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Autore: Red Fox    15/01/2012    5 recensioni
cit. / Naruto non è un uomo, non è un orfano, non è un Jinchuuriki, non è un eroe come dicono tutti, non è un sognatore: Naruto è uno shinobi.
One-shot ambientata durante una guerra, con i nostri adorati personaggi che hanno all'incirca venticinque, tren'anni al massimo (: Leggete! XD
Genere: Azione, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buondì tesorucci miei :3
Allora. Premettendo che ho amato con tutto il cuore questa fiction, vi dico che:
uno, sono mesi che è lì sul desktop, in attesa di essere terminata. L'altro ieri finalmente mi è venuta l'ispirazione così ho buttato giù le pagine che mi mancavano ^////^
due, Mahiro Katou, Hitomi Hatake e Ichi Nara me li sono ovviamente inventati io :3 Aperta- parentesi: Ichi è il figlioletto di Shikamaru e Temari, ha una sorella di nome Shikari ed è tanto figo (*^*); Mahiro è figlio di due shinobi morti durante la Quarta Guerra ed è il preferito di Naruto perché gli ricorda sia Sasuke sia sé stesso; Hitomi è figlia di Kakashi e Sakura ^___^; chiusa-parentesi.
tre, per la digitalis purpurea dovete ringraziare zazziella che mi ha bene informata su tutti i particolari x° Lo dicevo io che era una sadica, voi non mi credete! :D No, sul serio. Grazie per avermi aiutata inviandomi sms con tutte le informazioni che mi servivano mentre scrivevo *manda coccole*
quattro, questa storia è per lei. Sì, ormai le storie che scrivo le dedico solo più alla mia teme, ma capitemi ♥ Se aveste la fortuna di averla come amica (io ce l'ho, beccatevi questa LOL) anche voi dedichereste tutto a lei :3 
Okay, direi che siamo arrivati al disclaimer. I personaggi purtroppo non mi appartengono, sono stati inventati da Masashi Kishimoto e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Un'ultima cosa. Un messaggio a Itachi-nii :D Sto scrivendo una storia pure a te, quindi pazienta! *manda amore*
Dimenticavo! Le mie adorabili tesorine, con a capo zazziella-teme-amore-mio *______*; hanno creato un meraviglioso gruppo su facebook tutto per me *ç* Ve lo dico giusto perché, se non sapeste cosa fare (XD) potreste andare su "fan di Red Fox" e beccarvi tante coccole da parte mia e belle parole da tutte le altre :D
Spero vi piaccia squisite crostatine! *^*
Red Fox :3


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Aspettati l'inaspettato e non avrai sorprese.

Scrubs

 

 

Naruto non è un uomo, non è un orfano, non è un Jinchuuriki, non è un eroe come dicono tutti, non è un sognatore: Naruto è uno shinobi.

 

E gli shinobi sono guerrieri che lottano per qualcosa a cui tengono, che vivono di guerre, sangue e dolore. A Naruto non piace definirsi uno shinobi, perché a lui non piacciono le guerre, il sangue, il dolore. Ha dovuto vivere con loro tutta la vita, e non vuole passare il tempo che gli rimane a continuare questo circolo vizioso. Perché sa che non finirà mai. Le guerre continueranno, altro sangue si spargerà sul campo di battaglia occasionale e tanto dolore proveranno gli shinobi che verranno dopo di lui. Nella sua vita ha visto visto troppa sofferenza, troppe lacrime. Le sue e degli altri.

Adesso vuole solo tornare a casa, a Konoha. Dove sa che c'è qualcuno che lo aspetta.

Prende un profondo respiro, poi esce fuori dal suo nascondiglio e, attento e concentrato, perlustra il luogo in cui si trova. Non può mandare avanti i suoi uomini se lìfuori c'è il nemico pronto a sterminarli. Lui può anche rischiare, i suoi uomini no.

Tende l'orecchio per captare qualche suono ma non ci sono rumori, tutto è avvolto dalla candida neve invernale e il freddo pungente gli ferisce le guance.

E' troppo silenzioso.

Rallenta la corsa, all'erta. E' angosciante quel silenzio innaturale, gli mette i brividi. Ha quasi voglia di spezzare un ramo per fare un po' di rumore, ma se ci fossero dei nemici in giro lo sentirebbero e lo attaccherebbero. Sospira, nervoso.

Ha un freddo incredibile, non sente più la faccia e ha gli arti intorpiditi. Vorrebbe solo essere a Konoha e starsene abbracciato nel letto accanto a Sasuke, a farsi accarezzare i capelli, a farsi dare tanti piccoli baci sulla nuca. Vorrebbe solo essere a casa. Perché a Naruto la guerra non piace.

Eppure è , in mezzo alle urla, al sangue, al dolore. E' in mezzo alla battaglia.

E anche se non vorrebbe, continua a correre piano, per cercare di capire se lui e i suoi uomini sono al sicuro.

In guerra non esiste riposo, pensa mentre si guarda attorno. E appena formula questo pensiero sente un rumore alle sue spalle. E capisce che aveva ragione a dubitare di quel silenzio.

Evita uno shuriken indirizzato al suo cuore che, però, va a graffiargli una guancia, e allora stringe i denti e afferra un kunai, voltandosi a guardare i nemici.

E vorrebbe non averlo fatto.

Vorrebbe non essersi girato, vorrebbe chiudere gli occhi e scomparire, vorrebbe svegliarsi e scoprire che è solo un incubo, vorrebbe che quel fottuto shuriken gli abbia centrato il cuore e lo abbia frantumato in mille pezzi.

Vorrebbe solo essere a Konoha, cazzo.

E invece è lì, in guerra, e si è girato.

-Perché?- chiede. E' stanco, Naruto. Non vuole più continuare questo gioco doloroso. Perché quando sei un bambino e vuoi giocare alla guerra è divertente, ma quando poi ti ci ritrovi veramente, a lottare per la vita, capisci che la guerra non è un gioco. Non lo è davvero.

Gli uomini di fronte a lui ridono, crudeli. Naruto guarda il loro coprifronte e prova un improvviso senso di nausea. Come possono quattro shinobi di quel meraviglioso villaggio, tradire? Cosa li spinge a voltare le spalle alla loro casa, ai loro amici, al loro capitano?

-Capitano Naruto, sei proprio un idiota.- esclama Nishiki, osservando il jonin biondo al cui fianco combatteva solo qualche ora prima. E guardando il coprifronte della Foglia, per la prima volta in vita sua, Naruto prova rabbia.

E' furioso.

-Sei troppo buono per la guerra, Sensei.- commenta poi un giovane, abbassando lo sguardo. -Sei troppo puro per avere il coraggio di togliere la vita a qualcuno.- aggiunge poi.

Naruto ora è triste.

Perché quel ragazzo è il suo allievo, è il bambino che lui ha allenato, cresciuto, a cui ha insegnato il valore della vita, il coraggio, la libertà, l'amicizia.

Mahiro è il suo allievo preferito. Quello a cui ha dato cuore e anima.

E adesso è di fronte a lui con l'intenzione di ucciderlo.

Si pulisce il sangue che gli cola dalla ferita sulla guancia, Naruto, e ha maledettamente voglia di spaccargli la faccia e urlargli contro dicendogli quanto è stupido. -Ho ammazzato più persone io di quante ne abbia mai viste tu in tutta la tua vita.- commenta semplicemente, come se stessero parlando di fronte ad un piatto di ramen a casa. Ha lo sguardo triste.

Il ragazzo annuisce. -Sì. Però ti dispiace di averlo fatto.- dichiara. -E in guerra non deve esistere pietà.- conferma.

Naruto ride. -Sì, infatti. E' per questo che ieri stavi piangendo quando hai visto quel bambino morto lasciato steso nella neve?- chiede duramente. Odia che lo si prenda per il culo, odia il due pesi e due misure.

Il giovane si irrigidisce. -Quello è diverso.- ribatte, tormentandosi le mani.

-Quello- dice Naruto, furioso, -è la guerra.- lo informa.

Il ragazzo allora si morde il labbro. Sta tremando.

-Per raggiungere i nostri obbiettivi abbiamo bisogno di qualcuno che sappia comandare.- interviene Nishiki, riportando l'attenzione del biondo su di sé. -E non abbiamo bisogno di un Villaggio che predica la pace, perché con la pace non si arriva da nessuna parte.- continua.

Naruto alza gli occhi e lo fissa. -Che stronzata.-

Il giovane ninja alza le spalle, indifferente alle parole del biondo. Lo guarda con una strana espressione sul viso e sorride. -Addio, Capitano.- La sua voce è dura, crudele.

Naruto sogghigna.

L'attimo dopo qualche centinaio di sue copie stanno combattendo contro quei quattro ragazzi. E ha voglia di piangere.

Naruto, l'originale, si sporta verso il centro del combattimento, dove una dozzina di sue copie sta combattendo contro Nishiki. Gli si avvicina e chiede: -Perché l'avete fatto? Stavamo per terminare il nostro servizio qui. Qualche giorno, una settimana al massimo e saremmo stati di nuovo a Konoha, salvi.-

Il ragazzo continua a combattere contro le copie, ma risponde. -Tornare a casa vivi, ma perdenti. Bella cosa, davvero.-

Naruto lo guarda. -Chi ti dice che avremmo perso?-

Il ragazzo allora si gira, lo osserva. -Tu sei troppo ottimista, sul serio.- e torna a lottare. Naruto si accorge che ormai rimangono solo più lui e Mahiro in vita, ma non dice niente. Non fa niente.

Perché non vuole sporcarsi le mani anche del loro sangue.

Non può.

-Volevo solo vedervi vivere felici al Villaggio, volevo solo che la guerra finisse.- mormora. Il ragazzo ride.

-La guerra non cesserà mai, Capitano.- lo informa. -Se ne faccia una ragione.-

E poi le sue copie lo finiscono.

Rimane solo più Mahiro, e allora Naruto fa scomparire le copie e arriva alle spalle del superstite, abbassando il viso e: -Quanto vale la libertà?- soffiandogli nell'orecchio, tristissimo.

E allora il ragazzo si volta e affonda il viso nel petto del biondo. Singhiozza.

-N-non volevo..- piange il ragazzo. -L-loro mi hanno obbligato... Mi dispiace..-

Ma Naruto sa che in realtà non si pente. Sa che probabilmente l'idea di tradire è stata sua.

Perché conosce il suo allievo e sa che non prenderebbe mai ordini da nessuno.

Naruto sa che sta mentendo.

Lentamente tira fuori un kunai dalla tasca, senza far rumore.

Sente distintamente il suono che invece provoca il suo allievo. Sorride, deluso.

-Perché?- chiede nuovamente.

Ma Mahiro non risponde. Estrae un kunai anche lui, poi: -Io ci credo.- dice.

Naruto chiude gli occhi.

 

 

-Sensei..- chiama il giovane, a fatica. Gli occhi sono socchiusi, le palpebre non riescono a restare aperte. Sente freddo ovunque, e ha molto sonno.

-Che c'è?- domanda Naruto, alzando lo sguardo e guardandolo. Gli afferra la mano.

-Perché la gente muore?- chiede Mahiro, stringendola. Lo fa per necessità di calore, altrimenti l'avrebbe rifiutata.

E lo shinobi biondo lo sa.

Naruto resta in silenzio. Non lo sa perché la gente muore. Vorrebbe rispondere al suo allievo, ma non può.

-Non lo so, Hiro-chan.- mormora.

Il ragazzo sorride. -Sensei, ti ho già detto che non mi piace quando mi chiami così.- sussurra, chiudendo gli occhi.

-E a me non piace uccidere.- commenta triste ma duro Naruto, osservando il luogo dove si trovano, i corpi morti dei ninja di Konoha stesi a terra, silenziosi e immobili.

Il ragazzo rimane in silenzio.

 

 

-Quanto ci vorrà?- domanda Mahiro, stringendosi debolmente in un abbraccio. Ha freddo, tanto freddo.

-Non lo so.-

-Non sai tante cose, neh Sensei?-

-Dimmi, perché non potrò più vedere il sorriso della persona che amo?-

-Perché il prezzo da pagare per la libertà è..-

-No, rispondi sinceramente, Mahiro. Non dire frasi fatte come sei solito fare. Per una volta nella tua vita dimmi quello che davvero pensi.-

-.......non lo so.- ammette il ragazzo, dopo averci pensato a lungo.

-Non siamo poi tanto diversi.-

 

 

Il giovane singhiozza. Si stringe lo stomaco e piange. -Sensei, mi dispiace davvero.-

Naruto sorride. -No, non è vero.-

Mahiro allora annuisce lentamente, lasciando cadere la maschera che aveva innalzato sul viso. -Mi conosci sul serio, eh?-

-Già. E mi piacerebbe che la smettessi di prendermi per il culo anche prima di morire.- sputa stancamente Naruto.

Mahiro ride. -Odio Konoha, Sensei.- dichiara, finalmente sincero. Fa una pausa. -E odio lei e Hitomi e Ichi.- aggiunge.

Il biondo annuisce. -Lo so.-

-Finalmente qualcosa che sa.- ride il suo allievo preferito.

-Già.- conferma Naruto, poi: -C'è un'altra cosa che so.-

Mahiro si volta a guardarlo. -Cosa?- chiede, curioso.

Naruto chiude gli occhi. -Che non ci hai sempre odiati. E che moriremo.- mente.

Mahiro sorride. -Ci può scommettere, Sensei.- dice. Poi pensa a qualcosa, concentrato, e: -Ora può sorridere, stiamo per andarcene.- E inizia a tossire.

Tanto, forte.

Sangue.

Naruto pensa alla conversazione che avevano avuto il giorno prima, mentre gli altri shinobi dormivano.

 

-Sensei, come fai a sorridere sempre?- aveva chiesto Mahiro, guardando il sorriso di Naruto.

Il biondo si era girato, stupito. -Perché penso a cose belle.-

-Ma come fai?! Siamo in guerra, maledizione.-

-Proprio perché siamo in guerra cerco di pensare a cose belle. E' l'unico modo per non... farmi coinvolgere dalle crudeltà della battaglia.- aveva spiegato stanco.

-Dovresti sorridere solo alla fine.-

-Quando sarò a Konoha?- aveva chiesto il biondo, felice di sapere che anche al suo allievo preferito mancava casa. Ma Mahiro aveva riso. -Quando starai per morire.-

 

Naruto non vuole che il suo allievo preferito muoia sul quella dannata neve.

Eppure sta per succedere.

-Addio.- mormora osservando il ragazzo. Ma quello che vede non è un ventenne che tossisce sangue, steso nella neve con gli occhi socchiusi e il volto dolorante. Non è un traditore del Villaggio.

Quello che vede è il bambino sveglio e un po' strafottente che lo ha più volte deriso per la sua insana passione per il ramen, il moccioso che lo pregava di allenarlo ancora -ancora!- finché non gli facevano male le gambe, le braccia, i polmoni. Il ragazzino che insieme a Ichi e Hitomi giocava a chi era “il ninja preferito del Sensei”, senza mai avvertire i compagni della ovvia preferenza di Naruto nei suoi confronti.

Il ragazzo più orgoglioso di Konoha. Della sua generazione, perlomeno.

Mahiro gli sorride, ma non risponde. Non ci riesce. Ha la bocca piena di sangue e sta soffocando.

Naruto sa che sta morendo.

 

Ma Naruto non morirà.

Perché lui non può morire. Non morirà per Konoha, per sé stesso, per i suoi amici, per i suoi compagni, per Sasuke. Naruto non morirà perché, cazzo, lui è il prossimo Hokage.

Naruto non morirà perché vuole dimostrare a Mahiro, a tutti, che la pace a cui nessuno crede e in cui nessuno spera, è possibile.

Basta volerlo davvero.

E allora Naruto si tira su, con fatica, e si siede contro la corteccia di un albero.

E' preoccupato. Non tanto per la ferita, che se continua a premere forte si chiuderà grazie al chakra della Volpe, ma per il pericolo che corre a rimanere allo scoperto, dove i nemici possono vederlo.

Dovrebbe cercare un nascondiglio, ma non ce la fa.

Strano.

La ferita è abbastanza profonda, ma Kyuubi avrebbe già dovuto guarirlo.

Un sospetto gli sfiora la mente. Sposta lo sguardo sulla neve accanto a lui, finché non lo vede.

Il kunai che Mahiro ha usato per trafiggergli l'addome.

Lentamente cerca di avvicinarsi, ma cade rovinosamente a terra. Il dolore è troppo forte. “Stringi i denti, Naruto”, si dice. “Pensa a Sasuke.”

E così fa.

In quel preciso momento Sasuke potrebbe essere nascosto da qualche parte, o in perlustrazione, o magari i quel preciso istante sta combattendo contro i nemici.

Naruto vuole davvero morire e non vederlo mai più?

No.

Si alza, deciso, e si lancia verso il kunai. Geme di dolore, un dolore lancinante alla pancia che gli mozza per qualche istante il respiro, ma almeno il kunai ora era accanto a lui. Respira affannosamente, dolorante.

Poi si stringe l'addome e controlla la lama dell'arma.

Come pensavo.”

Chiude gli occhi.

È adesso, che Naruto sorride. Gli angoli della sua bocca si sollevano in modo doloroso, tristissimo.

Il suo allievo preferito l'ha pensata bene. Ovviamente, conoscendo il suo Sensei, il ragazzo si era preparato, cospargendo il kunai di veleno, un veleno che -in pochi lo sapevano- bloccava il chakra del demone e non permetteva a Naruto di “guarire”.

Bastardo”, pensa.

Naruto non può morire. Non vuole, maledizione.

Prova a riflette. Non riesce a muoversi e non può andare a nascondersi. Non sa come chiamare aiuto -le uniche persone che avrebbe potuto chiamare sono quelle che lo hanno tradito e che ha appena ucciso-. Cosa può fare?

Non riesce neppure a pensare razionalmente, la testa gli gira e ha la nausea.

Ha l'impulso di vomitare.

Probabilmente sta per svenire.

Si tira uno schiaffo in faccia, potente. Non può permettersi di svenire.

Okay Naruto, pensa. Se crei una copia puoi provare a cercare aiuto.” riflette. Però se la copia dovesse trovare i nemici, poi quelli troverebbero subito lui, l'originale.

Senza contare che non riesce a muovere neppure un dito, figuriamoci creare una copia con il kage bunshin.

Poi Naruto inizia a sentire freddo. Brutto, brutto segno.

Se non trova una soluzione in fretta, su quella schifosa neve ghiacciata morirà.

Sente lo stomaco brontolare, gli fa un male cane. Prova a respirare con calma, cercando di regolarizzare i battiti, ma comincia a vedere tutto sfocato. E' in quel momento che Naruto capisce che sta per morire. In un primo momento si ribella; la rabbia lo invade e cerca di alzarsi, di cambiare il suo destino crudele.

Vuole alzarsi, ci prova ma non ce la fa.

Singhiozza, disperato. Non vuole morire, non vuole! Stringe i denti, e ci riprova.

Ancora, ancora e ancora; ma nulla cambia.

Sconfitto si lascia cadere a terra.

-Non voglio morire..- mormora sfinito. Si stringe l'addome, respirare gli provoca fitte acute e dolorose.

-Io sono Naruto Uzumaki- continua, insistendo. -Sono il futuro Hokage, io. Non mi sono mai arreso.- dice.

-Non mi arrenderò! Hai capito Mahiro?! Io non mi arrendo! E' questo il mio credo ninja, cazzo!- urla furioso verso il cielo. E si alza.

Singhiozzando dal dolore, stringendosi forte la pancia e urlando dal male, ma si alza.

E comincia a camminare.

Non gli importa più di dover passare inosservato, non gli importa niente di Konoha, di dimostrare qualcosa a qualcuno, di vincere la guerra.

Vuole solo vivere.

Vuole solo tornare a casa da Sasuke.

Si appoggia al tronco di un albero, distrutto.

Quando tornerà da Sasuke, l'alternativa la esclude dalla mente, lo abbraccerà talmente forte da impedirgli di respirare. Lo bacerà con tanta passione da fargli dimenticare il suo nome, il suo Paese, la sua casa.

E questa volta sarà lui a possederlo. Già si immagina le sue proteste, i litigi che questa scelta porterà.

Ma non gli importa.

Vuole solo Sasuke. Vuole solo vivere.

Sorride.

E sorridendo cade inerme sulla neve fresca; una pozza di sangue si apre velocemente sotto di lui.

Ma lui pensa a Sasuke. E tutto va bene.

 

 

 

Sasuke è infreddolito, si stringe forte nel suo maglione da shinobi. Vorrebbe due cose, lui. Essere nel suo salotto a Konoha, di fronte al caminetto acceso, ed essere al fianco di Naruto. Ha una brutta sensazione da quando si è svegliato, ma non capisce cosa sia. E' come se il suo stomaco si fosse chiuso, una strana angoscia gli impedisce di respirare. Non sa perché, ma vorrebbe abbandonare la missione e andare a cercare Naruto. Ha pensato a lui in continuazione nelle ultime tre settimane di guerra, ma adesso sente proprio il bisogno fisico di vederlo, di assicurarsi che sta bene. Perché in guerra può succedere di tutto, e lui non ha notizie del biondo da troppo tempo.

Al suo fianco un giovane ninja starnutisce. -Mi spiace.- mormora poi, guardandosi attorno come per assicurarsi che il rumore involontario che ha fatto non abbia rivelato ai nemici la loro presenza. Sasuke scuote la testa. -Anche se avessero sentito, non attaccherebbero ora. E comunque anche se ti guardi intorno non li vedrai mai.- lo informa a bassa voce, nervoso. Dio, vorrebbe solo che qualcuno gli dicesse che Naruto sta bene. -Ha ragione.- conferma il ragazzo, annuendo piano. Poi si stringe di più nella coperta bianca che Sasuke è riuscito a procurarsi, quella che il moro ha ceduto alla sua squadra e che i compagni hanno dato a lui, il più giovane. -Capitano..- sussurra poi lo stesso ragazzo, indeciso.

Sasuke si volta a guardarlo.

-Sta bene?- domanda lo shinobi, preoccupato. Il Capitano è strano da quella mattina, non riesce a capire cosa possa averlo reso così... all'erta.

Il moro è sorpreso: non credeva che i suoi uomini potessero accorgersi del suo stato d'animo. Che sia davvero così facile da leggere? Oppure la sua ansia è così grande da straripare dalla sua anima?

-Si nota tanto?- chiede agitato. Non vuole che la sua squadra lo reputi un coniglio. D'altronde, per loro, l'unico motivo d'ansia che potrebbe avere il loro capitano è la paura. Peccato che Sasuke non ha paura per sé, ma per Naruto.

Lo shinobi si gratta la testa. -Beh, è piuttosto evidente che qualcosa la preoccupa.- dice lento, come per contenersi. Sasuke annuisce. -Ho paura per un compagno.- ammette guardando la neve fuori dal nascondiglio. Il ninja sgrana gli occhi. -Un compagno?- chiede, confuso.

Sasuke lo guarda. -Il Capitano Naruto non da notizie da un po', hai notato?- fa presente l'Uchiha, scrutando il mondo fuori da quella grotta. Lo shinobi annuisce. -Sì..- conferma a bassa voce. -Ma avevo paura a parlarne con voi.- confida timoroso.

Sasuke volta la testa a guardarlo. -Paura?- domanda stranito. Il ragazzo sospira. -Naruto-sensei e voi avete uno... stretto legame ed io...- le parole gli escono lente, tirate. Sasuke capisce qual è il problema. -Io e Naruto siamo fidanzati.- conferma, guardandolo dritto negli occhi. -Non mi vergogno ad ammetterlo.-

Lo shinobi sussulta, sgranando gli occhi. -Non volevo dire questo!- si scusa immediatamente, scioccato. -Ciò che intendevo dire è che...- si ferma, poi sospira. -Anche io sono preoccupato per Naruto-sensei.- ammette.

E allora Sasuke si alza, lo raggiunge, gli afferra una mano. -Cosa dobbiamo fare?- chiede in consiglio, disperato, lasciando che tutta l'ansia, la preoccupazione e la paura traspaiano dal suo tono. Il ninja deglutisce. -Io andrei a cercarlo.- confessa.

Sasuke sospira come di sollievo, poi sveglia la sua squadra.

Quando sono tutti pronti si gira verso quel giovane shinobi, che gli ricorda maledettamente qualcuno, e: -Come ti chiami?- domanda.

Lo shinobi quasi gli sorride. -Ichi.- commenta. -Nara Ichi.-

Sasuke annuisce. Il figlio di Shikamaru, pensa. L'allievo di Naruto.

E poi sono tutti sotto la fitta neve a cercare la squadra del Capitano Uzumaki.

 

 

 

 

Correvano ormai da alcune ore, quando scorsero i corpi in lontananza, stesi a terra in mezzo alla neve fresca. Pensavano di non doverli trovare mai, credendo erroneamente che fossero nascosti da qualche parte nel bosco. Si erano illusi di poterli aiutare. Eppure i cinque corpi immobili sembrano dire, urlare alla squadra Uchiha che tutto quello che faranno sarà inutile, perché ormai per quei cinque ninja è troppo tardi. Fortuna che Sasuke non ascolta mai quello che gli viene detto, e fa sempre di testa sua.

-Naruto!- urla sgomento, precipitandosi insieme a Nara Ichi verso il corpo del biondo, sotto cui si estende un'impressionante pozza di sangue. Dio, ti prego, pensa solo Sasuke, chiudendo gli occhi, fa che sia vivo. Non ricorda molto degli attimi successivi, sa solamente che finché non ha sentito Naruto tossire ha creduto seriamente di essere sul punto di morire.

Ricorda di aver scosso violentemente il corpo del biondo, ricorda il sospiro di sollievo di Ichi, che lui aveva immediatamente imitato, ricorda di aver visto il ragazzo avvicinarsi timoroso verso un altro corpo steso nella neve, ricorda di averlo visto chiudere gli occhi e tremare, ricorda di aver visto arrivare la squadra di Sakura e ricorda gli occhi prima sgranati dal terrore della ragazza, il suo viso sollevato poi. Ricorda di aver visto con la coda dell'occhio una giovane shinobi arrivata con la squadra dell'Haruno precipitarsi al fianco di Ichi, tremando violentemente. Poi ricorda solo di essere scoppiato a piangere.

 

 

 

-Sasuke, cosa diamine è successo?- domanda in ansia Sakura, abbassandosi sul corpo di Naruto, poggiando le sue mani sul cuore del biondo e concentrando lì tutto il suo chakra. Il moretto scuote la testa, senza preoccuparsi minimamente di nascondere le lacrime che gli rigano il viso. La ragazza lo vede tremare, quando Naruto si lamenta, dopo il tocco di Ichi che gli sfiora appena il fianco. Il ragazzo è tesissimo, continua a guardarsi intorno trattenendo il pianto, ad accarezzare affettuoso la testa della ragazza accanto a lui che piange e guarda con orrore il corpo degli altri ninja, a cercare il contatto fisico con il suo sensei, sperando di rivederlo in piedi.

Sasuke capisce di dover far qualcosa, anche solo alzarsi e guardare da un'altra parte. Se continua a fissare il sangue sul corpo di Naruto, la sua espressione sofferente, le mani insanguinate di Sakura, sa che potrebbe definitivamente impazzire.

Perciò si alza, seppur con difficoltà, e osserva la sua squadra, che lo sta fissando preoccupata. Fa un cenno con la testa, cercando di tranquillizzare i ragazzi. Quelli continuano a guardarlo come se dovesse svenire da un momento all'altro. E in effetti è così: Sasuke è talmente pallido che gli shinobi temono proprio quello.

Quando poi: -Sasuke-sensei, ha bisogno di una mano?- gli chiedono, il moro capisce che deve davvero cercare di riprendersi, di respirare con calma, di concentrarsi su qualcos'altro. Si asciuga gli occhi lentamente, con gesti precisi e studiati, chiude gli occhi e pensa di essere a Konoha, si convince che il ragazzo steso al suolonon è Naruto. Fatto questo è semplice aprire gli occhi e osservare con sguardo oggettivo il luogo in cui si trovano. Perché se Sasuke ha una qualità è proprio quella: riuscire ad estraniarsi dalla realtà, essere in grado di osservare e studiare una situazione senza che i sentimenti personali gli offuschino la vista.

Quando i membri della squadra Uchiha notano lo sguardo di Sasuke, sospirano di sollievo. Speravano proprio che riuscisse anche in quella situazione a tirarsene fuori come un vero shinobi. Il moro intanto si guarda attorno. La neve che continua a scendere ha leggermente modificato il luogo, ma Sasuke ne è sicuro: su quel terreno, a combattere contro i cinque ninja, ci dovevano essere state centinaia di persone. Ed è assurda come realtà, visto e considerato che sono in guerra: un gruppo così numeroso non passerebbe mai inosservato, ed è impossibile che tutte quelle persone si siano messe a combattere contro una squadra così inferiore di numero. Stupido pensare che un gruppo numeroso come quello si sentisse in pericolo di fronte al team Uzumaki.

Una possibilità è che in realtà i nemici fossero di numero infinitamente minore, e che il possessore di buona parte di quelle impronte fosse nientemeno che Naruto, che con il suo Kage bunshin aveva provato a difendere la sua squadra. E' l'ipotesi più probabile, quella che urla di essere ascoltata e che ogni ninja darebbe per scontata. Ma a Sasuke non la si può dare a bere.

Ha notato la scia di sangue che si trascina dal corpo di uno degli shinobi stesi a terra fino a Naruto, ha sentito l'odore della digitalis purpurea, la pianta che se tagliata e schiacciata fino a farla diventare come crema, diventa l'unico veleno in grado di contrastare la forza curativa di Kyuubi sul corpo del biondo, ha capito che quello che è successo è una verità che dovrà rivelare con molta cautela. Perché Sasuke non è stupido, non gli hanno assegnato il titolo di ninja più potente di Konoha, dopo Naruto e Kakashi, l'attuale Hokage, solo perché possiede lo Sharingan.

Non si fa fregare, lui.

E anche se vorrebbe con tutto il cuore sbagliarsi, cambiare la realtà delle cose è impossibile. Non può chiudere gli occhi e guardare semplicemente da un'altra parte: non può. E' per questo che ritorna accanto al biondo, è per questo che si lascia cadere sulle ginocchia, è per questo che afferra una mano di Naruto e la stringe.

-Sasuke, tutto okay?- domanda Sakura -preoccupata di vedere il moro osservare con dispiacere e tristezza il viso del biondo- e spostando le sue mani a chiudere la ferita sull'addome di Naruto. Il moro annuisce, senza spostare lo sguardo dalla pelle bianchissima di Naruto. -Non dovremmo cercare di tenerlo al caldo?- chiede, la voce roca e tremante, mentre si sfila il suo giubbotto, mentre prova a togliersi dalla mente l'orribile immagine di Naruto morto.

Ma Sakura scuote la testa, gli fa cenno di rivestirsi: per ora l'importante è curare la ferita, penseranno dopo a quello. Lei ancora non ha capito cosa veramente si è svolto in quel bosco, non ha ancora guardato in faccia la realtà. Forse è per questo che appare così calma.

Sospira, Sasuke, infilandosi nuovamente il suo giubbino da shinobi, alzandosi e guardando il ragazzo di nome Ichi piangere apertamente tenendo stretta la ragazza della squadra di Sakura. E ricorda. Quella ragazzina l'ha vista migliaia di volte accanto a Naruto, accanto al figlio di Nara che adesso finalmente riconosce. Come ha fatto a non ricordarlo fino ad ora gli sembra assurdo: Naruto porta con sé quei ragazzini fin da quando erano genin. Non si è mai interessato al team di Naruto, Sasuke, non ha mai pensato di informarsi sul passato dei suoi allievi: gli sembrava inutile. Aveva già i suoi, di allievi, di cui preoccuparsi, era stupido pensare anche a quelli del suo ragazzo. Eppure adesso all'improvviso ricorda: il viso sorridente di Naruto quando: -Questa è la mia squadra!- gli aveva annunciato fiero, mostrandogli i tre mocciosi. Un ragazzo sorridente che prendeva a cuore ogni persona, che si sacrificava per qualunque causa ritenesse giusta; un ragazzino più calmo, freddo, che però proteggeva le persone a cui voleva bene, che dimostrava di essere molto bravo nella tecnica della moltiplicazione del corpo e che era incredibilmente orgoglioso; una ragazzina timida ma molto sveglia che lo guardava con occhi pieni di curiosità, abilissima nelle tecniche illusorie e curative. Come se fossero i suoi stessi allievi, Sasuke ricorda perfettamente tutto di loro, come un flash. Ricorda tutte le parole, le lamentele e le sfuriate di Naruto nel tempo; ricorda le cene con i ragazzi e i loro amici; ricorda i cognomi dei tre allievi del biondo. Nara, Katou e Hatake. Il figlio di Shikamaru e Temari, un ragazzino rimasto orfano di entrambi i genitori dopo la Quarta Guerra e la figlia di Kakashi e Sakura. Quasi sorride, pensando a come la sua mente elimini le informazioni che non gli interessano, i fatti che non gli riguardano e che pensa essere inutili. Perché scordare la faccia della figlia di Sakura-chan, la sua migliore amica, è scandaloso persino per uno come lui. In fondo, quella mocciosa ce l'ha sotto gli occhi da quando è nata. Senza contare il fatto che lui è persino il suo padrino.

Sospira di nuovo, girando la testa a guardare Sakura e Naruto. Se perdesse il biondo ne morirebbe, già lo sa. Deglutisce e si avvicina a Ichi, poggiando una mano sulla sua spalla: non sa com'è perdere un compagno, ma sa che qualunque parola di conforto sarebbe inutile.

Il ragazzo gli sorride appena, tra le lacrime, ringraziandolo con lo sguardo e stringendo più forte Hitomi, l'allieva di Naruto. Sasuke capisce che tra i due c'è qualcosa di più della semplice amicizia: lo capisce dalla gentilezza dei gesti del ragazzo, dalla totale fiducia che lei ripone in lui. Lo vede dai piccoli baci che Ichi le posa sulla testa, cercando di consolarla.

Chiude gli occhi, nauseato. Come farà a dire loro cos'è successo? Come reagiranno sapendo la verità?

Scuote la testa e torna da Naruto, decidendo di fare una cosa alla volta. Al primo posto tra le cose da fare, ovviamente, rimettere in piedi il biondo.

 

 

 

-Mamma, come va?- sussurra Hitomi, la voce poco più di un respiro. Si asciuga le lacrime, cercando di apparire forte, almeno di fronte a tutti quegli shinobi. Poi potrà lasciarsi andare con Ichi. Sakura si volta a guardare la ragazzina, dispiaciuta. -Mi dispiace per Mahiro.- dice con gli occhi pieni di tristezza. La ragazza annuisce, le fa cenno di continuare. Sakura sospira. -Ormai ha smesso di sanguinare, dovrei essere riuscita a guarire gli organi interni alla perfezione. Naruto dovrebbe svegliarsi a breve.- informa seria, ancora un po' preoccupata. Ha notato fin da subito che c'era qualcosa che non andava, in quel posto. Come una tessera di un puzzle lasciata lì apposta per loro, che sembrava appartenere a quel puzzle dai colori che si somigliavano, ma che in realtà non c'entrava niente.

Ne ha avuto la conferma quando aveva visto lo sguardo di Sasuke, serio, dispiaciuto, doloroso.

Non sa cos'è successo, ma ha capito che non le sarebbe piaciuto sentire il racconto dell'accaduto.

Lo sa e basta.

Hitomi alza appena i lati delle labbra, in un sorriso tirato, sofferto. Nell'abbraccio di Ichi sta tremando. Sasuke afferra la mano del biondo e la stringe: gli sembra l'unica cosa da fare.

E poi finalmente Naruto strizza un po' gli occhi, mugugna qualcosa e li apre lentamente. A tutti quanti esce un sospiro di sollievo dalle labbra.

Quando: -Sasuke?- farfuglia confuso Naruto, guardandosi attorno come spaesato, il moro si abbassa e lo bacia con disperazione, bisognoso di sentire il biondo lì, vivo accanto a sé. Naruto risponde al bacio, confuso ma felice del gesto del suo fidanzato che solitamente è molto restio a dimostrazioni d'affetto pubbliche. Poi: -Come ti senti?- gli chiede Sasuke, staccandosi dalle sue labbra e accarezzandogli i capelli. Naruto ci pensa. -Abbastanza bene.. Sono un po' ammaccato ma non provo dolore.- commenta, provando a muoversi. -Sono molto debole.- constata stupito. -Che cosa è successo?- domanda.

Sakura gli si avvicina, gli sorride, poi: -Questo lo chiediamo a te.- esclama.

Il biondo la guarda confuso, non riesce a capire, ma il suo respiro accelera, il suo battito aumenta. Inconsciamente il suo corpo rivive l'accaduto, portando Naruto in uno stato di panico.

-Naruto, eravamo preoccupati perché non davi tue notizie da troppo tempo.- cambia discorso Sasuke, consapevole di dover far tornare la mente di Naruto a quei momenti dolorosi creando un percorso mentale diverso da quello che Sakura voleva usare. Ormai conosce troppo bene Sakura, è sicuro che avrebbe provato a interrogarlo, lo avrebbe messo sotto torchio, facendo solo peggio. Perciò prova a far rilassare Naruto, a calmarlo. Spera di riuscire ad ottenere la conferma alle su supposizioni. Vede che il biondo lo guarda, ansioso. Sasuke gli sorride. -Eravamo preoccupati, così io e Ichi abbiamo deciso di venirti a cercare.- continua accarezzandogli la guancia. -Stavo per impazzire, sai. Non riesco a stare più di una settimana senza di te. Cercavo di non far vedere agli altri che mi mancavi, ma lo ha capito persino quello stupido cane ninja che mi segue sempre che stavo per impazzire.- commenta sorridendo. Naruto ridacchia, divertito. Quel cane segue Sasuke da qualche anno ormai, ma nessuno ha ancora capito perché. Naruto lo ha preso in giro per così tanto tempo, per colpa di quello stupido cane, che Sasuke non fa neppure più caso alle sue sottili battutine.

-Ricordi cosa dice sempre Kakashi?- azzarda serio, osservando attento le reazioni che Naruto avrà, -Che i compagni non li si sceglie, bisogna subirseli e basta.-

Vede Naruto corrugare le sopracciglia, confuso; Sakura guardarlo con un'espressione da: cosa-diamine-c'entra-'sta-cosa; gli altri shinobi preoccuparsi della sua salute mentale: ma lui fissa Naruto, concentrato.

-Quante volte ti ha preso in giro, quando tornavi a casa brontolando? Sia da bambini, sia con il tuo team. Ricordi quando tornavi a casa arrabbiato con Ichi e Mahiro, e lui si metteva a ridere?- continua, facendo finta di non vedere gli sguardi scioccati e arrabbiati degli altri, scandalizzati dalla tranquillità, dal poco rispetto del moro alla morte del ragazzo, Mahiro, che era stato allievo di Naruto. Li ignora, sempre più attento alle reazioni del biondo.

Naruto abbassa lo sguardo, si guarda le mani. La confusione è ben visibile sul suo volto. Poi Sasuke lo vede sgranare gli occhi, tremare. Ha il petto nudo, sì, ma non trema per quello. Alza lo sguardo e guarda Sasuke, cercando all'interno dei suoi occhi le risposte che cerca. Quindi deglutisce a gonfia il petto, cercando di mentirebene.

Si gira a osservare il viso di Hitomi. La sofferenza che vi scorge gli fa venire il magone. -I nemici ci hanno attaccati.- mente, spostando lo sguardo verso il terreno ricoperto di neve. -Non sono riuscito a salvarlo.- sussurra appena, violentandosi mentalmente per non guardare il corpo morto del suo allievo. Naruto non vuole che Ichi e Hitomi scoprano che il loro migliore amico è un traditore. Non ce la farebbero a continuare a vivere, altrimenti. Se non lo sa lui...

-Ha s-sofferto?- chiede la ragazza, in lacrime.

Naruto si alza, barcollando, la raggiunge e l'abbraccia. -No.- mente di nuovo, la voce gli gli trema.

E questa volta i ragazzi capiscono che Naruto non sta dicendo la verità.

Guardano la ferita sul suo addome, la sfiorano con i polpastrelli delle loro dita sottili. E capiscono.

Solo Mahiro poteva conoscere l'unico punto debole del Sensei.

Solo lui.

Scoppiano a piangere insieme. Tutti e tre.

 

 

 

E poi, quasi senza che se ne accorgessero, la guerra è finita.

Le due squadre, quella di Sasuke e quella di Sakura, avevano portato immediatamente al sicuro Naruto, coprendolo con una coperta pesante -quella che Sasuke era riuscito a trovare per i suoi uomini-, nascondendolo ai nemici. Avevano aspettato per giorni e giorni, premurandosi di trovargli cibo e acqua, tenendolo al caldo e proteggendolo. E poi la guerra era finita, e loro avevano vinto.

Naruto a quella notizia aveva sorriso, raggiante, per poi scoppiare a piangere. Avevano vinto.

 

Adesso Naruto è con Sasuke, Sakura, Ichi e Hitomi, fuori sulla neve. Gli altri sono andati ad aiutare la squadra di Kiba a cercare feriti, a dare una mano. Quando Sasuke aveva visto Kiba, dal nascondiglio in cui si erano rifugiati, non era riuscito a crederci. Vedeva il ragazzo guardare il paesaggio attento, ma tranquillo. Come se non ci fossero pericoli in agguato, come se non dovesse preoccuparsi di nascondersi. Era uscito dal nascondiglio correndo come impazzito, andando verso l'amico con la speranza del cuore. Quando questo gli aveva sorriso, felice di vederlo salvo, Sasuke aveva sospirato di sollievo, i suoi muscoli si erano rilassati, un peso enorme era come sceso dalle sue spalle. Aveva rischiato di scoppiare a piangere di nuovo.

Ma presto la felicità di Sasuke si era placata, si era scontrata con il dolore di Naruto.

-Alla fine avevo ragione io.- sussurra il biondo, alzando finalmente lo sguardo al cielo, gli occhi lucidi. -C'era bisogno di farsi ammazzare per niente, Mahiro?- chiede, non riuscendo a fermarsi. Il suo allievo preferito è morto, perché ha stupidamente perso la speranza. Non si è fidato né di Naruto, né di sé stesso. Una lacrima riga il viso di Naruto, che si aggrappa a Sasuke per non cadere, ancora un po' debole. -Hai visto?- domanda al cielo, aspettandosi quasi che questo gli risponda. -La guerra l'abbiamo vinta. Non ci credevi, ma è successo. Ti dimostrerò che la pace è possibile, farò di tutto per farti vedere che avevi torto.- dice, abbassando lo sguardo sul terreno, stringendo i pugni e asciugandosi le lacrime. Come se si vergognasse di essere così debole, così fragile.

-Va bene soffrire, Usuratonkachi.- lo rassicura Sasuke, accarezzandogli piano una guancia. Naruto chiude gli occhi e si appoggia contro il suo palmo, cercando calore, cercando sicurezza. Poi Sasuke continua, triste. -E' okay piangere per la morte di qualcuno a cui volevi bene.- conferma.

E allora Naruto si stringe forte al corpo caldo e rassicurante di Sasuke, e piange.

Sfoga tutto il suo dolore, il suo dispiacere e il suo senso di colpa attraverso lacrime salate e pesanti che si infrangono sulla pelle del suo ragazzo.

Trema, Naruto. E piange.

Non se ne vergogna più.

 

Perché Naruto è un uomo, è un orfano, è un Jinchuuriki, è un eroe come dicono tutti, è un sognatore ed è uno shinobi. Ma sopratutto Naruto è un essere umano.

  
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