Snuff
1- Bury all your secrets in my skin,
come away with innocence and leave me with my sins.
Caroline
premette il bottone della chiusura centralizzata senza neanche guardare
la propria auto posteggiata a qualche passo di distanza prima di
procedere a passo svelto verso casa Salvatore.
Si
sistemò la borsa in spalla con un gesto automatico mentre la sua
mente si perdeva in pensieri confusi e pericolosi, i pensieri di chi
aveva creduto di vedere l’umanità nel diavolo.
Non
era facile, per Caroline, dimenticare con quanta sincerità lui
le aveva chiesto di scegliere tra la vita e la morte. Non c’era
neanche un briciolo di crudeltà o di inganno in quella domanda,
le stava solo dando l’opportunità di scegliere,
quell’opportunità che Katherine le aveva negato
trasformandola in vampira mentre, la doppelganger lo sapeva bene, aveva
ancora in corpo il sangue di Damon.
Le
aveva offerto l’opportunità di fuggire da
quell’incubo che era ormai diventata la sua vita: l’eterna
lotta contro il male, le torture di suo padre, il tradimento di Tyler.
Non
poteva credere che l'asservimento a cui il ragazzo era sottoposto fosse
tanto potente da impedirgli di reagire, da far si che arrivasse a
mordere lei, lei che lo amava e che era stata disposta a fidarsi di lui
nonostante le circostanze li dichiarassero palesemente nemici,
nonostante tale fiducia, in quel contesto, fosse la più
difficile da concedere.
Era
stato lui ad ordinare a Tyler di morderla. Eppure, al suo desiderio di
vivere, l’aveva salvata senza pensarci due volte.
Il sangue dell’ibrido scorreva adesso nelle sue vene. Tremendo, Salvifico.
-Come stai?
Il suo cuore perse un battito e fece una capriola nel petto.
Non si aspettavo di trovarselo davanti.
Non si aspettava di sentirsi riconoscente verso quell’uomo infido e abietto.
-Come
stai, oggi?- ripetè avvicinandosi, con le mani in tasca, come un
qualsiasi giovane uomo che si accinge a sostenere una cortese
conversazione con una qualsiasi ragazza.
-Io..sto meglio..- riuscì a sussurrare con lo sguardo basso, passandosi una mano tra i capelli.
-Ne sono felice.
Alzò lo sguardo e vide che stava sorridendo.
Se
non avesse saputo quanto male si annidava nel cuore di Klaus, quanti
piani sanguinosi, quanta indifferenza nei confronti della vita…
avrebbe potuto pensare che si trattasse di un sorriso sincero.
Fece
un passo indietro tentando di allontanarsi mentre nella sua mente si
dipingeva l’immagine di lui che, con la sua velocità
sovrumana a lei così familiare, le sbarrava la strada.
Ma non lo fece.
Le afferrò semplicemente un polso, delicatamente.
-Non devi avere paura di me, non c’è alcuna ragione per cui debba ucciderti. Non per il momento, almeno.
Sembrò
quasi tranquillizzata da quella frase: non la rassicurava il fatto che
non volesse ucciderla, ma che avesse specificato che non era sua
intenzione “per il momento”.
Era molto più realistico.
Molto più simile a se stesso.
-Cosa vuoi?- gli chiese seria guardandolo negli occhi.
-Assicurarmi che tu stia bene. Non pensavo che Tyler avrebbe obbedito al mio ordine.
Lei sbuffò, amareggiata.
-Sarai felice di sapere che i tuoi mostri non possono sottrarsi al tuo volere, in nessun modo e per nessuna ragione..
-E’ ironico..- cominciò avvicinandosi a lei e guardandola negli occhi, -sentir parlare una vampira di mostri.
-Lo
è ancora di più poter osservare l’incoerenza del
male.- rispose lei sostenendo fieramente lo sguardo dell’Antico.
Le rivolse un’occhiata interrogativa, incuriosito da quella constatazione.
-Hai
ordinato al ragazzo che amo di uccidermi, senza dubbio esilarato dalla
crudeltà della tua macchinazione, e poi mi hai salvata.
Perché?
Il tono di Caroline Forbes era gelido. Razionale. Sicuro, così sicuro da spiazzarlo.
Riflettè
per un qualche istante sul motivo per cui non aveva voluto arrivare
fino in fondo al suo piano che, evidentemente, stava funzionando e la
sua mente lo riportò per un istante al capezzale della vampira,
si rivide osservare gli occhi lucidi e disperati di lei, ricordò
ogni sfumatura di sofferenza nella sua voce.
-E’ più crudele costringere qualcuno ad una eternità dannata che ucciderlo.
Entrambi sapevano che non era così.
Le aveva chiesto se volesse davvero vivere ancora, non l’aveva costretta in alcun modo.
Lo sapeva Caroline, che guardandolo negli occhi capì di non dover indagare oltre.
Lo sapeva Klaus che, sotto lo sguardo attento della giovane donna, si sentiva quasi a disagio.
Il bene lo metteva a disagio. L’aver salvato quella ragazza, invece, lo confondeva.