Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
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Autore: Lyla    28/08/2006    3 recensioni
Ambientata prima dell'ep 12, è una one-shot incentrata su Sansone e su uno strano incontro con Rebecca nel cuore della notte...
Genere: Comico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grandis Granva, Sanson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot mi è venuta così alle due di notte di qualche giorno fa, e dopo tanti ripensamenti, alla fine ho deciso di postarla  Spero che sia leggibile

Questa one-shot mi è venuta così alle due di notte di qualche giorno fa, e dopo tanti ripensamenti, alla fine ho deciso di postarla J Spero che sia leggibile! Se volete, lasciate un commento!

P.S. Anche se ho da poco visto la serie ridoppiata, non riesco a chiamare "Sanson" Sansone e "Grandis" Rebecca…è questione di abitudine, proprio non ci riesco >_<

 

Il cambiamento di Rebecca

 

I corridoi del Nautilus sembravano più silenziosi del solito, quella sera. Per qualche strano motivo, non si vedeva un’anima viva in giro.

Sansone si ritrovò a sorridere, pensando che era ora che quella massa di scocciatori se ne stesse lontana da lui, soprattutto dato il peggioramento del suo umore negli ultimi tempi.

Non riusciva più a sopportare nessuno, a bordo di quel sommergibile così affollato di gente che sembrava nascondere qualcosa e che continuava a dire in giro quanto fosse buono il pesce con l’aria più felice del mondo, mentre lui continuava a sognare senza sosta una Rebecca senza veli che gli preparava i più squisiti manicaretti a base di carne…

Era una cosa che gli dava terribilmente sui nervi, e come se non bastasse, Rebecca continuava a tormentarlo nel sonno, ed era ora che smettesse di farsi strane idee su di lei, vista l’adorazione che la donna manifestava già da settimane nei confronti del capitano Nemo.

L’atmosfera era quasi surreale, mentre Sansone s’incamminava verso la cabina che divideva con Hanson, pronto a sorbirsi le solite lamentele dell’amico, così sicuro di sè quando si trattava di costruire invenzioni, così incapace nelle questioni amorose…

E a lui non andava di trascorrere l’ennesima serata ascoltandolo parlare di Electra, di quanto fosse bella, di quanto fosse gentile, di quanto fosse intelligente…come era successo già mille volte.

No, la sua vita avrebbe potuto essere molto meglio di com’era adesso.

C’erano troppe cose che non andavano e che gli davano fastidio.

Se almeno Rebecca avesse smesso di fissare Nemo con le pupille cuoriformi e di litigare con il giovane per questioni futili, allora sì, la vita sarebbe andata decisamente meglio. Non chiedeva tanto, in fondo.

Sansone sentiva i propri passi riecheggiare nel corridoio deserto. Il silenzio era assordante, al punto tale che si chiese se fossero ancora tutti vivi, a bordo del sottomarino.

E non era neanche notte fonda.

Improvvisamente, il giovane cominciò a sentirsi a disagio.

Si fermò di botto.

Non era Hanson, quello che aveva scorto con la coda dell’occhio? E perchè era sgusciato via con aria tanto furtiva? Non era da lui.

"Ehi, Hanson! Che stai combinando, si può sapere?" esclamò Sansone a voce alta. Ma quando si voltò completamente, si rese conto di essersi sbagliato.

Non c’era nessuno.

Nessuno, oltre a lui, si trovava in quell’interminabile corridoio, in quel momento.

Perfetto. Ora lo stress gli provocava anche le allucinazioni. Ottimo. Proprio quello che gli mancava, per essere del tutto felice a bordo del Nautilus.

Borbottando infastidito che aveva bisogno di farsi una bella dormita, Sansone raggiunse finalmente la porta della sua cabina, pensando che avrebbe trovato Hanson all’interno.

Ma quando varcò la soglia, non c’era nessuno ad aspettarlo.

"Ma allora…l’ho visto veramente, poco fa, in corridoio?"

La domanda rimase senza risposta.

Sansone si sedette sul bordo del letto, confuso.

"Sì, forse è il caso di dormirci su, vecchio mio, e di non pensarci più," si disse dopo pochi secondi, crollando sul materasso non troppo soffice che gli era stato messo a disposizione.

Non c’era niente che non andava.

Semplicemente quella sera ognuno era indaffarato per conto suo più del solito, e non c’era spazio per uno come lui, che non aveva niente di meglio da fare che andarsene in giro per i corridoi a farsi suggestionare da cose che non esistevano e a pensare a Rebecca e al cibo.

Un rumore lo fece sussultare, e il giovane scattò istintivamente in avanti, pronto a vedere cos’avesse provocato quel suono improvviso.

C’era qualcuno sulla soglia della porta…Sansone sgranò gli occhi, incredulo.

"R-rebecca? Ma…cosa ci fai qui?" le chiese, colto alla sprovvista. Non si aspettava una simile apparizione da parte sua, soprattutto con la strana atmosfera in cui tutto il Nautilus sembrava immerso, quella sera.

"Che domande," rispose la donna, sorridendogli in modo strano mentre gli si avvicinava lentamente, scostandosi i capelli dagli occhi con un gesto sensuale. "Credevo fossi un ragazzo più sveglio, Sansone…mi deludi veramente,"

"Che vuoi dire? Sai per caso che gli è preso a tutti quanti? Sei la prima persona che vedo da ore!" ribattè il giovane scattando in piedi, notando che Rebecca indossava ancora il vestito rosso che portava all’ora di cena, quello con la scollatura sul davanti che metteva in risalto il suo corpo seducente e che a lui piaceva tanto…

"Che t’importa degli altri…quando per adesso esistiamo solo io e te?"

Sansone rimase a bocca aperta, mentre la donna allungava le mani verso il suo volto per accarezzarlo costringendolo a chinarsi verso di lei, il suo profumo che gli invadeva i sensi facendogli chiedere se stesse sognando o meno…

Fece un passo indietro, allontanandola da sè, sforzandosi di pensare a quanto stava accadendo.

"Un momento, Rebecca…che stai facendo?"

"E smettila di fare tante domande! Non lo vedi?" fece la donna, sorridendogli maliziosamente. "Stasera nessuno ci disturberà…anche Hanson è impegnato…così, potremo passare tutta la notte insieme! Ci divertiremo molto, noi due! Non vorrai rifiutarti, spero!"

"I-io…ma no, Rebecca, cosa dici?" si ritrovò a balbettare Sansone, sudando freddo, con un sorriso sconvolto. Non era il caso di contrariare il proprio capo in una simile situazione: sapeva che, se non avesse soddisfatto il suo più grande desiderio di lì a poco, un’occasione del genere non gli sarebbe mai più capitata, ma allo stesso tempo non riusciva a pensare che quel comportamento da parte di Rebecca fosse qualcosa del tutto normale…o forse, lo era?

In fondo, lui non era mai riuscito a comprenderla completamente…magari lei l’aveva sempre voluto, ma se n’era resa conto solo ora…magari, il suo fascino da latin lover era riuscito finalmente a colpirla…

"Massì, al diavolo," si disse Sansone, mentre decideva di farla finita con tutti quei problemi e afferrava una divertita Rebecca per la vita, facendola piegare all’indietro per poi baciarla con ardore, mentre lei gli metteva le mani dietro il collo ricambiando il gesto con altrettanta passione.

"Finalmente ti sei deciso," disse la donna compiaciuta, staccandosi da Sansone solo per un breve attimo, fissandolo negli occhi, per poi lanciarsi su di lui con così tanto impeto che entrambi caddero all’indietro sul letto, riprendendo a baciarsi con foga.

Sansone non riusciva più a pensare a niente, era semplicemente troppo bello per essere vero. Il suo capo gli si stava offrendo con una tale naturalezza che lui era rimasto spiazzato, ma d’altronde, era così che si era sempre immaginato un momento di passione con la donna che gli turbava il sonno ormai da molti anni.

Le sue mani vagavano febbrilmente sul corpo della donna quasi per rendersi conto se quello che stava accadendo era del tutto vero, mentre lei gli sbottonava la giacca e la gettava sul pavimento, senza smettere di sorridere maliziosamente per poi passare alla camicia del giovane, togliendogliela con estrema facilità per poi concentrarsi sulla cintura dei pantaloni.

"Aspetta un attimo," disse Rebecca a un tratto respirando affannosamente, facendosi lievemente indietro per togliersi l’abito che portava rimanendo davanti a lui con indosso solo il bustino e un paio di culotte bianche.

Sansone sentì che stava perdendo il controllo di sè, il viso di un rosso acceso mentre slacciava con dita tremanti i nodi che facevano aderire il busto al corpo prorompente di Rebecca, lo stesso corpo che di lì a poco sarebbe stato suo.

La donna smise di armeggiare con i suoi pantaloni e glieli tolse velocemente, mentre lui le strappava di dosso il corpetto rimanendo abbagliato dalla vista che gli si parava davanti.

Fino ad allora l’aveva vista nuda solo nei suoi sogni, ma non si sarebbe mai immaginato che vederla dal vivo gli avrebbe fatto un simile effetto. Che abbondanza! Non aveva mai visto tante curve in vita sua, questo era sicuro!

"Ti ecciti tanto facilmente, Sansone?" commentò Rebecca sorridendo, notando l’effetto che la vista del suo corpo nudo faceva al giovane.

"Per forza…difficile restare impassibili davanti a una bella donna come te, Rebecca," disse il giovane con un sorriso, mentre si liberava a sua volta degli ultimi abiti che gli restavano addosso, spingendo indietro la donna sul letto per baciarla appassionatamente sul collo e sulle labbra.

Ormai i loro vestiti giacevano tutti sul pavimento in modo disordinato.

Finalmente tra i due non c’era più alcun ostacolo…Sansone si chiese improvvisamente cos’avrebbe pensato Hanson se fosse entrato in quel momento…allontanò quel pensiero assurdo concentrandosi sul corpo di Rebecca, preparandosi a farla sua, mentre la donna, completamente nuda sotto di lui, gli offriva una panoramica da urlo.

"Ora, Sansone," gli ordinò la donna con voce sensuale, i lunghi capelli rosso fuoco sparsi disordinatamente sul cuscino e sul suo petto. "Non fermarti nemmeno per un momento!"

"Ci puoi giurare!" le disse lui con un mezzo sorriso, la fronte imperlata di sudore, sentendosi ribollire dalla passione che gli bruciava dentro.

Rebecca gli sorrise, poi fece per dire qualcosa…

E all’improvviso divenne tutto nero.

--

"Accidenti, Hanson, che diavolo succede?" gridò Sansone infuriato, voltandosi a guardare l’amico e togliendosi un pesante marchingegno dalla testa.

"E che ne so, io? Dovresti chiederlo a Jean, è lui che ha costruito il dispositivo della realtà visuale!" rispose l’altro, sollevando lo sguardo da una serie di apparecchiature.

"Si dice realtà virtuale, Hanson, non visuale," disse Jean sorridendo, avvicinandosi all’amico.

"Ah, è così, allora? C’era da aspettarselo!" borbottò Sansone, alzandosi con aria minacciosa senza smettere di guardare di traverso il ragazzino che era appena entrato nella sua cabina, per poi scaraventargli addosso il dispositivo con rabbia.

"Che c’è, Sansone? Hai problemi con la mia nuova invenzione?" gli chiese Jean, grattandosi la testa con aria interrogativa e anche preoccupata dalla reazione dell’amico.

"La prossima volta che mi chiedi di fare da cavia per le tue diavolerie, ricordami di stare zitto!" gridò il giovane con gli occhi fuori dalle orbite, prima di allontanarsi di corsa.

Jean e Hanson rimasero a fissare in silenzio il punto in cui Sansone era sparito per alcuni attimi.

Poi Jean si rivolse all’amico.

"Nadia ha ragione…le mie invenzioni sono delle inutili fregature! Avrei dovuto immaginarlo," commentò con aria desolata.

"Non farci caso, ultimamente Sansone è un pò nervoso per via di Rebecca…il tuo congegno non è male, anzi, è a dir poco geniale! Fino a ieri funzionava perfettamente! Sembra davvero di trovarsi nel mondo reale, quando ci si mette il dispositivo in testa…mi domando solo cosa stesse immaginando Sansone, prima che si rompesse," disse Hanson, portandosi una mano sotto il mento, come faceva ogni volta che cercava di trovare la soluzione a un problema particolarmente difficile da risolvere.

 

 

 

 

 

  
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