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Autore: SAranel    15/01/2012    14 recensioni
Durante una serata davanti ad un film, Sherlock rivela a John tutto quello che ha trovato rovistando nel suo computer... come finirà?
“E poi, elemento ancora più curioso, è confrontare il contenuto del tuo notebook con le tue scelte sentimentali. Scegli ragazze dai lavori rispettabili, fedina penale intonsa, tutte casa e chiesa, e poi ti trastulli con certe…cose?” sfilò il portatile di John da sotto la seduta del cuscino, aprendolo e mostrando lo schermo al dottore.[...]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie sincero a tutti quelli che hanno recensito, o anche solo letto la mia precedente fanfiction su questo fandom, spingendomi a mettere per iscritto altre mie idee. Grazie, grazie, grazie!
Questa è un'altro mio 'figlioletto', nato così di getto, da un'idea/lampo che ho voluto subito mettere nero su bianco. Spero vi piaccia e che non abbia fatto troppo male, al solito!

Buona lettura!

S.

Il fine giustifica i mezzi

*






“Sinceramente, certe supposizioni non hanno il minimo criterio scientifico” disse Sherlock, sbuffando “una scimmia avrebbe saputo scrivere una sceneggiatura dieci volte più brillante, e decisamente più ricca di colpi di scena”

John, che sedeva accanto a lui scosse la testa, rivolgendo gli occhi al cielo, distogliendo svogliatamente lo sguardo dal televisore al volto del suo coinquilino.
Era in terzo dvd che inseriva nel lettore quella sera, ed era il terzo misero fallimento davanti all’incontentabilità epica, esagerata e dannatamente irritante del geniale Sherlock Holmes.

“Sherlock, giusto perché tu lo sappia il mio livello di sopportazione stasera è pericolosamente vicino al limite massimo” sbottò John, cercando di essere chiaro e conciso “vada per il cellulare nella tua giacca, vada per il piede umano nella scatola sotto il mio letto, vada per la tua malsana abitudine di avvolgerti nudo in quel lenzuolo ma ti prego, puoi rimanere in silenzio almeno fino alla fine del primo tempo?”

Sherlock lo guardò come se avesse appena visto un fantasma. O meglio, lo guardò come una persona cerebralmente normodotata guarderebbe un fantasma. Sherlock non tollerava l’irrazionale.

“Non puoi sfidare le mie capacità John, avvilendole con questa richiesta. Un altro quarto d’ora di questa pellicola e potrei arrivare a preferire un’intera serata in compagnia di Molly Hooper e delle sue frivole chiacchiere” borbottò con la sua voce chiara e profonda, come se stesse parlando di qualcosa di impensabile e brutale.

John si voltò verso di lui, reprimendo l’incredibile voglia di prenderlo a pugni. Scosse la testa e lo guardò, gli occhi ridotti a fessure.
“A me piacerebbe passare qualche ora con Molly. E’ una ragazza a modo” disse, in sua difesa.
Sherlock abbozzò un versetto sarcastico, stringendosi nel suo lenzuolo. John intravide le sue gambe nude al di sotto e distolse velocemente lo sguardo, arrossendo.
“Per te sono tutte ragazze a modo, dolci, carine, simpatiche” elencò tenendo il conto con la mente “Una noia. La dottoressa, la maestrina, la volontaria, la…veterinaria?” domandò, ma era palesemente già chiaro che sapeva perfettamente di aver ragione.
“se lo dico è perché lo penso!” rispose John puntellandosi sul divano, sgranchendosi le mani, mentre la voglia di colpirlo si acuiva sempre di più. Eppure doveva esserci abituato ormai, dannazione! Spense la televisione, seccato.
“E poi, elemento ancora più curioso, è confrontare il contenuto del tuo notebook con le tue scelte sentimentali. Scegli ragazze dai lavori rispettabili, fedina penale intonsa, tutte casa e chiesa e poi ti trastulli con certe…cose?” sfilò il portatile di John da sotto la seduta del cuscino, aprendolo e mostrando lo schermo al dottore.

John non sapeva dove nascondere la faccia. Avrebbe voluto essere un qualche stupido supereroe per potersi eclissare all’istante senza essere visto. Avvampò violentemente mentre cercava in tutti i modi di riappropriarsi del suo computer, tenuto in pugno da Sherlock che non aveva la minima intenzione di cedere.
“Tu non hai alcun diritto di…rovistare nella mia…roba!” sbraitò John, imbarazzato come non mai, mentre cercava di riacquistare un tono di voce umano.
“Scelte interessanti, le tue” continuò Sherlock come se il dottore non avesse proferito parola, guardando i due uomini sullo schermo, seminudi e palestrati, scambiarsi effusioni sempre più appassionate “questi due signori sembrano…competenti. E per quanto non m’intenda di certe cose noto una certa… predisposizione per la cosa”

“Sherlock!” gridò John, inseguendo il suo compagno, che nel frattempo, tenendo pericolosamente in alto il notebook correva attorno al divano, impedendogli ogni tentativo di riappropriarsene. Nel frattempo, i due protagonisti erano passati a qualcosa di più della semplice effusione ed erano decisamente nudi. Molto.Nudi.
“Oh oh oh, sembra doloroso ma è palese che non lo sia. L’espressione del…ricevente è abbastanza rilassata, vero?” squillò Sherlock fermandosi al centro della stanza mentre John, ormai dello stesso colore rosso del tappeto al centro della stanza, si fermava a riprendere fiato, ansimante.
“Quello… quello non è roba mia. Si è aperta una finestra mentre aggiornavo il mio blog, dev’essere entrato un qualche virus o roba simile. L’ho chiuso appena l’ho visto”

Sherlock sorrise, beffardo.
“Oh, io non credo. Ho installato il miglior antivirus in circolazione, per quando aggiorno La Scienza della Deduzione, ovvio. Non posso rischiare di perdere dati fondamentali. E ho scansionato il tuo laptop due volte stamattina senza trovare alcunché. Oltretutto ho dato un’occhiata alla tua cronologia internet e ho accertato, grazie alla tua bassa o sarebbe meglio dire scarsa conoscenza di un computer, che sei rimasto su quel video durante tutta la sua durata, ergo, la cosa è stata più che volontaria” sentenziò, reggendo con una mano il computer e con una il lenzuolo che lo copriva.
John Watson non poté che sospirare dopo quell’umiliazione. Quella cosa l’aveva completamente spiazzato e davvero non sapeva cosa dire per tirarsi fuori da quella situazione. Sapeva benissimo che sarebbe bastato dire la verità, sputar fuori il rospo, sfilarsi quella pesante spada di Damocle dalla testa. Piuttosto però, avrebbe preferito spararsi ad un piede. Già vedeva la reazione del geniale ed eccentrico Sherlock Holmes mentre cercava di spiegare con lucidità e raziocinio la confessione d’amore del suo assistente-convivente.

“no” pensò John “non è davvero il caso”.
Dal laptop provenivano suoni inequivocabili e John non aveva il coraggio di incrociare nuovamente lo sguardo di Sherlock. Non avrebbe retto, non sarebbe riuscito a frenare l’imbarazzo e soprattutto non sarebbe riuscito a frenare le mani ancora per molto.
Lo amava, e ne era certo ormai. Ma anche in amore valevano certe eccezioni. Un occhio nero non aveva mai fatto male a nessuno, in fondo.
“Io volevo… soddisfare una piccola curiosità. Perciò ho guardato quel…quel video”
I due attori erano nel bel mezzo di una contorsione tanto complicata quanto piacevole, a quanto sentivano. Sherlock ridacchiò.
“E sei stato… soddisfatto?” Sherlock sottolineò quella specifica parola.

John sprofondò nella poltrona, mettendosi una mano sulla testa, come se avesse una fortissima emicrania.
“Si, abbastanza, Sherlock. Ora, se sei soddisfatto anche tu, puoi restituirmi il mio computer?” alzò il tono della voce e lo guardò con sguardo grave, che però non sortì nessunissimo effetto sul detective.
“Non ancora” sentenziò quest’ultimo con ancora quel sorrisetto beffardo in volto. “Non mi hai ancora detto la cosa più importante!” lo guardò intensamente negli occhi “…ti è piaciuto?”

John lo guardò a bocca aperta, incredulo di tutta quella situazione. Gli aveva appena chiesto se aveva…gradito?
Sherlock guardava lo schermo e John, come a voler studiare le reazioni di quest’ultimo.

“Oh, questa deve fare male eh? Lo vedo un po’ in difficoltà” commentò, osservando una performance di uno dei due. “Qual è il tuo parere medico, John?” chiese, poi scosse una mano, in segno di diniego. “Oh no, dimenticavo che hai un'altra domanda a cui rispondere. Aspetto, quanto vuoi”

John strinse il pugno. Passata quella rabbia iniziale e quella totale, imbarazzante vergogna, quasi gli veniva da ridere. Oltre alla solita voglia di colpirlo, chiaro. Ma ci si stava abituando.
Sherlock era imperscrutabile. I suoi begli occhi azzurri non lasciavano trasparire nulla, come al solito, ma c’era qualcosa di diverso, in lui. Non aveva smesso di sorridere, nemmeno per un secondo. Sembrava…divertito?

“Io… io non saprei dire” decise di rispondere John, anche se sapeva perfettamente che era una risposta che Sherlock non avrebbe tollerato.
“Oh, io sono sicuro che puoi, invece”
“No”

“Si”
“No, ho detto”

Sherlock chiuse gli occhi, riducendoli a fessure, sistemandosi meglio il lenzuolo addosso, rimanendo in silenzio, scrutando il suo compagno con meticolosa perizia. John si sentiva tanto un vetrino da laboratorio sotto un alto, attraente, microscopio.

“Beh, pensavo di poterti strappare una confessione più facilmente, ma evidentemente ho sottovalutato la resistenza di un soldato a farsi estorcere un’informazione” sentenziò, distogliendo gli occhi da John e armeggiando nuovamente con la tastiera del suo computer.
John era compiaciuto e allo stesso tempo preoccupato. Cosa stava cercando, ancora?

“Questo, mio caro John, è un altro interessantissimo sito che ho trovato nella tua cronologia protetta da quella complicatissima e cervellotica password”

John avanzò verso di lui.
“Io…”
“La tua data di nascita John, insomma…” gli rispose, interrompendolo. Gli mostrò nuovamente lo schermo, e il sorriso ricomparve, nuovamente.
John osservò atterrito la pagina, incapace di muoversi o parlare. Sembrava che la lingua gli si fosse bloccata, asciugata, ritirata. Come… come diavolo aveva…?
“Interessanti questi forum” continuò Sherlock “e questo DocJohn è veramente un curiosone” inarcò un sopracciglio e tossicchiò, come se si stesse preparando per un discorso.
Cari amici, ho un problema. Convivo da un po’ di tempo con una persona, che qui chiamerò Sam. Questo Sam è, non trovo altri modi per dirlo, un pazzo scatenato. E allo stesso tempo, però, la persona più geniale, intelligente, brillante che io abbia mai avuto il privilegio di conoscere. Con lui non si può certo vivere tranquilli ma non scherzo quando dico che ha praticamente reso la mia vita nuovamente degna di essere vissuta. Ho passato un momento difficile e lui mi è capitato ‘fra capo e collo’ all’improvviso. E vi giuro, senza esagerare, che è stato come una…una medicina, per me. Certo, rischio la vita dieci volte al giorno quando sono con lui, e in sua compagnia anche andare a fare la spesa diventa un’avventura dalla quale non sai alla fine se ne uscirai tutto intero ma non cambierei tutto questo con nulla al mondo.
Ecco, il problema di cui parlavo non è un problema vero e proprio. Io…credo di essere follemente innamorato di questa persona. Ci ho pensato a lungo (ho sempre avuto relazioni con donne, fino ad ora e mi sento un po’…mancante), ho pensato ai pro e i contro, al fatto che magari è solo una ‘degenerazione’ (brutto termine) della forte ammirazione che provo nei suoi confronti. Ma non è così. Credo di essere veramente, seriamente fuori di testa per lui. Però non ho idea di come approcciarmi, di come… cominciare. E’ abbastanza complicata, come cosa. Lui ti studia, ti legge dentro, e a volte inevitabilmente finisce con il metterti in imbarazzo. Come posso anche solo fargli capire che per me è cambiato qualcosa? Un piccolo gesto, qualunque cosa? Sono veramente confuso, bloccato. Accetto ogni consiglio possiate darmi. Grazie!
J

Sherlock concluse la lettura e piegò la testa, come un buffo cagnolino che osserva il suo padrone.
“Quello smile finale da al tutto un’impronta talmente dolce, John” lo prese in giro Sherlock con espressione semiseria.
John sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro. Se prima aveva potuto cavarsela, arrampicandosi sugli specchi quel tanto che bastava per sollevarsi dalla spinosa situazione, adesso non vedeva via di scampo.
“Quello. Non. Sono. Io” disse, scandendo ogni parola con forza, come ad auto convincersi della cosa, anche se sapeva che non l’avrebbe data a bere a nessuno, tantomeno a Sherlock.

“Oh, si, John? Bel tentativo. Molto riuscito. Hai lasciato aperto il login” si complimentò, beffandosi di quel misero espediente.

“Tu…tu…tu…”

Sherlock gli puntò contro l’indice.
“Eh già. Io, io, io. La chiave di tutto. Ancora una volta al centro delle attenzioni, ancora una volta…protagonista” sussurrò, come se stesse recitando in una pomposa piece teatrale. “Sam. Troppo anonimo però, se posso fare un appunto”

John aprì e chiuse la bocca, senza sapere cosa dire.

“Cento e-mail di risposta e oltre, John. Dovrei essere lusingato, forse.”

“Sherlock, smettila” sibilò John “dammi quel computer o giuro che… ti lancio dietro quel tuo violino maledetto”

“Sherry dice: ‘Devi capire qual è il suo punto debole e colpire’. Che sciocchezza” continuò Sherlock senza calcolarlo di striscio. “poi sesso. Sesso sesso e ancora sesso. Quanto poco sentimento è rimasto in questo mondo”
John ormai era talmente rosso da sembrare sul punto di scoppiare. Solo con lui, solo con Sherlock sarebbe potuta accadere una… follia del genere.
Tu parli di sentimenti?”

Sherlock gli piantò addosso i suoi occhi azzurri, penetranti, bellissimi. John ammutolì ancora. Gli facevano sempre quell’effetto, quand’erano puntati dritti nei suoi.

“Le hai lette tutte, John” si limitò a dire tornando a guardare il notebook “e scommetto che hai riassunto il tutto, da qualche parte, magari su carta per essere sicuro che nessuno lo trovasse.”

John sospirò. Sentì qualcosa scorrergli nel sangue, nelle vene. Sentì una strana sensazione, adrenalina, eccitazione, pervaderlo tutto, completamente. Si accorse di voler sapere. Si accorse di volere una risposta chiara, sincera, non i suoi soliti commentini sarcastici, cinici. Sherlock non aveva detto nulla, ancora, su tutta quella faccenda. Paragonandolo ad un caso, si era limitato ad analizzare le prove, esponendo le sue ipotesi scientifiche ma non era ancora riuscito a dare un parere proprio, personale, alla cosa. Il caso era ancora aperto, senza… una soluzione.

“E allora, Sherlock?” domandò il medico, raccogliendo tutto il coraggio che riuscì a racimolare. “Cos’hai da dire a proposito, ora che… ora che sai?”

Il cuore di John era sul punto di scoppiare, nell’attesa di sapere, di avere una sua risposta. Una risposta che significasse davvero qualcosa.

Sherlock si limitò a guardarlo, senza aprir bocca, solo studiandolo, analizzandolo, leggendolo, fin dentro la sua anima. Vi avrebbe solo trovato il suo nome, il suo volto, i suoi occhi. Perché era quello che John sognava, che John bramava, con tutto se stesso.

Se avesse visto la sua anima vi avrebbe trovato un suo riflesso perfetto.

“Ho da dire molto, John. Ma credo… credo che questa sera non ci sia tempo per esporre tutto il mio pensiero” disse Sherlock, guardandolo con occhi nuovi, che John non riuscì a decifrare.

“Cosa… vuoi dire?”

“Cosa voglio dire, John?” ripeté il compagno con le labbra piegate in un sorrisetto “che dopo tutte queste… ricerche, sarai diventato talmente esperto…” indicò il computer, con lo sguardo “che sarebbe un peccato non mettere subito in pratica un tale lungo e approfondito studio mediante un…esperimento sociologico?” domandò. John era confuso. Cosa…?
John lo guardò posare il laptop, e stringersi addosso il lenzuolo, fissandolo. Con un leggero scatto poi, quello gli scivolo velocemente di dosso, cadendo a terra e lasciandolo completamente, meravigliosamente, nudo.

John rimase a bocca aperta, incapace di formulare un pensiero coerente, con gli occhi sbarrati e un’espressione inevitabilmente shockata.

“Allora, da dove cominciamo, dottore?” domandò Sherlock, incrociando le braccia e guardandolo con espressione maliziosa.

La belva dentro John esultò trionfante mentre, riuscito a sbloccare le gambe, avanzava verso Sherlock, in stato di grazia. Non si sarebbe decisamente mai più lamentato di quella sua malsana voglia di sperimentare. Mai, mai più.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

  
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