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Autore: Daisy Potter    26/08/2006    2 recensioni
Harry e Voldemort...L'ultima battaglia...Un faccia a faccia dal quale un solo contendente uscirà vincitore..chi sarà dei due? Vincerà il male, o trionferà il bene? Questa è stata la mia prima ff, già pubblicata con un altro titolo da una mia amica prima ke mi iscrivessi al sito, anni fa. Ora ho deciso di riproporla ai lettori. ditemi ke ne pensate! =)
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction l’avevo realizzata quasi due anni fa, quando ancora non mi ero iscritta a EFP

Questa fanfiction l’avevo realizzata quasi due anni fa, quando ancora non mi ero iscritta a EFP. Avevo chiesto ad una mia amica di pubblicarla al mio posto, tra le sue (mi sembra l'avesse intitolata "Il vero significato della morte"), poi ho creato un mio account e ho scritto molte altre ff (credo di essere ormai arrivata a qualcosa tipo una trentina di storie), ma di questa mi ero completamente scordata. ^^’

Be’, in ogni caso, vagando distrattamente tra i file del mio pc mi è ricapitata tra le mani, e mi sono detta: “Perché non pubblicarla nel mio account, riproponendola ai lettori?” E così, eccola di nuovo qui. L’ultima cosa che ho da dirvi è: leggete e datemi un parere!

J Daisy Potter J

 

La profezia si compie

 

Era in una grande stanza circolare, chiusa...buia. Si sentiva in trappola. Voldemort stava giocando con lui: ogni tanto gli passava vicino, lo sfiorava, per poi scomparire di nuovo. Harry aveva il fiato corto; sul suo volto graffiato e sanguinante si poteva scorgere un’espressione di paura, ma negli occhi verdi c’era una luce di determinazione. Il pensiero della vendetta era vivo dentro di lui: voleva vendicare sua madre, che era morta per lui; voleva vendicare suo padre, che aveva tentato invano di proteggere Lily; voleva vendicare se stesso, che a causa di quel mago non aveva potuto trascorrere un’infanzia felice con i suoi genitori; e più di tutti voleva vendicare Sirius, l’ultima persona che gli era rimasta, suo padrino, che sarebbe stato come un padre per lui, ma che aveva perso in soli due anni. E l’avrebbe fatto nel peggiore modo possibile: non si sarebbe accontentato di uccidere Voldemort...l’avrebbe fatto soffrire, come era successo a lui in quei sedici anni di solitudine, chiuso in se stesso con il suo dolore. Nessuno aveva mai capito a fondo come si sentiva; nessuno aveva cercato di confortarlo, nemmeno i suoi migliori amici. Ma ora poteva finalmente sfogare la sua rabbia, il suo dolore, che aveva accumulato in quegli anni.

Era lì, nella stessa stanza insieme all’assassino delle persone a lui più care. L’ora della vendetta era vicina. Chiuse gli occhi... Inizialmente non sentì niente, ma poi cominciò a percepire un rumore continuo...era il fruscio del mantello di Voldemort. Riusciva a capire dove si spostava, poteva anticipare le sue mosse...ecco, era alla sua sinistra...tra poco sarebbe comparso di fronte a lui...

Harry aprì gli occhi, la bacchetta sollevata. Voldemort era lì, a pochi centimetri dal suo viso. Poteva vederne la pelle tesa, sottile, gli occhi vuoti, le cicatrici sul collo... Non rimase molto a pensare, anzi, non ci pensò affatto: sapeva già che cosa fare. Prima che il suo nemico potesse scagliare una maledizione, o sparire di nuovo, Harry urlò con odio una sola parola: « Crucio! ».

Vide Voldemort cadere in ginocchio gemendo. La sua vendetta si stava finalmente compiendo. L’incantesimo cessò, e Voldemort si rialzò ansante, fissando i suoi occhi gelidi in quelli del ragazzo. Lentamente sul suo viso comparve una smorfia, che Harry identificò subito come un ghigno. La sua rabbia crebbe ancora di più: Voldemort si stava prendendo gioco di lui! Accecato dall’ira gli inflisse ancora una volta la tortura della maledizione. Questa volta fu più potente, e dalle labbra di Voldemort uscì un grido.

Harry si fermò, ansimando. Il suo nemico era ancora a terra, piegato in due. Questa volta gli effetti erano stati più devastanti, più di quanto il ragazzo si fosse aspettato. Ma non aveva alcun rimorso: Voldemort non meritava pietà, come non ne aveva dimostrata verso le sue vittime. Mentre rifletteva su questo, il mago si era rialzato, e aveva levato la bacchetta. « Avada Kedavra! ». Ma Harry era pronto; gridò subito « Protego! », anche se questo non bastò a fermare del tutto la potente maledizione. Fu sollevato da terra e finì contro una parete, battendo la testa. Per un attimo rimase stordito, ma consapevole del pericolo che correva si riscosse subito, per tornare a fronteggiare Voldemort. Non avrebbe perso! Non si sarebbe arreso! Mai! Finché Voldemort non fosse stato distrutto! Si rimise in piedi a fatica, un nuovo rivolo di sangue che gli scorreva vicino all’occhio sinistro. La testa stava per scoppiargli: la cicatrice, il famoso “marchio” che gli era stato inflitto quando era ancora un’innocente bambino di un anno, non aveva mai smesso di bruciargli da quando era iniziato il duello. Ogni tanto le fitte diminuivano, per poi tornare più acute quando l’uno o l’altro mago si scagliava contro l’avversario.

I suoi occhi color smeraldo incrociarono lo sguardo del Signore Oscuro; si fissarono per un po’, finché gli occhi di Voldemort si accesero di una luce intensa, rossa come il sangue. Harry provò a distogliere lo sguardo, ma ormai era intrappolato da una morsa potente. Improvvisamente tutta la sua determinazione, le sue certezze, la sua rabbia svanirono, lasciando il posto ad un terrore che gli stava facendo perdere le forze. Si sentiva sempre più debole, più impotente. Non riusciva quasi più a reggersi in piedi, così si appoggiò al muro. Anche il respiro era faticoso. Ma poi accadde qualcosa; nella sua mente apparvero nitidi i volti di Ron e Hermione, i suoi più cari amici, in lacrime; poi quelli di James e di Lily, anche loro disperati; e infine il viso di Sirius, nel momento della sua morte, con ancora stampato sulle labbra il sorriso di ironia che aveva rivolto a sua cugina Bellatrix. “Non posso cedere così!” pensò Harry “Non posso! Non posso abbandonare i miei amici! Non posso non vendicare i miei genitori...E Sirius... Non posso...Non posso...”

« NON POSSO!!! » gridò. Gli occhi di Voldemort si spensero, e Harry si lanciò contro di lui. Urlò qualsiasi incantesimo gli venne in mente, pensando solo a distruggere quell’anima malvagia che aveva di fronte. Alcuni andarono a segno, mentre altri rimbalzarono contro i muri, rischiando di ritorcerglisi contro. Ma non gli importava. Era concentrato sulla sua rabbia, sul suo dolore e sul suo odio, che erano usciti dal suo cuore per colpire il suo nemico. Ormai era la fine per lui: Voldemort era caduto a terra, investito da un Incantesimo della Pastoia, da un’Impedimenta e da un’Expelliarmus. La sua bacchetta era rotolata via sul pavimento freddo. Harry aveva di nuovo alzato la sua. Era pronto a mettere fine a tutto, a uccidere! Le sue labbra si erano dischiuse, pronte a pronunciare le parole che Voldemort stesso aveva usato migliaia di volte. Questa volta non avrebbe esitato...

Eppure quelle parole non vollero uscire. Non riusciva a pronunciarle. Non era in grado di porre fine ad una vita, sebbene fosse quella di un assassino. Era questa la differenza più profonda che distingueva il ragazzo da Voldemort: la morte. Harry non avrebbe potuto darla a nessuno, non l’avrebbe provocata, mentre il Signore Oscuro la considerava a volte come un’arma, a volte come un’amica, a volte come una serva.

Rimase lì, con la bacchetta protesa nel buio. Si sentiva pietrificato. Una parte di lui gli diceva di uccidere quel mago, quell’assassino “Ha ucciso i miei genitori, Sirius, centinaia di maghi innocenti! Merita la morte più di chiunque altro... Ha torturato i genitori di Neville, e molte altre persone...” Nella sua mente apparve nitido il ricordo di quel giorno al San Mungo, due anni prima, dove aveva visto il suo amico far visita a sua madre, e provò pietà per quel ragazzo. Ma l’altra parte di lui gli diceva che niente e nessuno avrebbe mai potuto ridargli le persone che gli erano care e che aveva ormai perso per sempre. Che senso aveva allora macchiarsi dell’omicidio? Non voleva certo diventare come Voldemort! Non voleva... o forse sì? Si chiese che effetto avrebbe fatto ucciderlo, vendicarsi... La sua mente era confusa, la mano che teneva la bacchetta tremava e la cicatrice bruciava più che mai intorno a quei pensieri di assassinio. Gli sembrava di essere sballottato fra due forze: una che lo spingeva a pronunciare le parole della Maledizione Senza Perdono, l’altra che lo tratteneva. Non sapeva a quale cedere. La morte gli sembrava una punizione troppo grande, anche per un animo malvagio come quello. Poi però gli tornò in mente il discorso fra Silente e Voldemort che aveva ascoltato due anni prima nell’Atrium del Ministero della Magia: “Non vuoi uccidermi, Silente? – Sappiamo entrambi che ci sono altri modi per distruggere un uomo, Tom. – Niente è peggio della morte, Silente! – Ti sbagli...In verità, l’incapacità di capire che esistono cose assai peggiori della morte è sempre stata la tua più grande debolezza...”. Esiste davvero qualcosa peggio della morte? Cosa può essere? Si chiese il ragazzo. Non trovò risposta, ma si fidava delle parole di Silente. Questa volta era sicuro, la mano non tremava più. Stava per distruggere Voldemort una volta per sempre...

«Avada... »

Ma Voldemort si era ripreso mentre Harry rifletteva; aveva già recuperato la bacchetta e fu più veloce di lui... «Avada Kedavra!». Queste furono le parole che uscirono sibilando dalla bocca serpentina di Voldemort. Harry spalancò gli occhi verdi, il respiro gli si fermò quando un fascio di luce smeraldina lo colpì in pieno petto... Non c’era riuscito... non era riuscito a vendicare i suoi genitori... non era riuscito a vendicare Sirius... non era riuscito a uccidere Voldemort... il male avrebbe di nuovo preso il comando sul mondo... non era stato in grado di impedirlo...

Una sola lacrima gli scese calda sulla guancia mentre toccava terra, avvolto da una luce accecante della quale non riusciva ad individuare la fonte, e che fu l’ultima cosa che vide...

Non seppe che la luce era emanata dalla sua cicatrice, che era lentamente scomparsa al compiersi della profezia...

 

 

THE END

 

Bene, è finita. Un po’ tragica, eh? Boh, non so cosa mi fosse passato per la testa quel giorno di due anni fa! Però è la prima ff ke ho scritto, ci sono affezionata!^^

Grazie a tutti voi ke l’avete letta, e se avete voglia, mi racco, RECENSITE!! J

J Daisy Potter J

  
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