I 3 primi baci di Kurt Hummel

Il primo bacio numero 1 di Kurt Hummel:

Un bacio di prova.

Ti eri chiesto spesso come potesse essere un bacio. Insomma, eri un adolescente come gli altri, anche se nella tua testa c'era forse un po' più confusione. Era stato proprio per chiarire quella confusione che ti eri vestito diversamente quel giorno, con un paio di jeans strappati, una maglietta slavata ed un giubbotto da pesca che tuo padre sperava tanto un giorno avresti usato. Niente maglioncini, niente mocassini o lacca per capelli quel giorno. Fissavi silenzioso le tue scarpe da ginnastica sporche di fango quando Brittany si fermò davanti a te e ti chiese se volevi metterti con lei.

Tu non ci pensasti molto. Ti sembrava normale, una cosa da adolescenti. Accettasti e dopo scuola lei venne a casa tua.

Tu non avevi mai dato un bacio, ma non avevi il coraggio di dirlo a lei, per paura che gli ridesse in faccia.

Nei suoi sogni il primo bacio era quello di vero amore, ma si sa, i sogni sono fatti per rimanere tali.

Avevi sperato fino all'ultimo che succedesse qualcosa, che entrasse un principe azzurro a bloccare la biondina, che ti prendesse per mano e ti chiedesse di scappare con lui.

Fantasie da adolescente gay!, ti dicesti, scacciando il pensiero.

E allora sperasti almeno di guardare negli occhi la ragazza davanti a te e di innamorartene, di chiarificare i tuoi sentimenti, di trovare una definizione a cui appoggiarsi. Sperasti che quel tuo primo bacio fosse d'amore, amore vero.

Invece fu solo un bacio di prova: un caotico insieme di sensazioni fisiche, di odori, di sapori, di mani che si sfiorano e pelli che combaciano.

Chiudendo gli occhi un'immagine ti apparve davanti. Un volto.

Finn, avresti voluto chiamare e ancora di più avresti voluto sentire la sua voce risponderti: Kurt.

Il primo fu solo un bacio di assestamento, o, come sei solito chiamarlo ora, ridendone ancora, una bacio di prova, ma allo stesso tempo un bacio di certezze.

Perché quando la vedesti andarsene via da casa tua mentre il suo sedere sculettava davanti a te facendo capolino da sotto l'uniforme bianca e rossa dei cheerios, sospirasti fra te:

«Eh già, sono proprio gay.»