Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |       
Autore: JohnnyMignotta    09/01/2012    6 recensioni
Nii-san ed io ricominciamo ogni volta da zero.
[ ATTENZIONE! Elricest ].
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
...OMG! D: No, va be', queste note d'autore necessitano assolutamente di un elenco puntato. è_é Pronti..? Via! XD
1. Ho deciso, dopo un breve referendum per niente democratico (qui XDDD), di dividere quella che doveva essere una one-shot in tre capitoletti, ciascuno di 1300/1400 parole. È stata una scelta abbastanza combattuta, a dir la verità, perché mi secca stare su EFP a rivedere HTML, note d'autore e quant'altro per i capitoli *lazy*, ma insieme a mia sorella sono arrivata alla conclusione che, per una questione di organicità e completezza dello scritto, era necessario dividerlo. E così. *C*
2. Quello che state per leggere, quindi, è il primissimo capitolo, per altro di una tristezza che a confronto Leopardi era un bonaccione XD, di Timeline. Gli altri due capitoli saranno pubblicati secondo l'ordine dettato da questo calendarietto. *Applauso al ritorno del disturbo ossessivo-compulsivo della vecchia S.* XDDDD
3. Questa storia è una PG15: niente sesso, insomma XD ("ODDIO, ZEROSCHIUMA, MA CHE TI STA SUCCEDENDO?! ;_;", "Non lo so-oh! ._."), ma incesto. Ho creduto fosse abbastanza giusto impostare il rating sul giallo, qui sull'EFP, ma proprio dell'atto sessuale non c'è traccia, tranquilli, anche se è più che chiaro che è di Elricest che stiamo parlando. Quindi, nel caso l'argomento dovesse disturbare o non incontrare i gusti, esiste quella graziosa X lì in alto, proprio lì. ♥
4. Ho scritto questa storia in prima persona, pov!Al. Mia sorella dice che sono pazza, Judine stenta a riconoscermi, ma io so perché l'ho fatto: ù.ù La Divina Caska, come la tradizione impone, l'ha fatto prima di me e l'ha fatto meglio. E l'ha fatto qui. Il suo era un omaggio alla scrittrice francese Anaïs Nin; il mio lavoro non è neanche lontanamente paragonabile, ma credo di aver emulato (male ;_;) il tono lirico e qualche altro dettaglio. Il problema è sempre lo stesso, c'è poco da fare: quando si tocca un terreno già marcato dalla Caska, è davvero difficile non cadere nella citazione. Spero di esser stata all'altezza del, mh ò_ò, plagio.
5. La canzone che fa da titoletti a tutta la storia è Unchained Melody. Sì, la colonna sonora di Ghost. Il primo che sfotte se la vedrà col mio pugno! è_é XD
6. ...QUESTO È IL MIO VERO DEBUTTO NEL FANDOM DI FULLMENTAL: non credete agli impostori che vogliono vendervi la notizia che io abbia scritto addirittura una HeidEd a rating verde, perché è una falsità! T_T XD No, davvero, a parte scherzi: io considero Timeline il mio début da queste parti e spero davvero che voi amiate ciò in cui consta come lo amo io, ♥ anche perché l'ho cominciata a scopo puramente ludico, solo per prendere confidenza coi personaggi prima di scrivere un certo regalo di Natale per la più volte citata Caska ♥, e non so veramente come si sia arrivati a questo. "XD
E, OH! Credo sia tutto. O.O ...La prossima volta col cazzo che vi scrivo tutte 'ste note, belli miei. XD *Affetto random*.
E ci vediamo dopodomani, I guess. :3









Timeline

1. Oh, my love, my darling
I've hungered for your touch
A long, lonely time
And time goes by so slowly
And time can do so much

Nii-san ed io siamo lo stesso numero, ma con segno diverso. Come nei calcoli algebrici, sommandoci l'uno all'altro, anzicché addizionarci, ci annulliamo. Completamente. Non esistono corpi, non esistono respiri, non esistono caratteri, voci, ricordi: quando siamo una cosa sola, Nii-san ed io non abbiamo forma, non abbiamo tempo, spazio, colore, dimensione. Non esistiamo neanche.
Più uno, meno uno dà zero. Edward, più Alphonse dà zero.
La mia storia - la nostra storia comincia con uno zero.



***





Eravamo una cosa sola perché le nostre giornate erano identiche, quando la mamma morì.
Ci svegliavamo nello stesso battito di ciglia biondissime, mangiavamo in fretta la stessa colazione, starnutivamo per la stessa polvere sugli stessi libri di nostro padre, avevamo addosso gli stessi lividi, lo stesso fiatone per le ore di allenamento sulla collina, la stessa rabbia negli occhi nei quali sarebbe dovuta esserci innocenza. Non eravamo nemmeno gemelli, ma di sicuro eravamo come siamesi: ci eravamo cuciti insieme, l'uno addosso all'altro, a poco a poco, ora dopo ora, man mano che passavano i giorni, raggruppandosi in mesi che presto sarebbero diventati anni.
Eravamo la stessa cosa, quando eravamo a Resembool.
Aprivamo gli occhi ed avevamo dormito un'altra notte abbracciati. Il nostro alito aveva lo stesso cattivo odore, i nostri pigiami erano sgualciti negli stessi punti, le guance avevano tatuata sulla loro pienezza infantile la trama dello stesso cuscino. I nostri incubi, ogni notte, erano identici. Non ce ne sorprendevamo neanche, perché il filo rosso che il tempo aveva tessuto tra il mio cervello ed il suo era lungo quanto le notti che ci tenevano stretti. Mi diceva: "non tornare nel tuo letto". Io semplicemente avrei fatto qualsiasi cosa per il mio Nii-san, ora come allora, e rimanevo accanto a lui, quando i muscoli delle sue braccia erano ancora chiari e lisci come frutti appena nati, quando ancora potevo sentire il suo respiro accarezzarmi, mentre lo guardavo addormentarsi.
I giorni a Resembool erano pieni di sole. Non aveva piovuto un solo giorno, da quando era morta la mamma, ed al mio Nii-san sembrava una maledizione. "Perché il cielo non rispetta il nostro lutto?" sembrava dire la sua rabbia. Ma io avevo dieci anni: non avrei saputo come spiegargli che il mondo se ne infischia dei nostri microscopici dolori.
Winry smise di allenarsi con noi sulla collina; noi smettemmo di cercarla. I suoi capelli crescevano ed aumentavano gli sguardi che, languidi, rivolgeva al mio Nii-san, quando lui non poteva vederla. Ma a me non poteva sfuggire, perché qualsiasi cosa toccasse Edward toccava anche me. Condividevamo il respiro, il destino, il sangue. I suoi occhi, quando si guardava intorno, non vedevano altro che me. Oggi, a posteriori, posso dire che non avevo idea di quanto la mia sorte somigliasse anche a quella di Winry, ma allora non potevo saperlo. Nii-san ed io eravamo solo due bambini che custodivano un segreto.
Zia Pinako disse che studiavamo troppo: i libri di papà erano infiniti. Avevamo il permesso di studiare da mezzogiorno al tramonto, il che ci dava un certo vantaggio d'estate, ma ci penalizzava d'inverno. I libri da consultare sembravano moltiplicarsi sotto le nostre mani avide e d'estate il caldo non ci lasciava leggere in pace. Nii-san diventava sempre più forte; io sempre più bravo. Eravamo una sola cosa, perché divenne chiaro che eravamo indispensabili l'uno per l'altro. Il suo entusiasmo compensava il mio disfattismo, la sua forza colmava le mie debolezze, il mio senso del dovere sostituiva il suo. Ero volenteroso dove Nii-san era predisposto. Lui si faceva in quattro per leggere la mia stessa mole di libri ed io, quando lo rincorrevo, avevo sempre il fiatone. La stretta che ci teneva vicini diventava sempre più salda. Separati, non avevamo senso. Insieme... insieme eravamo perfetti.
Eravamo una cosa sola. Parlavamo una lingua che solo noi potevamo capire. Vedevamo solo ciò che era l'altro a mostrarci. Nii-san mi disse: "che fine farei senza di te, Al?", mentre gli passavo l'olio. Io sorrisi e "una di quelle brutte e tristi" risposi, rubando un boccone dal suo piatto. Mangiavamo le stesse cose, tranne il latte, che lui non beveva mai. Zia Pinako e Winry risero: era proprio vero. Senza l'altro non eravamo niente.
Quella mattina ci svegliammo più stretti del solito. Nii-san aveva dormito con la bocca schiacciata contro il mio petto e dove si erano posate le sue mani la mie pelle scottava. Le lenzuola ci tenevano al letto come guinzagli. "Dobbiamo andare" sussurrai tra i suoi capelli biondi, setosi, profumati, identici ai miei. Tuttavia restammo lì in silenzio ancora a lungo, finché non la sentimmo: la pioggia.
Decidemmo che non ci saremmo allenati, che non avremmo studiato: corremmo al cimitero così in fretta che credemmo di aver volato su ali immaginarie. Ma chi poteva dirlo? Eravamo insieme: forse ci sarebbero spuntate dalle scapole, frantumando la pelle, bianche come neve, ci avrebbero permesso di spiccare il volo. Non portammo neanche gli ombrelli con noi. Io mi tirai su il cappuccio; Nii-san neanche quello. I suoi capelli troppo lunghi si bagnarono così in fretta che sentimmo zia Pinako urlare dalla porta di casa: "vi ammalerete!". Ma noi non davamo ascolto a nessuno. Eravamo belli e giovani e sani. Ed avevamo uno scopo. Nessuno poteva fermarci.
La pioggia cadeva e Nii-san disegnò un cerchio alchemico nel fango. I fiori che trasmutò erano bianchi e lilla, profumavano di primavera. Dissi: "alla mamma piacerebbero". Lui mi disse che non era vero, che la mamma odiava vedere le cose morire. Aveva ragione, ma non glielo dissi. Trasmutai anch'io dei fiori, ma di carta stagnola. "Devi sempre distinguerti" mi disse il mio Nii-san. Io arrossii, perché leggevo nei suoi occhi che era un complimento. Poi guardai la lapide, dove il nome di nostra madre era inciso a caratteri maiuscoli, e piansi. Nii-san non se ne accorse. Stava ancora piovendo. Era inginocchiato nel terreno, aveva i capelli attaccati al viso paffuto, stringeva forte i pugni. Mi sedetti accanto a lui, gli tirai su il cappuccio. Quando "riporteremo la mamma indietro, Al" disse, smise di piovere. A poco a poco. Io non dissi niente, annuii soltanto. Un raggio di sole bucò una nuvola.
Restammo al lì fino al tramonto. Nii-san parlava con la tomba di nostra madre. Le raccontava dei nostri giorni da quando aprivamo gli occhi, abbracciati, a quando li chiudevamo, sempre abbracciati. Io gli accarezzai una spalla. Sentii la sua pelle tremare, poi la voce di Winry chiamarci. Aveva con sé un ombrello chiuso e le scarpe piene di fango. Nii-san smise di parlare alla lapide, ma era chiaro che non si sarebbe mosso di lì. Il sole sarebbe tramontato a momenti ed io feci segno a Winry di andarsene. "Nii-san" sussurrai al suo orecchio, quando Winry fu abbastanza distante, "forse dovremmo tornare a casa".
Lui disse: "casa nostra non esiste più". Se ci penso adesso, mi dà i brividi. Disse: "fa' come se fosse bruciata".
Un'altra cosa mi dà i brividi, ma non so se successe quella notte o è solo la mia mente ad associare i due ricordi a causa del dolore, comun denominatore. Dormivamo quasi tutte le notti, ormai, nello stesso letto. Crescevamo, però, e quel letto diventava più stretto man mano che il tempo passava. I nostri fiati, sempre più vicini, si riscaldavano e si avvolgevano e si mescolavano in un groviglio dolcissimo e soporifero, che era la nostra culla, il nostro grembo materno, il nostro ecosistema. Io ero uno sciocco: temevo sempre di cadere, ma non glielo dicevo. Una notte stavamo così stretti che incidentalmente Nii-san mi colpì col gomito destro. Disse, ridendo, "me lo dovrei tagliare, questo braccio, così ci staremmo meglio". Credo di non avere ricordo più doloroso di questo. Probabilmente, se glielo raccontassi, neanche se lo ricorderebbe.
Perché Nii-san è uno stupido. Certe cose non cambiano: sbatteva la testa contro la pietra e la pietra si crepava. Io allora non ridevo, perché noi eravamo la stessa cosa. Il suo odio scorreva nelle mie vene, avvelenava il mio sangue, si confondeva coi miei pensieri. Mi disse ancora "riporteremo la mamma indietro, Al". Io gli credevo.
Arrivò la notte, arrivarono le stelle. Si riflettevano negli occhi del mio Nii-san come sospetto si riflettessero anche nei miei, che erano identici. Si distese sotto la lapide. Una nuvola di un rosa pallido accarezzò le stelle come la mano di un innamorato. Io sorrisi e mi distesi accanto a lui, le nostre braccia giunte come se fossero cucite l'una all'altra.
Questa volta fui io a parlare. "Nii-san" dissi, con un filo di voce, "insieme possiamo". E potevamo davvero.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: JohnnyMignotta