NdA:
questa raccolta ha partecipato al contest “Vite
colorate” indetto da So, arrivando 3^ su cinque storie.
Fu mia madre a dirmi:
“Lo sai, Amos?
Il viola è il colore dei sogni”.
Io ero piccolo e sapevo che
sarebbe
passato un bel po’ di tempo prima di avere una scopa volante
tutta mia.
Immaginavo sempre una miriade di farfalle, naturalmente viola, che si
libravano
nell’aria, mentre io correvo con in mano un retino nella
speranza di
acchiapparne qualcuna.
Sapevo, infatti, che una volta
catturate si sarebbero trasformate in scope che avrei potuto cavalcare.
Ma non siamo noi a decidere
quando
la farfalla si poserà sulle nostre spalle portandoci fortuna.
Eppure
sorprendentemente, un giorno, il retino
si riempì.
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Non vedevo
l’ora di andare a
Hogwarts. Quando mi arrivò la lettera, cominciai a correre
come un matto per
tutta la casa. La mia magia, ancora fuori controllo, fece volare
sopramobili,
giornali e qualche quadro.
Mio padre rideva,
mentre
riempiva la pipa di tabacco.
Quando giunsi alla
scuola,
rimasi sconcertato nel notare che il viola non era il colore di nessuna
delle
quattro Case e, da bimbo ingenuo quale ero, domandai al Cappello
Parlante:
“Perché nessuna Casa è rappresentata
dal viola?”.
Il Cappello,
interdetto,
arricciò la punta e, con naturalezza, rispose:
“Perché Hogwarts non è un sogno,
è la realtà!”.
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Sulla Gazzetta del Profeta si
potevano leggere notizie raccapriccianti. Il male stava tornando
più forte di
prima: i maghi che non avevano il sangue “pulito”
si trovavano in serio
pericolo.
Per fronteggiare questa
situazione,
quasi senza rendermene conto, cominciai a dipingere tutto di viola: la
staccionata, gli infissi, infine spettò ai muri esterni.
Quando mio figlio
tornò a casa per
le vacanze di Natale, sollevò le sopracciglia al cielo e
sospirò.
“Papà, non
devi essere così
pessimista!”.
Poi mi sorrise e, con uno sguardo
supplichevole, mi disse: “Va bene, se ti fa star meglio
… ma la mia camera
no!”.
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Non volevo crederci.
Certamente
non lo auguravo a nessuno, ma continuavo a ripetermi: “Non
lui!”.
Attorno a me i colori
di
Hogwarts giravano senza sosta. I gradini non erano tanti, eppure mi
sembrò di
impiegarci un’eternità a scenderli tutti.
Quando vidi
lo studente che giaceva senza vita, e lo
riconobbi come il mio ragazzo, per un attimo ebbi come
l’impressione che
attorno a me non ci fosse più niente.
Mi domandai se stessi
sognando,
ma non c’era alcuna traccia di viola nella mia mente: il
sogno era finito, e
non restava altro che il vuoto incolore della mia anima persa.
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Colui-che-non-doveva-essere-nominato
è morto per sempre.
Sono seduto nella sedia a dondolo
in
vimini vicino alla finestra che dà sul cortile, e mi chiedo
perché un mago così
malvagio sia riuscito a vivere tanto a lungo mentre gli innocenti
morivano come
formiche.
Il glicine viola e le more che
piantai l’anno in cui mi sposai, stanno crescendo fuori
stagione e ricoprono
allegramente tutta la ringhiera del cancello.
Una lacrima scende sul mio viso,
quando lo sguardo si sposta sulla credenzina dove in una foto il
piccolo Cedric
sorridente mostra le braccia piene di sogni, di frutti, di glicine e di
viola.
Terzo
posto: “Il colore dei sogni.” di Alida
Grammatica: 10/10
Stile: 9.7/10
Originalità: 7/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Utilizzo del colore: 3/5
Punto bonus: no
Totale: 39.7/46
La scelta di scrivere in prima persona è interessante,
pericolosa, ma qui
riesci a convincermi che è Amos a parlare. La
caratterizzazione del personaggio
è ottima, il colore invece non mi convince. Il viola
è presente, questo non
posso negarlo, ma il modo in cui lo tratti mi sembra un po’
forzato. Poco da
dire per quanto riguarda lo stile: semplice ma senza essere banale,
preciso ma
senza essere pomposo. L’unico appunto doveroso è
nella frase “Il Cappello,
interdetto, arricciò la punta e, con naturalezza, rispose:
[…]” Tutte quelle
virgole rendono lenta la frase, anche se, pensandoci, non saprei come
trasformarla. Infine, la grammatica mi pare vada bene, non ho trovato
errori.