Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: eleonora isabelle    14/01/2012    6 recensioni
"Incredula e attonita, era lì, ferma nello stesso punto, lo sguardo del ragazzo inciso indissolubile nella sua mente: quelle iridi azzurre velate di grigio, illuminate da un bagliore enigmatico e malinconico, la osservavano ancora con l’espressione di un tempo, come venti anni fa, quegli imperscrutabili pozzi senza fondo che lei conosceva benissimo…e credeva illusoriamente di aver dimenticato."
Pansy dopo molti anni si trova a fare dolorosamente i conti con il proprio passato, a cui è rimasta sempre indissolubilmente legata: per le vie di Diagon Alley si imbatte per caso nell'uomo che ha sempre amato e credeva di aver cancellato dal suo cuore...
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo è il pacchetto con le varie cose che ho inserito nella storia:
 
 Le Trachinie
-prompt astratto: gelosia
-oggetto: tavolo, gelato, naso
-citazione:V'è fra gli uomini un detto antico molto, che di nessuno tu potrai la vita conoscer mai, se fu felice o trista, prima che muoia.
-luogo: mare
- divietodi lieto fine, obbligodi far cadere qualcuno
   
                                                                    
                                                                     
                                                              OCEAN MEMORIES
 
 
 
“Oh, chiedo scusa signora!”
Esclamò accorato un ragazzo che le era appena venuto addosso, facendola cadere rovinosamente a terra, in mezzo alla polvere ed al calpestio frettoloso della gente.
“Mi dispiace, non era mia intenzione, state bene?”
Le chiese allarmato, e l’aiutò gentilmente ad alzarsi.
“ Si, si, non preoccuparti, ma fai più attenzione la prossima volta.”
Rispose Pansy un po’ seccata e infastidita, tentando di pulire la gonna sgualcita.
“ Perdonatemi…”
Ripeté costernato il ragazzo, e le porse timidamente le buste che aveva fatto rovesciare per strada.
Finalmente Pansy alzò lo sguardo, e i loro occhi si incrociarono per un istante;
non ebbe nemmeno il tempo di replicare, che il ragazzo fuggì in mezzo alla folla di Diagon Alley come se avesse avvistato qualcuno, continuando il suo inseguimento.
Pansy rimase immobile, di ghiaccio, incapace di muovere un muscolo.
 
 
Quegli occhi…
 
 
Si, quegli occhi li aveva riconosciuti all’istante, impressi indelebili nella sua memoria…
 
 
Non è possibile…
 
 
Incredula e attonita, era lì, ferma nello stesso punto, lo sguardo del ragazzo inciso indissolubile nella sua mente: quelle iridi azzurre velate di grigio, illuminate da  un bagliore enigmatico e malinconico, la osservavano ancora con l’espressione di un tempo, come venti anni fa, quegli imperscrutabili pozzi senza fondo che lei conosceva benissimo…e credeva illusoriamente di aver dimenticato.
 
 
No, non è possibile…sei tu…
 
 
Erano gli occhi di Draco Malfoy.
Pansy cominciò febbrilmente a cercare quegli occhi in mezzo alla confusione, facendosi spazio con difficoltà tra la moltitudine di mantelli colorati, indaffarati per le spese natalizie. Riuscì infine a scorgere l’agile figura del ragazzo, ferma davanti alla vetrina di un negozio; dai movimenti agitati, sembrava che stesse rimproverando qualcuno.
Pansy si avvicinò fino ad udire perfettamente i loro discorsi, ma badando discretamente di non essere vista.
“ Aries, quante volte ti ho detto di non allontanarti da sola? Se lo viene a sapere mamma…”
“ Guadda, Scoppius, guadda!”
La bambina accanto a lui non sembrava prestare minimamente attenzione alle sue parole, ilnasino e le manine schiacciate sul vetro, osservava con occhi sognanti i giocattoli esposti, soprattutto un piccolo tavolo rosso colmo di cassettini, dai quali uscivano magicamente oggetti sempre diversi.
Non avrà avuto più di quattro anni, era esile e minuta, con una cascata di boccoli biondi e sottili, incitava il fratello ad entrare nel negozio, briosa e frizzante.
L’altro dal canto suo, ora la guardava con bonaria dolcezza, l’espressione fino a poco prima corrucciata, sostituita da fraterna tenerezza.
“ Mi chiamo Scorpius, non ‘Scoppius’.”
Le disse affettuosamente facendole il verso.
 
 
Scorpius…
 
 
Ripeté Pansy dentro di sé. Ora aveva capito come si chiamava il figlio di Draco.
Era un bel ragazzo, alto, longilineo, i capelli albini quasi trasparenti, il portamento nobile; era l’esatta copia del padre quando aveva diciassette-diciotto anni.
Non poteva fare a meno di osservarlo, di consumarlo con gli occhi e l’anima, le ricordava così tanto Draco…
La nostalgia e il rimpianto cominciarono ad affiorare lentamente, crudelmente, un fiume di ricordi iniziò ad investirle violentemente il cuore, con i suoi flutti ribollenti. E’ proprio vero che la memoria è un mostro: tu dimentichi, essa no. Archivia le cose, ecco tutto. Le conserva per te, o te le nasconde e le richiama, per fartele ricordare, a sua volontà.
E tu non hai possibilità di scelta, Pansy , non aveva possibilità di scelta.
“ Aries, Scorpius, eccovi qui!”
Esclamò preoccupata una donna, emersa improvvisamente tra la folla, e si precipitò dalla piccolina.
Anche lei era bionda, con lunghi capelli boccolosi come la bambina, minuta come lei, ma con un portamento elegante e aristocratico. Doveva essere sua madre.
La piccola Aries non diede importanza nemmeno questa volta ai rimproveri materni, la sua attenzione si spostò dai giocattoli ad un nuovo capriccio:
“ Mamma, mamma, ho tanta fame, mi comppi un gelato?”
Piagnucolava insistentemente.
“ Aries, non essere sciocca, è inverno, non ci sono gelati in questo periodo.”
Replicò la donna, e condusse la figlia per mano in un negozio di dolciumi lì vicino, per cercare di accontentare la figlia con qualche altra leccornia che potesse placare le sue voglie bizzarre. Ora poteva distinguere bene il suo viso: era Astoria Greengrass,
La sorella minore di Daphne Greengrass, sua amica e compagna di studi. Pansy non aveva mai fatto molto caso a lei, era una di quelle persone che le stavano indifferenti;
quando ancora era a Hogwarts non ci aveva mai veramente parlato, si era sempre limitata a parole o cenni di saluto, sorrisi cortesi che le rivolgeva per pura educazione, dato che qualche volta andava a casa loro dalla sorella. Non le aveva mai ispirato molta simpatia, con quel suo fare ansioso e l’atteggiamento un po’ frivolo e superficiale, compensato però da un bell’aspetto. Comunque, non poteva dire di averla mai realmente conosciuta.
Pansy seguì Astoria con lo sguardo per tutto il tragitto, fino al negozio.
Ora sapeva chi era la moglie di Draco.
Scorpius era ancora davanti alla vetrina, nascosto nell’ampio mantello grigio, le mani in tasca e lo sguardo pensieroso. Ebbe un lieve sussulto quando sentì una mano poggiarsi inavvertitamente sulla spalla. Era suo padre.
Il cuore di Pansy smise di battere, le membra raggelate percorse da irrefrenabili brividi, l’animo un subbuglio di emozioni violente e confuse che si risvegliarono impetuose dopo un lungo letargo…
 
 
Draco…sei tu…sei proprio tu…
 
 
Il tempo si fermò di colpo. Non esisteva più niente, più nessuno, la folla si dissolse nel nulla. Esisteva solo Draco, lui soltanto.
Lo sguardo,il cuore e la mente di Pansy erano fatalmente catturati da quella figura troppo a  lungo rimpianta e  desiderata, che lei credeva di aver seppellito e rimosso sotto un cumulo di ricordi troppo dolorosi, figli di un passato che non sarebbe più tornato.
Invece eccolo lì, l’oggetto del suo desiderio, del suo amore, della sua stessa vita;
non pensare di poter dimenticare chi hai amato veramente, chi è stato respiro del tuo cuore, è un’utopia credere di poterlo fare. Si dimenticano solo le persone che non contano.
 Ora, anche Pansy lo sapeva.
Era ancora come se lo ricordava : bello, alto, superbo, elegante. I lisci capelli albini raccolti in una coda lasciavano scoperta l’ampia fronte un po’ stempiata, il volto pallido percorso da qualche insignificante ruga, aveva conservato l’ipnotico fascino di un tempo, con i suoi lineamenti regolari, statuari.
Ma la cosa che a Pansy  era mancata di più in tutti questi anni, era il suo sguardo.
I suoi occhi irresistibili, meravigliosi, insostenibili.
Due tesori celati segretamente alla brama dei curiosi, enigmatici e impenetrabili, solo a pochi era permesso di perdersi, di affogare dentro queste acque misteriose e malinconiche per carpirne l’essenza.
Pansy era stata una dei privilegiati.
Draco continuava a parlare serenamente con il figlio, ignaro della presenza della donna a cui da giovane aveva donato il suo cuore.
Ma il suo sguardo si posò involontariamente su quello sconvolto di lei, in un attimo che durò in eterno.
Pansy si ritirò immediatamente in mezzo alla confusione generale, nascondendosi a lui, il cuore che batteva all’impazzata, follemente desideroso di mostrarsi, di gettarsi tra le sue braccia, e la ragione prudente che invece le intimava di restare dov’era.
Draco sembrava turbato, stupito, cercava di rintracciare il volto familiare ispezionando la folla, ma senza successo; dovette convincersi di essersi sbagliato, dopotutto c’era molta gente, era facile confondere i volti. Immediatamente però, la sua attenzione si distolse dall’insolita ricerca, venne attratta invece dalla presenza della moglie che lo colse a sorpresa in un bacio appassionato, sotto gli occhietti vispi e soddisfatti della figlia intenta a gustarsi un’enorme ciambella al cioccolato. Stranamente, lui la ricambiò con fervore…
Pansy rimase di sasso, un po’ incredula di fronte alla scena: Draco non aveva mai amato i gesti plateali, mai una volta si erano baciati o scambiati tenerezze in pubblico…questi gesti li conservava per i dolci momenti intimi, in cui nessuno poteva interferire o infastidirli…esistevano solo loro due, loro soltanto…
 
 
Ricordi, Draco? Ricordi quando eravamo solo noi due, lontani dal mondo…
 
 
Si, forse lo ricordava ancora. Forse serbava ancora nel segreto del suo cuore i dolci ricordi dei momenti passati con lei, i teneri ricordi del suo primo amore…ma ora, tutto era cambiato.
Inevitabilmente cambiato.
Pansy sapeva, l’aveva sempre saputo che le loro strade erano destinate ad essere divise in modo ineluttabile, costrette in matrimoni combinati. Anche lui lo sapeva da sempre.
Ma ora, dopo vent’anni di separazione, ecco che il crudele destino le aveva di nuovo unite.
 
 
Perché Draco, perché…perché non riesco a cancellarti dal mio cuore, perchè ancora mi tormenti, mi strazi così? Dopo tutti questi anni…
 
 
Lacrime, calde lacrime amare rigavano il volto delicato di Pansy, consumata dal rimpianto e la nostalgia.Scendevano silenziose e inesorabili lungo le guance, espellendo tutta la rabbia e il dolore, l’immenso dolore che il cuore stanco e rassegnato non poteva più sopportare.
Come avrebbe voluto esserci lei adesso tra le braccia di Draco, invece di Astoria,
come avrebbe voluto che lui si ricordasse di lei, che amasse ancora lei…
Avrebbe dato qualsiasi cosa.
Qualsiasi cosa.
Invece, il destino beffardo aveva deciso che lei rimanesse esclusa, estranea alle loro vite, impotente spettatrice del loro amore.
E questo la corrodeva, le straziava l’animo martoriato e lacerato dall’ invidia per Astoria, ma allo stesso tempo, incapace di odiare la donna che era riuscita a rendere felice l’unico uomo che abbia mai amato.
Perché lei lo amava ancora.
Pazzamente.
Terribilmente.
Lo amava da sempre.
Ora più che mai se ne rendeva conto. Per molti anni si era illusa di averlo dimenticato, di essere riuscita a rimuoverlo, strapparlo via una volta per tutte dal suo cuore gemente e sanguinante che anelava ogni maledettissimo istante la sua metà perduta, mai più destinata a ricongiungersi con la sofferente gemella.
 
 
Mai più…
 
 
Perché dimenticare non vuol dire cancellare, ma ricordare senza soffrire. E lei, donna infelice, non c’era mai riuscita.
Troppo presto fu privata del suo giovane amore, gioioso e puro come il volo di una crisalide, destinato ahimé, ad estinguersi al calar del giorno, lasciando dietro di sé una dolorosa scia di mancanza e infinita nostalgia.
Aveva pazientemente provato ad adeguarsi al volere della famiglia, sforzandosi di amare suo marito, ed essergli fedele. Aveva disperatamente cercato di convincersi che era felice, che aveva tutto ciò che una donna potesse desiderare, un marito rispettabile, una casa lussuosa…sperava più di tutto che una volta che avesse avuto dei figli, la sua vita avrebbe acquistato di nuovo un senso. Ma questo dono non arrivò mai.
E così gli anni passarono, e con essi anche la fallace speranza di una vita felice.
Suo marito non l’amava, non aveva mai provato a farlo, la trascurava costantemente, ricordandosi di lei solo per sfogare le sue voglie animalesche. Pansy sapeva che la tradiva: tutte le sere, ad una squallida bottega da quattro soldi. 
Ma lei taceva, sopportava in silenzio quest’ ignobile ingiuria, stringendo tenacemente i denti.
Non voleva che il nome della sua famiglia venisse disonorato da un misero uomo gretto e meschino.
Ogni volta che Pansy era costretta ad adempiere ai suoi doveri di moglie e giacere insieme a  lui, si imponeva di resistere alla sensazione di ripugnanza e disgusto che l’attanagliava violentemente, illudendosi di essere tra le braccia del suo Draco, amata e protetta. La speranza che un giorno avesse rivisto il suo meraviglioso sguardo, assaporato ancora l’irresistibile profumo della sua pelle, baciato ancora le sue labbra carnose, era l’unica consolazione alla quale si aggrappava disperatamente, l’unica fugace illusione che le permetteva di andare avanti, e di non precipitare in un baratro senza ritorno; era l’unico antidoto a quelle malinconiche mattine in cui si svegliava pensando che il senso della sua vita era ormai tanto lontano, quanto lo erano le labbra di Draco.
Ma Pansy era forte, avrebbe resistito ancora.
E con il tempo che tutto guarisce, lo avrebbe dimenticato, avrebbe rimosso Draco dalla sua mente e la sua anima…fino ad ora aveva creduto di esserci finalmente riuscita.
Sempre più spesso trovava conforto nella lettura: a lei piacevano i libri, perché non urlano, sono silenziosi, eppure dicono molte cose. Si rifugiava in questo mondo di carta e inchiostro in cui la realtà è aliena, esclusa dal regno dove troneggiano la fantasia e l’immaginazione, le uniche in grado di alleviare l’ infelicità.
Adesso, Pansy era costretta a tornare alla realtà.
Aveva rivisto Draco: non era quello che aveva sempre desiderato?
 
 
Si…ma ora è tutto inutile.
 
La cruda realtà dei fatti la travolse come un fiume in piena. Pansy sapeva che le cose non sarebbero mai tornate come un tempo, sapeva che non sarebbe mai più potuta stare insieme a Draco. Ma quest’ illusione era troppo dolce per essere abbandonata.
Ora, era giunto il momento di farlo.
Draco sembrava felice insieme ad Astoria, aveva imparato ad amarla.
 
 
Draco, sei veramente felice?
 
 
Si, lo era. E forse lo sarebbe stato per il resto della vita, chissà cosa gli avrebbe riservato il futuro…
A Pansy non restava altro che abbandonare la scena e lasciare Draco libero di condurre la sua esistenza, insieme a sua moglie e ai suoi splendidi figli, eclissandosi per sempre dalla sua vita: comprese amaramente che era tempo di farsi da parte.
 
 
Addio Draco, addio dolce amore mio…
 
Dopotutto, era questo che desiderava per lui, che fosse felice.
 
 
“V'è fra gli uomini un detto antico molto, che di nessuno tu potrai la vita conoscer mai, se fu felice o trista, prima che muoia.”
 
 
E lei? Avrebbe mai potuto dire un giorno, al termine della sua vita, di essere stata veramente felice?
 
 
 
Pansy aprì gli occhi.
Respirò a fondo l’aria salmastra che sapeva di tempesta.
Quante volte si era affacciata dal balcone per ammirare la solitaria distesa del mare, accarezzata dai delicati sospiri del vento. Quante volte aveva visto la luna riflettersi dorata nell’ oscurità delle onde tremolanti. Quante volte aveva confidato i suoi pensieri, le speranze, le illusioni a questo manto azzurro, e lui in silenzio, rispondeva al suo cuore, mentre le onde intonavano al vento melodie profonde, diffuse nell’anima. A chi altro avrebbe potuto donare i suoi desideri, le sue angosce, il suo animo, se non a quest’immensa distesa misteriosa, dispensatrice di pace e conforto?
Perché il mare è il tuo specchio: tu contempli la tua anima nell’ infinito svolgersi dell’onda, nel suo selvaggio e indomabile lamento. E il tuo spirito, è un abisso non meno amaro, tenebroso, di cui nessuno ha mai sondato il fondo; così anche il mare, nessuno ha conosciuto le sue più intime ricchezze, tanto è geloso di ogni suo segreto.
 
 
Ecco cosa siamo, un’agitarsi di pensieri, desideri, speranze profondi come il mare, mutevoli nella corrente, che l’alito dell’Immenso si compiace di animare…e distruggere spietato...
 
 
Pansy era immobile, le gambe frustate dalle onde furiose e dirompenti, il mare rigato di spruzzi volanti che macchiavano il cielo grigio, sconvolto dall’ ira  delle nuvole gonfie di pioggia e lampi.
A braccia aperte, respirò il sublime infinito di questo spettacolo terribile.
E assaporò la libertà.
Per la prima volta in vita sua.
Per la prima volta era libera di scegliere il proprio destino, libera, libera dalle catene opprimenti che la soffocavano, le imponevano una vita non sua. Libera dai vincoli dell’onore e del dovere imposti dalla sua famiglia, libera da un amore infelice e impossibile che l’aveva consumata ogni giorno della sua vita.
Ora Pansy aveva diritto alla suafelicità, ribellandosi al destino spietato e crudele che l’aveva tormentata ogni singolo istante della sua esistenza.
Un riso amaro emerse dalle delicate labbra di porcellana, i bellissimi occhi scuri riflettevano folli, la spietata danza dei flutti, copiose lacrime rigavano il volto sconvolto e sognante, mischiandosi all’acqua schiumosa;
Pansy si lasciò andare alla corrente tempestosa, confondendosi col mare, con se stessa, la tempesta, l’infinito…
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: eleonora isabelle