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Autore: _Misaki    12/01/2012    2 recensioni
''Ho provato a dimenticarmi di quel suo sorriso così spontaneo, ma che posso farci se mi torna sempre in mente? Che posso farci se fa male?''
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Donghae, Han Geng, Heechul, Leeteuk, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Hey, Hankyung.
Vorrei scrivere caro, ma non è da me.
Come stai? Mangi bene? E' successo qualcosa di nuovo?
Son tutte cose che ti chiedo per telefono e alle quali tu rispondi molto passivamente, come è giusto che sia. Ma stavolta sto scrivendo, per non dover pronunciare certe parole.
Scrivo, ti scrivo, per un semplice motivo: mi manchi.
Mi mancano le serate nel dormitorio a bere birra insieme, senza dir nulla, bastava intendersi.
Mi mancano i tuoi sorriso stampati sul tuo bel viso.
Mi manca cantare, ballare, recitare, respirare, vivere con te.
Oggi ho guardato l'ennesima volta le foto che eravamo soliti farci e, giuro, sono caduto in uno stato di felicità-depressione; felice per quei momenti, disperato per la tua assenza. Mi faccio forza, dicendomi che li stai meglio, che va bene così, ma sto solo mentendo a me stesso, perchè voglio davvero che tu sia felice. 
Sai bene che, ogni volta che ne ho l'occasione, mi vanto della mia bellezza, ma la verità è che ho iniziato a sentirmi bello solo dopo che me lo hai detto tu. Perchè tutto ciò che dici è capace di turbarmi, tutto perchè.. Non prenderlo come uno scherzo o, peggio, in senso amichevole.. Ti amo. Proprio nel senso romantico. Mi ci son voluti tutto il mio coraggio, gli anni e tre birre per poterlo scrivere apertamente e dirlo a me stesso per la prima volta. Beh, è così, da sempre, credo, ho ancora così tante domande a cui non trovo risposta, ma suppongo che tu te ne sia accorto, più che altro, lo spero.
A volte mi chiedo se tu ti sia dimenticato di me, di tutti i nostri baci, che per me hanno sempre rappresentato di più di una sola amicizia, le nostre risate che risuonavano armoniose, è tutto perso? E' vero, ci sentiamo spesso, ogni volta che puoi, giusto? Ma non è più come prima, il nostro rapporto, intendo. E' come se una parte di me, quella più forte, sia partita con te, lasciando qui quella più fragile che si strugge da mattina a sera, ricordando parole ormai volate al vento. Forse le ricordo solo io.
Non fraintendere, so che tieni a me, non l'ho mai messo in dubbio, ma, quando si finisce intrappolati dall'amore si finisce per pretendere sempre di più ed io, che sono rinchiuso in questa trappola da troppo tempo, mi sento così egoista quando penso che dovresti essere qui con me e non lì, in Cina, dove è giusto che tu sia. Credo che tu abbia visto, o almeno sentito, che ho sfogato la mia nostalgia a scuola, la sera stessa che sei partito, che mi hai lasciato solo.  Non so quante lacrime io abbia versato, so, però, che nessuno immagina che sono rimasto tutta la notte nel tuo letto, a rotolarmi in quelle lenzuola impregnate dal tuo odore e dal mio pianto. Non sai quanto mi sento in imbarazzo a rivelarti tutte queste cose; pensavo che scrivendo tutto questo il peso sul mio petto sarebbe svanito ed, in parte, è così, ma è solo sparito per far spazio all'ansia. 
Cosa dirai? Cosa penserai?
Ho paura di saperlo, davvero molta paura, ma voglio che tu sappia come mi sento, voglio essere così egoista da voler farti sentire in colpa, almeno un pò.
Tuo, Heechul.





L'ho fatto davvero.
Imbuco la lettera e mi volto verso Donghae e Leeteuk, che, gentilmente, mi hanno accompagnato qui, nonostante il caldo di questa giornata. Hanno uno sguardo tranquillo, spensierato, forse addirittura felice; io, invece, devo sembrare davvero stanco, infelice, uno zombie, posso dire. I miei capelli sono cresciuti, ancora, così gli ho legati in una coda alta e, non lo nascondo, molti ragazzi mi hanno scambiato per una ragazza mentre camminavo verso la buca delle lettere. Donghae appoggia la sua mano sulla mia spalla, facendomi cenno con la testa di andare, in effetti è tarci, faremo tardi a scuola.
Il liceo che frequento è abbastanza grande e, essendo lontano dalla mia vera casa, e da quella di molti studenti, offre dei dormitori.. E' lì che l'ho conosciuto, al primo anno. Ricordo come mi si presentò davanti, col suo fisico perfetto e la sua strana parlata, visto che non è coreano come me. Sono stato bocciato al secondo anno e lui, per restare con me, anche in quella situazione, non è andato agli esami, in modo tale da dover ripetere l'anno. A quei tempi lo consideravo stupido, ma non lo era, affatto. Cinque anni, cinque anni insieme, nella stessa stanza, nella stessa classe, sempre insieme, finchè è andato via. 
Arriviamo a scuola, dove Leeteuk è costretto a salutarci, visto che non è in classe con me e Donghae. Entro, seguito da quest'ultimo, e mi siedo come sempre nellì'ultimo banco, dove, ad attendermi, ci sono alcune ragazze.
- Chul, oggi sei così carino! -
Non le sopporto queste oche o, meglio, non le sopporto da quando lui non c'è. Prima ricevendo complimenti ero fiero di me, ora che lui non mi fa più complimenti, che non è qui a rispondere a tono alle ragazze che ci provano con me, è tutto troppo diverso.
Il professore entra in classe, per fortuna. Per il resto delle lezioni seguo a malapena e, ogni tanto, scambio qualche messaggio con Donghae, per organizzarci per l'uscita di stasera. 
- Buon compleanno! -
Siwon si getta su di me, come suo solito. In effetti l'uscita di stasera è qualcosa in più che una semplice uscita. 
- Grazie mille. - 
Leeteuk, dietro di lui, mi porge un pacchetto, per poi dirmi che è da parte sua, di Siwon e di Donghae, i miei amici più stretti.
Aprendolo sento un forte tepore al cuore, riescono sempre a tirarmi su di morale e, questo regalo, è l'unica cosa che può farmi sentire leggermente sollevato.
Arrivo nella mia camera e appoggiò il regalo sul mio comodino: una nostra foto. Mia e di Hangeng, di quando eravamo al terzo anno; pensavo di aver perso la scheda con le foto di quell'anno, ma mi sbagliavo. E' incorniciata, così non devo preoccuparmi di trovare una cornice abbastanza graziosa.  Così, resto tutto il pomeriggio a guardare quella foto, ogni tanto non posso far altro che sorridere ironicamente tra me e me, perchè so che non risponderà alla lettera, ma farà finta di niente e il nostro rapporto tornerà come prima, lo spero davvero.
Verso le otto Leeteuk passa a prendermi, per portarmi in un locale dove avremo passato la notte a ballare e divertirci.


Zero messaggi.
Zero chiamate.
Zero email.
Zero posta.
La lettera deve essere arrivata ieri, verso l'ora di pranzo, ne son sicuro. Forse dovrei chiamarlo e dirgli che ero solo ubriaco e salvare quel minimo rapporto che abbiamo mantenuto nella nostra distanza. Qualcuno bussa, ma non mi importa, non è il momento di ricevere visite.
Sono troppo impegnato a torturarmi, continuando a guardare il suo volto, in quella foto, dove siamo stretti l'uno all'altro. 
Ho provato a dimenticarmi di quel suo sorriso così spontaneo, ma che posso farci se mi torna sempre in mente? Che posso farci se fa male?
Quel/la tizio/tizia continua a bussare, prepotentemente. Quei colpi sordi alla porta iniziano ad innervosirmi, non posso neanche stare da solo quando ne ho bisogno? Sarà quello stupido di Donghae che vuole qualcosa. Ma che dico, non è stupido, per niente, è il mio migliore amico e ogni volta mi disturba solo perchè non vuole che io rimanga solo per troppo tempo.
Decido di alzarmi dal suo letto, nel quale ho dormito la scorsa notte. Non sono andato a lezione, non avevo voglia e poi la testa continuava a farmi male per la sbornia della notte prima. Quel rumore assordante di nocche che si scontrano col legno è diventato insopportabile.
- Arrivo! - 
Nello stesso momento in cui urlo quell'unica parola, quella persona la smette. Finalmente. Mi lego nuovamente i capelli, come sempre, in una coda alta, credo mi stiano meglio così. Apro la porta con lo sguardo a terra, perchè non mi interessa minimamente in questo momento vedere qualcuno; poi vedo quelle scarpe. Quelle adidas alte, rovinate, da buttare, ma che quella persona continuava ad usare nonostante tutto. Salgo leggermente, vedendo dei jeans strappati, poi una maglietta stropicciata ed infine il suo volto.
- Hankyung.. -
- Chul.. -
Ammutolisco non appena pronuncia il mio nome, prendendomi tra le sue braccia. La sua stretta è forte e decisa, mentre io ancora tremo per la sua presenza, perchè lui è davvero qui, abbracciato a me, non è uno di quelli stupidi sogni che ogni tanto faccio, è proprio qui. 
Dopo poco comprendo che il mio collo è umido, per via delle sue lacrime, mi chiedo perchè pianga. Sono davvero incoerente, non mi sembra una situazione in cui si debba piangere, ma in poco tempo mi ritrovo con gli occhi rossi e lucidi, ho il viso in fiamme e la voce viene a mancarmi. Non so che dire, ho scritto cose così imbarazzanti, non riesco neanche a ricambiare la sua presa, che, adesso, ha sciolto.
- ..Mi sei mancato. -
Sono passati sette mesi dalla sua partenza. Ed ora è qui. Devo convincermi a parlare.
Tira fuori una busta dal suo zaino, che non ho notato. E' abbastanza piccola, ma mi dice di non aprirla, non ancora. Vuole che io la apra più tardi, non so quando.
Mi prende per il polso, trascinandomi fuori casa. Indosso ancora i vestiti di ieri sera, puzzo di alcol e ho ancora un mal di testa atroce, ma tutto ciò non mi distoglie dal pensare unicamente a lui e a quanto sia stupido da parte mia far scivolare la sua mano dal mio polso alla mia mano. Almeno una volta voglio tenerlo per mano,non mi sembra così una cattiva idea.
Non toglie la mano e non la porta nuovamente al polso, la lascia così com'è.
Non ho idea di dove mi stia portando, anche, se, vedendo uno dei soliti bar dove vado, inizio a sospettare qualcosa.
C'era un posto, un posto segreto, dove andavamo l'estate quando non avevamo nulla da fare; spesso ci andavamo con delle ragazze, bendandole per non sapere dov'era. Toglievamo le bende solo quando eravamo già posizionati in modo giusto; abbiamo perso la verginità lo stesso giorno, nello stesso posto. Quel giorno mi mostrai molto nervoso e arrogante, con lui e basta, non con quella ragazza. Ero solo seccato di sapere che era oltre la tenda che separava le due aree del nostro nascondiglio, con qualcuno che non ero io, a far ciò che avrei voluto fargli io. 
E' proprio quello il posto. Non ci ero più andato dopo la sua partenza. L'erba era ancora più alta e nascondeva meglio quella specie di stanzino in legno dove andavamo.
- Chul.. -
- Perchè mi hai portato qui? -  
  
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