“Scusa”.
Era solo una semplice parola ma per me valeva molto, valeva più di mille parole.
Chuck Bass, che non si mostrava mai a nessuno, che teneva se stesso nascosto dietro una maschera dura, Chuck Bass che si era mostrato quasi del tutto solo a me, Chuck Bass mi stava chiedendo scusa.
"Chuck. Non è facile perdonarti", la mia voce uscì flebile, lieve "E dirmi che devo restare perchè sei Chuck Bass non aggiusterà le cose", mormorai con una punta di acidità.
“Scusa perché ti ho lasciato andare, scusa perché ti ho ferita, scusa perché continuo a farlo, scusa perché piango per te, scusa perché ti penso, scusa perché irrompo nella tua vita, scusa perché non ho cancellato il tuo numero di telefono, scusa perché non ti ho mai degnata degli sguardi che meritavi, scusa perché ti ho trattata come un oggetto, scusa perché con le donne non ho pazienza, scusa perchè piango per te, scusa perché ti amo".
Ero toccata. "Questo basta?", chiese. Scossi la testa. "No, non basta e non basterà mai", sussurrai. "Allora resta perchè sei mia, perchè mi ami, perchè ti amo".