolo.
Il motivo per cui ero lì mi passò davanti quando due donne mi passarono davanti mentre una mostrava all’altra una maschera talmente bella che mi venne l’assurda voglia di averne una.
Le seguii lungo una stretta via piena di bancarelle con dei buffi oggetti fino a quando un negozio di abiti non catturò il mio interesse. Sulla vetrina era attaccato l’adesivo di un offerta. Davano un abito per il carnevale che si sarebbe tenuto in serata ad un prezzo vantaggioso con completo di maschera e ogni ornamento, e il vestito era veramente meraviglioso. Un abito di un rosso bordeaux decorato di pizzi merletti e rifiniture in oro, ma ad impreziosirlo era proprio la maschera, fabbricata in maniera perfetta. Essa era ricoperta con del velluto dello stesso colore dell’abito. Era morbida al tatto, attorno agli occhi erano incastonate delle piccole pepite d’oro che allungavano la coda dell’occhio. Era rifinita con un morbido cordoncino rosso e oro che dava un tocco di classe all’intera maschera. Alla coda destra era stata attaccata una rosa su un letto di piume con dei ciuffi che arrivavano ad aggiungere un ornamento all’acconciatura di chiunque la indossasse.  
Era talmente perfetto che non riuscii a resistere dal chiedere loro semmai potessi averlo, non ero intenzionata di partecipare ad una festa in piazza, non ero abituata a feste come quella dove la gente si riversava in piazza.

Acquistai l’abito. Qualunque andamento della serata, niente mi avrebbe impedito di tenere quell’abito e quella maschera come un ricordo. Almeno su una vita intera di favole sulla realtà potevo tornare ad ammirare quel vestito e sorridere pensando che in fondo quelle storie erano vere, che al di la della barriera Venezia si ergeva sullo stesso corso d’acqua che adesso, onda dopo onda si infrangeva sulla riva e bagnava i miei piedi mentre rimanevo lì ad ammirare la città sull’acqua.

   
 
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