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Autore: Hacy    15/01/2012    2 recensioni
«Posso ricominciare da capo col mio destino? Non posso andare indietro eh? Devo solo sopportarlo? Devo restare ed affrontare i miei errori ma se diventassi più forte potrei riuscire a superare tutto questo.» dico a bassa voce con la voce strozzata dal pianto.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Forse non sono mai stata davvero all’altezza.
Forse avrei dovuto lasciar perdere come lei mi aveva suggerito, avrei dovuto ascoltare quel fottuto consiglio che mi aveva dato sorprendendo sicuramente anche se stessa.
Cos’è che mi ha spinto ad andare avanti con quell’idea a dir poco idiota? Ero davvero convinta di poter fare la cosa giusta questa volta? Chi vogliamo prendere in giro? Non faccio mai la cosa giusta: non sarei me stessa, non sarei un essere umano, credo.
La tua testa di cazzo non si smentisce mai, complimenti Dylan.
Non è la mia coscienza che mi sta parlando, una coscienza non direbbe mai una cosa del genere, credo.
Davvero ben fatto, continua così, magari la prossima volta riesci davvero a concludere qualcosa.
No, sono io, sono sicuramente io.
Illudermi e lasciarmi illudere sono i miei hobby, ormai non faccio altro ma non sembra giusto nemmeno a me che poi debba stare ore in camera mia a piangere su un cuscino che ne ha piene le palle delle mie lacrime.


Get it right.

Can i start again, with my fate again?
I can't go back, just take it?
I've to stay and deal with my mistakes,
if I become stronger and wiser
I could get through this.


Mi giro su un lato volgendomi verso la finestra, osservando il sole mattutino che arrivava direttamente nella mia camera: ho sempre adorato quello spettacolo, ecco perché avevo chiesto di avere quella camera.
07:55
Porca la miseria!

Mi alzo, mi vesto in fretta, infilandomi le prime cose che trovo nell’armadio e corro di sotto, verso la porta d’ingresso che apro e successivamente chiudo con un tonfo netto che fa vibrare lo stipite.
Mi blocco qualche secondo pregando di non aver innescato la bomba che avrebbe distrutto una volta per tutte quella casa: appena tutto si blocca sospiro e mi precipito in strada dove comincio a correre.
Quando arrivo di fronte la scuola hanno appena chiuso i cancelli e, suonando ripetutamente il campanello cerco una scusa per giustificare il mio ritardo.
Davanti il grande portone c’è il professor Collins.
«Professore!» grido sbracciandomi per farmi vedere.
Si gira di scatto verso di me e scuotendo la testa mi viene incontro e mi apre il cancello.
«Veloce, entra, non farti scoprire che se no passo i guai insieme a te!» dice sorridendomi per poi farmi cenno di scappare dentro.
Rispondo al sorriso e ricomincio a correre verso il mio armadietto che raggiungo con un fiatone allucinante, lo apro prendo i libri e corro verso l’aula di storia dalla quale una professoressa mi fissa incazzata scuotendo la testa come per dire “non puoi entrare, ci vediamo nel mio ufficio alla fine delle lezioni”.
Sbuffo e mi siedo a terra, accanto gli armadietti, con la testa appoggiata al muro.
«Non ti ha fatto entrare quella stronza eh?»
«No.»
«Neanche me.»
«Allora ci vedremo alla fine delle lezioni nel suo ufficio.»
«Sicuramente!» scoppia a ridere e si siede accanto a me, dove inizia a giocare con un mio ricciolo.
«Lou sta fermo, lo sai che mi da fastidio!» dico scostando la testa per fare in modo che mollasse la presa.
Lui sorridendo ritira le mani e le mette dietro la schiena mentre io fisso un punto non preciso della sua maglietta, come al solito, a righe.
«Allora?» chiedo raccogliendo tutto il mio coraggio, sperando che capisse al volo: Louis era un ragazzo intelligente, sentita quella parola si volta di scatto verso di me, con occhi sbarrati, senza niente da dire o niente che riuscisse ad uscire.
«Lascia stare.» dico alzandomi cominciando a camminare verso la porta principale della scuola.
«Dylan! DYLAN!» urla cercando di farmi fermare, per parlarmi di qualche insensata scusa che si era studiato per giorni interi.
Senza voltarmi esco dalla scuola correndo, sentendo le guancie rigate da lacrime che avevo trattenuto per davvero troppo tempo.

A week ago.

«Dov’è che vorresti andare?» chiede la bionda sbarrandomi la strada.
«Da lui ovviamente. Non rinuncerò a Louis, stanne sicura.» dico sicura fissandola con aria di sfida.
«Devi smetterla di correre dietro ad un ragazzo che mai e poi mai vorrà essere più che un amico! Accetta il fatto che lui stia con me, accetta che non gli interessi, accetta che non sarai mai nessuno nella sua vita. Vai avanti, affronta i tuoi errori, sopporta.» sbotta seria, alzando sempre più la voce ad ogni frase e avvicinandosi sempre di più a me con uno sguardo freddo.
La guardo sgranando leggermente gli occhi.
Sento le lacrime gonfiarmi gli occhi ma, accumulando tutta la mia forza le mando indietro continuando a guardarla apparendo seria e impassibile, tutto il contrario di quello che, dentro di me, stavo provando.
«Rinunciaci e vedrai, farai finalmente la cosa giusta.» conclude per poi girare i tacchi e andare via, sbattendomi in faccia la bionda coda di cavallo.
Abbasso lo sguardo e strizzo gli occhi trattenendo ancora le lacrime poi mi giro e corro via, verso un posto dove avrei potuto riflettere.

«Ehi Lou, posso parlarti?» chiedo avvicinandomi piano, con le mani dietro la schiena e lo sguardo sulla sua maglia a righe bianche e blu.
«Certamente.» dice sfoderando uno di quei sorrisi per i quali sarei potuta morire.
«Tu.. voglio dire, io.. no intendo..» inizio non trovando le parole adatte ad esprimermi, non ero mai stata brava nelle cose del genere.
Lui mi guarda curioso, cercando di capire cosa volessi dire, avvicinandosi poco a poco per sentire le parole che finì per sussurrare.
«Vorrei.. ecco.. essere più che un’amica per te.» dico senza staccare gli occhi dalla maglia.
Silenzio.
«Lou?» dico alzando gli occhi accorgendomi del suo sguardo fisso nel nulla, pensieroso, imbarazzato.
«Io.. vorrei.. pensarci. Ecco si, pensarci.» dice passando una mano dietro la nuca, facendo andare lo sguardo da qua a là.
Sorrido pensando di avere una chance e mi alzo sulle punte per schioccarli un sonoro bacio su una guancia per poi correre via, in un posto dove avrei potuto sfogare la mia gioia.

Today.

Entro in camera mia sbattendo la porta.
Mi spiaceva per il professor Collins che mi aveva aiutata ad entrare, ma quel giorno a scuola non sarei tornata.
Sento qualcuno che bussa alla mia porta leggermente.
«Vai via!» urlo sprofondando la testa nel cuscino cercando di nascondere i singhiozzi.
Nonostante le mie urla la porta si apre e la testa di mia mamma fa capolino dalla porta con un espressione comprensiva e afflitta allo stesso tempo.
«Tesoro..» dice avvicinandosi per poi accarezzarmi dolcemente la testa.
Mi volto verso di lei asciugando le lacrime che imperterrite continuavano ad uscire e tra i singhiozzi le racconto le ultime due settimane.
Ascolta curiosa e di tanto in tanto annuisce continuando ad accarezzarmi la testa.
«Ce ne sono tanti altri amore.» dice sorridendomi quasi sussurrando.
«Ma per me è l’unico.» dico passandomi sulle guancie una manica del maglione.
Sorride comprensiva e mi da un bacio sulla fronte.
«Mia mamma mi diceva sempre che il primo amore non si scorda mai. Se per te, lui è quel primo amore, non credi che sprecheresti la tua vita pensando solo a lui?» sussurra al mio orecchio dopo essersi coricata accanto a me, abbracciandomi dalla pancia.
Volto lo sguardo verso di lei sbarrando leggermente gli occhi ai quali rispose con una risatina.
«Posso ricominciare da capo col mio destino? Non posso andare indietro eh? Devo solo sopportarlo? Devo restare ed affrontare i miei errori ma se diventassi più forte potrei riuscire a superare tutto questo.» dico a bassa voce con la voce strozzata dal pianto.
«Tu sei forte tesoro mio, puoi sopportarlo, puoi affrontare qualsiasi errore e situazione, puoi riparare qualsiasi falla nella tua vita. Devi solo crederci.» conclude facendomi un occhiolino dopo il quale si alza ed esce chiudendosi la porta alle spalle.
Fisso la porta per dieci minuti buoni dopo che si è chiusa e poi mi alzo, mi guardo allo specchio ed esco fuori, senza motivo, uno dei miei sorrisi migliori.
Dopo una veloce sciacquata prendo la borsa e dopo aver fatto un respiro profondo scendo le scale, do un bacio alla mamma e, stranamente sicura di me esco da casa avviandomi di nuovo verso scuola.
Alzo il viso verso il cielo e sorriso al mattino che, fortunatamente rimane sempre allegro e pieno di vita.
Magari no, non faccio mai la cosa giusta ma quello che è davvero importante è che la cosa giusta, qui, sono io.
  
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