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Autore: Botan    15/01/2012    2 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Girava tra gli scaffali di una grossa biblioteca alla ricerca di un libro interessante da poter leggere a casa

                                    Sortilegio

                                         #28

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Girava tra gli scaffali di una grossa biblioteca alla ricerca di un libro interessante da poter leggere a casa.

C’era l’imbarazzo della scelta, ogni volume riportava una storia diversa, ogni tomo si differenziava dall’altro non solo per forma o colore ma anche per tipologia. Era lì da più di mezz’ora, ma non sapeva proprio quale prendere e portare con sé. Si incamminò verso un’ala della biblioteca più interna, isolata, e una volta lì udì un flebile brusio.  

Si voltò di scatto, ma non vide nulla. C’era solo l’ennesimo scaffale colmo di libri, tuttavia uno in particolare attirò misteriosamente la sua attenzione. Il ragazzo lo raccolse con estrema curiosità, lo sguardo gli brillava, e quando vide la copertina, logora ma piena di mistero, pensò che non poteva più aspettare oltre. Doveva leggerlo subito. Lo aprì entusiasta, il tempo di gettare uno sguardo alle prime righe di quelle pagine ingiallite, e poi il buio.

Si udì un tonfo, il tomo cadde a terra. Del suo giovane lettore nessuna traccia. Divorato in un sol boccone dal libro stesso.

 

 

 

- In fondo a destra, ma non ne sarei così sicuro.

 

- Hai forse perso il senso dell’orientamento?

 

- No, ma questo posto mi confonde. Sembra un dedalo ammuffito, e c’è un silenzio che non mi tranquillizza affatto.

 

- Ci troviamo in una biblioteca. Qui è vietato alzare la voce.

 

- Allora ti toccherà uccidere l’Orrore silenziosamente, se non vuoi essere ripreso. – Zarba ridacchiò, poi ad un tratto si fece serio – E’ infondo a quella corsia. Ora lo sento.

 

Kouga, giunto lì per fare il suo dovere, si avviò verso la fine della grande sala. Più avanzava, più le luci in quel punto diventavano fioche.

 

Poco più in là, una ragazza vide un libro riverso a terra, per una qualche strana ragione si sentì subito attratta da esso. Le pareva che quel tomo sibilasse il suo nome. Flettendosi in avanti allungò una mano con l’intento di raccoglierlo, una voce la frenò poco prima che le sue dita riuscissero a sfiorarlo.

 

- Non toccarlo! – si avvertì distintamente – Allontanati da qui.

La giovane ebbe un sussulto, osservando intimorita il viso annottato di Kouga, senza farselo ripetere una seconda volta correndo andò via.

 

- Un libro… e per di più, in una biblioteca. Chissà quanti pasti avrà già consumato prima del nostro arrivo. – Zarba emise un malinconico sospiro, nel frattempo Kouga aveva già sguainato la spada, pronto a far cessare tutto quello scempio.

Il libro, o per meglio dire l’Orrore che dimorava in quelle pagine fiutò odore di pericolo. La copertina si sollevò di scatto, una nuvola di polvere si erse in aria e la bestia uscì allo scoperto. Nera come una notte senza luna cercò di prendere il volo con le sue minuscole ali, ma una spada lo tenne ancorato al suolo. Era la Garoken del Cavaliere d’Oro, che lo aveva bloccato a terra trapassandogli la lunga e viscida coda.

Quando Garo ritirò a sé l’arma, prese l’Orrore per il collo e strinse forte.

 

- Sei fuori forma. Decisamente. – appuntò il Madougu parlante, notando la debolezza del nemico – Dopotutto, per procurarti il cibo non devi far altro che aspettare.

 

Il mostro tentò a malapena di opporre resistenza. Era troppo debole, e tenere testa a Garo per lui non fu semplice. Sapeva che sarebbe morto, perciò smise di sprecare ulteriori energie, ed iniziò a sogghignare con sprezzante cattiveria. – Uccidimi pure, se questo può farti guadagnare il rispetto di tutti i tuoi simili. Ma sappi che tra non molto ti ritroverai anche tu dall’altra parte.

 

Garo strinse ancor di più la mano attorno a quel collo rugoso. – Cosa intendi dire?

 

- Lo capirai molto presto. Nel frattempo, per ingannare l’attesa perché non ti leggi un bel libro? – la bestia rise con fare gracchiante, poi tacque di colpo. La lama della spada gli aveva trafitto il petto, ponendo fine alla sua inutile esistenza.   

 

 

 

 

 

                                                                            ***

 

 

 

 

 

- Mi sembra chiaro, ormai – disse Zarba, mentre si avviavano verso l’esterno della biblioteca, Kouga gli lanciò giusto uno sguardo, e proseguì senza fermarsi – gli Orrori sanno qualcosa che a noi sfugge, e osano perfino farsi beffa di te.

 

 Pensieroso, il ragazzo gli diede una risposta sbrigativa forse perché sperava di allontanare i suoi dubbi. – Tu mi hai insegnato che non bisogna credere alle parole di quegli esseri, ricordi?

 

L’anello emise un mormorio. – Mmh… certo. Ma spesso potrebbero anche dire la verità. E se hanno a che fare con Ahriman, colui che induce gli uomini a vivere nella menzogna, capirlo diventa ancora più difficile.     

 

- Stando alle parole di quella bestia, non dovremo aspettare molto per saperlo. – concluse Kouga, uscendo finalmente all’aperto.

Un lieve venticello sollevò in aria un mucchietto di foglie sparse sul terreno. La brezza le fece svolazzare qua e la, poi adagio iniziarono a cadere nuovamente al suolo. Seduta su di una panchina, una figura vestita di nero attirò l’attenzione del giovane Cavaliere con una semplice frase. – Hai trovato qualche libro interessante? Scommetto che parlava di Orrori. – Rei Suzumura sapeva in realtà che l’amico non aveva letto nessun buon libro. Si alzò dalla panca, Kouga gli andò incontro, era sorpreso di vederlo. Quando i due furono sufficientemente vicini, il giovane che proveniva dalle terre dell’Ovest smise di sorridere e divenne di colpo serio. – Ci sono delle novità. – disse guardandolo negli occhi. Dall’espressione del viso Kouga intese che doveva trattarsi di qualcosa estremamente importante.

Un argomento che forse non poteva essere reso noto in una sede qualunque.

 

Nello studio della spaziosa residenza Saejima, Rei si accomodò sulla poltrona, prese una tazza di the offertagli gentilmente da Gonza e mando giù. Quando ebbe finito la riappoggiò sul tavolo massiccio della scrivania e rivolse lo sguardo in direzione di Kouga, seduto proprio d’innanzi a lui. – Ieri notte il Cane da Guardia del mio settore ha registrato una forte presenza mistica.

 

- Un Orrore? – chiese l’altro, ma Rei scosse il capo.

 

- Ahriman.

 

- Ahriman?! – Kouga sgranò gli occhi, allibito mandò giù e quasi subito riprese – Dove?

 

- In un campo non molto lontano dalla città. Sono già stato lì questa mattina, ma non ho trovato tracce. Sembra si sia trattato solo di un colloquio, presumibilmente a due, tra Ahriman e un altro individuo. Forse un umano.

 

- La stessa persona che ci sta rendendo il lavoro più snervante. – commentò l’anello, Zarba. Il proprietario di quest’ultimo si fece di colpo pensieroso. Le parole che gli aveva detto quell’Orrore nella biblioteca potevano in qualche strano modo avere a che fare con quest’ultima faccenda.

 

- Kouga – disse ad un tratto Rei, riuscendo ad attirare la sua attenzione – prima di pensare ad Ahriman, dovremmo occuparci della tua “maledizione”.

Il signorino di casa Saejima aveva afferrato il concetto. L’amico parlava delle Chimere, del fatto che ormai lo seguivano ovunque, e che, come già successo in passato avevano anche cercato di ucciderlo, e non con scarsi risultati. – Sono diventate più forti, non puoi più rischiare, devi fare qualcosa.

 

- La sacerdotessa Garai ti aveva parlato del “Laccio d’Asceta”, ricordi? – intervenne l’anello guida.

 

Assentì. – Ma solo in parte. – si alzò dalla sedia e cominciò a frugare tra i libri. Ne raccolse uno dallo scaffale, lo sfogliò fino a trovare ciò che stava cercando – E’ questo – pose il libro davanti a Rei.

 

- Il Laccio d’Asceta, conosciuto anche con il nome di Laccio della Chimera, è un potente incantesimo che si divide in due fasce: “lieve”, di leggera entità, “indissolubile”, di grave entità, spezzabile solo da colui che ha lanciato l’incantesimo o dalla morte di quest’ultimo. Può legare la vita di una persona ad esseri chiamati “Chimere”, creature incorporee che ingannano la propria vittima facendole vedere, a seconda dei casi, il lato oscuro delle sue paure più nascoste. Per creare tale incantesimo, vige in qualunque caso un’unica regola: possedere un oggetto della persona alla quale va fatto il sortilegio. – Rei smise di leggere, poi guardò Kouga di sottecchi – Hai perduto qualcosa di recente?

 

Prima di rispondere ci penso su, però sapeva bene di non aver smarrito nulla. Gli capitava raramente di farlo, perciò sentì quasi il dovere di scartare l’ipotesi dell’incantesimo, ma quando fece per aprire bocca, una terza voce dal timbro squillante prese parte al discorso. – Io ho smarrito la mia matita. Ma è successo diversi mesi fa. – si trattava di Kaoru, entrata nello studio di sorpresa. Trovandosi nei paraggi, senza volerlo aveva ascoltato la conversazione. – Di cosa state parlando? – domandò con spensieratezza, mai e poi mai si sarebbe aspettata da lì a poco di ricevere un terzo grado.

 

- Perché non me lo hai detto prima?! – disse con enfasi Kouga, sembrava perfino agitato, ma lei non riusciva a comprenderne il motivo.

 

- Ho perso solo una matita, non mi sembra una cosa molto importante.

 

Rei guardò il collega, poi di nuovo Kaoru. – Quella matita potrebbe essere la chiave di tutto.

 

Zarba iniziò lentamente a rimuginare. - La Chimera nel Kantai ha preso di mira proprio Kaoru, e quella volta nella scuola… sì, ha inseguito ancora lei.

 

- Hanno solo e sempre inseguito lei. – dichiarò in quel momento Kouga, e tutto nella sua mente si fece più chiaro. Solo una volta fu aggredito da una Chimera Mistica, in quell’autobus dirottato. Ma quell’unico episodio in realtà serviva a mandarlo fuori strada. Quegli esseri dopotutto potevano essere invocati anche da un Prete, ma il vero incantesimo non era stato fatto a lui, bensì…  

Alla fine l’arcano era stato svelato. Non c’era più nessun dubbio, doveva essere così.  

Guardò Kaoru, si rese conto del rischio che ella aveva corso, e che stava tuttora continuando a correre. Lei scosse il capo, era stordita da tutti quei ragionamenti. In fondo, aveva solo detto di aver perso una matita. Tutto qui. Non gli sembrava una cosa così grave, e invece…

- Continuo a non seguire i vostri discorsi… - fece in un primo momento, ma più guardava Kouga che la fissava con uno sguardo allarmato, più sentiva l’angoscia salire. – Cosa sta succedendo? – chiese a quel punto, ma guardò il giovane Cavaliere dell’Est in maniera più specifica. A quel punto sapeva che lui non le avrebbe mai potuto mentire, aveva giurato di non farlo più, e adesso gli spettava mantenere la parola data.

 

- Ti ricordi delle Chimere Mistiche? – le domandò, e lei chiaramente annuì. Come poteva non ricordarsene? Dopo tutto quello che le avevano fatto passare. Il ragazzo ebbe un istante di palese incertezza, questa volta non voleva raccontare bugie, era costretto a dirle, malgrado tutto, la verità. Non si tirò indietro, perciò nel più chiaro dei modi le spiegò cosa stava accadendo – Quegli esseri non inseguono me… Loro cercano te.

 

Kaoru impallidì da subito, divenne di colpo ancor più bianca di quella pelle che lo era già di suo. – Me? – biascicò appena, stordita da quella notizia inaspettata – Per quale motivo?

 

Fu Rei a darle una risposta. – Qualcuno ti ha fatto un incantesimo. E’ evidente che questa persona sapeva che avevi un legame con il Cavaliere d’Oro, perciò ha preferito giocare d’astuzia, in questo modo non solo ha messo a repentaglio la tua vita, ma anche quella di Kouga. Sapeva che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvarti, e gli ha reso la vita un inferno.

 

Kaoru guardò Kouga con estrema sofferenza. – C’è qualcuno che ti odia così tanto? – scosse il capo, incredula.  

 

- Sembrerebbe di sì. – rispose l’altro. Ma quello per ora era il problema minore. Sì, perché adesso doveva ad ogni costo risolvere un’altra questione. – Dobbiamo spezzare il sortilegio. – fece, poi iniziò a pensare. C’era una sola persona capace di rompere quel tipo di incantesimo. Tuttavia…

 

- Il maestro Amon ci avrebbe aiutati. – disse Zarba.

 

- Peccato però che sia morto. – commentò Rei con una punta di rammarico nel tono della voce – Jabi è una sua degna erede, lei dovrebbe sapere come…

 

Kouga lo frenò. – E’ partita per risolvere delle questioni importanti, tornerà la settimana prossima.

 

- Possiamo aspettarla, no? – disse a quel punto Kaoru, ma Rei le lanciò uno sguardo interessato.

 

- Se preferisci restare una settimana chiusa in casa, allora direi che abbiamo fatto centro.

 

- Una settimana?! – una smorfia di mero stupore le si posò sul viso. No, era decisamente troppo! Come avrebbe fatto con il lavoro? E con i suoi studi?

 

Il sagace Suzumura fece spallucce. - Non pretenderai mica che noi ti lasciamo andare in giro con una maledizione che può mettere a repentaglio la tua vita?

 

Kaoru non ebbe neppure il tempo di rispondere. Kouga fu più rapido di lei, alzandosi dalla sedia fece capire a Gonza che aveva bisogno del soprabito. - La questione va risolta subito. Aspettare potrebbe essere troppo rischioso. – Sapeva già cosa fare, ci aveva riflettuto a lungo.

 

Rei però non aveva ancora ben chiara la situazione. – Se Amon è morto e Jabi è partita, allora da chi ti farai aiutare? – non c’era molta scelta, anzi, praticamente nessun altro all’infuori di quei due poteva fornirgli un valido aiuto. A meno che… - Aspetta un attimo… - si fermò a riflettere, una mano poggiata sotto al mento – Vuoi portare Kaoru da quel vecchio eremita… Denemon? – Kouga assentì mentre si infilava il bianco cappotto. Denemon dopotutto era il fratello del maestro Amon, perciò doveva sapere come risolvere il problema. Tuttavia, Il Cavaliere d’Argento scosse il capo – Vi accompagno.    

 

Girandosi per un istante verso Kaoru, Kouga le disse di andarsi subito a preparare. Sarebbero usciti a breve.

Non appena la giovane varcò la soglia d’ingresso dello studio, egli si girò verso l’amico. – Due Cavalieri Mistici attirerebbero troppa attenzione.

 

- Certo, ma lo sai anche tu che quel posto pullula di Orrori.         

 

- Non ci attaccheranno.

 

- Come fai ad esserne così sicuro? Sono bestie imprevedibili, dovresti saperlo meglio di me.

 

- Ma non sono lì per cacciare. tanto meno io caccerò loro.

 

Kouga poteva anche avere ragione, ma a Rei quell’idea non piaceva affatto.

 

 

 

 

 

                                                                           ***

 

 

 

 

 

La giovane Mitsuki si guardava intorno mentre tra un passo e l’altro cercava di mantenere la stessa andatura di Kouga.

Si trovavano in mezzo ad una stradina di aperta montagna, il sentiero era tutto in discesa con sassi e ciuffi d’erbetta sparsi qua e la. Una brezza autunnale si alzò in volo, era gelida, lei rabbrividì cercando di scaldarsi le braccia con le mani.

 

- Hai freddo? – le chiese il ragazzo, voltandosi e rallentando il passo.

 

- Solo un po’, ma se sto in movimento mi passa. Manca ancora molto? – Si guardò intorno, vedeva solo alberi e quel lungo sentiero scosceso, difficile da percorrere e completamente isolato.

 

- Siamo quasi arrivati. – indicò un punto, laggiù verso la fine della strada. Kaoru provò a sporgersi per vedere meglio, si alzò in punta di piedi ma a causa della forte pendenza di quel terreno perse l’equilibrò a cadde in avanti.

Kouga la prese per un soffio, afferrandola per le spalle. Forse, stavano camminando da troppo tempo, iniziò quasi a pensare che avrebbe fatto meglio a non portarla fin lassù, però era inevitabile. – Se vuoi, possiamo fermarci per una sosta.

 

- Preferisco continuare, tanto manca poco. E poi più prima ci sbrighiamo, e più prima potremo tornare a casa. – sorrise con dolcezza, anche se si sentiva un po’ stanca sapeva che fermarsi a fare una pausa non sarebbe servito a molto.

 

Proseguirono lungo il sentiero, non ci misero molto ad arrivare. Quando furono lì, la strada si interruppe, e Kaoru rimase a bocca aperta nel vedere che non c’era nessun altro passaggio di roccia ad attenderli, bensì una lunga distesa d’acqua.

- Dobbiamo attraversare questo lago? – l’artista iniziò a chiedersi come avrebbero fatto ad arrivare dall’altra parte senza un mezzo di trasporto adeguato. – Non vedo imbarcazioni qui.

 

- Ne sta arrivando una. – Kouga le indicò una grossa zattera di legno che adagio galleggiava sulle acque. L’imbarcazione si accostò al bordo della sponda per accogliere i due nuovi passeggeri. Fu lui quello ad andare per primo. Successivamente protese una mano verso Kaoru e l’aiutò a salire. Il legno sotto i suoi piedi ondeggiò lievemente, e di nuovo la zattera ripartì.

I due non erano soli. C’erano altre persone a bordo. All’incirca una decina, uomini, giovani donne, anziani. Tutti sembravano squadrare Kaoru.

Nell’essere così pesantemente osservata, si sentì a disagio. perché quella gente la stava fissando? Non le sembrava di avere capelli fuori posto o abiti sporchi di terra. Eppure gli altri misteriosi passeggeri non le toglievano gli occhi di dosso. C’era qualcosa di strano in quegli sguardi, qualcosa di… avverso.

Rabbrividì.

 

- Stammi vicino, e non muoverti da qui per nessuna ragione. – le sussurrò Kouga, mentre osservava uno ad uno gli stranieri. – Queste persone non sono più umane, sono Orrori. - Kaoru rabbrividì ancor di più, vide inoltre che il ragazzo teneva per sicurezza la mano destra posata sull’ansa della spada. Percependo l’inquietudine della giovane, cercò di tranquillizzarla – Non ci attaccheranno. Non sono qui per combattere.

 

- Vanno da Denemon. Hanno bisogna dell’aiuto del vecchio perché sulle loro vite grava un pesante sortilegio.  – le spiegò Zarba.

 

- Non capisco… Un umano che aiuta gli Orrori?

 

- In cambio del favore il vecchio eremita li obbliga a ritornare per sempre nel Makai. E’ lui stesso a rispedirceli. Denemon toglie le maledizioni e i sortilegi che quegli esseri contraggono durante le battaglie con i Cavalieri del Makai. Purtroppo non tutti gli Orrori che riescono a sopravvivere si recano da lui. Piuttosto che essere confinati per sempre nel loro mondo, preferiscono lottare fino all’ultimo. – mentre Zarba parlava, un vecchietto malconcio si fece avanti.

– Signorina, sarebbe così gentile da dirmi l’ora? - Si rivolse a Kaoru con un tono gentile, tanto da farle dimenticare che sotto quell’aspetto mite e tranquillo si celava un’infida creatura.

 

Gettando uno sguardo all’orologio da polso, lei cordialmente rispose – Tra non molto saranno le cinque.

 

L’uomo scosse la testa. – Non sento bene, ho problemi di udito, potrebbe avvicinarsi a me? – tese l’orecchio, mentre la ragazza mosse un piede in avanti ma nello stesso momento Kouga stese un braccio e le impedì di procedere.  

 

Il vecchio gli lanciò un’occhiataccia, infine abbozzò un sorriso. – Oh, capisco… il giovane Cavaliere è diffidente. Ma noi non siamo qui per cacciare.

 

- Nemmeno io sono qui per fare il mio lavoro. - Kouga continuava a tenere la mano poggiata sull’ansa della spada, con l’altra invece spingeva Kaoru dietro di sé.

 

- Mi fa piacere, giovanotto. Così possiamo stabilire una tregua. Cosa ne pensa?

 

Un’altra voce coprì quella del vecchio. Stavolta però apparteneva ad un uomo. Alto, giovane e dallo sguardo irritato.

- Parla per te, vecchio! Io potrei ancora avere fame… - sibilò quelle parole con una punta di malizia, mentre osservava la ragazza con un certo interesse.

Kouga lo investì con uno sguardo torvo, tuttavia non aprì bocca.

Per tutta la durata del tragitto non fece altro che tenerlo strettamente d’occhio.

Quando la zattera si accostò alla sponda, le persone scesero una ad una ed iniziarono a risalire lungo un sentiero fatto di roccia e terra compatta. Il Cavaliere dell’Est e la ragazza furono gli ultimi a lasciare la zattera.

Kouga voleva assicurarsi di non essere seguito. Preferiva essere lui quello a tenere gli altri sotto il suo vigile occhio, e non il contrario.

Perché la prima regola era una soltanto: mai fidarsi di un Orrore.

 

- Dobbiamo andare fin lassù? – domandò Kaoru, rivolta con il naso verso l’alto. Era proprio una gran bella scarpinata!

Il ragazzo annuì, poi le spiegò in seguito che la casa di Denemon aveva due ingressi: uno dei due era riservato interamente ai Cavalieri Mistici. – Da quella parte si trova un altro sentiero. E’ meno accidentato, non ci metteremo molto.

Si incamminarono verso il sentiero indicato poc’anzi, ma un brusco rumore fece sussultare Kouga che si voltò di scatto, purtroppo non fu così veloce da evitare il peggio.

L’uomo che stava sulla zattera, colui che aveva dimostrato un certo interesse nei confronti di Kaoru, adesso la teneva stretta tra le braccia, come una preda preziosa che non poteva farsi assolutamente scappare.

 

Kouga stava per sguainare la spada, ma l’altro strinse una mano attorno al collo della giovane, minacciando di farle del male.

Fu costretto ad abbassare l’arma, con gli occhi non smetteva furiosamente di fissarlo. – Lasciala andare. Ormai sei spacciato. – gli ricordò. Dopotutto, se non lo avesse ucciso lui, lo avrebbe fatto il sortilegio a cui era stato esposto.

 

All’altro non sembrava importate tutto ciò. – Se torno nel Makai, in quel fetido mondo, avrò vita breve. E’ dura procurarsi il cibo quando le bocche da sfamare sono tante. – contemplò la sua giovane preda che tremava terrorizzata, con le dita le lambì una guancia. L’odore di quella pelle fresca gli fece venire ancor più fame – Concedimi un ultimo pasto, poi sarai libero di uccidermi. – Quella frase mandò Kouga in collera. Lanciò fulmineo un’occhiata a Zarba, e l’anello non perse altro tempo. Raccolse un filo di concentrazione e preparò il contrattacco. Grazie ai suoi poteri mistici, emise un sottile suono udibile solo dagli Orrori. Suono che li mandava in bestia.

 

- Fallo smettere! – sbottò l’uomo, infastidito da quel brusio che gli martellava la testa – Fallo smettere! – urlò ancor più forte, infine il bisogno di tapparsi le orecchie con le mani divenne sempre più impellente, perciò dovette cedere. Lasciò Kaoru seduta stante, e mentre ella scappava Kouga estrasse la spada.

Non gli servì neppure trasformarsi in Garo, perché il sortilegio che aveva colpito quell’Orrore non gli diede via di scampo, e lentamente lo trasformò in un mucchio di sabbia.     

 

Kouga si girò verso Kaoru, quest’ultima ancora prima che egli potesse aprire bocca cercò di rassicurarlo dicendogli che stava bene, eppure il ragazzo divenne titubante. - Non avrei mai dovuto portarti qui. – disse con un profondo senso di amarezza. Si era reso conto che Rei aveva ragione, e che avrebbe fatto meglio a rivolgersi a lui, anziché fare di testa tua.  

 

- Io non la penso così, sai? – fece ad un tratto la figlia di Yuuji – Viaggiare su quella zattera lungo le sponde del lago è stato entusiasmante. Infondo, mi sono divertita! – sorrise gentilmente sotto lo sguardo stupito del giovane, poi fissò la stradina che portava verso la dimora di Denemon. – Sarà meglio proseguire il tragitto, sei d’accordo?

 

- Tra qualche ora calerà il buio. – aggiunse Zarba – E viste le premesse, non vorrei trovarmi ancora qui quando non ci sarà più luce.

A nessuno avrebbe fatto piacere sostare in un posto del genere, isolato dal resto del mondo.

Si avviarono verso il sentiero tutto in salita. Il terriccio era abbastanza liscio, rendeva la scalata meno faticosa.

Dopo svariati minuti, arrivarono a destinazione.

La dimora di Denemon era una sorta di casupola fatta di pietra, porte e finestre erano in legno, e quando varcarono la soglia d’ingresso, quella riservata solo ai Cavalieri Mistici, Kaoru scoprì che anche il pavimento lo era.

 

Aspettarono l’arrivo del vecchio eremita in una sala non molto grande. C’erano delle panche, un grosso baule impolverato e alcune candele messe li affianco.

La ragazza vide Kouga sedersi su una di quelle panche. Capì che forse l’attesa doveva essere lunga, perciò fece altrettanto.

- Verrà non appena sarà riuscito a rispedire quelle creature nel loro mondo. – le spiegò, e tra una parola e l’altra da una finestra lasciata aperta qualcosa di bianco e piccolo atterrò con un balzo nella stanza.

L’animaletto, che aveva una coda folta e lunga, si avvicinò ai due con fare curioso. Poi si sedette ed iniziò a fissarli. – Ma è una volpe! – esclamò Kaoru, restandone meravigliata. Una volpe dal pelo interamente bianco. Incuriosita si alzò dalla panca per andarle incontro, si avvicinò lentamente per paura di spaventarla, la volpina drizzò le orecchie, e solo dopo averla squadrata a lungo con un balzo le si gettò tra le braccia. – Quanto entusiasmo! – esclamò Kaoru, carezzandole con affetto il capo. – Sai che sei proprio carina? – si girò verso Kouga – Non sembra anche a te? – chiese sorridendo.

Annuì, ma subito dopo si accorse che la punta della coda folta e soffice dell’animale stava lentamente tingendosi di viola. Ebbe uno strano presentimento, tuttavia non disse nulla. Neppure Kaoru l’avevo notato.

La porta accanto alle panche cigolò, un vecchio dalla lunga barba e l’aria spossata fece il suo ingresso. Si trattava di Denemon, l’eremita.

- Scusate il ritardo, c’erano un paio di creature che anche dopo aver accettato le mie condizioni non volevano lasciare questo mondo. – Si voltò verso Kaoru, sorrise con benevolenza – Vedo che hai già fatto la conoscenza di Lili… a quanto pare ti trova simpatica!

Lei arrossì in presenza dell’anziano, stando a ciò che le aveva spiegato Kouga, quello era il fratello del ben più noto maestro Amon. Lili, la piccola volpe saltò sulle spalle del padrone. Socchiuse gli occhi mentre le dava una grattatina affettuosa sotto al mento.

- Maestro Denemon – antepose Kouga, il vecchio annuì, sapeva già tutto.

 

- Gonza mi ha spiegato qualcosa per telefono, poi è caduta la linea. In questo luogo non funziona mai niente. – scosse il capo quasi infastidito, infine fissò il ragazzo – Prima di procedere, però, devo parlarti. – spostò la sua attenzione verso Kaoru. In quel modo fece capire che aveva bisogno di iniziare un colloquio privato con il giovane.

 

- Tutto okfece dapprima la ragazza – vi aspetto qui! – si accomodò di nuovo sulla panca, Kouga seguì il vecchio nella stanza affianco, la porta si chiuse alle loro spalle.         

 

- Non posso fare nulla. – dichiarò senza tanti preamboli il vecchio. Preso alla sprovvista Kouga non comprese il significato di quella frase. Denemon si lisciò la lunga barba – Non posso fare nulla per quella ragazza. – precisò stavolta.

 

- Come fa a dirlo se non l’ha neppure visitata?

 

- Lili è una volpe magica. E in grado di classificare le energie spirituali di qualsiasi individuo, e lo fa attraverso la punta della sua coda. Di norma lo spirito di ognuno di noi ha lo stesso colore del cielo, ma la coda di Lili è diventata viola non appena si è avvicinata a lei, e ciò significa che un potente incantesimo è entrato a contatto con quella ragazza.

 

- Si tratta del Laccio d’Asceta, in grado di evocare le Chimere Mistiche. – gli spiegò il ragazzo, ma l’anziano saggio sapeva già tutto.

 

- Conosco quel sortilegio, so quanto possa essere fastidioso.

 

- Allora faccia qualcosa per eliminarlo del tutto, per…

 

- E’ questo il problema, Kouga. – lo interruppe Denemon, questa volta chiamandolo per nome, e non semplicemente “ragazzino”, come faceva di solito. – L’incantesimo che ha colpito quella giovane donna non è un Laccio della Chimera qualunque, bensì è dieci volte più potente, ed io non posso fare nulla per spezzarlo. Soltanto colui che l’ha creato o la morte di quest’ultimo, può togliere il vincolo che la lega a quegli esseri.

A Kouga quella sentenza suonò come una condanna. Scosse il capo, un altro modo doveva pur esserci, un altro soltanto… Denemon gli posò una mano sulla spalla, ed anch’egli scosse la testa. Non esistevano altre soluzioni.

A quel punto bisognava trovare la sorgente di tutti i mali, ma non era per niente semplice. Come avrebbe fatto il Cavaliere dell’Est a rintracciare il misterioso individuo che si divertiva a giocare con la vita degli altri?

- Solo un Prete del Makai è in grado di lanciare simili incantesimi, o qualcuno che con gli anni è riuscito ad imparare tali magie, tuttavia… - l’anziano si trattenne, sapeva bene cosa dire perché l’argomento lo riguardava in un modo particolarmente strano – Esistono tanti incantesimi, tutti diversi tra loro, ma in questo percepisco l’aura maligna di un essere mostruoso che tu ormai dovresti avere imparato a conoscere… Sto parlando di colui che vive nella menzogna, Ahriman.

Ancora lui. Ancora quel mostro portatore di discordie, falsità, distruzione.

 

- Non capisco… questo significa che lui è l’artefice del maleficio? – Kouga sperò vivamente di essersi sbagliato, si sentì più sollevato solo quando ricevette una conferma.

 

- Non lui, ma qualcuno che lavora per lui. Presumo che Ahriman abbia aiutato il suo complice incrementandogli il proprio potere mistico. Un Sacerdote qualsiasi non riuscirebbe mai a creare una simile magia, ed io so con precisione che Ahriman ha una certa affinità con gli incantesimi correlati alle Chimere. – Il sorriso di Denemon fece intuire a Kouga che l’anziano nascondeva un oscuro segreto. Fin dal principio aveva dimostrato un certo interesse nei riguardi di Ahriman, sembrava quasi… conoscerlo. – Ormai è inutile tacere, preferisco che tu sappia la verità, dopotutto se non te la dicessi rischierei di assomigliare a quello spirito malvagio. – sotto l’occhio sempre più vigile di Kouga, il saggio si avvicinò ad un tavolo. C’era un cassetto con la serratura bloccata. La chiave si trovava appesa al collo del vecchio. Se la sfilò, la introdusse nella fessura, girò ed il cassetto si aprì.

Estrasse un foglio arrotolato, a prima vista sembrava una pergamena, la srotolò senza neppure osservarla, il contenuto ormai lo conosceva a memoria: - Questo che vedi è il contratto che mi lega indissolubilmente ad Ahriman. – quando porse il pezzo di carta a Kouga, questi sgranò lo sguardo e divenne subito rigido.

 

- Lei… - disse solo, non riusciva a finire il quesito.

A Denemon il seguito della frase non serviva, lui aveva già intuito cosa volesse chiedergli il giovane.

 

- Oltre trent’anni fa ho sancito un Patto Mistico con Ahriman, rinunciando per sempre al paradiso. – ammise, ma dallo sguardo non era spaventato, sconvolto, preoccupato. – Quando morirò, la mia anima apparterrà a lui, ma tutto sommato non ho rimpianti, non potevo negare a mio fratello l’accesso al paradiso.    

 

- Il maestro Amon?!Kouga deglutì – Lui aveva stretto un patto con Ahriman?

 

- A mio fratello serviva il potere dell’Ottava Stella del Makai, a quell’epoca c’era in corso un furente scontro tra Orrori e Cavalieri. Fu costretto a forgiarne una, nonostante io glielo avessi sconsigliato, ma per quel testardo il lavoro veniva prima d’ogni cosa. Quando Ahriman gli consegnò la pergamena, fui io a firmare al suo posto. A quei tempi ero giovane, incosciente, ma gli volevo un gran bene, ricordo che si adirò, passò mesi ad ignorarmi, a non rivolgermi la parola. Non dovevo interferire, non dovevo alterare il fato, quel destino spettava a lui, ma io restavo pur sempre suo fratello. – osservò Kouga con una certa attenzione – So che tu puoi capirmi, ragazzino. – disse, ma stavolta il termine non gli diede fastidio. Kouga pensava a quella storia, sì, lui poteva capire le ragioni che avevano spinto Denemon a compiere un simile gesto.

Taiga lo aveva fatto per il figlio, sacrificando la propria vita pur di proteggerlo, e Kouga stesso avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggere la sua Kaoru.

Ma ora come avrebbe potuto aiutarla? Come avrebbe fatto a sciogliere l’incantesimo?

Pensava e ripensava, passo dopo passo, il sole stava calando, il colore del cielo diveniva sempre più intenso, virava verso il blu profondo.

La brezza soffiava leggera, le fronde degli alberi sospinte dal vento ondeggiavano, le foglie volteggiavano nell’aria, e nell’erba del prato si udivano i grilli cantare.

Kaoru camminava al fianco di Kouga. Da subito aveva notato che era più silenzioso del solito. Precisamente, da quando avevano lasciato la dimora di Denemon per ritornare a casa.

Si decise a spezzare quel silenzio. – Non mi hai ancora detto come mai quell’anziano non ha voluto spezzare l’incantesimo.

Lui non rispose. Eppure in un modo o nell’altro avrebbe dovuto farlo. Non poteva raccontarle una bugia. Non doveva più mentirle. Tuttavia non riusciva a trovare le parole adatte per dirle la verità.

- Più che non vuole, direi che non può. – fece Zarba, sollevandolo così dal gravoso compito e spingendolo a parlare.

 

- Denemon non può toglierti quel sortilegio. – si fermò in mezzo alla stradina senza voltarsi verso Kaoru. Non riusciva a guardarla in viso, non poteva.

 

- Non… può? – biasciò la giovane, portandosi d’innanzi a lui. Fu costretto in questo modo ad osservarla. Vide che aveva il volto pallido, gli occhi privi di luce, spenti.

 

- Solo colui che ha fatto l’incantesimo è in grado di toglierlo.

 

- Allora… ti ho fatto fare tutta questa strada per niente. – disse presa dallo sconforto, poi aggiunse – ti chiedo scusa.

 

Kouga scosse il capo. - Niente affatto, sono io quello che deve scusarsi. Hai corso inutilmente dei pericoli, ed ora… - non riuscì a finire, chinò il mento, nello sguardo gli si leggeva un senso di pesante afflizione. Poi d’improvviso la guardò dritta negli occhi – Lo troverò – disse dapprima, e ripeté ancora, sempre con più convinzione – lo troverò, te lo prometto.

Kaoru sapeva che poteva fidarsi di lui, gli avrebbe affidato la vita, e con naturalezza perché non aveva nulla da temere quando Kouga stava al suo fianco.

Assentì regalandogli uno dei suoi luminosi sorrisi, successivamente alle loro spalle si udì una voce. Si voltarono, Rei gli stava andando incontro.

Quando si fermò, aveva il fiatone. – Ma quanto ci avete messo? – riuscì a stento a dire, con il dorso curvo e le mani poggiate sopra le ginocchia. – Stavo venendo a cercarvi.

 

- Ci sono stati dei… contrattempi. – specificò Kouga, e Rei avendo già capito si mise a sbottare.

 

- La prossima volta facciamo come dico io. Ad ogni modo, avete risolto il problema? – li fissò nella speranza di ricevere una bella notizia, sui volti di entrambi non apparvero sorrisi ma solo espressioni tristi.

Mentre rincasavano tutti e tre, raccontarono all’amico ogni cosa, ovviamente Rei non poté che storcere il naso e sbuffare. Tanta strada per nulla, pensò, e ora dovevano trovare una soluzione alternativa. La giovane artista non poteva andarsene in giro con una maledizione ancorata addosso, che le avrebbe senza ombra di dubbio fatto rischiare la vita.

Bisognava trovare un rimedio, o meglio ancora, colui che aveva lanciato l’incantesimo.

 

Varcato il portone della residenza dei Saejima, Gonza disse che nello studio c’era qualcuno che li stava aspettando.

Raggiunsero la stanza in questione, e Jin, Cavaliere d’Argento, si alzò dalla sedia. – Finalmente sei arrivato. Devo parlarti. – disse rivolgendosi a Kouga. Poi i suoi occhi si spostarono in direzione di Kaoru. Era ovvio che la sua presenza lì significava un intoppo.

 

- Beh – premise la ragazza, avviandosi fuori – vi lascio soli! Sono molto stanca, perciò credo che andrò a riposare. – dicendo ciò uscì dallo studio accostando la porta. Tuttavia si trattenne. Non le andava di origliare, sarebbe stato scorretto, tuttavia il comportamento di Jin gli era parso piuttosto strano. Il Cavaliere aveva l’aria di essere irrequieto, e poco dopo i suoi sospetti trovarono presto una degna conferma.

 

- Quella ragazza non può restare con te. – disse di primo acchito, fissando Kouga in modo autorevole – So che è stata colpita da un potente incantesimo. – al suono di quelle parole, il Cavaliere dell’Est lanciò un’occhiata a Rei, questi sollevò le mani, come a dire “non sono stato io a dirglielo”. Come c’era da aspettarselo, la notizia si era propagata piuttosto rapidamente.      

 

- Cosa pretendi che faccia? – Kouga non aveva usato un tono remissivo nei riguardi del collega.

 

Per Jin c’era solo un’unica sentenza: - Devi allontanarla da qui, se resterà con te attirerà sempre più Chimere e quindi… guai.  

 

- Non lo farò. – Non avrebbe mai allontanato Kaoru, era fuori discussione.

 

- Ma devi, se non vuoi rischiare ulteriormente la vita.

 

- Stai sprecando solamente tempo.

 

Jin iniziò ad alterarsi. Doveva fargli cambiare idea. Era un suo preciso dovere. – Non puoi pretendere di gestire una situazione del genere e nello stesso tempo svolgere il tuo lavoro. Le Chimere potrebbero attaccare in qualsiasi momento, perfino adesso, nella tua stessa abitazione. Oltretutto, non sono delle semplici apparizioni. Sono aggressive, feroci, attaccano in branco e potrebbero sopraffarti senza il minimo sforzo, in qualsiasi luogo, o peggio ancora durante il sonno. Le persone contaminate da un sortilegio che può arrecare danno agli altri vanno immediatamente esiliate, e mandate nelle terre del sud. E’ il regolamento. Lo hai forse dimenticato?

 

Non lo aveva affatto dimenticato, Kouga. Ma non riuscì più a trattenersi. – Al diavolo il regolamento! – tuonò all’improvviso, Rei trasalì, Jin si bloccò.

Ne aveva abbastanza. Era stanco di sentirselo dire in continuazione, era stanco di quel codice. Non avrebbe permesso mai e poi mai ad una sciocca legislazione di portasi via ciò che aveva di più caro al mondo.

 

-In quanto Cavaliere Mistico sei tenuto a rispettare il codice. – gli ricordò Jin, con una certa ostinazione.

 

- Ma sai che Kouga non lo farà. Perciò non ti resta che scegliere… sei con noi o contro di noi? – Rei si incrociò le braccia in petto, aspettava una risposta.

 

Attaccato alle sue leggi, Jin si sentì conteso tra il dovere e l’amicizia.

- Se anche tu avessi una persona da amare, forse riusciresti a comprendere meglio la situazione, piccolo Jin. – disse Danda, il suo bracciale magico. In quella frase c’era un fondo di verità. E forse il suo Madougu poteva avere ragione, pensò silenziosamente. - Avete il mio appoggio. – confermò – Però non dimenticare che il rischio che corri è alto.

 

Il rischio che correva, che stava correndo, era elevato. Poteva costargli la vita, come già successo in altre occasioni. Kaoru aveva ascoltato praticamente tutto. Ogni singola parola, ogni singolo respiro. E ora pensava, rifletteva.

Ma la decisione l’aveva già presa. Non poteva mettere a repentaglio la vita di Kouga, sapeva che lui avrebbe fatto di tutto pur di salvarla. Perciò le restava una scelta soltanto: andare via.

Proprio come aveva suggerito Jin, doveva allontanarsi da lì, scappare senza però farsi vedere dallo stesso ragazzo, perché di certo lui glielo avrebbe impedito.            

Andare via all’insaputa di tutti, anche di Gonza. Non doveva vederla. Si assicurò che il maggiordomo fosse impegnato con la cena, poi prese carta e penna e scrisse qualcosa. Lasciò il foglietto su un tavolino che c’era nei paraggi, e facendo in maniera silenziosa si avviò al portone di casa ed andò via.

 

Mentre camminava rifletteva su dove andare. Era ormai sera, faceva freddo e non poteva rivolgersi alla sua amica Asami. Se fosse andata a casa sua l’avrebbe di certo messa in pericolo con la faccenda delle Chimere.     

Non se la sentiva di andare nemmeno da Souka. Kouga l’avrebbe subito trovata.

Pensò a lungo, ma a dire il vero non c’erano molte soluzioni. Finché non ne trovò una.

 

 

 

Gonza entrò nello studio senza neppure bussare. Aveva l’espressione sconvolta. – La signorina Kaoru è scomparsa! – esclamò in preda al panico.

 

Kouga si alzò immediatamente. – Come scomparsa?!

 

- L’ho cercata ovunque, ma non riesco a trovarla!

 

- Sarà uscita un attimo. – disse Rei, poi vide il maggiordomo scuotere il capo.

 

- Mi avrebbe avvertito. La signorina lo fa sempre, non è da lei comportarsi così. – Gonza ormai la conosceva. La sua apprensione perciò non poteva essere infondata. Guardò istintivamente il signorino, e questi si avviò nella hall.

Era agitato, non sapeva cosa pensare, dove andare. Poi…

Il foglio di carta lasciato da Kaoru su quel tavolino attirò la sua attenzione. Lo raccolse tra due dita tremanti.   

Gli altri aspettavano impazienti un verdetto.

Quando ebbe finito di leggere si bloccò. – E’ andata via. Non vuole farmi correre dei rischi. – fece con un filo di voce.

 

- Andata via? Ma dove…? – chiese Rei allarmato.

 

- Non lo so. – rispose il ragazzo, ma non sprecò minuti preziosi. – Zarba, riesci a localizzarla?

 

Il Madougu in un primo momento tacque. Stava tentando di intercettare il segnale. – Che strano… - mugugnò all’improvviso – sembra trovarsi ancora qui.

 

Gli altri si misero subito in allerta, poi Rei vide che sul tavolino dove prima c’era il foglio si trovava qualcos’altro. Indicò l’oggetto, Kouga lo riconobbe all'istante.

- Adesso è tutto più chiaro – precisò Zarba, vedendo che il suo proprietario stringeva tra le mani l’anello che aveva regalato a Kaoru – L’ha tolto perché sapeva che in questo modo sarei riuscito a rintracciarla. 

 

Come avrebbero fatto a trovarla senza avere nessun appiglio sul quale potersi aggrappare?

Si guardarono in faccia.

Nessuno seppe dare una risposta.

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Rapido aggiornamento, quindi non riesco a scrivere molto. La prossima volta vi dirò di più!

Vi lascio alle anticipazioni!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

La fine dei giochi si rivelerà essere molto vicina, il confronto, inevitabile, tra Kouga e colui che ha stravolto la sua vita avrà inizio. I due Garo lotteranno ancora una volta, l’ultima, ma la battaglia più grande deve ancora venire.

Prossimo episodio: #29 Scambio

 

 

   
 
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