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Autore: speranza19    11/01/2012    2 recensioni
“Ti ho visto, Kurt. Anzi, vi ho visti. E non provare a negare, ti conosco troppo bene. Ti ho cresciuto io per venti anni. Perché non gli hai detto niente riguardo i tuoi sentimenti?”- esclamò Burt, incrociando le braccia, coperte da una pesante camicia di flanella a quadri e appoggiandosi al lato cottura della cucina.
Kurt incominciò a boccheggiare. Sentì distintamente diminuire l’affluenza dell’ossigeno al cervello in quel preciso momento e il disagio avvilupparlo ancora di più sotto la pelle.
”Ho paura di rovinare la nostra bella amicizia. Penso di non essere ricambiato, papà“- affermò il ragazzo, completamente rosso in viso, colmo di una graziosa sfumatura peperone.
[Kurt/Dave con la partecipazione straordinaria di Burt Hummel]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel | Coppie: Dave/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A really good advice

Burt ormai non poteva più toccare qualsiasi cosa somigliasse vagamente a un dolce a causa del suo passato infarto.

Durante l’inverno questa cosa si rivelava una vera e propria tortura, perché non poteva nemmeno più sfiorare un solo biscotto allo zenzero sfornato da Carole oppure una tazza di delizioso cioccolato caldo.

Al loro posto, doveva accontentarsi di una misera tisana depurativa con erbe e radici stranissime, dai nomi quasi impronunciabili, che sua moglie gli aveva amorevolmente comprato in erboristeria.

Bere quell’intruglio faceva senso a Burt: gli sembrava di ingurgitare un beverone bollente di brodo aspro  e ogni santa volta rimpiangeva amaramente i tempi in cui poteva nutrirsi di dolci a volontà senza ripercussioni sulla salute e sul suo cuore ballerino.

Mentre le sue mani afferravano la coppa di ceramica piena di quel liquido dal colore indefinibile e si crogiolava nell’amarezza culinaria più cupa, si avvicinò alla finestra della cucina che dava dritta dritta sul cortile della propria casa.

Burt vide un’immensa distesa di neve occupare l’intera superficie dello spiazzo. Normale, pensò, visto che aveva nevicato tutta la notte precedente senza sosta.

Era tutto coperto dalla pesante coltre nivea: la cassetta delle lettere, la casetta per gli uccelli in legno a poca distanza, le pietre ornamentali enormi poste nel giardino all’inglese che, ogni tanto, si divertiva a curare e a tagliare.

E due macchie colorate a spezzare il bianco candido di quei cristalli caduti dal cielo.

Una, tutta di nero, massiccia e alta, pesantemente coperta, che rotolava per terra una soffice massa di neve, facendola ingrandire ogni secondo di più.

 Dave aveva molta forza nelle braccia, a differenza della chiazza rossa e beige, magra ed elegantemente affusolata, completamente imbottita da capo a piedi, che lo comandava a bacchetta, ordinandogli di dare una forma più compatta alla base del pupazzo di neve che si stava formando sotto i suoi occhi.

Burt sorrise nell’ascoltare gli ordini impartiti da suo figlio Kurt a quel povero ragazzo, vittima delle sue manie dittatoriali persino riguardo un innocente snowman- sembrava che il sopranista si divertisse sadicamente a fargli fare qualsiasi cosa gli passasse per la mente, dicendogli un secondo prima una cosa  e quello successivo l’esatto opposto, mentre impugnava, agitandolo visibilmente, un sacchettino blu con le decorazioni per il pupazzo- e si chiese di quanta infinita pazienza potesse essere provvisto il giovane.

Dave era entrato a far parte di casa Hudson-Hummel nel corso dell’ultimo anno del liceo di Kurt e Finn a Lima, grazie all’amicizia stretta col figlio di Carole e al fatto che avesse chiesto scusa al primo per tutto ciò che aveva combinato precedentemente; le cose non erano cambiate di una virgola nemmeno quando tutti quanti avevano intrapreso strade diverse a causa del college o del lavoro.

Finn era rimasto in Ohio, mandando avanti l’officina con Burt, mentre Kurt e Dave si erano entrambi iscritti all’università a New York ed avevano mantenuto un rapporto stretto tra loro anche nella Grande Mela.

Kurt gli aveva raccontato spesso di quante volte si vedessero a settimana, anche per studiare o leggere qualcosa assieme alla Public Library- che faceva tanto Colazione da Tiffany, glielo ripeteva sempre al telefono- oppure per pranzare assieme quando gli orari delle lezioni lo permettevano.

Il capofamiglia Hummel iniziò a rimuginare su quei racconti e nel mentre sorseggiava il suo odiatissimo infuso, bruciandosi quasi la lingua a causa della sua temperatura elevata.

Osservò poi con aria divertita cosa stessero combinando quei due lì fuori, in mezzo al gelo di una metà mattina di inizio gennaio.

Tra una battuta pungente e una frecciatina fintamente velenosa che le loro bocche disperdevano nell’aria, assieme a una eterea nuvola di vapore, Burt si concentrò particolarmente sullo sguardo che Kurt aveva negli occhi color mare mentre guardava Dave obbedirgli e realizzare a poco a poco lo snowman.

Era uno sguardo colmo di tenerezza, dolcezza, calore e conteneva ancora molto, molto altro ancora. Qualcosa di profondo ed inespresso, che si muoveva sottotraccia. Ma non per questo meno evidente.

L’uomo riconobbe quello sguardo in parecchi suoi tratti all’istante. Era lo stesso che rivolgeva a Carole dalla prima volta che l’aveva conosciuta e che vedeva riflesso in lei ogni volta che l’abbracciava o la baciava.

Era amore, ne era sempre più certo mentre vedeva un sorriso dipingersi sul viso di suo figlio, così ampio ed autentico che avrebbe potuto sciogliere il sole.

Non lo aveva mai visto così sereno e appagato con qualcuno, nemmeno ai tempi d’oro della sua storia con Blaine.

A quel punto, fece scendere lungo la gola un altro sorso di quel decotto dal sapore decisamente orrendo ma che non percepiva più ormai, preso come era dalle idee che lentamente si stavano sedimentando nella sua testa.

Rivolse le sue attenzioni alle reazioni di Dave, a quel punto, dopo esser diventato certo di quelle di Kurt e del loro significato.

Vide lo specchio delle azioni del figlio: stesso imbarazzo nello stare assieme, stessa dolcezza nello sguardo- che lo tradiva, nonostante le prese in giro acide o gli scherzi perfidi  tra loro-, stesse labbra chiuse in un mutismo assurdo, ma che in realtà urlavano.

Se avessero continuato così, avrebbero sprecato una quantità di tempo immensa ad essere l’uno innamorato dell’altro senza confessarselo.

E sarebbe stato un enorme peccato per entrambi, perché per Burt era palese che quei due si completassero, si migliorassero.

Continuò a osservarli per tutto il tempo in cui costruirono il pupazzo di neve, decorandolo con una sciarpa super chiccosa in pieno Kurt style, delle piccole pigne come bottoni sul petto farinoso, due sassi neri e tondi per occhi, una carota ormai quasi congelata come naso e un nastro lungo di colore rosso a mo’ di bocca, ridendo e prendendosi in giro come due bambini senza pensieri, ma allo stesso tempo punzecchiandosi visibilmente.

Burt terminò la tisana con un ultimo sorso lungo, ringraziando Dio che quella tortura fosse finalmente cessata, e appoggiò la tazza vuota sul davanzale della finestra, certo che nessuno all’esterno potesse notare la sua presenza lì.

Vide chiaramente Dave salutare Kurt, un’espressione indecifrabile sul volto mentre si staccava da lui e lo lasciava rientrare nell’accogliente calore  di casa.

Hummel senior sentì i passi aggraziati di suo figlio avvicinarglisi sempre di più, mentre si spogliava di tutta quella massa di roba calda e pesante che aveva indossato fuori.

“Bello il vostro pupazzo di neve”- esclamò Burt, mentre raccoglieva la coppetta da cui aveva bevuto e la posava nel lavabo.

“Si, è venuto abbastanza bene, papà”- disse Kurt, con le guance tutte arrossate. Non si capiva se per il freddo patito prima o la vicinanza con Dave.

“Certo, se Karofsky avesse seguito tutte le indicazioni precise che gli avevo dato su forma, peso e struttura, sarebbe uscito come un vero e proprio capolavoro, ma direi che possiamo anche prenderlo come buono questo snowman ”- aggiunse divertito. Adorava già di suo prendere in giro Dave, quella mattinata poi lo aveva schiavizzato un’ora intera per un pupazzo di neve e lui non gli aveva rifiutato niente.

Anzi, con le labbra arricciate all’insù da divertimento, l’ex atleta  si era prestato a ogni sua piccola follia nella progettazione della figura di neve. Invece, quando era dovuto tornare a casa, le labbra di Kurt- coperte da uno spesso strato di burrocacao per evitare che gli si spaccassero nel giro di un paio di istanti per il freddo polare- si erano piegate all’ingù, quasi tristi per via di quel distacco.

“Io penso che prenderesti per buona qualsiasi cosa proveniente da Dave, invece. Non è vero?”- gli chiese Burt, tra il serio e il faceto.

Kurt si ghiacciò sul posto, accanto al tavolo, come se fosse stato nuovamente trasportato fuori nel cortile.

“E-e con questo cosa vorresti dire, papà?”- domandò il cantante, balbettando.

Sentì un improvviso calore pizzicarlo ovunque e iniziò a provare un forte senso di vergogna, che gli incendiò le viscere, il petto e lo stomaco all’istante.

“Ti ho visto, Kurt. Anzi, vi ho visti. E non provare a negare, ti conosco troppo bene. Ti ho cresciuto io per venti anni. Perché non gli hai detto niente riguardo i tuoi sentimenti?”- esclamò Burt, incrociando le braccia, coperte da una pesante camicia di flanella a quadri e appoggiandosi al lato cottura della cucina.

Kurt incominciò a boccheggiare. Sentì distintamente diminuire l’affluenza dell’ossigeno al cervello in quel preciso momento e il disagio avvilupparlo ancora di più sotto la pelle.

”Ho paura di rovinare la nostra bella amicizia. Penso di non essere ricambiato, papà“- affermò il ragazzo, completamente rosso in viso, colmo di una graziosa sfumatura peperone.

Burt gli si avvicinò e gli diede una pacca sulle spalle, bella forte e ben assestata.

“Invece, mio caro figliolo, ritengo proprio che tu lo sia”- gli sussurrò all’orecchio, con una punta di divertimento innocuo  nella voce bassa.

Una volta aveva letto un aforisma sulla saggezza, che recitava così: Colui che sa ha bisogno di poche semplici parole per esprimersi.

E lui, in quell’esatto momento, si sentiva giudizioso almeno come Buddha o in qualsiasi altro modo si chiamasse quel tizio mezzo nudo e grasso venerato in India. O forse era Gandhi quel tipo?

“Non prendermi in giro pure tu. Già mi basta e mi avanza Dave in questo senso, guarda”- balbettò leggermente più sollevato,ma sempre in forte preda all’imbarazzo.

“Ho più anni di te, ho più esperienza di te, ho visto più cose di te. Fidati del tuo vecchio, per una buona volta”- enunciò magistrale e conciso, concludendo il proprio concetto con un’ennesima manata sulle spalle del figlio.

Kurt deglutì rumorosamente, a metà tra il panico, lo choc – da quando suo padre si metteva a fare il novello Cupido?- e l’imbarazzo.

“C-cosa dovrei fare? Sentiamo i consigli del mago Hummel”- e si rivolse al genitore divertito ed esterrefatto.

“Nessun consiglio stratosferico. Vai e parlaci. Digli semplicemente tutto. Poi vedremo chi tra i due avrà avuto ragione”- borbottò Burt, facendo finta di mettere in ordine nel cucinino di Carole.

“Tutto qui? Parlargli? Mi aspettavo qualcosa di meglio, sinceramente. O almeno un incoraggiamento”- esclamò Kurt sarcastico. Ormai l’ironia era tutto ciò che gli era rimasto per evitare di sprofondare nel pavimento.

Si era fatto beccare da suo padre con una cotta colossale per il suo miglior amico: non poteva di certo andare peggio di così.

“Ehi, chi ti ha detto che dovrò essere io il primo a dichiararmi. Non mi pare una cosa giusta, papà”- provò a opporsi in qualche modo il più piccolo, quasi in un rigurgito di orgoglio improvviso.

“Tu parlargli. Qualcosa mi dice che lui sarà molto contento della tua dichiarazione”- riaffermò Burt sbuffando.

Era sempre stato sicuro di aver messo al mondo un figlio con un’intelligenza superiore alla norma e con un udito pienamente sviluppato, invece gli pareva di comunicare con uno scolaro dell’asilo quasi capriccioso.

Probabilmente,Kurt era solo spaventato all’idea del rifiuto. Ma come poteva esserlo? Bastava guardare in faccia Dave per comprendere tutto quanto. A lui le cose apparivano semplici come l’acqua pura di montagna.

 “Ascoltami: se non farai tu il primo passo verso di lui e non ti esporrai, rischierete sul serio di diventare come i binari di un treno. Rimarrete l’uno accanto all’altro senza incontrarvi veramente mai. Metti da parte quella maledetta arroganza da prima donna che tieni marchiata nel Dna e pensa a cosa potresti perdere”- affermò lapidario Burt, quasi secco.

Per Kurt udire quelle parole fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso e ritornò alla realtà in un lampo.

Immaginò una vita senza Dave, senza le sue stupidaggini da troglodita, senza le loro uscite a Lima e New York, senza tutti i loro momenti quotidiani, senza tutto quello che il futuro avrebbe avuto in serbo per entrambi, assieme.

Sentì il cuore stritolarglisi dal dolore al solo pensiero.

No, non avrebbe rischiato di perdere Dave e no, non avrebbe lasciato trascorrere un altro giorno senza di lui.

Si ricordò di quella celebre frase di Harry ti presento Sally (Kurt ovviamente da sempre si paragonava alla fulgida bellezza americana da brava ragazza della porta accanto di Meg Ryan): Perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile.

Solo che questa volta sarebbe finito tutto con un bel lieto fine, a differenza della sua precedente storia*.

Come una saetta velocissima e senza manco probabilmente rendersi propriamente conto di tutti i suoi movimenti, Kurt si rimise addosso tutto quel malloppo di roba di lana piena di piume d’oca e si precipitò fuori dalla porta senza articolare una sola sillaba, non prima però di aver stretto suo padre in un abbraccio quasi soffocante e avergli stampato un silenzioso bacio sulla guancia.

“Dove va Kurt così di fretta? E’ tutto pieno di neve fuori”- gli chiese la voce colma di miele di Carole, mentre gli si avvicinava e gli sfiorava la mano.

Era appena riemersa dalla lavanderia e sapeva di bucato e di pulito.

Burt lo percepì entrargli deciso nelle narici mentre le toccava le labbra con le proprie.

“Sta andando da qualcuno che lo renderà felice”- affermò, un sorriso immenso a condirgli i lineamenti rilassati e gli occhi piccoli, brillanti di gioia.

**

*Kurt cita la battuta di Harry ti presento Sally nella puntata di S. Valentino della seconda serie a Blaine.

Metà, è per te <3

  
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