Volevo ringraziare tutti voi che avete recensito il primo capitolo! Cioè, grazie mille! Già 9 recensioni in una sola pubblicazione *-* vi adoro, non ho altro d'aggiungere! <3
Adesso, quindi, vi lascio al capitolo! E... buona lettura!
2.
Il suo canto
Quando
la nave attraccò, Edward, si diresse all’istante
nell’auto residenziale. La
famiglia Cullen, di cui facevano parte lui – figlio unico
–, suo padre,
Carlisle, e sua madre Esme, era la più ricca di tutta la
città. Anzi, forse era
la famiglia più ricca di tutto lo Stato. Carlisle Cullen era
un Politico, e
come tale possedeva tutte le ricchezze e le agevolazioni che ne
facevano parte.
Esme, invece, era una dottoressa – una pediatra per la
precisione. Edward non
amava quel mondo, fatto solo di beni e di soldi. Era un ragazzo
semplice, troppo semplice, per
quella dimensione
tanto lontana dal suo modo di essere.
Viveva
a Sydney da sempre. Amava quella città, così
tecnologica e al tempo stesso così
magica e favolosa. Adorava l’oceano che la circondava ma,
purtroppo, poteva
nuotare solo nella grande piscina della sua villa.
Sydney
era una città dell'Australia sud-orientale, capitale dello
stato del Nuovo
Galles del Sud. Era la città australiana più
antica – fu fondata, infatti, nel
1788. Insieme a Melbourne, sua eterna rivale per il titolo di
città più
importante d'Australia, rappresentava il cuore finanziario, commerciale
e
culturale della nazione. Essa era una meta importante per il turismo
locale e
internazionale ed era stata più volte premiata come una
delle città più belle e
vivibili del mondo; ammirata per il suo porto, la bellissima costa, il
clima
caldo e piacevole e la cultura cosmopolita. Sydney, si trovava in un
bacino
compreso fra l’Oceano Pacifico ad Est e le Blue Mountains
– "monti
blu" – a Ovest. Vi si trovavano il più ampio porto
naturale del mondo,
Port Jackson, e oltre centoventi spiagge – fra cui la celebre
Bondi Beach, in cui si praticava il
surf
tutto l'anno.
―
Edward? ― chiamò suo padre, bussando alla porta della sua
stanza.
―
Sì, papà? ― domandò il ragazzo, steso
sul suo grande letto ad ascoltare un po’
di musica ― Entra pure.
―
Volevo solo avvisarti che tra un’ora arriveranno i signori
Mallory, con loro
figlia ovviamente.
―
Cosa?! ― strillò Edward, saltando giù dal letto.
Non vide il povero Jacob, il
quale si svegliò di soprassalto, perché il suo
padrone gli aveva schiacciato la
coda.
―
Lo sapevi, Edward. ― rispose Carlisle, vedendo la confusione sul volto
del
figlio ― Sapevi che Lauren prova qualcosa per te e che suo padre
vorrebbe che
tu e lei…
―
Ma non esiste, papà! ― strillò Edward,
accarezzando la testa di Jacob per
scusarsi ― Ma non vedi com’è quella ragazza? Ha
diciotto anni e ragiona come
una bambina! È altezzosa, egoista, viziata… ― non
poté continuare, perché suo
padre lo interruppe bruscamente.
―
Edward, ma cosa devo fare con te? Hai vent’anni e non ti sei
ancora trovato una
compagna! Non dico che debba sposarti, ma… Figliolo, io
vorrei lasciare il mio
impero nelle mani di un uomo affermato.
―
Non hai mai pensato che io non lo voglia, il tuo impero,
papà? ― sussurrò
Edward, troppo stanco per cominciare l’ennesima lite.
―
Sarai nella sala da pranzo alle nove in punto! ― strillò
Carlisle ― E non accetto
colpi di testa! Mi hai capito bene, Edward? ― il ragazzo
annuì sconsolato,
pregando che quella giornata finisse al più presto.
Non
aveva molti amici, in quanto la maggior parte dei ragazzi che
frequentava era
simili – se non peggio – a Lauren Mallory. Erano
ricchi, viziati, egocentrici
ed egoisti. A nessuno di loro importava di ferire le persone; il
problema era
che si credevano superiori, i migliori del mondo – solo
perché erano pieni di
soldi e potere.
Quando
Jacob abbaiò, Edward, si ridestò dai propri
pensieri. Il suo cagnolone era
anche il suo unico, vero e più fidato amico. Non lo avrebbe
sostituito mai, per
niente al mondo.
***
Era
passato più di un mese da quando Isabella aveva visto quel
bellissimo ragazzo
dagli occhi verdi. Edward, così si chiamava, non lasciava i
suoi pensieri
nemmeno per un secondo. La sirena non smetteva mai di sorridere, di
giocare con
i pesci, di sistemarsi stelle marine tra i capelli… Tutti,
nel mondo marino, si
erano accorti del cambiamento della giovane, comprese le sue sorelle e
suo
padre.
―
Allora, Bella? ― domandò Rosalie, sedendosi sul letto della
sorella ― Qualche
novità interessante?
―
Che genere di novità, Rose?
―
Bella, sei sempre sorridente e… bellissima! Non che tu non
lo sia, ma hai una
strana luce negli occhi!
―
Rose ha ragione! ― la spalleggiò Alice ― Avanti, sorellina,
cos’è successo? Hai
conosciuto qualcuno? Dai, dai, dai!
―
Forse… ― sussurrò la sirena, stravaccandosi sul
suo letto di conchiglia con un
luminoso sorriso.
―
Lo sapevo! ― urlarono all’unisono le due sorelle ― Avanti,
chi è? Forse, mmm Marcus?
Quel bel tritone dalla coda blu? Oh no, forse è Aro! Il
rosso della sua coda è
così…
―
Non ha la coda.
―
Ti sei innamorata di un pesce? ― domandò Alice, strabuzzando
gli occhi ― Non ti
sarai mica innamorata di Emmett, spero.
―
Oddio, e nemmeno di Jasper mi auguro! ― disse Rosalie.
―
Cosa? Ma no ragazze, siete fuori strada!
―
Allora chi è? ― chiesero in coro le due sirene, guardandosi
a vicenda.
Isabella
si trovò spiazzata. Cosa dire, adesso? Sapeva che non
avrebbe mai potuto confessare
alle sue sorelle di provare qualcosa per un bipede,
un essere umano, un mortale. Si
rattristò di colpo. Non ci aveva mai pensato… Da
quella notte, Bella, era
andata a trovarlo tutte le sere. Grazie ad Emmett, aveva scoperto dove
abitava,
come si chiamava, quali erano i suoi hobby…
L’unica cosa alla quale non si era
mai soffermata a pensare era quel piccolo dettaglio che, fino a quel
momento,
non aveva rappresentato un ostacolo: lei era una sirena, come tale era immortale.
―
Oh no! ― urlò Alice, improvvisamente ― Dimmi che sto
sbagliando! Che quello che
leggo nei tuoi occhi non è… non…
Bella, dimmi che non ti sei innamorata di un
essere umano!
―
Cosa? ― chiese confusa, Rosalie ― Alice, ma come ti viene in mente!
Bella,
diglielo. Digli che… ― ma quando incrociò gli
occhi spaventati di sua sorella
minore, non poté continuare.
―
Vi prego! ― le supplicò Bella ― Non ditelo a nostro padre!
―
Tu sei pazza, ragazzina! ― strillò Rosalie, allontanandosi ―
Sei folle!
―
Rosalie, ti prego! ― ma era troppo tardi, entrambe le sue sorelle erano
già
uscite da quella stanza, lasciandola sola a piangere se stessa. Hanno ragione tutti quanti…,
si ritrovò
a pensare. Io sono sbagliata, non sono
normale. C’è qualcosa che non va in me…
Ma
nessuno venne a consolarla, quella notte.
Anche
quella notte, infatti, si trovava sotto la sua finestra. Era una villa
maestosa, costruita sulla costa. Aveva come minimo quattro piani,
almeno per
quello che Bella riusciva a vedere. La stanza di Edward affacciava
sull’oceano;
era grandissima e fabbricata con solo vetro.
―
Riesci a vederlo? ― domandò Emmett, muovendosi circospetto
attorno a Bella.
―
Sì, è di spalle e sta leggendo un libro.
È seduto su qualcosa… ma non so di
cosa si tratti.
―
Uno scoglio? ― Bella voltò la testa verso il piccolo pesce e
incurvò un
sopracciglio ― Ok, domanda stupida! Gli esseri umani non hanno scogli
nei loro
palazzi.
―
Ecco. ― rispose semplicemente la sirena, senza distogliere gli occhi da
Edward.
Accovacciato
accanto ai suoi piedi c’era Jacob, l’essere che le
aveva leccato la faccia, più
di un mese prima.
Isabella
sapeva che stava infrangendo tutte le leggi del suo Regno. Cercare di
instaurare un contatto con gli esseri umani era vietato, eppure a lei
non
importava. Voleva conoscere quel ragazzo, il vero problema era che non
sapeva
come fare.
Non
posso di certo
lanciargli qualche onda alla finestra e dirgli: “Ehi ciao, io
sono Bella e sì,
sono un sirena! Vuoi essere mio amico?”. No, certamente no… E
allora cosa poteva fare?
Troppo
concentrata nei suoi pensieri, non si rese conto del ragazzo
affacciato. Stava
fissando un punto ben definito in quella distesa d’acqua;
stava fissando lei.
―
Ehi, tu! ― urlò Edward, riferendosi alla ragazza dai lunghi
capelli scuri ― Chi
sei? E cosa ci fai in acqua a quest’ora?
La
sirena, spaventata, indietreggiò senza parlare. Edward, dal
canto suo si sentì
uno stupido.
―
Bella, filiamo! Bella, Bella! Noi dobbiamo andare! ― diceva Emmett,
tirandola
per la coda. La sirena, però, non si muoveva. Si era persa
in un oceano più
grande e prezioso: quello verde degli occhi del ragazzo.
―
Scusa. ― disse Edward ― Forse ti ho spaventata… Ma
è mezzanotte passata, cosa
ci fai in acqua? Per di più, tutta sola?
Isabella
fu colta alla sprovvista. Cosa doveva fare? Rispondergli? Lei lo
capiva, ma
lui? Lui avrebbe capito il suo linguaggio o erano diversi anche da quel
lato?
Senza perdere altro tempo, fece la sola cosa che le venne in mente;
l’unica
cosa che le veniva naturale fare:
cominciò a cantare [ ¹
].
Edward
l’ascoltò ammirato, come quel canto lo stesse incantando. E forse era
così… Erano molte le leggende degli uomini
di mare in cui si narrava che il canto di una sirena, potesse
ipnotizzare i
marinai portando loro, e le loro navi, alla deriva.
―
Bella, basta! ― la chiamò Emmett, ancora una volta ―
Dobbiamo andare via, prima
che lui decida di venire qui! Sei una sirena e lui è un
umano, non potete
incontrarvi. Non potete, è proibito!
― a quelle parole, la sirena, smise all’istante di cantare.
Si allontanò lenta,
cercando di tenere sottacqua la sua lunga coda.
―
No, aspetta! ― urlò Edward, sporgendosi un po’
troppo dal suo grande terrazzo ―
Non te ne puoi andare così, dimmi almeno chi sei! Dimmi il
tuo nome! ― Jacob
abbaiò, sperando che il suo padrone tornasse in
sé e si allontanasse dal
davanzale, costruito troppo basso.
Accadde
tutto velocemente: Bella si immerse, nell’istante esatto in
cui Edward cadde
nell’oceano. Era un ottimo nuotatore, era vero, ma lo
spavento non giocava a
suo favore. Jacob, dal canto suo, non la smetteva di abbaiare;
arrivò, perfino,
a svegliare tutta la casa.
―
Non pensarci nemmeno, Bella! ― disse Jasper che, finalmente, si era
deciso a
farsi vedere. Nonostante li seguisse ogni notte, non era mai uscito
allo
scoperto.
―
Jazz! ― strizzò Bella, voltandosi ― Ma non posso non fare
nulla, affogherà!
―
E che affoghi! ― rispose, però troppo in fretta, il piccolo
granchio.
―
Che tatto, complimenti! ― gli rispose Emmett.
Bella,
senza aspettare oltre, voltò le spalle ai suoi due amici e
nuotò in direzione
del ragazzo con gli occhi verdi. Afferrò Edward in men che
non si dica e cercò
di trascinarlo in superficie. Nonostante fosse nata per nuotare, il
peso di
Edward era notevole per la sua misera corporatura; non poteva,
però, lasciarlo
al suo destino. Strinse i denti, Bella, e trascinò il
ragazzo fino a riva.
L’alba
splendeva su di loro, donando a tutta l’isola
un’aria magica, quasi fiabesca.
Bella
fissava il ragazzo steso sotto di lei. Era completamente bagnato, dalla
testa
ai piedi; la camicia bianca era appiccicata al suo corpo, mettendo in
evidenza
i suoi pettorali e addominali scolpiti; i jeans neri, colmi
d’acqua, gli fasciavano
totalmente le gambe sode. Ma ciò che le piaceva di
più era il suo viso…
Sembrava quello di un bambino; dolce e innocente. Il naso era dritto,
piccolo e
perfetto; i capelli, di quello strano colore che ricordava il bronzo,
erano
scompigliati sulla sabbia.
All’improvviso,
Edward, cominciò a tossire. Si stava svegliando.
―
Bella! ― urlò Emmett ― Non può vederti, rientra
subito in acqua!
―
Ma…
―
Niente “ma”! ― la interruppe Jasper, saltandole
sulla coda ― Hai la coda, non
ti può vedere così! Devi tornare in acqua, subito!
La
sirena, con il gelo nel cuore, accarezzò dolcemente il viso
del ragazzo e poi
tornò nell’oceano.
―
Finalmente ti è entrato in testa! ― disse Rosalie ― Non ci
speravo più, sai
Bella?
―
Rose, un po’ di tatto! ― la rimproverò Alice ― Non
vedi come sta? Ha bisogno di
noi…
―
Poteva pensarci prima, però.
―
Rosalie!
―
Va bene, va bene! Hai ragione. ― rispose lei, nuotando fino a Bella. Le
cinse
le spalle con il braccio e se la dondolò al seno,
esattamente come faceva loro
madre quando erano piccole.
Rosalie,
avevo ventitre anni; Alice ne aveva venti; Bella, per concludere, ne
aveva da
poco compiuti diciassette. Era la più piccola ed anche la
più sfortunata. Non
ricordava sua madre, a differenza delle sue due sorelle lei non
rammentava
neanche il suo volto. Era troppo piccola per ricorda, quando ella
morì.
―
Papà non lo saprà mai, vero? ― chiese la giovane
sirena, tra le lacrime.
―
Io non aprirò bocca. ― disse Alice, fingendo di chiudere
quel segreto con un
lucchetto e di buttarne via la chiave.
―
Nemmeno da me lo saprà mai! ― rispose Rosalie, facendosi una
croce sul petto ―
Non oso immaginare cosa ti farebbe, Bella, se scoprisse che ti sei
innamorata
di un essere umano.
Un
rumore assordante costrinse le tre sirene a voltarsi. Sulla soglia
della camera
della sorella maggiore, c’era loro padre.
―
CHE COSA HAI DETTO, ROSALIE? ― tuonò, facendo tremare tutto
il palazzo di
cristallo.
―
Io non… Oh padre! ― sussurrò la bionda,
tappandosi la bocca con le mani.
―
Isabella! ― urlò il Tritone, avvicinandosi a lei come un
fulmine ― Che cos’hai
fatto?
―
Non ho fatto nulla!
―
Come hai fatto ad innamorarti di uno di quegli
esseri? Sei tornata in superficie, vero? ― quando la sirena
non rispose, il
Sovrano urlò più forte ― VERO!?
―
Sì! ― rispose sua figlia ― Sono tornata in superficie e ho
anche parlato con
lui! Non sono come li ha descritti, papà! Non sono dei mostri! Loro sono teneri, dolci,
innocenti… ― uno schiaffo ben
assestato la interruppe.
―
Non uscirai più da queste mura, Isabella. ―
sussurrò il Tritone, con le lacrime
agli occhi ― La tua camera sarà la tua prigione,
finché non ritroverai il
senno! ― intimò le altre sue due figlie di farsi largo e
trascinò Isabella
nella sua stanza.
La
sirena pianse per giorni, invano. Sapeva che non ci sarebbe stato nulla
da
fare, le guardie non avrebbero mai lasciato che lei, dopo essere stata
imprigionata dal Re, andasse in giro per il fondale. Perché
non capisci, papà?, continuava a chiedersi. Perché non capisci che mi sono
innamorata di
un ragazzo fantastico? Il mio cuore è diventato gelido,
papà, e non per colpa
di quelli che tu chiami “mostri”.
―
Oh piccina… ― disse una voce, che non riconosceva ― Il
Sovrano è stato tanto
cattivo con te?
―
Chi sei? ― domandò Bella, guardandosi intorno ― Dove sei?
Non ti vedo… Sto
forse impazzendo?
―
Oh no piccina, sto solo parlando nella tua testa.
―
Cosa vuoi da me? Chi sei?
―
Qualcuno che potrebbe rispondere a tutte le tue domande e, magari,
avverare
anche i tuoi sogni.
―
Quali domande? Quali sogni? ― domandò Bella, e poi si
incupì ― Io non ho più
sogni…
―
Tu vuoi stare con un umano, dico bene? ― domandò la voce,
attirando tutta
l’attenzione di Bella ― Tu sei innamorata di un essere umano
ma, ahimé, tuo
padre non lo accetterà mai. Come se non bastasse tu hai una
coda… E questo,
piccina, complica un po’ le cose.
―
Ma chi sei tu? ― chiese Bella, cominciando a muoversi in circolo ― Come
fai a
sapere tutto questo?
―
Vieni da me, Isabella. ― sussurrò suadente quella voce ― E
ti dirò tutto ciò
che ancora non sai sulla tua famiglia.
―
Non posso uscire… ― tentò di dire la sirena,
cercando qualcosa che le impedisse
di andare via.
―
Le guardie stanno facendo un sonnellino. ― ridacchiò la voce
― Dai, piccola sirena,
raggiungimi!
―
D’accordo…
―
Il mio nome, comunque, è Tanya! ― disse la voce, mentre
Bella stava uscendo
dalla sua grande finestra ― Vieni da me, segui i miei due amici.
La
piccola sirena non rispose, ma seguì le due murene nere che
le stavano
indicando la via.
Tanya…, si
ritrovò a pensare Bella, mentre nuotava veloce per uscire
dalle mura del
palazzo. La strega del mare.
¹. Per sentire il canto di
Isabella, cliccate QUI.
.
Eccomi qui a
pubblicarvi il nuovo capitolo! Cosa ne pensate? Le aspettative sono
ancora all'altezza del primo?
Come avrete potuto
vedere, a differenza della favola Disney, qui, Edward non è
un principe, è solo il figlio unico di una ricca famiglia.
Non ha un incidente in nave, come nel cartone, ma cade semplicemente in
acqua perché amaliato dalla voce della sirena.
Cosa
succederà, adesso? Charlie, alias Re Tritone, non sopporta
l'idea che sua figlia si sia innamorata di un bipede; la rinchiude,
perciò, nella sua stanza. Questo, però, spinge la
giovane Isabella a seguire una voce: quella della strega del mare.
Il prossimo
appuntamento con questa piccola flash è per
Lunedì prossimo! :)