Harry quella
mattina si svegliò tutto scombussolato. Aveva fatto un altro di quei sogni.
No, questa volta Voldemort non c’entrava, era un altro genere di sogno. Ci
siamo capiti. In fondo anche se era Il prescelto, restava lo stesso un
diciassettenne allupato schiavo degli ormoni scatenati.
Spostò la tenda del suo letto a baldacchino e non vide nulla, a parte
un’immagine confusa in movimento. Dopo essersi messo gli occhiali notò che
l’immagine confusa in movimento era per la precisione il letto di Seamus, le
cui tende oscillavano pericolosamente, e da cui provenivano dei rumori
sospetti. Impensierito, Harry spostò la tenda.
“Seamus stai ben-”
Seamus. Ginny. A pomiciare
pesantemente di prima mattina.
“NO! Ginny, come hai potuto! Dicevi di amarmi, e che non te la sentivi ancora
di far fare alla nostra relazione quel tipo di salto di qualità!”
“Cocco, sei arrivato tardi! Se non ricordo male sei stato tu a piantarmi e ora
hai perso il tram. Non avrai mica pensato che me ne sarei stata qui con le mani
in mano, mentre tu eri impegnato a salvare il mondo, vero? Ho una reputazione
da difendere, io. E ora chiudi la tenda perché se l’ hai trovata così c’è un
motivo.” E riprese come niente fosse la sua attività precedentemente
interrotta.
Ma prima che Harry potesse chiudere, successe l’irreparabile. Ron si era
svegliato.
“AARGH! Seamus, ti rendi conto che ora dovrò ucciderti?” allungò la mano verso
il comodino fino a impugnare la bacchetta, e con un impeto di rabbia urlò: “Avada
Kedavra!” ma niente. “Uh?”
“Ron, sei patetico.” Disse Ginny. “E quella non è la tua bacchetta magica, ma
uno stecco di liquirizia. Piuttosto, vedi un po’ di perdere la verginità prima
dei trent’ anni invece che stressare me perché sei invidioso!”
“Cosa? Come? Liquirizia?” e si mise in bocca lo stecco mentre Ginny richiuse la
tenda.
Harry e il suo amico scesero a fare colazione.
“Fratello, dobbiamo fare una promessa solenne: riusciremo a perdere la
verginità prima del diploma, intesi?” disse Ron.
“Giusto! non possiamo arrivare illibati al college per Auror! Però magari fosse
tanto facile a farsi quanto a dirsi. Tu almeno sei alto, rosso di capelli e hai
le lentiggini; e si sa, altezza mezza bellezza, e poi le donne vanno matte per
le lentiggini. Io sono solo il povero Harry Potter, orfano, deturpato in volto
da un’orrenda cicatrice, e con degli occhiali che hanno smesso di essere di
moda nel 1974. NON TROVERò MAI UNA DONNA!”
E mentre diceva questo un paio di ragazze Tassorosso gli si aggrapparono alle
gambe, una Corvonero gli saltò davanti in reggiseno, una Serpeverde gli infilò
la parola d’ordine del suo dormitorio dentro i boxer, e tre Grifondoro gli
saltarono al collo, una di loro leccandogli l’orecchio, mentre un’altra cercava
di slacciargli i pantaloni. Senza contare Colin Creevey dall’altro lato del
corridoio, che con la sua sciarpina di seta rossa e oro gli faceva ciao,
ammiccandogli.
“Mi dispiace tanto, amico, deve essere dura.” Ne convenne Ron dandogli un pacca
sulla spalla. “Ehi ragazze, sciò, dobbiamo trovare una donna noi, non abbiamo
tempo per queste cose, largo!”
“Posso partecipare anche io alla scommessa?” chiese Neville sbucato dal nulla.
“Andata!” disse Harry. Batterono cinque e svoltarono l’angolo del corridoio
dirigendosi verso la Sala Grande quando improvvisamente una figura mascherata
gli bloccò la strada puntandogli contro la bacchetta.
“A noi due, Potter!”
“Ciao Malfoy. Credo che la prossima volta dovresti ricordarti il dissimulatore
di voce.” Disse Harry.
“Uh, hai ragione. Però ho messo la maschera da Mangiamorte.”
“Veramente quella è la maschera di Scream.” Osservò Ron.
“E dopo Scary Movie non fa più paura a nessuno.” Concluse Harry.
“Mio padre non sarà mai fiero di me!” e Malfoy scaraventò a terra stizzito
maschera e bacchetta, sbuffando e facendo segno di no con la testa, mentre gli
altri due lo consolavano con delle pacche sulla schiena.
“Su, non fare così, ne hai ancora di tempo per farti…”
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Arrivati nella Sala Grande si andarono a sedere tra Hermione che leggeva e
Ginny che si stava sbattendo un ragazzo Corvonero proprio sul tavolo.
“Ginny! Ma non ti avevamo lasciata a letto con Seamus? E come osi condurre un
Corvonero al tavolo dei fieri Grifondoro! Sacrilega!” sbottò Harry.
“Lenti, ragazzi, siete lenti! E poi non è mica un Serpeverde, loro sì che sono
il vero nemico!” e fece notare un combattimento tipo guerra di trincea che si
stava svolgendo da un tavolo all’altro, con urla, feriti e bombe a mano, tutte
gentilmente fornite dalla bottega dei gemelli Weasley. Dopodiché rotolò sotto
il tavolo con impeto.
Nel frattempo, Hermione era tutta assorbita nella lettura di un libro di
incantesimi che all’apparenza sembrava molto difficile, polveroso, e antico.
Lei sì che si dava da fare per aiutare il nostro eroe occhialuto a salvare il
mondo!
“Eccolo! trovato!” urlò improvvisamente la ragazza.
“Che cosa? Un Horcrux?” chiese Harry.
“Ma che Horcrux! Ho cose ben più serie a cui pensare io! Pozione anticrespo,
dona lucentezza e pettinabilità ai tuoi capelli nel giro di due settimane, efficace
anche sui ricci più indomabili!” detto ciò una ventina di ragazze alle prese
con bigodini e piastre magiche accorsero giù mezze nude urlando per
l’eccitazione, e si accalcarono attorno a lei.
Dopo colazione li aspettavano tre ore consecutive di pozioni (materia che era
tornato ad insegnare Snape), durante le quali Harry si beccò venti ore di
detenzione da scontare tutte di fila, per essere saltato sul banco e aver
intonato a cappella con accompagnamento vocale della classe Mi vendo e Il
triangolo di Renato Zero mentre il prof stava entrando. Costò cara, ma fu
un momento memorabile.
Finite le lezioni, il bambino che è sopravissuto si allontanò dai suoi
amici e andò nell’ufficio del professore, dove avrebbe dovuto riordinare
secondo criteri di nome, dimensione, e colore contemporaneamente tutte le fiale
presenti nel suo studio. Non contento delle venti ore, ricevette un supplemento
di punizione di altre dodici ore, per aver detto al prof che non credeva alla
storia che non era stato lui a uccidere Dumbledore, ma Dobby l’elfo domestico
dopo aver bevuto una pozione Polisucco che qualche burlone aveva nascosto in
una confezione di sciroppo per la tosse. Così facevano trentadue ore di
punizione, senza sosta, a pane e acqua, venendo saltuariamente stuzzicato con
un frustino e costretto ad ascoltare a ripetizione le discografie complete di
Gigi D’Alessio, Gabry Ponte e Celine Dion.
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Nel frattempo, Ron decise di approfittare dell’assenza di Potter, perché senza
lo sfigato con gli occhiali fuori moda sarebbe stato molto più facile per lui
rimorchiare. Lo avrebbe battuto sul tempo, una volta nella vita. Passeggiava
avanti e indietro per il settimo piano, controllandosi ad intervalli regolari
l’alito, quando si sentì tirare per un braccio all’interno della Stanza delle
Necessità.
Hermione lo spalmò contro la parete, passandosi la lingua sulle labbra con
sguardo ammiccante, mentre grazie ad un incantesimo da lei ideato una brezza
artificiale le faceva fluttuare i capelli al vento. Nel frattempo cominciò ad
allentare la cravatta dell’amico.
“Hermione, senti, sono occupato adesso, perché ho fatto una scommessa con
Harry, devo perdere la verginità entro il diploma e non ho tempo da perdere!”
le disse il ragazzo, mentre lei gli faceva gli occhi dolci, sbatteva le
palpebre e si mordicchiava il labbro inferiore.
“Ottimo, Ronald…” commentò, con una voce il più sexy possibile. “Perché
stavo appunto pensando che siamo partiti col piede sbagliato, e forse dovremmo
rivedere la natura del nostro rapporto…” gli bisbigliò all’orecchio,
cominciando poi a slacciarsi il mantello al di sotto del quale sembrava non
indossare altro che un completo intimo di pizzo rosso e autoreggenti.
“Parlare, parlare!” sbottò il rosso, “tu vuoi sempre parlare! Ma alla nostra
età dovremmo pensare di più ad agire! E ora scusami, ma devo trovare una
ragazza che ci stia con me, e non solo per discutere!” disse spostandola di
lato e andandosene. Hermione sapeva che Ron non era mai stato molto sveglio, ma
fino a questo punto! E rimase lì impalata, scocciata, e perplessa.
Lungo la rampa di scale tra il quinto e il sesto piano, un ragazzo dai capelli
rossi si bloccò, spalancò gli occhi e la bocca, cadde in ginocchio e urlò con
le braccia al cielo.
“NOO!”
Ron fece retro front e corse di nuovo su per le scale, sperando di essere
ancora in tempo. Arrivato davanti alla Stanza delle Necessità spalancò la
porta, e vide su di un letto a baldacchino a tre piazze, con materasso ad acqua
e petali di rosa sparsi dappertutto, Hermione rotolare tra le braccia di
Malfoy.
“Ehi!” riuscì solamente a dire Ron.
“Weasley, non vedi che è occupato? Porta le tue chiappe lentigginose da
un’altra parte, sporco traditore di sangue!” disse Malfoy con un ghigno
arrogante.
“Veramente sei tu il purosangue a letto con una nata babbana!” osservò Ron.
“Ah, già… vabbè, comunque sia, sparisci!”
“Ron, mi spiace ma dovevi sbrigarti di più, perché dopo che te ne sei andato
via mi sono incavolata molto!” commentò poi Hermione riemergendo.
“E PER RIPICCA SEI ANDATA COL PRIMO CHE PASSAVA?!” sbottò il rosso, con viso e
capelli in tinta.
“Sì! Anche se in realtà Malfoy era il secondo, perché prima è passato Colin
Creevey. Ma si sa, con lui è tempo perso, non ha occhi che per Harry.”
“Ma, Hermione, sarò stato via al massimo un paio di minuti!”
“…sei ancora in tempo a unirti se vuoi!” propose la ragazza, maliziosa.
“NO!” sbraitarono i due ragazzi all’unisono. Hermione sembrava un po’ delusa.
Ron uscì, richiuse la porta e vi stramazzò contro.
“Due minuti! Due minuti ed ero ancora in tempo ad unirmi! Ma come fa a
resistere così tanto?! Non potrò mai competere con lui!” e se ne andò
sconsolato a spalle basse mentre dall’interno della stanza si sentiva chiamare
con enfasi Draky-Draky e Mionuccia.
Intanto un fusto Tassorosso che teneva per mano Ginny gli mollò uno spintone.
Ron si girò e vide una dozzina di coppiette che amoreggiavano, tenendo in mano
un numero diligentemente distribuito da Neville all’ingresso del corridoio,
tutti in attesa di usufruire della stanza.
“Ehi tu! Volevi fare il furbo? Se vuoi usare la stanza aspetta il tuo turno
come tutti gli altri!”
“Ginny! Ancora tu? Ma non riesci proprio a tenere a bada i tuoi ormoni?”
“Ron, come sei antico!” e si avvinghiò di nuovo al Tassorosso.
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L’indomani mattina, Ron si alzò vittima dei morsi della fame, e si catapultò in
Sala Grande per mangiare il più possibile. Arrivato al tavolo dei valorosi
Grifondoro passò oltre Parvati Patil e Lavender Brown che ridacchiavano facendo
dei segni su dei rotoli di pergamena.
“Ce l’ ho, ce l’ ho, mi manca…”
“TROVATO! Il mio prossimo obiettivo è Ronald Weasley!” esultò Lavender.
“Ma non siete usciti assieme l’anno scorso?”
“Sì, ma lui era così tonto…” disse sconsolata. “Però mi è arrivata una voce
riguardo a una scommessa che avrebbe fatto.”
“Vai e colpisci sorella! Io mi concentrerò su Blaise Zabini… ah, no, ci sono
già andata… Justin Finch-Fletchley, allora!” e si scambiarono un cinque.
“Come sto?”chiese Lavender sistemandosi la gonna e sciogliendosi i capelli.
In quel momento passò Colin. “Niente male, cara, però dovresti mettere anche
l’eyeliner, per valorizzare lo sguardo” le disse. Poi le sistemò
professionalmente la camicetta e se ne andò facendo svolazzare la sua
sciarpina. Lavender si impiastricciò la bocca con un lucidalabbra gusto lampone
e cannella, e si avvicinò a Ron che si stava ingozzando con cibo di ogni
genere.
“Ciao Ron…” disse allentandosi la cravatta, agitando la chioma e
saltandogli in braccio.
“Bavember!” aveva la bocca mezza piena, e sputacchiò anche un pochino.
“Bavember?”
Poi deglutì, “Lavender! Rassegnati, tra noi non potrà esserci mai più nulla!”
brontolò stizzito mentre lei cominciava a mordicchiargli l’orecchio sinistro.
Ron non capiva, e da dietro la spalla della ragazza vide sei o sette studenti
che cercavano di spiegargli quello che stava succedendo, a gesti e con il
supporto di striscioni e materiale audiovisivo. Appena sentì la mano di
Lavender infilarsi sotto la sua camicia in direzione della cintura dei pantaloni,
il suo volto si illuminò e venne trascinato di peso fuori dalla Sala Grande.
Dopo cinque minuti i due rientrarono accolti da applausi, fischi e urla
animalesche; lui deambulava spettinato, con la camicia mezza fuori e mezza
dentro i pantaloni e un sorriso inebetito, mentre lei, con un’espressione
trionfante sulla faccia, si andò a sedere e cancellò il nome del ragazzo dalla
sua pergamena.
SPAT! Hermione aveva parcheggiato uno schiaffo sonoro sulla guancia di Ron.
“Ehi! Che vuoi?” fece il rosso.
“Porco!”
“Ma se ti sei fatta Malfoy appena ieri!”
“E allora? Solo perché tu te ne eri andato e io mi stavo annoiando, là mezza
nuda! Sei un troglodita insensibile, non capirai mai come ragiona una ragazza!”
e se ne andò a lezione in mezzo a singhiozzi e parole sconclusionate, tra le
quali Ron fu certo di percepire un cucchiaino…
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La sera a cena videro arrivare Harry sconvolto, sanguinante e sporco.
“Che schifo, puzzi più di Hagrid.” Disse Hermione.
“Già finito con Snape, amico?” chiese Ron.
Harry annuì. “Ha avuto pietà di me quando sono collassato dopo aver ascoltato
per la trentunesima volta Non dirgli mai…”
“UH! Questa volta è stato proprio perfido, pensavo avesse toccato il fondo con
la proiezione ininterrotta di quel film babbano, Tutti insieme
appassionatamente…” e detto ciò i tre rabbrividirono contemporaneamente al
solo pensiero.
“Potter! Non mi scappi squallido esibizionista!” Malfoy si catapultò su di lui
e lo afferrò per il colletto, poi si voltò disgustato “Per la barba di Merlino!
Puzzi più di quel selvaggio di Hagrid!”
“Draky-Draky, non chiamare Hagrid un selvaggio!”
“Mionuccia, mi avevi promesso che non mi avresti chiamato così in pubblico!” le
bisbigliò da un angolo della bocca.
“Ups!” fece lei.
Nel frattempo, Harry era balzato in piedi con fare minaccioso e aveva afferrato
il suo nemico per un braccio. “Cosa vuoi Malfoy?”
“Sai benissimo di cosa sto parlando.” Gli disse freddo il biondo. “LO
RIVOGLIO!”
“Scordatelo, brutto furetto ritardato!” e i due si scambiarono uno sguardo di
sfida.
“Ma di cosa stiamo parlando?”
“Del mio gel per capelli effetto ultra bagnato, stupido Potter! Guarda in che
stato sono!” e indicò il suo ciuffo che non era perfettamente leccato
all’indietro, ma gli ricadeva un po’ di lato.
“Guarda che così sono più fashion!” commentò Ron, sistemandosi la rossa
capigliatura.
“Ma il mio Draky-Draky sta bene a tutti modi, vero?” disse Hermione,
mandandogli un bacio con un’espressione maliziosa e facendogli piedino.
“Mionuccia, non è il momento adesso!” ribatté lui sottovoce.
Udendo quell’ambiguo scambio di battute Ron attaccò a piagnucolare, geloso.
“Ehi Hermione! Dicevi che ieri era stata una cosa senza importanza, solo per
ripicca!”
“Infatti! Mi avevi appena piantato in asso, pezzo d’idiota!”
“E ora? Non siamo pari?”
“No Ron, perché tu ti sei fatto Lavender, che è notoriamente la nave scuola di
Hogwarts!” Ron fece per rispondere ma non gli venne in mente niente, finché non
fu interrotto.
CLAP CLAP! Qualcuno aveva battuto le mani. “Gentili studenti, avrei un paio di
annunci da fare, prima che il troppo cibo vi intorpidisca il cervello, la
Burrobirra vi annebbi la vista e voi dobbiate scappare tutti in bagno…”
“…’a rieccolo… quel quadro è più logorroico e impostato di quando era in vita.
Ma è mai possibile?!” disse Ron facendo roteare gli occhi, e indicando il
ritratto di Dumbledore che era posato su di un piedistallo sul tavolo dei
professori.
“Innanzitutto, vorrei congratularmi con il Signor Weasley, che stamattina è
riuscito nel suo intento di diventare un vero uomo. Dieci punti ai Grifondoro!”
Ron arrossì un po’, si alzò e fece un inchino, mentre il suo tavolo esplose in
un applauso, e altri studenti fischiavano con le dita in bocca e battevano le
mani sui tavoli non molto elegantemente.
“Maledizione!” sbraitò Harry.
“Inoltre,” proseguì il dipinto del defunto “vorrei che facciate un applauso
anche alla Signorina Brown, che non solo ha contribuito al successo del Signor
Weasley, ma raggiungendo quota sessantatre conquiste ha superato il record
finora detenuto dalla nostra ex studentessa, la Signorina Chang. Altri dieci
punti ai Grifondoro!” Lavender balzò in piedi sulla sedia inorgoglita,
dispensando baci per tutti e facendo segni col pollice e il mignolo (tipo
‘richiamami’) a ogni essere vivente maschile in sala, quando improvvisamente il
portone della scuola si spalancò.
“AAH!” Cho Chang irruppe strillando ad ultrasuoni, in lacrime, e lanciando
insulti verso colei che l’aveva battuta. “Tu! Zoccoletta da quattro soldi!” e
corse verso Harry nella speranza di riappropriarsi del suo record, ma il
ritratto di Dumbledore la richiamò all’ordine.
“Mi spiace signorina Chang, lei si è diplomata l’anno scorso, ed è ormai fuori
dalla competizione. E ora scusatemi, ma avrei un appuntamento con la Signora
Grassa” e se ne uscì dalla cornice.
La ragazza cadde in ginocchio in un mare di lacrime “No! Non ci credo… non può
essere…”
“Se vuoi ti consolo, Cho!” disse prontamente Harry, avvicinandosi a lei con
fare furbetto.
“Ma che vuoi tu! Se solo ti fossi dato da fare due anni fa, il mio record
reggerebbe ancora!” e piangendo girò i tacchi e se ne andò. Harry sbuffò per
l’occasione persa.
“Beh, ancora per poco…” osservò Ron, vedendo che Lavender stava sgattaiolando
sotto il tavolo dei Serpeverde con uno studente non identificato.
“FERMI TUTTI!” urlò improvvisamente Malfoy saltando sul tavolo e facendo
esplodere un lampadario con un fiotto di luce viola. “Se non salta fuori il mio
gel faccio una strage che neanche il Signore Oscuro!”
“E va bene Draky-Drakuccio, eccolo qua, orsacchiottino di peluche!” ed Hermione
gli lanciò una confezione formato famiglia di gel ultra tenuta, ultra durata,
ad effetto ultra bagnato.
“Ma Mionuccia-uccia-uccia, perché ce l’avevi tu, zuccherino dolce?” disse il
ragazzo, dopo essersi immediatamente impiastricciato a dovere la capigliatura.
Tutti gli studenti, soprattutto Grifondoro e Serpeverde, si voltarono
disgustati al suono di quelle parole, alcuni vennero colti da un attacco di
diabete, una decina di loro sputarono quello che stavano masticando, un paio
corsero in bagno, e Snape sprofondò sotto il tavolo a vomitare.
“Volevo usarlo come esca perché ci rivedessimo, maschione…” disse la ragazza
ammiccante, alzandosi e andando incontro al bello e dannato, sempre con i
capelli svolazzanti per il famoso incantesimo della brezza artificiale. Malfoy
alzò un sopracciglio.
“Bastava chiedere, peperoncino piccante…” le rispose afferrandola teatralmente
per la vita e dandole un bacio alla Via col vento.
“Giù le mani dal mio uomo, non te lo meriti un così buon partito, sporca
sgualdrina mezzosangue!” sbraitò istericamente Pansy Parkinson zompando in
piedi.
“Aspettate, fermi!” aggiunse Ron incavolato. “Hermione sono geloso, tu mi piaci
troppo!”
“Mi sa che dovevi svegliarti prima…” suggerì sarcastica Ginny al fratello.
“Davvero ti piaccio?!” disse però Hermione, scollandosi dalle labbra di Malfoy.
“Oh, come sei dolce Ron… ma ne riparliamo dopo ok? Ora Draky-Draky mi porta un
attimo a vedere la sala comune dei Serpeverde.”
“Ma… Hermione…” balbettò Ron, mentre Pansy Parkinson veniva portata di corsa in
infermeria in preda ad una crisi isterica.
“COSA?! La sala comune dei Serpeverde?! No! È il quartier generale del nemico!
O sei una spia o una sporca traditrice se vai laggiù!” urlò Harry, ma Hermione
lo ammonì prontamente.
“Dovresti prestare più attenzione alle canzoni del Cappello Parlante, Harry.
Lui ci incoraggia alla fratellanza tra case, non a questa infantile animosità!”
“Ma se quest’anno ha cantato la sigla di Mila e Shiro a rutti!”
Ma la sapientona era già uscita dalla sala in braccio al biondo.
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Quella sera nella sala comune dei Grifondoro regnavano l’apatia e la noia.
Tutto era come al solito, Hermione, rientrata dal fuori programma nei sotterranei
del castello, si stava portando avanti coi compiti per i cinque mesi a venire,
Ron mangiava dolciumi vari infossato nella poltrona mentre la fissava
scocciato, e Harry narrava le sue prodezze a Quidditch ad una platea di
ascoltatori, su come era riuscito ad afferrare lo Snitch con un piede, mentre
volava a testa in giù mangiando un hot dog e pulendosi gli occhiali. Poco più
in là Ginny stava parlando delle sue imprese amorose a Lavender e Parvati che
si complimentavano con lei, e Colin Creevey sfogliava il suo album di foto
interamente dedicato a Harry, lanciandogli di tanto in tanto delle occhiatine
dolci.
“Gente, mi sto annoiando. Che ne dite del gioco della bottiglia?” propose Dean
Thomas.
“E che è?” chiesero alcuni.
“Un passatempo babbano molto diffuso tra gli adolescenti.” Ed Hermione fornì
una spiegazione dettagliata delle regole del gioco.
“COME?! E non lo conosco?!” urlarono indignate Parvati e Lavender.
Quindi si misero tutti in cerchio e cominciarono il gioco, anche se
incontrarono qualche difficoltà, perché le due pettegole si sentivano sempre in
dovere di saltare addosso a qualcuno ad ogni turno, anche quando non toccava a
loro.
“Parvati, prima di zompare addosso a Dean devi far girare la bottiglia!”
“No, aspetta Lavender, non tocca a te!”
“Parvati non vedi che è uscito Seamus, e non Neville?”
“Ma con Seamus ci sono già andata l’altro ieri!”
“Ehi Lavender toccava a me, ridammi la bottiglia e fai respirare Harry!”
“Uffa, che palle queste regole…”
“Parvati, la bottiglia indica Hermione, non te! E lascia stare Ron!”
Ma era tutto inutile, perché entro dieci minuti, dopo aver sbaciucchiato più o
meno tutti i ragazzi presenti, le due avevano totalmente perso il controllo ed
erano uscite a racimolare più gente possibile dalle altre case, ridacchiando in
modo convulso. Ritornarono con Luna Lovegood, Hannah Abbott, un paio di
Corvonero non identificati, Draco Malfoy, Justin Finch-Fletchley, tre
Serpeverde, Padma Patil, due Tassorosso, Zacharias Smith e Blaise Zabini .
Potete capire il marasma generale: non ci stavano neanche tutti nella sala
comune, la bottiglia si era persa e le due continuavano a sostenere che erano
proprio fortunate quella sera perché toccava sempre a loro; dopo essersi
ripassate più o meno tutti, se ne andarono a dormire soddisfatte. A quel punto,
il gioco poté riprendere regolarmente.
“Dai Harry, tocca a te!” disse Hermione. Harry fece girare la bottiglia vuota
di Burrobirra, Colin Creevey incrociò le dita di mani e piedi e chiuse gli
occhi, ma purtroppo per il ragazzo (e fortunatamente per Harry) alla fine uscì
Luna.
“Luna, ehm… scusa, ma un gioco è un gioco!” disse il ragazzo in leggero
imbarazzo, e le diede un bacio appassionato mentre gli altri contavano ad alta
voce i sessanta secondi come da regolamento, incitandoli a palpeggiarsi a
vicenda.
“Sgualdrina!” commentò indignato Colin, andandosene a letto.
Dopo diversi passaggi venne il momento tanto atteso in cui la bottiglia che
fece roteare Ron si fermò proprio in corrispondenza di Hermione. I due eterni
innamorati si scambiarono uno sguardo sognante, in evidente imbarazzo,
dopodiché si avvicinarono lentamente e si strinsero le mani fissandosi negli
occhi, senza dire una parola. I ragazzi in sala seguivano la scena mangiando
pop-corn e commentando ad alta voce.
“Partici giù pesante, Weasley!” disse uno, e fischiò con le dita in bocca.
“VAI COSì BELLA!” incitò un altro, urlando in modo sguaiato.
“Finalmente, è tutto così romantico…” sospirarono un paio di ragazze con gli
occhi lucidi, fazzoletto alla mano.
“Ermy, io… io ti amo!” disse Ron titubante.
“Oh, anche io ti amo, Ron!” e la ragazza gli buttò le braccia al collo. Si
baciarono con sempre più trasporto, finché presi dall’impeto caddero a terra e
cominciarono a rotolare in direzione del divano, il tutto mentre Harry
costringeva cinque voci bianche del primo anno a intonare la sigla di Dawson’s
Creek per i suoi amici.
“Ehi, Weasley-chiappa-lentigginosa! Cosa stai facendo al mio pasticcino alla
crema?” sbraitò indignato Malfoy, guastando la poesia del momento.
Ron, che intanto era già a torso nudo, si voltò verso di lui, “Stupido biondo
ossigenato, fossi in te starei zitto, visto e considerato che hai le mani
infilate sotto la maglia di mia sorella!”
“OSSIGENATO A CHI?! Guarda che non mi tingo i capelli io! Tu,
piuttosto…” ribatte iroso il Serpeverde.
“Cosa?! Brutto deficiente viziato, ma lo sanno tutti che ti fai chiamare Slim
Shady!”
“Come osi paragonarmi a uno schifoso rapper babbano!” e Malfoy estrasse la sua
bacchetta. “Avada Keda-” ma venne bloccato da Hermione.
“Ragazzi calmatevi! Draky-Draky, mi spiace, ma io amo Ron, e sono venuta con te
solo per assecondare un’attrazione puramente fisica.” Disse. Ma poi aggiunse
sottovoce, ammiccante “e non me ne scorderò tanto facilmente… in ogni caso hai
il mio numero.” E gli fece l’occhiolino, tanto Ron non si accorse di nulla
perché si stava beccando un destro in piena faccia da Ginny.
“Questo è perché non ti fai mai gli affari tuoi, idiota di un fratello!” e la
piccola Weasley saltò di nuovo addosso a Malfoy, mentre Ron trascinava la sua
amata verso il dormitorio maschile, appendendo alla maniglia il cartello DO NOT
DISTURB.
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L’indomani era sabato, ma Harry era un po’ in apprensione. Il suo amico Ron
aveva già perso la verginità e ora aveva pure una ragazza, mentre lui non c’era
ancora riuscito, ed essere al pari di quello sfigato di Neville Longbottom lo
disturbava non poco. Mangiava tutto solo soletto ad un angolo del tavolo, stufo
e disgustato di reggere il moccolo a quei due che si imboccavano a vicenda, poi
si baciavano, poi si imboccavano di nuovo e si baciavano ancora, il tutto
intervallato da Ronnie-Ronnuccio, Hermioncina bella, patatina mia, lo sei la
mia cioccoranocchietta?, pesciolino rosso, cioccolatino al peperoncino,
batuffolino arruffato, pucci-pucci, e via dicendo. Harry avrebbe certamente
vomitato se fosse rimasto in loro presenza un minuto di più.
Visto e considerato che i suoi amici sembravano intenzionati a recuperare tutto
il tempo perso e non lo consideravano di striscio (ed erano sei anni che si
sbavavano dietro a vicenda, porca vacca se ne avevano da recuperare!), decise
di andare in biblioteca per fare delle ricerche su Voldemort e gli Horcrux, ma
non ne aveva gran ché voglia, in fondo per queste cose aveva sempre
schiavizzato Hermione. E difatti, nella sezione proibita (più precisamente
vietata ai minori) venne distratto da una rivista, PlayWizard, che con
il Signore Oscuro aveva ben poco a che fare; la infilò dentro un volume molto
alto e impolverato per non farsi sgamare, e cominciò a sfogliarla con un
discreto interesse.
“Problemi a capire come salvare il mondo?” chiese la tipica voce sognante di
Luna Lovegood. Harry, con la coda di paglia, chiuse di botto il volume,
generando una nube di polvere che li fece starnutire entrambi.
“Cosa? Ah… no…” disse poi, schiarendosi la voce. “Quello è il meno, tanto si sa
che fino a giugno posso stare tranquillo, non succede mai niente prima della
fine delle lezioni. Il mio vero cruccio è la scommessa. Pare che siamo rimasti
solamente io e Neville.”
“Capisco… ti va di fare sesso nel ripostiglio delle scope, Harry?” disse
improvvisamente Luna, lasciando il ragazzo di stucco.
“Come? Io? Te?”
“Vuoi o no perdere la verginità prima del diploma?! Intendo prenderti sotto la
mia ala.”
“Ma tu sei così strana… e poi suoni il flauto nella banda di Hogwarts, non
pensavo…”
“Errore comune. Noi flautiste eccentriche siamo le più scatenate sotto quel
punto di vista!” e lo trascinò di peso dentro uno sgabuzzino, anche se subito
dopo dovettero uscirne e cercarne un altro, perché era già occupato da
Zacharias Smith e Parvati che non sembrarono gradire l’interruzione.
Dopo circa dieci minuti la porta della Sala Grande si spalancò, e Il
prescelto entrò correndo tutto sconvolto e spettinato, più spettinato del
solito, urlando a squarciagola.
“Sì! CE L’HO FATTA!”
“Harry, cosa c’è? Hai
sconfitto Tu-Sai-Chi e salvato il mondo magico da terrore, morte e distruzione
certa?!” chiesero con apprensione diversi studenti. Persino Ron e Hermione
smisero per un attimo di copulare.
“Ma no, chi se ne frega, per quello ho tempo fino a giugno! Sto parlando della
scommessa! Ce l’ho fatta!”
“Grande, amico! Batti cinque, fratello!” e Harry e Ron si scambiarono un saluto
collaudato, con una coreografia della durata di circa quattro minuti e ventidue
secondi.
“Uffi! Volevo essere io la prima, Harry!” sbuffò Ginny spostando con violenza
di lato un Corvonero un tantino allibito.
“Ti rendi conto che ti sei sbattuta mezza scuola, Ginny?!”
“Sì e allora? Ci tenevo comunque ad essere io la prima con te, ma ormai è
troppo tardi!” e se ne andò stizzita, seguita da Harry che le correva dietro
urlando cose del tipo potevi dirmelo… metterti in pericolo… sempre in tempo…
ti ho sempre amata… ecc.
“Luna, non ti scoccia essere solo stata usata da Harry?” chiese poi Hermione
vedendo il ragazzo strisciare ai piedi della rossa più focosa della scuola.
“E perché? Harry non è il mio tipo, troppo conformista. Volevo solo dargli una
mano.” E se ne andò fischiettando il motivetto de La Cucaracha.
Nel frattempo…
“Longbottom, pare che sia rimasto solo tu, inutile patata lessa!” disse con
tono offensivo e il solito ghigno insostenibile Malfoy, appoggiato a braccia
incrociate al tavolo degli ambiziosi Serpeverde.
“Sì, certo, come no. Fossi in te farei quattro chiacchiere con tua madre…”
rispose Neville, mentre un paio di top-streghe che sembravano appena uscite da PlayWizard
lo scortavano a braccetto fuori dal salone, tra lo stupore della
popolazione maschile, e le occhiate ingorde di quella femminile.
“Ma cosa… come… MAMMINA!” urlò il quasi Mangiamorte, e scappò via
trattenendo a stento le lacrime.
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Più tardi, quel giorno, Hermione era seppellita in biblioteca e Ron approfittò
della pausa studio della ragazza per fare quattro chiacchiere con Harry.
“Ehi bro’! Come ti senti? Sei teso?”
“E perché mai dovrei? Ho perso la verginità anch’io adesso!”
“Beh, sai, resta comunque quella scocciatura di stanare gli Horcrux mancanti,
distruggerli, affrontare il tuo acerrimo nemico in uno scontro all’ultimo
sangue…”
“Malfoy?”
“L’altro.”
“Snape?”
“L’altro ancora.”
“?”
“Tu-Sai-Chi!”
“Io so chi?”
“Harry! Sto parlando di V-Voldemort!” bisbigliò terrorizzato Ron.
“Ah già, il buon vecchio Voldie… nah, dopo questi due giorni sento che nulla
potrà mai fermarmi! Anzi, sai che ti dico?” continuò poi Harry, alzandosi in
piedi e assumendo una posa drammatica. “Se è vero che lo scontro finale si
avvicina, voglio assaporare appieno ogni giorno della mia vita da adesso in
poi!”
“E quindi?”
“E quindi…” saltò sul tavolo, attirò l’attenzione su di sé con un fischio, e
urlò:
“RAGA, FESTA GROSSA!” Con un movimento di bacchetta rimpiazzò i lampadari con
sfere stroboscopiche, fece partire una raccolta di musica disco babbana anni
’70 - ’80, materializzò dal nulla centinaia di palloncini colorati e cannoni
per sparare la schiuma, e diede il via alle danze con una magistrale
interpretazione della coreografia di YMCA dei Village people sul
tavolo. Ben presto Hogwarts era in delirio, Lavender e Parvati avevano
organizzato un torneo a squadre di gioco della bottiglia, Malfoy si esibiva in
un balletto alla John Travolta con Pansy Parkinson (comprensivo di camicia col
collettone inamidato e pantaloni scampanati), Ron e Seamus distribuivano
cocktail a tutti, e Luna e Ginny misero su una gara di limbo.
“Ronnie-Ronnuccio? Vieni, che dobbiamo giocare a strip-interrogazione…
ehi! Ma che è sto bordello?” esclamò Hermione di ritorno dalla biblioteca.
“Harry ha organizzato una festa perché si è reso conto che potrebbe morire,
combattendo contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!” le disse Ron, che era
già in botta e la stava palpeggiando dovunque.
“E non sarebbe più produttivo studiare un piano per sconfiggerlo?”
“Ma che te frega? Si beve gratis, si balla fino allo sfinimento e si fa
casino!” le disse sleccazzandole l’orecchio. La ragazza si guardò attorno: la
situazione era ormai irrecuperabile, tanto valeva cogliere l’attimo! E lo
sbatté con violenza su di un divanetto, vicino a Neville che era avvinghiato a
una Tassorosso e a una Corvonero.
Nel frattempo Harry era ubriaco marcio in mezzo alla pista e stava facendo la
danza del pollo sulle note di Disco inferno, toccando sederi a destra e
a manca, e provandoci praticamente con tutte.
Agli Horcrux ci avrebbe pensato la settimana seguente, per il momento aveva
altre priorità. E poi, se la profezia era davvero inevitabile tanto valeva
divertirsi nell’attesa, ne avrebbe avuto di tempo per struggersi e patire.
D’altronde anche gli eletti, specie se adolescenti, devono staccare la spina di
tanto in tanto, e assecondare i propri ormoni!
THE END (e meno male!)