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Autore: Haruakira    15/01/2012    4 recensioni
"Ogni gesto tra loro comportava necessariamente una visita all' infermeria."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Superbi Squalo, Xanxus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I modi di amarsi.





La porta si aprì e si richiuse con un movimento silenzioso, Squalo a mala pena udì il cigolio alle sue spalle, il clic del legno che si richiudeva. Era stato proprio bravo, di solito entrava in quella stanza in maniera decisamente meno convenzionale. La luce della stanza era accesa, l' idiota del boss dormiva sulla poltrona rossa dietro alla scrivania, il bicchiere semivuoto appoggiato sul grembo tra una delle mani che mollemente lo teneva. Lo avrebbe svegliato a calci in culo, lo avrebbe. Solo che poi forse non sarebbe sopravvissuto abbastanza per raccontarlo in giro.
Fece il giro della scrivania appoggiandosi di fronte a lui. Volendo poteva provare ad ucciderlo, era la volta buona per farlo crepare e togliersi di dosso tutti i suoi guai, allungò la spada, rimase immobile a fissarlo, ghignò. Che stronzo, non si svegliava, la lama puntata al centro esatto del collo, all' altezza del pomo d' adamo, a mezzo centimetro dalla pelle.
 Un feccia a quel punto ci sarebbe stato bene.
Abbassò la spada sospirando seccato, gli aveva giurato fedeltà, vita... che non sarebbe più andato da un barbiere per farla breve, e si accucciò sulla scrivania, un piede allungato sul bracciolo della poltrona, tanto per sfidare la morte.

Erano malati in fondo, lui e il fottuto boss. Dall' ira e l' orgoglio non ne poteva nascere niente di buono... forse con una persona più normale, tipo quell' idiota di Yamamoto Takeshi o tipo una donna qualsiasi, forse in quel caso avrebbe potuto avere un rapporto più semplice. Forse persino Xanxus avrebbe potuto avere un rapporto normale con qualsiasi altra persona della Terra. Forse. Ma il loro modo di amare, o quel che diavolo che era, se si mettevano insieme, era abbastanza sbagliato. Almeno lo era per la morale comune, per le personi comuni.
 No, in effetti lo era, lo era per la sua sanità fisica e mentale per lo meno.
Despota!
Quel giorno si era svegliato pieno di lividi, come al solito. Nessuno avrebbe pensato ad esempio che i cerotti sul collo coprivano un ematoma che era il risultato di un morso andato troppo a fondo o che  il graffio sulla guancia destra del boss era il tentativo maldestro di dare un bacio per forza.
Persino le sue labbra una volta si erano spaccate per un bacio troppo... vorace.
Ogni gesto tra loro comportava necessariamente una visita all' infermeria, più sue che di quella faccia di cazzo che aveva davanti, a volere essere onesti.
Ogni tanto si domandava se tutto questo gli piacesse. E la risposta era una specie di no che ogni tanto si impastava a un restrogusto un poco amaro di sì. Ogni tanto non è sempre e il retrogusto non è il gusto di un sapore deciso.
Ma di certo lui e Xanxus non erano in grado di fare altro, incapaci di amarsi diversamente che da quel modo. Soprattutto lui, lo stupido boss. Non era mai stato in grado di dare un nome al rapporto che lo legava al suo secondo in comando, semplicemente non ci riusciva. Conosceva solo l' odio, solo la rabbia e una cosa anche vagamente simile all' amore non poteva capirla, non gli passava nemmeno per l' anticamera del cervello perciò quando si rapportava a qualcuno non poteva che farlo nell' unico modo che conoscesse, amare in maniera scontrosa, selvaggia ed egoista. Questo era.
A un certo punto della sua vita -neanche tanto presto a dire il vero- aveva dovuto ammettere che non è che smetti di tagliarti i capelli per una semplice promessa, per un ti seguirò agitato ai quattro venti. Aveva ragione Luss, era un gesto di... di quella cosa.
Amore.
Bleah.
Erano in parte diversi, loro, in parte complementari. Il boss non sarebbe potuto sopravvivere senza Squalo che in tutto e per tutto era simile a una moglie isterica. O forse non sarebbero sopravvissuti gli abitanti di villa Varia, il che era anche più probabile. Il capitano non poteva fare a meno di rimanere fermo in quell' ufficio e osservare i lineamenti del suo dannato boss riflettendoli nei propri, prendendosi stancamente un filo di capelli tra le dita per poi lasciarlo scivolare giù senza troppe cerimonie.
Bianco e nero, pensava. Come i capelli che ogni tanto si sfioravano sul cuscino. I capelli che il boss gli tirava e gli strappava senza tanti problemi, quelli a cui lui tentava di arrivare con le mani -per vendetta- ma non ci riusciva.
La pelle scura di Xanxus che sembrava dura, inattaccabile, dove un livido passava presto, e quella chiara di Squalo che sotto le sue mani -solo le sue- sembrava quasi fragile, territorio di lividi violacei che erano tanti marchi di appartenenza.
Rosso e azzurro era il colore dei loro occhi, quello delle loro fiamme, delle loro armi, il rosso che ricordava il calore della canna di una pistola o l' azzurro e la sua freddezza di  lama che divideva ogni cosa.
Il colore del fuoco e quello dell' acqua che lottano, si uccidono ma alla fine dei conti devono necessariamente coesistere insieme affinchè uno non distrugga tutto quanto.
Non aveva mai sorriso, Squalo, con lui.
Non sorrideva, non piangeva. Non poteva abbracciarlo, non poteva stringergli la mano, chiedere una parola gentile. Nemmeno lui era gentile a voler essere seri ma se si fosse impegnato, se qualcuno glielo avesse insegnato, forse ogni tanto, una volta -solo una, eh- poteva.
Quell' uomo non lo faceva sorridere mai nè aveva mai sorriso. Aveva allungato le labbra in una specie di ghigno, si era fatto una risata quando era stato dato per morto durante lo scontro con il moccioso dei Vongola. Non era un sorriso, dannazione! E non era una cosa che doveva fare! Bastardo di un boss, tipico di lui.
E questo è amore?
Era egoista Xanxus, un fottuto egoista. Ma in fondo chi tra i Varia non lo era? Strano che fossero rimasti insieme, che non avessero perso una battaglia, che loro, i Varia, un catorcio male assemblato di non proprio buoni sentimenti, fossero l' èlite.
Dannati Vongola!
Strinse il pungno e i denti.
Dannati Vongola, fottutissimi Vongola.
Li aveva visti un sacco di volte coprirsi le spalle a vicenda, persino i guardiani della pioggia e della tempesta si erano salvati il culo l' uno con l' altro nonostante i non proprio buoni rapporti tra loro. Anzi, il problema vero era il moccioso dinamitardo. Yamamoto Takeshi era troppo stupido per nutrire sentimenti di odio verso qualcuno. E quell' imbranato di Sawada Tsunayoshi era il boss. Non aveva mai esitato a mettersi davanti a loro per proteggerli da qualche pericolo.
Una risata divertita gli scappò dalle labbra. Zanza avrebbe mandato avanti tutti loro a calci in culo, altro che proteggerli.
Il problema, realizzò, erano proprio i Vongola.
Quando mai lui si era posto dubbi di questo tipo?
Squalo arrivò alla conclusione che la compagnia di Yamamoto Takeshi era deleteria.
Perchè quel moccioso lo aveva fatto sorridere.
Abbassò la gamba dalla sedia e si mise in piedi, due occhi rossi in quello stesso istante si aprirono puntandosi su di lui e Squalo ebbe un' inspiegabile paura, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, che non fosse più padrone dei suoi pensieri e Xanxus li conoscesse.
-Che diavolo guardi, feccia?
L' albino rimase in silenzio per qualche secondo, deglutì a vuoto prima di aggirare lentamente la scrivania, quando fu abbastanza lontano si voltò:- Voooi! Idiota d' un boss, sempre a poltrire!
Xanxus allargò un lato delle labbra nell' ombra di un sorriso:- e chi ti dice che stessi dormendo?
Inquietante.
-Avevi gli occhi chiusi... e russavi!
-Ora le fecce mentono?
-Che diav- Fottiti!- tagliò corto Squalo proteso verso la porta.
-Feccia, non avrai intenzione di venire meno a una promessa, spero.
-Di che diavolo parli?
-Niente.- Xanxus fece lo sforzo di alzarsi dalla poltrona, camminava a passi lenti verso il suo secondo in comando fino a che l' altro non potè sentire il legno della porta contro le spalle, il fiato di Xanxus -alcool concentrato- sulla faccia:- tu hai un boss soltanto. Tu hai una cosa soltanto, feccia. La spazzatura come te non dovrebbe fare pensieri troppo complicati.-
Appunto, egoista.
Eppure i Varia gli stavano vicini, si mettevano di fronte a quel dannato boss senza bisogno di calci nel culo. E tutto sommato, lui e gli altri, a modo loro e nel loro caos, stavano vicini, fisicamente almeno, uno accanto all' altro. In un modo sicuramente diverso da quello dei Vongola ma che era appunto dei Varia e non dei Vongola. Chè, non erano certo la stessa cosa.
-Io sono l' ira.-le mani del boss erano sulla sua faccia, la coprivano interamente, ma un bacio delicato si posò sulle sue labbra. Squalo annuì, certe cose non si potevano cambiare. Forse era un bene.
-Non ti ci abituare, feccia.
Xanxus forse aveva capito che bende e medicinali costavano troppo. Non poteva mandare il suo secondo in comando in infermeria ogni due per tre.






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CHIACCHIERE:
*Coff*... *tace**si ricompone* Io non so se questi due qui siano OOC, nel qual caso mi cospargo il capo di cenere e chiedo venia. E' una storia breve e senza grandi pretese, me ne rendo conto, ma visto che il boss e Squ-chan mi piacciono -tanto- ho voluto provare a scrivere qualcosa che fosse solo per loro, al di là dei sassolini che mi piace tirare nella mie storie. E' semplice, me ne rendo conto, però avevo voglia di provare e un parere per sapere cosa sono riuscita a tirar fuori mi farebbe davvero piacere.
Zanza alla fine dice di essere ira, ovvero lui è consapevole di quello che è, di ciò che lo spinge all' azione -qualsiasi tipo di azione-, è un po' il suo carburante. Ed è un modo per dire "io sono questo, incapace di cambiare (perchè in ogni caso non lo voglio), incapace di amare e di farlo in maniera comune. Ma il boss mica poteva dire -ammettere- una cosa del genere.

DISCLAIMER: Katekyo Hitman Reborn e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli aventi diritto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
   
 
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