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Autore: _Connie    11/01/2012    2 recensioni
La luna appariva ancor più luminosa vista all'aperto: si riuscivano a distinguere chiaramente le sue parti più chiare da quelle più scure e, addirittura, se si aguzzava lo sguardo, si potevano scorgere i suoi crateri più grandi. Uno spettacolo magnifico.
Zoro/Sanji
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Angolo dell'autrice]
Ed ecco la mia seconda One-Shot! è___é9
Sì, lo so che dovrei scrivere il capitolo 7 dell'altra storia, ma già la mia ispirazione è precaria, se poi non colgo nemmeno la palla al balzo allora non riesco a scrivere più niente! x)
La storia è ambientata al Villaggio di Coco, come potrete notare.
Mi è venuta in mente grazie al volume 6: lì c'è la prima vera scena ZoSan, quindi qualcosina gliela dovevo dedicare. *___*
Spero vi piaccia. ;)
 
 
La luce della luna piena che filtrava attraverso le tende della finestra fece svegliare Sanji dal suo sonno precario.
Non riusciva a dormire nel modo più assoluto. Se solo pensava che, fino al giorno prima, non avrebbe nemmeno lontanamente pensato di lasciare il Baratie e che ora, invece, era entrato a far parte della ciurma di quello strambo ragazzo di gomma...
Erano successe decisamente troppe cose in una sola giornata per non rimanerne almeno un po' scossi.
Dato che non riusciva più a riprendere sonno, decise di alzarsi per prendere una boccata d'aria.
Si trovava nell'infermeria del villaggio di Nami – la sua adorata Nami! – insieme agli altri suoi neo-compagni che, al contrario di lui, russavano profondamente sognando chissà che cosa, viste le loro espressioni beate – inclusa bava alla bocca per quel ragazzo dal cappello di paglia, costatò il cuoco.
Dando un'occhiata anche al letto dello spadaccino, notò che era sfatto e completamente vuoto.
Dove diavolo si era andato a cacciare? Possibile che fosse uscito dall'infermeria nelle sue condizioni?! Era già un miracolo che non fosse ancora morto!
“Chi lo capisce è bravo” pensò, prima di lasciare che un sospiro lasciasse la sua bocca.
Indossò la sua giacca e si rimise le scarpe, per poi dirigersi verso l'ingresso ed uscire dalla porta.
La luna appariva ancor più luminosa vista all'aperto: si riuscivano a distinguere chiaramente le sue parti più chiare da quelle più scure e, addirittura, se si aguzzava lo sguardo, si potevano scorgere i suoi crateri più grandi. Uno spettacolo magnifico.
Si portò alla bocca una delle sue sigarette e l'accese, per poi dirigersi verso la spiaggia.
Chissà dove si era cacciato quell'idiota. Sicuramente non poteva essere andato lontano, visto come quell'Occhi di Falco l'aveva conciato.
Un brivido freddo gli attraversò la schiena al solo ricordo della scena.
«La ferita sulla schiena è una vergogna per uno spadaccino!»
In quel momento l'aveva semplicemente considerato un pazzo. Un pazzo che, invece di pensare a salvarsi la pelle abbandonando le sue ambizioni, aveva preferito voltarsi verso il suo avversario e farsi squarciare il petto.
Solo dopo aveva capito il vero motivo che l'aveva portato a fare una cosa del genere: piuttosto che tirarsi indietro e non mantenere fede alle promesse che aveva fatto, quel ragazzo preferiva morire.
Si era reso conto che, in un certo senso, lo... ammirava. E non poteva nascondere che era stato anche un po' grazie a lui se si era finalmente deciso a partire per cercare l'All Blue e realizzare il suo sogno.
Senza neanche rendersene conto, era arrivato fino alla spiaggia. Una leggera brezza di terra lo fece stringere ancor di più nella sua giacca.
Voltandosi, vide che, a pochi metri da lui, c'era proprio lo spadaccino, seduto sulla sabbia morbida con le gambe incrociate e le spade al suo fianco. Aveva un'espressione strana a dipingergli il volto: era seria. Molto seria.
Lo sguardo era puntato verso il mare o, meglio, verso l'orizzonte, ma era completamente assente; le mani, invece, erano strette in un pugno.
Decise di avvicinarglisi e, una volta sedutosi accanto, pareva che non si fosse ancora accorto della sua presenza.
«Ohi, ti sei addormentato con gli occhi aperti?»
L'altro sussultò, ma, riconosciuto il padrone della voce, si limitò ad assumere una faccia piuttosto sorpresa.
«Tu... tu che ci fai qua?!»
«Questo te lo dovrei chiedere io: perché diavolo ti sei alzato dal letto nelle tue condizioni?!»
«Questi non sono affari tuoi», rispose in uno sbuffo, prima di incrociare le braccia al petto e tornare con lo squardo perso nel vuoto, questa volta con un'espressione che l'altro avrebbe quasi definito... triste.
«...Ohi.»
Lo spadaccino ritornò di nuovo alla realtà e si voltò verso il biondo, che aveva la cicca ormai consumata ancora in bocca.
«Quel Mihawk deve riporre davvero molta stima in te per averti risparmiato; probabilmente pensa che tu abbia la stoffa per diventare uno del suo calibro.»
Detto questo, prese ciò che era rimasto della sigaretta e lo gettò sulla sabbia.
L'altro, dapprima sbalordido, gli diede in risposta uno dei suoi ghigni, per poi continuare a osservare l'orizzonte, questa volta con uno sguardo più sicuro e deciso.
Sanji, intanto, continuava a fissarlo: la luce lunare faceva luccicare i suoi tre pendenti – ma poi, perché ne aveva così tanti? – , metteva in risalto i lineamenti marcati del suo viso e si poteva quasi dire che facesse diventare ancora più strambo il colore dei suoi capelli. Verdi. Come un marimo.
Si mise a ridacchiare per il paragone che aveva fatto.
«Mh? E ora che ti prende?»
«Niente, però forse ho capito il motivo per cui sei uscito fuori.»
Il verde lo guardò con uno sguardo interrogativo.
«I tuoi capelli fanno la fotosintesi anche con la luce della luna, giusto?»
Dapprima l'altro non capisce il senso della frase – certo che era davvero idiota – poi ci arriva e, anche se appena percettibilmente, diventa rosso in viso.
«Invece che ai miei capelli, pensa al tuo sopracciglio, ricciolo!»
«Prova a ripeterlo se hai il coraggio, marimo!»
Iniziarono a battibeccare vivacemente e, Sanji ne era sicuro, non sarebbe stata l'ultima volta.
  
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