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Autore: Mentina    28/08/2006    5 recensioni
Lo sai che non lo sa ancora che sono cinque mesi che conviviamo? Come ha fatto a non accorgersi del mio shampoo alla pesca nel tuo bagno? O delle mie pinze per i capelli sullo specchio? O delle mie presine con le caramelle, della mia coperta turchese di pile, della nostra foto sul mobile all’entrata? Come hai fatto a nasconderglielo, Tom? Non gliel’hai mai nascosto, vero?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non lo so come sia venuta fuori questo splendore

Non lo so come sia venuta fuori questo splendore..

E’ una costola di Kaffee und Schokolade, anche lei..

Ma riguarda Tom.

Tom e non Taro, stranamente.

 

Taro Misaki è proprietà di Yoichi Takahashi, tanto quanto Pierre Le Blanc.

E io non ho idea se abbia o no una sorella, né tanto meno se si chiami Danielle.

 

Buona lettura

Mentina*

 

Princesse   

 

Certo che lo voglio, Tom.

 

Sono anni che mio fratello porta dei calciatori in casa nostra.

Ero ancora una bambina quando lui ha cominciato a giocare da professionista e in questa casa sono passati centinaia di suoi compagni di squadra. Alcuni erano davvero bellissimi e ci avrei scommesso una mano che sarebbero presto diventati famosi a livello internazionale, forse più per il loro aspetto che per le loro capacità.

 

E tutte le mie amiche si innamoravano di Pierre.

 

E tu che sei arrivato qui a Parigi, a fare casino con tutte le lingue che sapevi e con questo tuo francese zoppicante che non ho idea di dove avessi potuto impararlo.

O forse non l’avevi mai imparato.

 

Tom come si sta a viaggiare per il mondo, senza mai riuscire a fermarsi?

 

Pierre arrivava a casa ed era sempre festa.

Anche la volta che vi siete battuti ai mondiali, fino all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero, quando tu e Tsubasa lo avete umiliato con la vostra Golden Combi.

Quel giorno avevo sofferto per lui e con lui.

 

E poi tu sei entrato nel Paris Saint Germain, a giocare al suo fianco.

 

E vi ho trovato in salotto, una sera qualunque.

Una sera d’ inverno. Quando anche io ero stufa di stare fuori casa, in quel benedetto crogiolo di anime infelici che era la Parigi frenetica delle otto di sera, quando i barboni si azzuffano attorno ai bidoni della spazzatura, fuori dei supermercati.

Dovevo diplomarmi quell’anno e, per una cosa e per l’altra,  non vedevo Pierre da un mese.

 

E a me sembrava fosse passata una vita intera.

 

Mio padre era finito in chissà quale remoto angolo del mondo e mia madre doveva essere ancora in reparto a trascrivere le ultime cartelle e a prepararsi il lavoro per il giorno seguente.

Ormai ci avevo fatto l’abitudine a preparare la cena. E poi non mi aspettavo di trovare mio fratello in salotto. Quel geloso e possessivo di Pierre, che ho scoperto fosse in casa solo perché non ho fatto in tempo a togliermi il cappotto che già voleva sapere con chi stavo parlando sulla porta.

E che non ha creduto fosse il nipote della nostra vicina, la signora La Salle.

 

Per lui tutti dovevano per forza farmi una corte spietata.

Io dovevo essere meglio di Lolita, perché secondo lui anche gli uomini di mezza età erano costretti a rimanere senza parole davanti a me. Lui che non riusciva a fare tre passi senza dover firmare un autografo. Lui che doveva controllarmi prima che io uscissi di casa con le amiche, lui che mi doveva accompagnare ovunque e che doveva conoscere tutti quelli che frequentavo.

 

E tu eri seduto sulla poltrona.

 

A ridere di me e di Pierre che litigavamo sulla mia gonna troppo corta e sulla mia maglia troppo aderente o sulle mie scarpe troppo alte e sul mio viso troppo truccato.

E su tutte quelle piccole angosce che costellavano il pensiero di Pierre che non poteva avermi sott’occhio in ogni momento come avrebbe voluto.

 

E tu che hai osato dire che non ci trovavi niente di osceno in me.

Avevi proprio voglia di provare Pierre, modalità omicida inserita..

 

Io invece, l’ho sempre capito e assecondato.

 

Aveva dodici anni quando si è preso tutte quelle responsabilità.

Mio padre se n’è andato e lui è diventato l’uomo di casa.

Arrivava in ritardo agli allenamenti per venire a prendermi a scuola e ad accompagnarmi a casa.

E mia madre si è affidata a lui, come ho presto imparato a fare anche io.

 

Anzi, sono anni che non porta più compagni di squadra qui a casa, adesso che ci penso bene.

 

Si deve proprio fidare di te, allora.

Allora Pierre non è infallibile. È lui che ti ha spianato la strada perché è come se mi avesse dato la sua benedizione a perdere la testa. Perché mi hai semplicemente sorriso, ma ho visto uno strano scintillio nei tuoi occhi quando mi hai guardata, quella sera.

 

Lo sai che Pierre se n’è accorto e ha fatto finta di niente? Quella è stato il suo tacito consenso.

 

Quando si accampavano in quattro o cinque nel nostro salotto Pierre si sedeva proprio su quella poltrona e guardavamo le partite insieme, io seduta sulle sue gambe, appoggiata al suo torace. Sono sempre stata una nanetta e lui, confronto a me, anche se ci dividevano solo quattro anni, sembrava un gigante.

Se ne stava tranquillo solo quando mi addormentavo e poteva portarmi in camera.

 

Ah, io rigorosamente in pigiama fino a undici anni davanti ai suoi amici.

 

A dodici mi ha vietato di girare per la casa quando c’erano i suoi amici e a tredici non ne ha più fatti entrare. Al massimo potevano aspettare nel vialetto. Solo quelli fidanzati in casa.

 

Forse stasera gli verrà voglia di ucciderti, lo sai?

 

Se sapesse quello che hai fatto ti strozzerebbe.

Tu che vuoi portargli via la sua Princesse.. forse non ti parlerà mai più.

O forse, speriamo in Dio, si metterà in testa che io sono cresciuta e che tu e io siamo fatti apposta per stare insieme. E che se tu mi vuoi sposare non sei un malintenzionato.

 

Lo sai che non lo sa ancora che sono cinque mesi che conviviamo?

 

Come ha fatto a non accorgersi del mio shampoo alla pesca nel tuo bagno?

O delle mie pinze per i capelli sullo specchio?

O delle mie presine con le caramelle, della mia coperta turchese di pile, della nostra foto sul mobile all’entrata? Come hai fatto a nasconderglielo, Tom?

 

Non gliel’hai mai nascosto, vero?

 

Almeno il nostro primo bacio, gliel’hai tenuto nascosto, Tom?

Il giorno della partita, quando con il pass sono venuta a dirgli in bocca al lupo, dagli spogliatoi.. e quando ho sentito che mancavi solo tu, che ti stavi mettendo il nastro sui parastinchi e sono entrata.. te lo ricordi Tom, quando ti sei voltato e invece di spalancarmi uno dei tuoi soliti sorrisi ti sei preoccupato di dirmi “Danielle, che ci fai qui, se lo sa tuo fratello ci ammazza?”

 

E’ stata una pazzia, ma a quanto pare è servita..

 

Sì, se quella sera ci avesse visti.. ti avrebbe ammazzato, anche se hai giocato la miglior partita della tua carriera stando a quanto hanno scritto sui giornali.

 

E adesso, Tom? Sei sicuro che non ti ucciderà anche se è passato così tanto tempo?

 

Avete per caso fatto un accordo di non belligeranza? Un rito maori in cui lui mi cedeva a te?

O davvero mi vuoi far credere che lui non abbia fatto nessuna tragedia greca quando gli hai parlato delle tue intenzioni?

 

Perché gliene hai parlato, non è vero?

 

Io sono una corda di violino e tu invece te ne stai lì tranquillo, come se non dovessimo dire loro niente di speciale. “Mamma, Pierre, Tom mi vuole sposare!” e mia madre prima di poter dire qualsiasi cosa si deve lanciare addosso a Pierre, a fargli un massaggio cardiaco, perché se non gliel’hai già detto tu, gli verrà sicuramente un infarto.. oppure potremmo farlo bere, tanto non regge niente. E poi ha sempre la ciucca da stupido, ride come una pecorella.

 

Quanto l’ho sfottuto quel capodanno!

 

Se lo facciamo bere e glielo diciamo quando non è lucido, può darsi che la digerisca meglio e non faccia qualcuna delle sue scenate di gelosia, di quelle spaventose dove continua a grattarsi la fronte, in preda a qualche sintomo di schizofrenia fulminante. 

 

Poi, però,  appena gli passerà la sbornia ti picchierà a sangue.

 

Ma sai cosa ti dico, Tom?

Credo che questa sua gelosia serva anche a me, in fondo.

Perché mi fa capire quanto mi vuole bene e quanto ho sbagliato a non dargli retta quando mi diceva che quel Jaques per me non andava bene, che mi avrebbe solo presa in giro.

Aveva ragione. E io sono stata male come una bestia. Ma con te, a quattordici anni non avevo speranze.. ero ancora off limits.

 

Lo sai quanto mi manca mio fratello?

 

Sono tre anni che vive da solo e se il lunedì alle sette non è già qui, io comincio a dare in escandescenze.  Lui e tutta quella sua vita da depravato, tutta allenamenti e splendide donne. 

Eh.. ma col dolce gli faccio sempre trovare una rivista di quelle che odia tanto. E c’è sempre qualcuna diversa. E tutte le mie compagne di classe che gli sbavavano dietro..

 

“Danielle, tuo fratello è un fico pazzesco!”

“Danielle non sai cosa mi farei fare da tuo fratello”

“Danielle possiamo attaccare Pierre sul muro delle meraviglie?”

 

Lo sai, Tom, cos’era il “mur des merveilles”?

 

E un pezzo di colonna che divideva il lato sinistro della mia classe, nascosta dall’occhio dei prof, dove avevamo appiccicato tutti i modelli e gli attori che ritagliavamo dai giornali.

Così io facevo i compiti in classe con mio fratello mezzo nudo sotto gli occhi.

E tutte sostenevano che a fare la differenza erano i pantaloncini della divisa della nazionale, non la maglietta che aveva lanciato chissà dove.

 

Sai quando ho capito che mi ero innamorata di te, Tom?

 

Quando una mattina, in un’ora di matematica, Dauphine mi ha passato una rivista sotto il banco. E c’era un’intervista a Pierre.. e a te. E Dauphine aveva scritto sulla vostra foto, in penna verde, “*SBAV*… uno meglio dell’altro!”.  

 

E sai cosa le ho risposto io?

 

“Su mio fratello consuma pure tutta la saliva che hai, ma cerca di lasciare perdere il mio ragazzo.”

 

È stata la prima volta che ho detto che eri “il mio ragazzo”. E uscivamo insieme da quanto.. due, tre mesi? Sì, dovevano essere tre, perché eravamo agli sgoccioli. Stavo già studiando per l’esame.

 

E stasera, dopo tre anni che ho detto così a Dauphine, siamo seduti qui a tavola e tengo la mano sotto il tavolo perché non si può non vedere quanto brilla quello splendore che mi hai regalato.

Se mia madre se ne accorgesse addio piani, addio sbronza di Pierre.

 

- Princesse, sei silenziosa stasera –

 

Mi ha beccata, Tom.

Mi conosce troppo bene, lo sapevo che mi avrebbe bruciato sul tempo.

 

- Pierre, Magdalene.. io e Danielle dobbiamo dirvi una cosa –

 

Tom, cosa stai facendo? Sei impazzito? E a Pierre giel’hai detto.. vero?

Lo sapevo che non dovevo fidarmi del tuo faccino angelico e della sera che mi hai detto che te lo saresti lavorato almeno un pochino..

E poi dobbiamo ancora mangiare il dolce, non potevi aspettare..

 

Sto sudando freddo.

 

Perché sono così scema? Non devo mica avere paura di mio fratello!

E poi ci sei tu che hai fatto il casino, mica te l’ho chiesto io di sposarmi..

Per cui, qualsiasi cosa succeda, al limite ti uso come scudo, anche se non ne ho bisogno, perchè se Pierre picchia, picchia solo te.

 

- Ma sì.. non.. non c’è fretta.. possiamo.. finire di mangiare -

 

Tu ridi, ma Pierre sta mettendo il broncio.

Lo immaginavo, adesso si scatenerà una bufera, cominceranno a scendere dei fulmini attorno al tavolo, salterà la luce e lui si trasformerà in un mostro spaventoso, con gli occhi iniettati di sangue.. e vorrà la tua testa!

 

- Dai, Princesse, se non è così importante puoi dirlo anche adesso –

 

Tom smettila di ridere, smettila immediatamente!

E mia madre mi guarda incuriosita.

Non riesco a gestirli, dammi una mano, dì qualcosa!

Non stare lì a guardarmi imbambolato, come se non stesse succedendo nulla!

Di’ qualcosa!

 

- Pierre.. forse è meglio se.. io.. sì.. insomma.. –

 

Aspetta un attimo.. anche lui sta ghignando.

No, mi sbaglio, ha già intuito cosa devo dire e ha pensato al modo più doloroso di farmi diventare vedova ancora prima di sposarmi. Eppure.. perché non mi guarda negli occhi?

 

- Princesse.. allora? –

 

Ce la posso fare.

Adesso ti faccio vedere io, Tom.

Ormai glielo dico io. Sì, sto solo cercando le parole giuste per dirlo.

Mollami la mano, ho abbastanza coraggio.

Anzi no, tienimela perché sto andando in confusione.

 

- Allora.. il fatto è che.. –

 

La sera che mi hai messo questo anello al dito credevo che il mio cuore scoppiasse, da quanto batteva forte. Stasera è tutto diverso, ma doverlo dire a voce alta, che io e te ci sposiamo.. beh, è come se fosse una conferma. Adesso glielo dico.. glielo dico. Sì, glielo dico.

 

- Pierre.. mi porteresti all’altare? –

 

Ok, l’ho detto. Ce l’ho fatta.

Pierre respira ancora?

 

- Volevi farmelo sapere con la partecipazione, Princesse? –

 

Oh sì che respira.

E sorride anche.

E ti ha guardato

E non ci giurerei che non ti abbia fatto anche l’occhiolino.

 

Mi sta abbracciando forte, Tom.

Così forte che mi manca il respiro e mi vengono le lacrime.

 

Tom, diglielo tu che io sono ancora la sua Princesse..

 

Diglielo che sei il miglior ragazzo dell’universo intero..

Diglielo che con te sarò la donna più felice su questa Terra..

 

Diglielo che ti amo, ma digli anche che lui rimane sempre il mio Pierre..

 

 

  
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