15/01/2012
9 recensioniInsieme a te cresce il resto
«Dai, apri, dai!» batti una mano spalancata sulla porta, terrorizzato. I piedi hai smesso di pestarli per terra quando hai visto che non serve a nulla, ma ora nemmeno quei colpi all'uscio sembrano fare effetto. I tuoi occhi si sono abituati al buio presto, ma questo non ti salva dalle paure; è per questo che eviti di spostarli dalla porta. Intorno non c'è niente. Te lo ripeti per darti coraggio, inutilmente. Erompi in singhiozzi prima di capire che stai per farlo. L'uscio si apre, Sirius ti guarda allarmato per un lungo istante, prima di esplodere in una risata grande.
«Dai scemo!» divertito, tirandoti a sé «Non frignare, vieni qua»
Dodici
Ridi insieme agli altri alla battuta di Yaxley sui Mezzosangue. Non sai se sia divertente per davvero - ti sembra anzi un po' volgare e di gusto dubbio - ma Yaxley è grande e di certo capisce cose che tu ancora non afferri. Ridi per non fare la figura del bamboccio, perché stare in mezzo a quelli più anziani ti fa sentire importante, in qualche modo. Quando sposti lo sguardo trovi gli occhi perlacei di tuo fratello che ti guarda serio, grave, ordinandoti con un cenno del capo di seguirlo.
Quando ti chiede se ti pare divertente vorresti dire non lo so, ma cambi idea.
«Sei proprio come tutti gli altri Black»
Quindici
Odi le urla perché solleticano le tue emicranie. Ti sei tappato in camera sperando che quelle grida non ti seguissero. Non ti hanno seguito, infatti, e te ne sei rimasto lì a poltrire per un tempo che non riesci a definire. Tanto finisce, pensi, finisce, come tutte le volte. Pensi questo non ti accorgi che, al primo piano, in effetti tutto si è fatto silenzioso. La porta si apre, trasali.
«Io me ne vado» potrebbe essere chiunque a parlare, tanto suona impersonale «Vedi di rinsavire finché sei ancora in tempo. Sempre che tu sia effettivamente ancora in tempo»
Non hai tempo di capire. Ti volti e Sirius non c'è già più.
Sedici
Brucia. Brucia come nient'altro al mondo. Ti mordi il labbro forte - fortissimo - per non urlare e per scacciare il dolore con altro dolore. Non funziona. Scoppi in un grido lancinante, mentre tutta la tua forza la concentri nella mano destra - stretta attorno al braccio sinistro, poco sotto al gomito - per impedirti di sottrarti a quella pena che, ti ripeti, è necessaria.
«Shhh» nel dolore hai solo una percezione vaga della mano di Bellatrix che ti accarezza i capelli «Sei bravissimo, Reg, ce l'hai fatta. Guardalo, è il simbolo dell'eternità»
Tra le lacrime lo vedi offuscato, il tuo Marchio, sul braccio che ti pulsa come se stesse per esplodere.
Diciannove
Non c'è più niente di umano in questo. L'hai capito tardi, ma ora non importa. Il terrore - un terrore così lontano dalla tenera paura provata quando, a sei anni, Sirius ti chiudeva nello sgabuzzino - è profondo; la consapevolezza così cruda che nemmeno ti paralizza. Sai cosa devi fare, probabilmente sai anche come andrà a finire. Ti scappa un sorriso mentre ci pensi.
«Nessuno di noi arriverà mai ai quarant'anni» ti ricordi quando, anni fa, Sirius disse la frase che ora ripeti.
Sollevi il medaglione con mani tremanti, gli occhi che ti si riempiono di luce grama.
Almeno tu salvati, fratello. E dopo questo non vuoi più pensare ad altro.
Doveroso angolo dell'autrice: come scritto nella descrizione, questa storia partecipa ad un contest, ed è il primo in cui mi cimento. Il tema era i Mangiamorte e, avendo scelto Regulus, ho pensato a una specie di spin-off drabble della long Quando a vent'anni ti svegli e fuori c'è la guerra. Hope you like it :)