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Autore: Norine    14/01/2012    2 recensioni
Nel 1347 una flotta genovese solca le onde del Mediterraneo con un cospicuo carico di stoffe pregiate, seta, spezie e peste.
Storia della diffusione del più grande male, con cui l'umanità, in proporzione ai mezzi che aveva, si sia mai trovata a che fare.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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La mia nave è piena di Morte



La mia nave è piena di morte.
Nera e inspiegabile. Cosa ho fatto per meritarmela? Si tratta di una punizione per quella volta che disonorai la figlia del tintore Teodosio? Oppure un castigo per quella volta che imbrogliai il vecchio fabbro della darsena per quattro denari?
Li avrà sicuramenti recuperati, fregandoli a qualcun altro, quel vecchio scaltro; ti prego, Dio, ascoltami… Salvami.
Se ne sono andati tutti i miei marinai. Siamo partiti da Caffa, eravamo tanti, c’erano altre navi. A Costantinopoli eravamo la metà.
Il male odioso ci stava investendo e gli uomini cadevano ammalati di continuo. Ogni giorno avevamo con noi un uomo in meno e un cadavere in più.
E a Costantinopoli ci accolsero con benevolenza e il male odioso iniziò a propagarsi per la città, mietendo di scure chiunque incontrasse sulla sua strada.
Capimmo di aver portato loro l’ira del Signore.
Ci imbarcammo qualche giorno dopo, per paura che ci uccidessero loro.
Arrivammo a Messina carichi di spezie e pietre preziose. Ci fecero entrare nel porto, ammirati per la nostra ricchezza.
Presto ci facemmo un’oscura reputazione, perché ad ogni nostro respiro sotto il cielo di quella bellissima città smettevano di respirare almeno due o tre persone e fummo costretti ad abbandonare anche quel porto, privi ormai di tre quarti dell’equipaggio. Lasciammo la bella Sicilia che la Morte Nera già l’aveva colpita.
Procedemmo per il Nord, mentre la gente moriva, e sulla mia nave erano rimasti poco più di una dozzina di marinai.
Arrivammo a Genova poco tempo dopo, ma ci impedirono di entrare nel porto. Avevano sentito dell’orrenda fine che facevano le popolazioni che erano state cortesi con noi. Così fummo scacciati e traditi dalla nostra stessa madre, dalla potente Genova, che culla i nostri figli.
Ci dirigemmo verso Marsiglia, dove ci fu permesso di sostare, che molte delle nostre navi si erano già perse nel mare gagliardo.
I Marsigliesi ci cacciarono quando erano ed eravamo ormai già tutti malati e invano chiedemmo ausilio di nuovo, perché tutti ci temevano e ci rifuggivano.
Sono passati giorni da allora e sono rimasto solo.
Solo con venticinque cadaveri e una gran quantità di beni di lusso.
Morirò sul letto che era destinato ad un ricco banchiere.
Il mare mi culla, la pelle mi brucia per colpa di queste piaghe viola. Ho sete.
Nessuno può aiutarmi… Ma Dio, perché ti sei scordato di me? Io ti ho pregato tanto, ora vieni a salvarmi.
Ho paura, il dolore mi rende folle e ho bisogno di aiuto, di una mano gentile, che so ormai impossibilitata a raggiungermi in ogni caso.
Sarà il peso dei miei peccati a schiacciarmi, l’Inferno e il mare a risucchiarmi lo spirito.
E ora deliro, deliro e la vedo. Nera… è ovunque. Balla con i marinai, mi tende una mano. Sul ponte della mia nave si impenna furente il suo bianco cavallo.
<< Bene venias , amice (*)>>, dice.
E io vado e unisco il mio putrido corpo al flusso ancestrale della sua proibita danza.
 
 
* Vieni con benevolenza, amico. Sii benvenuto.
 
 
 
 
 
Questa storia è basata su un episodio di cronaca realmente accaduto nell’anno del Signore 1347. Una flotta genovese tornava da Caffa (colonia Genovese che era stata recentemente attaccata dai mongoli, che non riuscendo a protrarre la durata del loro assedio a causa della malattia che li stava distruggendo erano ricorsi ad uno stratagemma piuttosto intelligente e raccapricciante per infliggere almeno una lezione ai loro nemici: gettarono dentro alle mura della città i cadaveri in putrefazione degli appestati) e portava con sé un carico pieno di stoffe e di peste. Tutti i marinai morirono per mare e le navi fantasma continuarono il loro viaggio per il Mediterraneo senza che alcuno osasse avvicinarle.
Da questo episodio si diffuse la peste che eliminò la metà della popolazione europea tra gli anni 1347 e 1350.

  
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