Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Zomi    11/01/2012    5 recensioni
...Alzò lo sguardo su di lui, rivelando le lacrime che le rigavano il delicato e dolce viso. Trattenne a mala pena un singhiozzo e con i pugni stretti lungo il corpo urlò:
-…TI PREGO TORNA DA ME VIVO!!! TI SUPPLICO!!! SE TI FARAI AMMAZZARE NON TE LO PERDONERÒ MAI…TI PREGO… TI PREGO ZORO… FALLO PER ME, TORNA DA QUESTA STUPIDISSIMA GUERRA VIVO... GIURAMI CHE TORNERAI DA ME!!!-
Non era poi riuscita più a reprimere le lacrime, ed era scoppiata in un pianto triste e inconsolabile...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ANGOLO DELL’AUTORE:
Detto questo, dedico questa FF a Fior di Loto: è nata per merito del tuo aggraziato nome, che me l’ha ispirata (scusa per il ritardo, ho avuto qualche problemino!!!)
                                                                                                                                                                                                                                             Zomi
 
 
                             IL SAMURAI DEL MANDARINO

 
L’uomo si fermò davanti alla piccola e esile palizzata in legno scuro. Si appoggiò a un paletto di sostegno che indicava l’entrata del frutteto, e prese fiato. Aveva corso dalla piazza principale fino a lì senza fermarsi un momento, ed ora era senza respiro. In più correre con quella pesante armatura addosso, non era per niente facile.
Ma lui non aveva resistito.
Subito giunto al suo paese, non aveva voluto perdere tempo a disfare armi e bagagli, e così, armatura e katane ancora al fianco, si era catapultato verso quel frutteto.
Due anni.
Erano due anni che non vedeva la sua Nami.
Si sfregò di dosso un po’ di fango dall’elmo che indossava, e cercò di assumere un’aria serena e tranquilla, anche se il suo cuore batteva all’impazzata e le mani gli tremavano dall’emozione. Ricordava ancora il loro ultimo incontro, la sera prima che partisse per la guerra…
 
… camminavano silenziosi lungo il sentiero che attraversava tutta la coltivazione di frutta. Dai rami, leggeri e rosei petali di fiori scendevano al suolo, mossi dalla leggera brezza primaverile. Nami teneva lo sguardo fisso sui suoi piedi e sui passi che compiva sul selciato. Al suo fianco, Zoro, se ne stava zitto e pensieroso. Il tramonto rosseggiava il cielo sopra le loro teste, intonato al cadere dei petali di ciliegio rosa.
L’immenso frutteto era di proprietà dei genitori della ragazza. Esso si estendeva per acri e acri su tutto il territorio orientale del piccolo villaggio di nome ThousandSunny.
Era un piccolo paesino disperso nelle campagne di quella regione. Quasi tutti vivevano di agricoltura e di piccolo artigianato.
Zoro alzò lo sguardo sulle cime degli alberi che li circondavano. Lo sapeva. Sapeva che gli sarebbero mancati immensamente anche quegli alberelli su cui si arrampicava fin da bambino con i suoi amici e con la sua cara Nami.
Abbassò gli occhi color pece sulla giovane che lo accompagnava. E lei?
Oh, lei sarebbe stata la persona che più gli sarebbe mancato in assoluto. I suoi capelli corti color arancione, il suo profumo di mandarino, i suoi occhi grandi e nocciola…
Come avrebbe potuto sopravvivere lontano da tutto ciò?
Sospirò.
-Zoro…-
Il sussurro di Nami lo fece fermare sulla strada acciottolata.
-Promettimi che sarai prudente in guerra. Lo so che sei un esaltato, sempre pronto a menare le mani e a buttarti a capo fitto nelle mischie, ma ti prego… ti prego…-
La rossa smise di camminare dopo pochi metri da dove si era fermato lo spadaccino. Alzò lo sguardo su di lui, rivelando le lacrime che le rigavano il delicato e dolce viso. Trattenne a mala pena un singhiozzo e con i pugni stretti lungo il corpo urlò:
-…TI PREGO TORNA DA ME VIVO!!! TI SUPPLICO!!! SE TI FARAI AMMAZZARE NON TE LO perdoneròMAI…TI PREGO… TI PREGO ZORO… FALLO PER ME, TORNA DA QUESTA STUPIDISSIMA GUERRA VIVO... GIURAMI CHE TORNERAI DA ME!!!-
Non era poi riuscita più a reprimere le lacrime, ed era scoppiata in un pianto triste e inconsolabile.
Lei e il giovane samurai erano amici da una vita, e raggiunta l’età da matrimonio, i rispettivi genitori avevano combinato il loro sposalizio. I due giovani, all’epoca, non erano d’accordo, convinti di imprigionare il compagno in una relazione d’amore a senso unico: non si erano mai dichiarati l’un l’altro anche se si amavano profondamente già da tempo.
Quando poi si erano chiariti, esprimendo i loro sentimenti, quel fidanzamento combinato era risultato un segno del destino a loro propizio. Avrebbero dovuto sposarsi quell’estate, insieme ai loro amici in una festa immensa e lunga giorni e giorni.
Ma all’inizio dell’anno, un emissario dell’imperatore, era giunto al villaggio, portando il messaggio del sovrano dell’avvicinarsi di un conflitto.
Il regno confinate aveva dichiarato guerra al loro, e ora si richiedeva che ogni uomo o giovane discendente maschio delle famiglie, desse il proprio contributo a difendere la patria.
Zoro era il diretto discendente della sua famiglia, i Roronoa, una potente e benestante famiglia di samurai che da secoli era devota al bushido. Il ragazzo si era offerto per partire per la guerra al posto del padre ormai vecchio e senza forze. Il capo famiglia aveva cercato di dissuaderlo, ma Zoro, volenteroso di portare gloria e onore alla famiglia, aveva comunque dato il proprio nome all’emissario per essere chiamato sotto le armi.
Da quel giorno erano passate poche settimane, e ora era giunto il giorno in cui lui, Rufy, Sanji e tanti altri loro amici e giovani di Sunny, partissero per la battaglia.
Nami piangeva inginocchiata tra l’erba che spuntava lungo la strada, singhiozzando e urlando inconsolabile con le mani sulla bocca per attutire la sua disperazione e gli occhi chiusi, da dove infrenabili e orribili lacrime le graffiavano il volto.
Lo spadaccino corse verso di lei, e stringendola forte al suo petto, cercava di calmarla con piccole carezze e cercando di asciugare quelle goccie di pianto che sapeva gli sarebbero pesate sull’animo, fino al suo ritorno.
La sollevò da terra e si sedettero abbracciati, sotto l’unico albero di mandarini in mezzo a tutti quei ciliegi in fiore. Era il simbolo della famiglia di Nami, i Cocoyashi, in cui vigeva ancora la tradizione di piantare un mandarino in tutti i diversi frutteti di loro proprietà per indicarne l’appartenenza.
Si stesero sotto la chioma spoglia, i cui rami secchi accennavano appena le gemme che sarebbero fiorite solo da lì a qualche mese. Il samurai sistemò la compagna sulle sue gambe e appoggiò il verde capo sul suo. Tra i suoi singhiozzi, ancora ripeteva la sua preghiera.
Zoro si addossò al tronco dell’albero. Alzò lo sguardo e intravide l’incisione che proprio lui aveva intagliato su quella corteccia. Aveva disegnato, imprecando non poco per la difficoltà nello scrivere con un pugnale, un piccolo cuore con all’interno i loro nomi. Il gesto era stato molto apprezzato da Nami, che lo aveva ringraziato donandogli il loro primo bacio.
Lo spadaccino strinse a sé la giovane, che con una manica del kimono, si asciugava qualche lacrima.
-Scusami…- bisbigliò.
-Ma lo sai come la penso su tutta questa storia della guerra… è tutto così stupido e sbagliato… ma so che tu vuoi dimostrare la tua forza e non ho, e mai lo farò, cercato di farti cambiare idea solo perchè ti amo…-
La sua ramata testolina era appoggiata contro il torace del ragazzo. Poteva sentire senza problemi il cuore del ragazzo battere e il suo respiro alzare ed abbassare il suo yukata. Sospirò, cercando di trattenere le lacrime.
-Ti chiedo solamente una cosa: torna da me…-
Zoro le prese il volto nelle proprie mani callose e calde, alzando per poterle veder i suoi begli occhi color nocciola. La baciò lievemente, per poi appoggiare la sua fronte su quella dell’amata.
-Tornerò Nami… te lo giuro… tornerò e ricominceremo ad amarci…-
Lei annuì e lo baciò con ardore.
-Ti aspetterò oggi giorno sotto quest’albero di mandarini… non perderò mai la speranza, te lo prometto…-
Il samurai rise, alzandosi e offrendo una mano come appoggiò alla rossa.
-E ti conviene… perché quando tornerò ci sposeremo e avremo 10 bellissimi e pestiferi bambini…-
-10?- lo guardò spiazzata la giovane -… la fai facile tu!!! Tanto sono io quella che dovrà partorirli dopo 9 mesi che me li porto dentro…-
Ridacchiarono entrambi, facendo ritorno verso casa, tra scherzi infantili e carezze delicate.
Il mattino dopo Zoro e compagni, erano partiti per il fronte. Nami lo aveva salutato nella piazza cittadina con un ultimo bacio carico di tristezza e dolore.
-Ricordati la promessa…- sussurrò.
Il samurai l’accarezzo, riluttante a partire. –Come potrei dimenticarmene?-
-Con la memoria che ti ritrovi non ci scommetterei…- aveva cercato di sdrammatizzare la rossa, prima che una lacrima le scivolasse lungo lo zigomo. Zoro l’aveva raccolta tra le sue dita.
-Prendi… è un ramoscello di mandarino… dici sempre che ho il suo profumo… così avrai l’impressione di avermi sempre accanto…- riuscì a bisbigliare, tremante Nami, stringendo nella mano dell’amato un piccolo ramoscello in fiore.
Il samurai l’aveva nascosto al sicuro sotto l’elmo con lo stemma della famiglia, voltandole le spalle, incapace di vederla piangere ancora…
 
… quegli ultimi momenti trascorsi insieme, erano stati la fonte della sua forza durante quei 2 anni di lotta e sangue. Prima di iniziar battaglia, il giovane baciava il piccolo dono floreale di Nami, rinnovando la sua promessa.
Ed ora era giunto il momento di mantenerla.
Era tornato.
Era tornato da lei, come glielo aveva chiesto.
Ferito, sporco di fango per la lunga marcia di ritorno, con l’armatura ammaccata e macchiata di mille battaglie, ma era tornato.
Camminava sul sentiero, contando i passi che lo dividevano dal mandarino.
Intorno a lui, gli ultimi petali di ciliegio, cadevano sul suo cammino, come a celebrare il suo ritorno. Ora lo vedeva, vedeva la punta di un albero ancora in fiore.
Accelerò l’andatura, impaziente di arrivare.
Mancavano ormai pochi metri, quando scorse una figura seduta sotto i rami in fiore.
Si fermò, con il cuore immobile per l’emozione.
Era una donna, che sedeva sotto la pioggia di fiori rosei. Sembrava aspettasse qualcuno. Zoro deglutì, incapace di muoversi. Era lei? Era Nami?
La giovane gli dava le spalle, così che, lui riuscisse a vedere solo una lunga chioma rossa che scivolava lungo la schiena ricoperta da un kimono primaverile nero che non arrivava a coprirle completamente le gambe, ornato da una cascata di fiorellini bianchi e rosa cuciti sulle ampie maniche. Una fascia gialla le cingeva la vita.
Il samurai era indeciso. E se non fosse stata lei? Forse avrebbe dovuto passare prima dall’abitazione della ragazza, invece che catapultarsi lì…
La ragazza si sentì osservata, e, con un veloce movimento del capo, volse la sua attenzione dietro le sue spalle. Poco distante, una figura armata rimaneva immobile sul sentiero del frutteto.
Era un uomo, lo capiva dal portamento, con indosso un’armatura con gli stemmi della sua regione. Si alzò di scatto riconoscendoli. Sgranò gli occhi e cercò di decifrare il simbolo della famiglia cui apparteneva il samurai, ma l’eccessivo pantano e le ammaccature delle battaglie lo avevano quasi del tutto cancellato.
Lo yukata a righe che sbucava da sotto gli avambracci e dalla vita, era un mosaico di fango e sangue.
Lo fissò incredula.
Sapeva che la guerra era giunta al termine, e che presto le truppe imperiali avrebbero fatto ritorno alle loro famiglie. Avevano vinto su tutti i fronti contro il nemico conquistatore e ora erano in marcia verso i loro cari.
Nami aveva urlato di gioia alla notizia, ma credeva che gli uomini avrebbero impegnato molto più tempo a tornare.
La presenza di quel soldato era la prova che si sbagliava.
-Salve Samurai…- salutò con un filo di voce emozionata.
L’armatura tremò.
-S-salve…-
Lo vide indietreggiare. Mai, Zoro, avrebbe creduto che la sua futura sposa potesse diventare così bella. Era cresciuta in quegli anni di lontananza. Non era più la mocciosa, come amava canzonarla, che aveva lasciato in lacrime. Ora era una donna bella e sensuale. I capelli rossi corti e sbarazzini, le erano germogliati in quella meravigliosa chioma ardente. Il suo volto si era fatto più tondo e maturo, mentre i suoi occhi erano sempre quelli svegli e accattivanti che gli avevano rapito il cuore.
Il copro, poi, si era reso più aggraziato e florido. Ormai era inutile celare le attraenti curve, sotto quell’esile kimono.
Si trattenne a mala pena dal corrergli incontro, ma pensò che un gesto del genere, da parte di uno sconosciuto, l’avrebbe impaurita. Prese coraggio.
-Che fai qui, donna?-
La rossa, lo fissò indagatrice. L’elmo ne occultava il volto, in modo che lei non riuscisse a riconoscerlo. Non sapeva se fidarsi o meno di lui…
In più le sembrava che il suo tono di voce, roca e apparentemente pacata, celasse trepidazione e ansia, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa d’inopportuno e imbarazzante. Che volesse abusare di lei?
Deglutì e fece un passo avanti, verso di lui.
-Aspetto il ritorno del mio futuro sposo… è partito per la guerra anni fa…- cercò d’intimorirlo.
Il samurai rise compiaciuto. L’aveva aspettato come promesso. Sotto il mandarino che portava il simbolo del loro amore, lo aveva aspettato pazientemente per tutti quei mesi.
-E ancora lo aspetti…?!? Non credi che potrebbe essere morto in tutto questo tempo?- ridacchiò malefico.
La ragazza tremò. Certo, quella paura l’aveva sempre avuta. Non aveva modi di sapere di come stesse Zoro, se fosse già in viaggio di ritorno o se fosse a dirittura morto, ma qualcosa, dentro di lei, l’assicurava che Zoro era vivo e che presto sarebbe tornato.
Glielo aveva promesso.
Gonfiò le guance e avanzò verso il samurai. Gli andò vicino, e, a portata di mano, iniziò a puntargli il suo dito indice contro lo sterno protetto dalla corazza.
-Come osate? Chi siete voi per dire ciò? Lo avete per caso incontrato? Si chiama Roronoa Zoro: è alto, occhi scuri, zazzera verde, testardo, orgoglioso, coraggioso e mantiene la parola data… lui tornerà da me, me l’ha promesso!!!-
Le ultime parole furono urlate dalla ragazza con foga, contro quel villano che azzardava intaccare la sua speranza.
Lo spadaccino rise sotto i baffi. Sempre impetuosa e impulsiva la sua Nami.
Il ghigno non sfuggì alla rossa.
-Ne sei così convinta ragazza?!? E se fosse davvero morto? E se lui se la fosse data a gambe levate per paura della guerra e non avesse nemmeno il coraggio di tornare per la vergogna…? E se si fosse già sposato con una contadina incontrata lungo il ritorno…? E se…-
Una raffica di poderosi e furenti pugni iniziarono a colpirlo a livello dell’addome. Nami, irritata a morte per quelle parole, picchiava indemoniata quell’orrido essere. Continuava a sferrare i suoi pugni, mentre calde lacrime le rigavano il bel viso. Teneva gli occhi chiusi e non accennava a smettere quella pioggia di colpi. Zoro se la rideva divertito. Non sentiva nemmeno uno di quei pugni che tante volte aveva ricevuto, con tanta violenza, sul cranio. Fermò Nami prendendole i polsi, prime che si facesse del male, tagliandosi con qualche scheggia della bardatura. Rise sguaiatamente, mentre la rossa alzava il proprio sguardo assassino verso l’elmo scosso dai ghigni.
-Smettetela… smettetela di ridere… SMETTETELA!!!-
Quel grido disperato fermò lo spadaccino, che fissò le lacrime e gli occhi vitrei dell’amata.
Quel mostro osava infangare l’onore del suo Zoro?
Come s’azzardava?
Lui non si sarebbe mai tirato indietro da un conflitto, tanto meno si sarebbe fatto ammazzare senza combattere come un demonio per la sua vita. Figuriamoci tradirla…
Era un uomo d’onore lui. Fedele e coraggioso.
-Lui tornerà… tornerà da me… me l’ha promesso… e quando farà ritorno, noi ci sposeremo e avremo i nostri 10 meravigliosi figli…LUI TORNERA’!!!!!!!!!-
Aveva ripreso a piangere, Nami, disperata, ormai sull’orlo dell’isteria. Ma non ancora rassegnata. Nessuno, nemmeno quell’individuo, avrebbe mai scalfito la sua speranza nel ritorno di Zoro.
Il samurai infangato le liberò un polso, e con la mano liberà le asciugò qualche goccia di pianto dal volto.
-Avevo capito che 10 erano troppi…- sussurrò sorridendo.
Nami smise subito di singhiozzare, alzando il capo chinato per lo sconforto. Quel bastardo si stava ora togliendo l’elmo, rivelando la sua identità.
Due raggianti occhi neri la fissarono, accompagnati da un ghigno diabolico.
-Ciao Nami…- disse.
La rossa rimase senza parole.
Zoro. Zoro. Zoro. Zoro. Zoro…
Gli si fiondò tra le braccia, stringendolo con forza e piangendo di felicità.
Era tornato. Era tornato.
Il samurai lasciò cadere il casco, abbracciandola di rimando. Le passò affettuoso una mano tra i lunghi crini rossi, mentre con leggeri baci, seccava le sue lacrime.
-Oh stupido idiota di un ominide…- rideva felice la ragazza.
-E così che accogli il tuo uomo? Complimenti eh…-
Nami non gli rispose, ma lo baciò passionalmente, portando le sue mani intorno al suo volto e cingendogli il collo taurino. Zoro approfondì quel contatto che per ben due anni aveva solo ritrovato in sogno. Spinse la rossa contro il tronco del mandarino e la cinse per la vita con un braccio, mentre con l’altro le attorcigliava i capelli. Una folata di vento fece piovere mille petali di fiori, rendendo magico e indimenticabile quel loro riunirsi. Le loro lingue, dopo tutto quel tempo passate divise, si attorcigliavano in una lotta senza vinti ma solo vincitori. Si erano sempre trattenuti nei loro baci, per pudicizia e inesperienza, ma in quel momento non sentivano altro bisogno che di quel contatto incontrollato e insaziabile.
Volevano avere la prova fisica che tutto quello che stavano vivendo non fosse un sogno, ma la pura realtà.
Si fermarono senza fiato, ridendo e guardandosi negli occhi. Nami accarezzò delicata una lunga cicatrice che tagliava di netto l’occhio sinistro del ragazzo.
-Un colpo in battaglia…- sussurrò Zoro che si beava di quel tocco -… una lama ha tagliato di netto il casco e mi avrebbe affettato anche la testa se non ci fosse stato di mezzo il ramoscello che mi hai regalato… ha fermato incredibilmente la lama …-
Il samurai estrasse, da sotto l’armatura, il piccolo rametto secco e sciupato, quasi totalmente spezzato a metà, se non fosse stato per un piccolo pezzetto di corteccia che ancora univa le parti divelte.
La rossa sorrise, accoccolandosi sul suo torace. Lo accarezzò dolcemente, sentendosi finalmente completa e al sicuro.
-Dopo quell’episodio…- mormorò il samurai -… tutti hanno iniziato a chiamarmi “Il samurai del mandarino”…-
Si guardarono negli occhi. C’erano così tante cose che avevano da dirsi, così tanti momenti da recuperare, così tante cicatrici fisiche e dell’animo da ricucire…
Ma per il momento si dissero solamente la cosa più importante:
-Ti amo Nami…-
-Ti amo anch’io, Zoro-
Si baciarono ancora, stringendosi e cercando di dimenticarsi di quei due anni passati. Finalmente avrebbero potuto coronare il loro sogno d’amore…
Finalmente avrebbero potuto avere i loro figli…
Finalmente avrebbero potuto tornare a vivere insieme, ed ad amarsi senza più paura di essere divisi…
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Zomi