Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Shade Owl    14/01/2012    2 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era sulla nave volante, mentre sorvolava le nuvole del cielo infinito che non ricopriva alcun mondo, in piedi sulla parte più estrema del ponte di poppa. Il sole splendeva forte e caldo sopra la sua testa, mentre le ali metalliche si muovevano pigramente nell’aria, sostenendo l’imbarcazione in volo. Xander, al timone, teneva la rotta senza errori, mentre Jo sedeva in coffa, a far finta di avvistare le cose prima di tutti gli altri. Alis, invece, era chissà dove a leggere. Non l’avrebbe mai ammesso, ma quello era il suo modo preferito di passare il tempo libero. L’azione, la lotta contro i mostri, le imprese estreme… quelle cose l’avevano fatto sentire vivo per anni, erano state il solo modo per provare un’emozione che fosse diversa dalla paura di perdere il controllo, perché contro mostri e demoni poteva sfogare tutto ciò che covava dentro e che non osava mostrare ad altri.
Ma poi aveva incontrato Nadine, che gli aveva voluto bene nonostante il mostro, prima ancora di scoprire la sua innocenza negli avvenimenti di Sleepy Creek. Aveva incontrato Xander, che lo aveva chiamato fratello. Aveva incontrato Alis, a cui mancava qualcuno che le desse l’opportunità di mostrare le sue doti di persona matura. E aveva incontrato Jo, che aveva bisogno di un esempio da seguire.
Aveva incontrato una famiglia, e niente, nemmeno il brivido che gli dava rischiare la vita, poteva competere con questo.
Sentì dei passi alle sue spalle e si voltò: Nadine gli si stava avvicinando con lentezza, sorridendo amabilmente.
- Stai facendo un bel sogno?- chiese.
- Sì.- rispose lui, perché quello non poteva che essere altro che un sogno: era troppo perfetto, e lui ricordava di avere appena chiuso gli occhi.
- Vogliamo migliorarlo?- domandò piano Nadine, avvicinandosi ancora.
Timmi aggrottò le sopracciglia.
- Perché, si può?-
- Chissà…- sussurrò la ragazza - Poi mi dirai…-
E lo baciò, con una passione ed un’intensità che mai, prima di allora, aveva dimostrato, come se quella fosse l’ultima volta. Lui le rispose con altrettanto desiderio, affondando le mani nei suoi capelli, assaporando il suo profumo…
Dopo un tempo infinito, Nadine si staccò da lui.
- Dormi bene, mio bel mezzodemone.- disse piano.
Timmi sentì un campanello d’allarme nella testa.
- Cosa?-


Timmi aprì gli occhi e si ritrovò la sirena ad un centimetro dal naso, con addosso solo la gigantesca maglietta che lui le aveva prestato.
- Ma che cavolo…?- sbottò, tirandosi indietro fino alla testata del letto - Ma sei fissata, allora!-
Lei indietreggiò e si sedette in fondo, senza particolare sorpresa o turbamento sul volto.
- Dì un po', sei forse impazzita?- esclamò Timmi, cercando di non svegliare Miley - Che ti passa per la testa?-
Lei si strinse nelle spalle.
- Perché ti scaldi?- chiese - In fondo, era solo un bacio.-
- Tu…- Timmi dovette fare uno sforzo per non allungarsi e tirarle il collo.
Non sapeva perché, ma era infuriato. L’eco di una risata cavernosa gli riecheggiò nella mente.
Non è possibile… pure il demone mi sfotte!
- Si può sapere perché l’hai fatto?-
Ancora, la sirena si strinse nelle spalle.
- Non c’è niente di male.- rispose - È giusto baciare chi si ama.-
Tra il sonno e la rabbia gli ci volle qualche secondo per registrare le sue parole e comprenderne il significato.
- Cosa?- chiese, sbigottito.
- Devo ripetere?- fece lei - IO… TI… AMO.- disse lentamente, scandendo forte.
Lui rimase a fissarla per qualche istante, incapace di ribattere.
Cosa?
- Ma… insomma, perché? E da quando?-
- Più o meno sempre.- disse con semplicità la sirena - Io conosco ciò che hai dentro. Era inevitabile.-
Un po’ perché non se ne era mai accorto pur avendo passato con lei quasi un anno, un altro po’ per l’essere stato colto nel sonno senza che se ne rendesse conto (Da quando in qua non mi sveglio al tocco estraneo? Pensò irritato), si sentì davvero un fesso. Persino la canzone che aveva intonato nella sua vasca da bagno (sempre che avesse un senso) avrebbe potuto essere un indizio o roba simile.
- Ah…- disse impacciato. Non si era mai trovato in quella situazione - Cavolo… non me ne ero mai reso conto.- ammise, col tono del perfetto imbecille quale si sentiva - Ma comunque… insomma…- sospirò, sforzandosi di vincere l’imbarazzo - Senti, prima di tutto, io non ti sopporto.- sbottò - Secondo, se anche non ci fosse Nadine… e lei è un motivo più che sufficiente… siamo due ibridi: una sirena ed un mezzodemone. Non avremmo futuro, senza contare che tu sei immortale…-
- Non più.- lo interruppe lei - Ho perso l’immortalità da tempo. Ci ho rinunciato. Come il signor Åström.-
- Ah…-
Anche questa era una cosa che non aveva nemmeno immaginato. Oltretutto, Odin Åström aveva rinunciato all’immortalità per la figlia e la moglie, quindi se lei diceva “come il signor Åström”…
La conversazione stava prendendo davvero una brutta piega.
- Bhè…- borbottò - Ecco… non so cosa dire, ma…-
- Ti tolgo dall’imbarazzo.- disse la sirena, alzandosi - Ti lascio alla tua Nadine. Questo era solo un addio.-
Uscì chiudendo piano la porta dietro di sé, e Timmi la sentì tornare a letto. Un istante dopo si alzò ed afferrò le bottiglie di vodka, si trascinò sul divano prendendone un’altra dalla cassetta della legna e le stappò tutte e tre.
Fanculo… Pensò prima di portarsi la prima alla bocca.

***

- Ehm…- fece timidamente Miley - Timmi?-
Gli diede una leggera spintarella, e il suo polso venne istantaneamente avviluppato da una delle sue mani infilate nelle mitene, in una stretta così serrata che non riusciva a liberarsi, anche se non le fece male. Un attimo dopo la lasciò andare e tirò su il capo, fino a quel momento riverso all’indietro.
- Grunt…- grugnì il mezzodemone - Mi sveglio per te e non per i pericoli… bah…- sbuffò.
- Cosa?- chiese Miley, stupita.
- Lascia stare…- borbottò lui, storcendo la faccia come se avesse un saporaccio in bocca - Piuttosto, che ora è?-
- Le dieci.- rispose la ragazza.
- Grandioso, il maestro della puntualità!- sbuffò sarcastico - Mi do una sciacquata e corro da Daniel, così gli dico quanto siamo effettivamente nella merda e mi dice quanto lo sei tu. Non dovrei metterci molto…- aggiunse, voltandosi a guardarla prima di salire al piano di sopra - … comunque Xander dovrebbe venire qui, credo. Gli ho detto di passare a vedere un attimo come stavi, se riusciva a farcela. E forse verrà anche Nadine, scommetto che per una volta salterà la scuola o uscirà prima.- guardò verso il soffitto - Lei dorme ancora?- chiese.
- Credo di sì.- rispose Miley - Non l’ho ancora vista.-
- Bene.- disse Timmi - Se la sirena dovesse darti fastidio, dalle un colpo, meglio se qui.- spiegò, indicandosi la cervicale - Se ve ne desse l’Alleanza e non ci fosse nessuno a proteggervi, c’è una botola sotto il tappeto.- detto ciò andò in bagno.
Non appena si fu lavato e cambiato raggiunse la sala riunioni del Sommo Concilio, che in quel momento era apparentemente vuota e priva di vita; tuttavia, sapeva che non lo era mai davvero, e che qualcuno era sempre lì di guardia, nel caso in cui qualche disperato come lui avesse notizie da consegnare, cose da chiedere o bisogno di aiuto.
Batté tre volte il piede a terra, ed uno sbuffo di sabbia si materializzò vorticando lì davanti, sui gradini candidi, facendo comparire un uomo alto, spigoloso e sottile, tanto che sembrava un albero rachitico. Se ne stava mollemente sdraiato sulle gradinate della sala riunioni, come se fosse annoiato.
- Buongiorno, Timmi.- lo salutò Dante, il Custode dell’elemento terra - Qual buon vento ti porta da queste parti?-
- Ho bisogno di sapere se Daniel è tornato.- rispose - Doveva…-
- Sì, lo so, me l’ha detto.- lo interruppe Dante, tirandosi su ed appoggiando i gomiti sulle ginocchia nodose - Ma ancora non s’è fatto vedere. Per me, sta cercando di tirarla per le lunghe perché in fondo il vecchio Marek gli mancava un po’, chi lo sa…- ridacchiò tra sé - Comunque, dovrebbe essere di ritorno entro poche ore. Se conoscevo l’Evocatore quanto conosco mio fratello, so per certo che lo caccerà a calci nel sedere da lì: non vuole che ci passiamo troppo tempo, Custodi o non Custodi. È rigoroso per quello che riguarda i confini di vita e morte.-
- Ho anche alcune domande da fare.- continuò lui - E cose da riferire.-
Spiegò a Dante tutto ciò che era riuscito a capire dalle farneticazioni assurde della sirena, dei suoi criptici avvertimenti sulla brama del potere dell’Anticristo che nutriva l’Alleanza delle Ombre e del pericolo che sembravano correre Miley e Devon.
- Mh.- commentò il Custode che, incredibilmente, non sembrava affatto impressionato - Okay. Bene.- si sistemò meglio a sedere e si grattò la testa - Timmi, tu hai mai letto la Bibbia?-
- Certo, da cima a fondo, come ogni persona sulla Terra…- grugnì lui.
- Esattamente come immaginavo, ma visto che lavori per il Sommo Concilio qualche nozioncina la avrai, giusto?- disse Dante, alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro. Riprese subito a parlare, senza aspettare una risposta - Dunque, tanto per cominciare partiamo dal termine “apocalisse”: esso, se analizzato alla lettera e tradotto dal greco… ti risparmio l’etimologia… significa, in parole semplici, “rivelazione”, “scoperta”. In esso non c’è alcun tipo di connotazione nefasta. Questo perché l’Apocalisse non è qualcosa di prettamente negativo o fisico.-
- Non è fisica?- ripeté Timmi, stupito - Ma… e i terremoti? E le catastrofi?-
- Devi vederla dal punto di vista di uno psicologo, Timmi.- spiegò lui - Ognuna di queste cose può essere interpretata in via metaforica, poiché la stessa Apocalisse è una sorta di metafora, nella stragrande maggioranza dei casi. Tu più di tutti gli altri dovresti sapere di cosa parlo in quanto tu stesso, circa un anno fa, hai subito una tua personale Apocalisse, se mi passi il termine.-
Il mezzodemone aggrottò un sopracciglio, cercando di concentrarsi su ciò che stava dicendo il Custode dell'Eden: un anno prima aveva scoperto un sacco di cose su se stesso in un modo a dir poco traumatico, rischiando di restarci secco per lo shock anche senza l’aiuto di Kyle. Una “rivelazione”, quindi un’Apocalisse. Se la si guardava dal punto di vista psicologico, effettivamente il tutto poteva essere interpretato come una sorta di una tempesta emotiva particolarmente intensa. Persino i mostri quali l’Anticristo o la Bestia del Mare erano facilmente identificabili tramite ostacoli di enorme rilievo da superare.
- Okay, forse ho capito.- disse - Ma allora perché l’Alleanza ne vorrebbe il potere?-
- Bhè, la risposta è assai semplice.- rispose Dante - Pur non essendo una cosa necessariamente brutta, è spesso e volentieri un evento traumatico. Chi lo attraversa non è detto che ne esca incolume. Per te è stato decisamente un bene, visto che eri già messo male, ma non significa che tutti possano dire lo stesso: molte persone rischierebbero di impazzire, di fronte alla più grande rivelazione della propria vita. La verità è un’arma estremamente potente e terribile, e proprio per questo esistono i bugiardi a fin di bene, che cercano di proteggere se stessi ed altri con delle piccole bugie. Può capitare che, a volte, qualcuno ti regali un brutto maglione, e che tu non te lo metta mai… ma, se l’autore del regalo te lo dovesse chiedere, tu per non dargli un dispiacere gli diresti che l’hai indossato. Capisci?-
- Insomma, vogliono scatenare una sorta di follia collettiva?-
- È una possibilità, anche se non garantirebbe loro una vittoria sicura.- ammise - Certo, non sono un esperto… ma chi voglio prendere in giro?- ridacchiò tra sé - Io sono un esperto!- gongolò - Bhè, ad ogni modo, qui ci stiamo basando solo sulle parole della tua amica sirena, la quale sa queste cose unicamente per sentito dire. Non è detto che non si sbagli, né che l’Alleanza stia effettivamente tramando solo per il potere.-
- In effetti…- ammise Timmi - Comunque, mi sembra che non ci sia di che preoccuparsi, senza un’Apocalisse fisica…-
- C’è anche quella fisica.- lo interruppe il Custode dell'Eden - Ma la escludo dalle possibilità, poiché esiste unicamente come monito e come minaccia, per il momento. È più un’arma estrema in caso di… bhè, non è ancora presa neanche in considerazione.- tagliò corto, agitando una mano in aria - Il suo utilizzo può essere deciso soltanto da colui che l’ha creata, e noi Custodi lo sapremmo certamente molto prima di una sirena.-
Timmi aggrottò un sopracciglio: se davvero non c’era pericolo di vedersi spuntare fuori l’Anticristo, o che l’alleanza si impossessasse di qualcosa capace di fare ammattire l’intero universo, allora doveva strozzare la sirena per avergli messo la paura addosso.
Poi però gli venne in mente che non aveva mai detto niente sulla possibilità che l’Alleanza delle Ombre volesse la fine del mondo, parlando piuttosto della loro brama di potere. In pratica, si era preoccupato troppo. O forse, e questo era più probabile, qualcosa gli sfuggiva. Comunque, secondo Dante era tutto a posto, e questo gli bastava.
- Quindi non c’è problema?- chiese, tanto per essere chiari.
- Nessuno.- annuì sicuro Dante - Non ci è stato ordinato niente del genere, e posso assicurarti che, perché l’Apocalisse scoppi, serve un potere molto, molto grande, superiore a quello dell’Alleanza delle Ombre o dello stesso Sommo Concilio. Solo noi Custodi dell'Eden potremmo mai darle il via, ed avremmo bisogno dell’ordine di qualcuno che, sinceramente, potrebbe farla cominciare benissimo senza i nostri servigi. Se non lui, direttamente l’Anticristo.- aggiunse - Ma quello non può aggirarsi in alcun modo per la terra o un qualsiasi altro mondo esistente, visto che deve venire fuori solo ad Apocalisse inoltrata. Siamo completamente al sicuro, credimi.-
- Bene.- sospirò Timmi, sollevato - Tanto meglio così.-
In quel momento, una serie di folgori cadde crepitando al fianco di Dante. Nessuno dei due sobbalzò: quello era il modo che Daniel aveva per comparire, ed ormai ci erano abituati.
Il Custode, appena arrivato in sala riunioni, vide il fratello e il mezzodemone in piedi l’uno di fronte all’altro nella stanza ed ebbe un attimo di sgomento, subito sostituito dal sollievo.
- Perfetto.- disse - Temevo di doverti venire a cercare io. Ma cosa fai da queste parti? Volevi me?-
- Tra le altre cose.- rispose Dante - Ma siccome te eri a divertirti con Marek ho pensato di sostituirti  io, visto che sono più grande, più intelligente, più bello…-
- Vuoi che racconti a tutti di quella volta che la sorella di Demon ha adescato te e Seth?- chiese pazientemente Daniel.
Dante lo fulminò con lo sguardo.
- Bhè, spero che almeno ti sia goduto la visita.- sbuffò acido.
- Magari…- grugnì lui - Conosci Marek, appena l’ho trovato mi ha dato ciò che cercavo e poi mi ha sbattuto fuori a calci. “Severamente vietato rimanere, anche per i Custodi dell'Eden” ha detto… bah, con tutte le regole che ha violato lui per crearci…- scosse la testa e sospirò, guardando Timmi - Allora, scommetto che ti servivo per qualcosa di diverso dalla mia visita all’altro mondo, vero?-
- Volevo parlarti di una cosa.- ammise il mezzodemone - Ma ho già risolto, preferisco sapere del Talismano.-
- Presto detto.- sospirò il Custode dell'Eden - Secondo l’Evocatore, il talismano rispondeva a qualsiasi comando di chi lo possedeva, a patto di averlo ricevuto spontaneamente da un Cacciademoni.- spiegò - Ed era ben consapevole che, una volta rinchiuso, lo shock l’avrebbe fatto impazzire, rendendolo una specie di cancellino magico di durata illimitata. Non c’è modo di estrarlo, e quello era il solo modo per proteggerlo, visto che non lo si poteva distruggere.-
- Cosa?- esclamò Timmi con voce strozzata.
- E il macchinario che Timmi ha usato tempo fa?- chiese subito Dante - Quello che separa i demoni dagli umani? Potrebbe funzionare?-
- Non credo.- rispose Daniel - Era fatto apposta per i demoni. Inoltre l’energia si è irrimediabilmente esaurita, e Timmi ha demolito il laboratorio l’ultima volta che c’è stato.-
- E Miley cosa farà ora?- sbottò il mezzodemone - Quel coso è dentro di lei, e si sta incasinando la barrie…-
- Frena i cavalli!- esclamò il Custode dell'Eden, alzando le mani - Marek dice anche che il Talismano ha limitato il proprio potere, adesso. Già dapprima non aveva effetti su cose potenti come la barriera magica, ma ora è anche meno efficace, siccome l’area di assorbimento è limitata ai due metri da lui, e non funziona nemmeno con tutto… il teletrasporto, per esempio, o i campi magici che lo circondano. Era questo che non mi tornava: come poteva danneggiare la barriera, se Devon era riuscito a nasconderlo?-
- Quindi non è il Talismano del Patto di Sangue il problema?- chiese Dante.
- No.- rispose categorico Daniel - Non ho la più pallida idea di cosa sia, ma non è quello. Miley Logan non deve spaventarsi.-
Timmi annuì, sollevato: se non dipendeva da Miley, la sola cosa da cui lui doveva proteggerla adesso erano i membri dell’Alleanza delle Ombre. E, per quelli, aveva già una mezza idea di come risolvere il problema.
- Ho bisogno di chiedervi un’ultima cosa, ora.- disse - Ed ha a che fare con una questione della massima importanza. È una richiesta ufficiale.- aggiunse - Stranamente, mi serve un permesso.-
I due Custodi si scambiarono uno sguardo e poi lo riportarono sul loro sottoposto: l’ultima volta che aveva fatto una richiesta ufficiale si era imbarcato per quasi un anno su una nave volante con Odin Åström.
- Se si tratta di un’altra ricerca delle…- cominciò Dante, ma Timmi scosse la testa.
- Niente del genere.- lo interruppe - Anche perché l’ultima volta mi sono imbattuto in una dannata sirena…- ringhiò tra sé - No, volevo chiedervi se potevo cominciare un’operazione atta allo sradicamento totale e definitivo dell’Alleanza delle Ombre. E, per fare ciò, mi serviranno Skin, Darth e Trys. Non chiedo di Raven perché è ancora fuori uso…-
I due si guardarono un’altra volta, poi annuirono, ora serissimi.
- Fa ciò che devi.- disse Daniel - Non appena avrai dei risultati contattaci. Noi ci occuperemo del problema barriera.-
- Ottimo. E…- aggiunse, prima che sparissero - … la sirena. Che ci faccio?-
I due fratelli si guardarono ancora.
- Ha l’immunità degli informatori.- sentenziò Daniel, perplesso - Va protetta, no?-
- Sì, ma… dove deve stare? Me la metto in tasca?-
- Bhè, è tua amica.- disse Dante - E noi non possiamo occuparcene, per adesso. La lasciamo alle tue cure.-
- C… cosa?- balbettò.
- A presto.- disse Daniel.
- No, aspettate…-
I due sparirono davanti a lui nel giro di un attimo, in una serie di lampi o in una nuvola di polvere.
- Ehi!- esclamò Timmi, furente, il viso rivolto al soffitto - Così non vale!-

***

Un’ora prima, mentre Timmi era ancora chiuso in sala riunioni a parlare con Dante, il palazzo del Sommo Concilio si aprì ad un altro visitatore, che però non comparve dai soliti corridoi di luce. Egli, infatti, passò dalla porta di bronzo che dava l’accesso al mondo esterno, usando una sorta di strada secondaria.
Era un uomo massiccio e di costituzione robusta, abituato a compiere grandi sforzi fisici ed a percorrere discrete distanze in un sol giorno di marcia, caratteristiche necessarie per un mercenario come lui, i cui corti capelli erano di un polveroso colore marroncino chiaro.
Il suo nome era Marcus.
L’uomo ignorò i grandi battenti d’oro, gettando loro appena un vago sguardo, e prese un corridoio che già conosceva in quanto diversi mesi prima l’aveva percorso per uscire. In fondo, a malapena visibile per la distanza, c’era una porta di pietra nera come l’ebano, assolutamente insolita in un luogo dove il colore predominante era il bianco delle pareti e dei pavimenti, appena costellato di oro e di argento.
Gli era stata indicata come obbiettivo, e nonostante ignorasse la natura di quella soglia, adesso sapeva come procedere.
Il mercenario si fermò davanti alla porta scura e prese un piccolo oggetto rotondo simile ad una moneta, su cui era stato impressa una rosa nera con un occhio al centro, lo appoggiò alla porta e premette forte col pollice.
Il sottile disco di metallo sprofondò nella pietra come se fosse un impasto per le torte, scomparendo in poco tempo. Si udì un piccolo scatto, mentre i bordi della porta scintillavano, e poi quella cominciò a sparire, dissolvendosi come vapore davanti ai suoi occhi.
Quando la via fu libera Marcus entrò in fretta, percorrendo la stretta e buia scala a chiocciola di pietra. Le pareti intorno a lui non erano più bianche e lisce, ma fatte di blocchi calcarei scuri e squadrati, tant’è vero che l’ambiente somigliava molto a quello di una segreta. La porta si richiuse alle sue spalle, ma il buio durò solo per pochi secondi: una lampada ad olio si accese con un piccolo guizzo al suo fianco, illuminando una parte della scala.
Prese a scendere, e quando uscì dal primo cono di luce vide accendersi un secondo lume. Fu così per il terzo, per il quarto e via dicendo, finché non raggiunse la fine della scala, che terminò in una stanza semibuia e quadrata, alla fine della quale c’era una porta d’oro con inciso sopra una sorta di ferro di cavallo rovesciato. Non c’era serratura.
Marcus si avvicinò e, preso un piccolo pugnale dalla cintura, se lo passò sulla mano, provocandosi un leggero taglio al palmo. Appoggiò la ferita sulla porta, e quella semplicemente si dissolse davanti a lui come la prima, consentendogli di procedere.
Oltre c’era una stanza identica a quella appena superata, con un’altra porta sul fondo, stavolta bianchissima ma con lo stesso simbolo inciso sopra. Si avvicinò anche a questa e, dopo essersi passato il piatto del pugnale sul palmo sanguinante, lo affondò nella pietra dell’uscio come se volesse accoltellarlo.
Quello penetrò come se stesse attaccando della carne tenera, provocando uno squarcio che proseguì da solo sia verso il basso che verso l’alto. La porta prese ad incenerirsi come carta a contatto con la brace ardente, e lo lasciò passare.
L’ultima stanza era priva di porte, e il simbolo a forma di ferro di cavallo era disegnato sul pavimento. Marcus ne raggiunse la sommità e si chinò: quasi invisibile contro lo sfondo nero c’era un piccolo foro nel pavimento. Anche per quello sapeva come procedere. Le istruzioni erano molto chiare, in proposito, e la magia con cui il suo sangue era stato impregnato non poteva fallire. Finora era passato, dopotutto.
Pose la mano ferita sopra alla minuscola apertura, e fece colare una goccia di sangue nel buco. Non appena fu sparita al di sotto dei suoi piedi, il simbolo brillò per un istante di una vivida luce rossastra, poi linee scintillanti partirono dai bordi del ferro di cavallo e conversero nel centro della stanza, costruendo un oggetto che per forma e dimensioni ricordava un leggio. Non appena fu completato, la luce si spense ovunque tranne che sulla sua cima, dove indugiò per qualche altro istante, svanendo lentamente mentre Marcus si avvicinava.
Un libro. Un grosso e vecchio libro, era comparso sopra il leggio di legno. La sua copertina di pelle era logora e malandata, piena di escoriazioni dovute all’usura, e non c’era alcun titolo stampato sopra, né una qualche decorazione. Le pagine giallastre e sciupate erano bloccate da diverse serrature di cuoio e metallo poste lungo la copertina. Forzarle, tagliarle o manometterle in qualsiasi modo, lo sapeva grazie alle istruzioni ricevute, era assolutamente inutile, per non dire pericoloso.
Lo contemplò per qualche istante, osservando le rifiniture scolorite lungo la costola e il frusto segnalibro di stoffa rossa tra le pagine sigillate. Come già detto non poteva aprirlo, e non osava provarci, ma non riuscì ad impedirsi di chiedere a se stesso cosa mai potesse contenere quel brutto e vecchio volume dall’aria inutile. Come mai era tanto importante? Questa cosa, proprio, non la capiva.
Ma, in fondo, non era un suo problema.
Prese il libro e, senza voltarsi indietro e senza esitare un solo istante corse via da lì, lasciò la segreta e uscì dal palazzo del Sommo Concilio.
Timmi era già andato via, e chiunque altro era fuori per una missione o per controllare le brecce che si stavano aprendo nella barriera. Nessuno lo fermò.
Ora poteva pensare all’altro incarico ricevuto.

Siamo al dodicesimo capitolo, e ancora ci sono parecchie cose da fare e da dire. La prima di queste è: grazie a Ely79 e a _Arse_, che recensiscono ogni capitolo della storia, e a RahzielRathalos, che l'ha aggiunta alle preferite.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Shade Owl