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Autore: Elen91    12/01/2012    19 recensioni
Damon Salvatore posò il bicchiere, ormai vuoto, sul freddo bancone di legno scuro del Grill.
Stava per ordinarne un altro, desideroso di assaporare quel liquore ambrato che avrebbe lenito il suo dolore e lo avrebbe aiutato nuovamente a relegare la sua umanità sopita in un buio angolino della sua mente, quando gli giunse alle orecchie un suono inquietante.
Era il palpito veloce ed esagitato di un cuore, che si fondeva ad un respiro innaturalmente accelerato e spezzato, unito a singhiozzi sommessi e ad una forte ondata di paura.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa OS è dedicata ad una persona che ho perso troppo presto, ma che so essere sempre accanto a me. Al mio angelo custode. Ti voglio bene, nonna.
Vorrei inoltre aggiungere che forse forse Damon è un po' OOC, ma non ne ero poi molto certa, per questo non l'ho messo negli avvertimenti.




Are you an angel?





And through it all she offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me
When I come to call she won't forsake me
I'm loving angels instead
When I'm feeling weak

(Angels-Robbie Williams)



La fresca brezza autunnale accarezzava dolcemente le guance vellutate e rosee della piccola Elena Gilbert, e faceva giungere alle narici della bambina il denso profumo sfrigolante di frittelle e zucchero filato che aleggiava nell'aria frizzante.
Elena camminava mano nella mano con la madre, stando ben attenta a non lasciar andare le dita affusolate e forti della donna, mentre il fratellino Jeremy, che aveva quattro anni, le trotterellava accanto, aggrappato con una manina alla stoffa ruvida dei jeans del padre.
Fra le fila e fila di bianche bancarelle che si protendevano nella piazza principale di Mystic Falls, la gente procedeva con incedere lento e cadenzato, e pareva che l'intera popolazione fosse presente a quell'evento.
D'un tratto, Elena vide esposto in una delle bancarelle un meraviglioso orsacchiotto di peluche dal pelo soffice e dal buffo musetto sorridente, capace di far sciogliere anche il più ostile dei bambini e, senza neanche rendersene conto, troppo felice e impaziente all'idea di guardare più da vicino quell'orsetto, lasciò imprudentemente la mano della madre e corse velocemente verso quella bancarella.
La piccola, però, non si era resa conto del pericolo rappresentato dalla grande folla e, in men che non si dica, mentre la madre e il padre la cercavano disperatamente, si ritrovò in mezzo ad un fitta muraglia di gambe, che le impediva di capire dove stesse andando e le fece perdere il senso dell'orientamento.
Senza capire come vi fosse arrivata, si ritrovò sul marciapiede ai margini della piazza.
Elena sgranò i grandi occhi color nocciola, umidi di pianto e terrorizzati, e cominciò a voltare la testa a destra e a sinistra, cercando disperatamente i genitori.
Aveva paura di tornare nella piazza, perché sapeva che la folla le avrebbe di nuovo fatto perdere il senso dell'orientamento, impedendole di trovare la sua mamma e il suo papà, ma aveva anche timore a rimanere lì, sola e indifesa nella fredda penombra, rischiarata solo dal fioco bagliore delle lucine bianche che addobbavano le bancarelle, e non sapeva proprio cosa fare.
Una sagoma alta e slanciata, dalle larghe spalle, il busto fasciato da un impermeabile nero, un ghigno inquietante e maligno ad incurvare un angolo delle labbra carnose, conferendo ai lineamenti marcati del volto un'aria ancora più minacciosa, le si avvicinò con incedere felpato, sfoderando i bianchi e acuminati canini che baluginarono nell'oscurità.
La piccola arretrò di un passo, il respiro affannato e roco, gli occhi ancora più dilatati dal timore, le lacrime calde e salate che scivolavano lungo le guance, lasciando leggeri solchi vermigli sulla pelle vellutata.
“ Non avere paura, piccola. “ esordì l'uomo, avvicinandosi ulteriormente a quel piccolo corpicino che tremava di paura.
“ La mamma mi ha detto che non devo parlare con gli sconosciuti.” ribatté la bimba, con l'innocenza e l'ingenuità dei suoi sei anni.


*****

Damon Salvatore posò il bicchiere, ormai vuoto, sul freddo bancone in legno scuro del Grill.
Stava per ordinarne un altro, desideroso di assaporare quel liquore ambrato che avrebbe lenito il suo dolore e lo avrebbe aiutato nuovamente a relegare la sua umanità sopita in un buio angolino della sua mente, quando gli giunse alle orecchie un suono inquietante.
Era il palpito veloce ed esagitato di un cuore, che si fondeva ad un respiro innaturalmente accelerato e spezzato, unito a singhiozzi sommessi e ad una forte ondata di paura.
Normalmente, non si sarebbe degnato di prestare aiuto ad un misero umano in difficoltà, ma qualcosa – forse la semplice curiosità – lo spinse a lasciare una banconota sul bancone e ad affrettarsi verso l'uscita.
Dannatissimo buco di città. Torno per un giorno, e già ci sono casini. pensò seccato, fra sé e sé.
Si diresse a veloci falcate verso il punto dal quale giungevano i rumori, e si trovò di fronte ad una bellissima bambina, che doveva avere circa sei anni, il corpicino esile scosso da forti tremiti, i grandi occhi nocciola sgranati dal terrore e inumiditi dalle lacrime che le scivolavano senza ritegno lungo le guance, il respiro ansante che faceva sollevare il petto convulsamente.
Qualcosa, forse l'umanità sopita in lui da più di un secolo, lo spinse a frapporsi fra la piccola e il vampiro che si stava minacciosamente avvicinando a lei, facendogli sentire lo strano bisogno di difenderla.
Un ringhio minaccioso proruppe dalle labbra dell'uomo, che subito si avventò contro Damon, facendo brillare nell'oscurità i canini appuntiti e affilati come pugnali in miniatura.
Con uno scatto fulmineo, Damon schivò il colpo e ne assestò uno fra le costole del vampiro, che stramazzò al suolo, accartocciato su sé stesso come una foglia riarsa esposta al sole estivo.
“ Copriti gli occhi. “ ordinò Damon alla piccola, mentre il suo sguardo si posava su un rametto di legno poco distante, abbastanza spesso da poter togliere di mezzo il vampiro.
Elena obbedì, senza dire una parola, e si coprì gli occhi con le mani, un istante prima che Damon si chinasse per afferrare il paletto improvvisato e lo sollevasse verso l'avversario, che ora si stava faticosamente rimettendo il piedi, aiutandosi con le mani.
Non appena il vampiro vide il paletto che si stava pericolosamente avvicinando al suo petto, scomparve in un soffio di vento, senza dare il tempo al rivale di bloccarlo in qualche modo.
“ Ora puoi guardare. “ mormorò Damon in tono indolente, avvicinandosi alla bambina.
“ Dov'è il signore cattivo? “ domandò innocentemente Elena, il respiro ancora accelerato per la paura, così come il battito esagitato del suo cuore.
“ Scappato a gambe levate. “ rispose Damon, stringendosi nelle spalle e avanzando di un altro passo. “ Ma dimmi... Cosa ci fa una marmocchia piccola come te sola a quest'ora? “
“ Non trovo più la mia mamma e il mio papà. Puoi aiutarmi? “ mormorò Elena, la vocina leggermente tremula e flebile, allungando una manina paffuta verso Damon, sperando che lui la afferrasse e la conducesse dalla mamma e dal papà.
Il vampiro rimase immobile, senza accennare a voler stringere la mano della piccola “ La mamma non ti ha mai detto che non devi fidarti degli sconosciuti, nanerottola? “
“ Ma tu mi hai aiutata, non puoi essere cattivo. “
Non sai quanto ti sbagli, marmocchia. pensò Damon, vagamente divertito, senza però replicare.
“ Sei il mio Principe Azzurro? “ continuò la bambina.
Damon inarcò l'elegante sopracciglio scuro, mentre un angolo delle labbra s'incurvava nel consueto mezzo sorriso divertito e al contempo sarcastico, chiedendole silenziosamente cosa volesse significare quella strana domanda.
“ Nelle favole che mi racconta la mamma, la principessa viene sempre salvata dal suo Principe Azzurro, e lei mi dice sempre che tutte le bambine sono principesse.“ rispose Elena, riuscendo a cogliere la silenziosa richiesta nel suo sguardo.
“ No. Non sono il Principe Azzurro, nanerottola, ma ti assicuro che molte donne vorrebbero che lo fossi. “ replicò Damon, voltandosi per andarsene.
“ Allora... Sei un angelo? “
Damon, a quella domanda, si bloccò in mezzo al marciapiede, ogni singolo muscolo presente nel suo corpo rigido e contratto.
Quelle parole avevano fatto riemergere in lui un senso di tepore, di tenerezza che non provava da molto tempo. Forse troppo.
Il suo volto, che fino a quel momento aveva mantenuto il solito cipiglio ironico e divertito, si addolcì, mentre si voltava di nuovo verso quel piccolo scricciolo che ora gli si era avvicinato e gli stava strattonando un lembo della giacca di pelle.
“ Sei il mio angelo custode. “ continuò la piccola “ Il papà mi ha raccontato che tutti ne hanno uno, che ci aiuta quando abbiamo paura e ci sta capitando qualcosa di brutto. “
Il vampiro non le rispose.
Si limitò ad afferrarle la piccola manina rosea e vellutata nella sua e a dire “ Andiamo a cercare i tuoi genitori. “
Mentre si facevano strada fra la calca che affollava la piazza, Damon osservò meglio la bimba, e colse dei dettagli che prima non aveva notato.
Quei grandi occhi color nocciola, così profondi e furbi, erano incredibilmente simili, anzi erano identici a quelli di Katherine, così come la delicata carnagione dalla sfumatura olivastra.
Le somigliava, anche troppo. Forse era anche per questo che aveva sentito il bisogno di aiutarla.
“ Eccoli. Ecco la mamma e il papà! “ trillò la bambina, felice come fosse Pasqua, indicando un uomo con un bimbo in braccio e la donna al suo fianco, che continuavano a guardarsi freneticamente attorno e a gridare il nome della figlia, sovrastando solo in parte il vociare della folla che a malapena prestava loro attenzione. “ Te l'ho detto che sei il mio angelo custode. “
Damon s'inginocchiò davanti a lei, in modo da poterla guardare negli occhi “ Ora tu ti dimenticherai di me, e anche di quel signore cattivo. Ti ricorderai solo di esserti persa e di aver ritrovato da sola i tuoi genitori. “
“ Ora mi dimenticherò di te. Ricorderò solo di essermi persa e di aver ritrovato da sola i miei genitori. “ ripeté Elena, lo sguardo assente, come un automa.
Damon sparì nel breve spazio di tempo che intercorre tra un respiro e quello seguente, mentre Elena correva verso i genitori, urlando “ Mamma, papà, sono qui! “
Damon non sapeva che, di lì a undici anni, avrebbe incontrato di nuovo quella bambina, divenuta ormai una giovane donna, e che lei gli avrebbe cambiato l'esistenza, facendogli riscoprire cosa volesse dire essere umano, attraverso la sua dolcezza e la sua bontà.
E nemmeno Elena poteva immaginare che quell'uomo, che l'aveva salvata e le aveva fatto dimenticare di averlo conosciuto, di lì ad undici anni, le sarebbe comparso alle spalle, facendola spaventare a morte e che poi, a poco a poco, le sarebbe entrato sotto pelle e le avrebbe rubato il cuore, diventando davvero il suo Principe Azzurro, o meglio, il suo Principe delle Tenebre, come si sarebbe definito lui stesso, e l'angelo custode che sempre avrebbe vegliato su di lei, proteggendola anche a costo della propria vita.




Angolo autrice:

Non so da dove sia sbucata questa folle shot. Fa piuttosto schifo ed è scritta male, ne sono ben consapevole, ma l'ispirazione è arrivata e mi è venuta voglia di scriverla e pubblicarla.
Chiedo umilmente scusa, e prometto che, nel caso in cui anche a voi non piaccia, la cancellerò immediatamente.
Approfitto di questo piccolo angolino per ringraziare in anticipo chi leggerà questa stupida shot, la commenterà e la metterà fra le preferite/seguite/ricordate, anche se qualcosa mi dice che non sarete in tanti.
Un ringraziamento speciale a chi legge e recensisce sempre la mia long “ Can you immagine that love?”. Vi adoro, ragazze. Senza di voi non avrei lo stimolo per andare avanti.
Un bacione, e al prossimo aggiornamento!
Ele

  
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