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Autore: GiuliaElle    13/01/2012    0 recensioni
La storia di una ragazza che non voleva essere bella.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Mi chiamo Iris…come il fiore. Il mio nome deriva dal greco, significa Arcobaleno”
A questo pensava la tredicenne Iris mentre scendeva di corsa gli scalini che l’avrebbero portata alla spiaggia.
La frase era di un suo tema, scritto all’età di sei anni e non poteva fare a meno di pensare che fosse stupido, chiamarsi Arcobaleno.
Faceva pensare a una cosa bellissima e felice allo stesso tempo e le due parole non andavano messe insieme per lei.
La spiaggia al tramonto era il suo posto preferito, il suo nascondiglio perfetto per riflettere ed estraniarsi dal resto del mondo.
Iris si sedette sulla sabbia fresca, si abbracciò le ginocchia e ci nascose la faccia.
Le lacrime cominciarono a scendere senza che lei potesse controllarle, si rincorrevano veloci sulle sue guance arrossate e cadevano sul vestito bianco, e sulle gambe nude, mentre i suoi singhiozzi soffocati infrangevano la tranquillità del luogo.
Era così ingiusto… Tutto.
Si era accorta di come tutti la guardavano, con la sua altezza e il suo aspetto dimostrava molto più dei suoi tredici anni e come un magnete, riusciva ad attirare l’attenzione di tutti, ovunque andasse.
Può essere  piacevole, forse all’inizio, ma può diventare fastidioso quando desideri solo qualcuno che ti stia accanto e ti accetti per come sei.
Nessuno lo aveva mai veramente fatto, cercare di conoscerla e oltrepassare la barriera dei suoi capelli biondi e dei suoi profondi occhi grigi.
Quella posizione le dava conforto e rimase così raggomitolata per parecchi minuti, perdendo la cognizione del tempo, piangendo come una disperata finchè non sentì di aver esaurito le lacrime.
Ciò che la fece tornare alla realtà furono dei passi che si facevano sempre più vicini e veloci.
Era sicura che fosse qualcuno venuto per lei e non aveva intenzione di farsi vedere in quelle condizioni da nessuno.
No, lui no, non lui, NON LUI.
Si guardò intorno, il ragazzino minuto con una massa di capelli ricci e rossi e le lentiggini si stava avvicinando sempre di più e l’unica via di fuga che le sembrava sensata era il mare.
Corse avanti e si tuffò, sentendo le sue lacrime che si mischiavano con l’acqua salata.
Sdraiata sulla superficie dell’acqua chiuse gli occhi e si concentrò sul suo respiro, cercando di regolarizzarlo.
 La presenza del ragazzo  le causava sempre una certa agitazione e da quando si erano incontrati la prima volta , quell’estate, non riusciva a toglierselo dalla testa.
Non l’aveva vista piangere, vero?
No non poteva averla vista, magari aveva pensato che fosse strana, ma non fragile.
L’acqua le trasmetteva un senso di purezza in tutto il corpo e in quel momento desiderava solo diventarne parte, essere trascinata dalla corrente e non dover pensare a niente.
“ Iris… Iris…Iris! “ Non sapeva neanche se quella voce fosse reale o semplicemente arrivava dalla sua testa, non voleva saperlo.
“IRIS, ESCI DA LI’, ESCI! “ non le interessava.
“IIRIS!” L’urlo fu talmente forte e acuto che la ragazza si spaventò e l’acqua le entrò nel naso, facendola tossire.
Mentre si rialzava sputando si accorse che ad urlare era stato proprio lui, Andrew.
“Va tutto bene? “ chiese lui guardandola come se la credesse pazza.
“Si“ Rispose lei secca cercando ancora di riprendersi dal bruciore alla gola.
“Tua nonna ti cerca”
Dannazione, pensò lei, da quando aveva deciso di passare l’estate al mare con la nonna lei  si preoccupava sempre troppo, e adesso, perché aveva mandato proprio lui a recuperarla ?
“Ah “ disse, incapace di aggiungere altro.
C’era qualcosa di dannatamente attraente in quella ragazza, pensò lui, i suoi occhi grigi brillavano di una luce che nascondeva qualcosa di profondo.
Era strano forse, ma quando stava con  lei si sentiva bene.
E non era per il suo corpo, o i suoi capelli, era solo un desiderio incontrastato di starle vicino e proteggerla.
In quel momento Iris si accorse che Andrew la stava osservando , il suo sguardo le scivolava per tutto il corpo,  la accarezzava dolcemente dai capelli alla punta dei piedi.
Arrossì violentemente, di solito le dava solo un grande fastidio  essere squadrata ma in quel momento non era infastidita, desiderava solo sprofondare.
Abbassò lo sguardo, sperando che per una magnifica coincidenza, per la seconda volta in un’ora , lui non si fosse accorto di niente.
Si diresse a passi veloci verso la scala, lasciando il ragazzo impalato nel punto in cui si era svolta la conversazione.
Dopo l’inziale stupore, Andrew cominciò a correre, la raggiunse e le prese la mano… Non gli  sfuggirono né le sue guance rosse come il fuoco, né il suo sguardo imbarazzato.
Per la strada non scambiarono neanche una parola , tutte e due felici di aver distrutto la barriera di timidezza che li separava.

Iris si sentiva rasserenata con Andrew di fianco e anche se non osava ammetterlo, era l’unica persona che riuscisse a sopportare in quel posto di mare  sperduto e dimenticato da tutti.
  
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