I
piedi miei
non toccan più,
sto
volando dentro il blu.
E'
strano e bello guardar da qui
e
veder le case piccole così.
Il
mondo cambia da quassù:
non
ha barriere più;
e
tutto questo, amici miei,
io
lo devo solo a voi.
Il vento mi investe in pieno, sto
precipitando. Non ce la
farò, non ce la posso fare! Ma ecco che proprio quando sto
per toccare il suolo,
istintivamente apro le mie bianche ali, inizio ad agitarle lentamente,
con
grazia e…volo! Sì sto volando, finalmente sto volando!
Osservo la mia ombra sul grigio asfalto
della strada: le mie zampe non si vedono, ma in compenso un paio di
lunghe ali
fanno bella mostra di sé lì per terra, imponenti,
come se volesse governare l’aria.
Sorridendo chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal vento,
smettendo di
agitare le ali in modo tale da poter accarezzare l’aria: mi
sollevo sempre più
in alto finchè, quando riapro gli occhi, sotto di me non
vedo altro che un
susseguirsi di minuscole abitazioni. E’ una sensazione strana
ma allo stesso
tempo meravigliosa e indescrivibile, è come se da
quassù vedessi il mondo con
occhi diversi, un mondo senza catene: sono libera,
sto volando.
So
volare,
non
l'avrei detto ormai.
So
volar...
Guardatemi,
guardatemi,
sembra
un gioco volar così;
guardatemi,
è
quasi un gioco...
Guardami
Zorba, sto volando, sto volando!
E
tutto questo lo devo soltanto a te, che mi sei stato accanto, che mi
hai
incoraggiata a non mollare, a non arrendermi e a provare e riprovare
finchè non
fossi riuscita a stagliarmi in alto nel cielo come tutti gli altri
gabbiani.
Grazie
Zorba, grazie di esserti preso cura di me come una mamma, grazie di
avermi
protetto, di avermi salvata, di avermi insegnato a volare e soprattutto
di aver
mantenuto la promessa fatta alla mamma, alla mia vera
mamma, prima che lei morisse:
“La prima promessa che ti chiedo è di non
mangiare l’uovo…poi promettimi che ne avrai cura
finchè non nascerà il piccolo…e
in ultimo promettimi che gli insegnerai a volare”.
Ora
lo so chi
sono io
ed
il cielo è il posto mio;
e
queste ali, lo sento già,
sono
la mia libertà.
Lontani
cieli, oceani blu,
stan
già chiamandomi:
è
questa la mia vita ed io
ora
so il destino mio
Torno
indietro: voglio salutarti, voglio
dirti addio o arrivederci se il destino vorrà farci, un
giorno, rincontrare. Ti
guardo per l’ultima volta, una lacrima solitaria scorre sulla
mia guancia
bianca.
“Addio Zorba”
“Addio
Fifì”
Due parole soltanto, eppure bastano
per capirci.
Adesso
devo andare.
Adesso
so chi sono veramente, cosa devo fare, qual è il mio posto
in questo
mondo.
Adesso tocca a me andare avanti e trovare la mia strada, Zorba: mi aspettano cieli,
montagne e oceani lontani
: questa è la vita che mi attende e questo è il
mio destino. Non dimenticherò
mai quello che tu e gli altri
gatti avete fatto per me, grazie davvero Zorba.
So
volare,
non
l'avrei detto ormai.
So
volare,
non
ci speravo ormai.
So
volar...
Guardatemi,
guardatemi,
sembra
un gioco volar così;
guardatemi…
guardatemi…
Spicco
nuovamente verso il blu della notte. Altri due
gabbiani sono in volo verso il mare, mi accodo a loro stridendo quanto
più
forte mi è possibile. Uno stridio di gioia, di
felicità e non m’importa quanto
i gabbiani possano essere stonati nel canto, io lo faccio comunque.
E’ una
notte speciale: ho imparato a volare.
Guardatemi, anche se può sembrarlo non è un
gioco… so volare veramente. Mi ero
ormai arresa all’idea che un giorno avrei potuto
anch’io solcare le nuvole e
invece…guardatemi, sto volando.
Guardatemi,
so volare.