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Autore: Mia Swatt    16/01/2012    7 recensioni
« Il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore;
più te ne dono più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti. » William Shakespeare.
Questa storia racconta di una favola magica, indimenticabile e speriensierata. Cosa succede quando il tuo vero amore non fa parte del tuo mondo? Isabella è una sirena, Edward un essere umano. Tratto dall'indimenticabile favola Disney e dall'originale storia di Christian Andersen, ecco a voi una piccola flashfic per farvi tornare un po' bambini.
[ La storia fa parte del ciclo "Once upon a time" ]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time.'
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Buon pomeriggio a tutti! Come state? Io sono giorni che non mi fermo un attimo! Sono una formica laboriosa XD *che razza di paragone!*
Volevo ringraziare tutti voi che avete recensito il primo capitolo! Cioè, grazie mille! Già 9 recensioni in una sola pubblicazione *-* vi adoro, non ho altro d'aggiungere! <3
Adesso, quindi, vi lascio al capitolo! E... buona lettura!



2.
Il suo canto

Quando la nave attraccò, Edward, si diresse all’istante nell’auto residenziale. La famiglia Cullen, di cui facevano parte lui – figlio unico –, suo padre, Carlisle, e sua madre Esme, era la più ricca di tutta la città. Anzi, forse era la famiglia più ricca di tutto lo Stato. Carlisle Cullen era un Politico, e come tale possedeva tutte le ricchezze e le agevolazioni che ne facevano parte. Esme, invece, era una dottoressa – una pediatra per la precisione. Edward non amava quel mondo, fatto solo di beni e di soldi. Era un ragazzo semplice, troppo semplice, per quella dimensione tanto lontana dal suo modo di essere.
Viveva a Sydney da sempre. Amava quella città, così tecnologica e al tempo stesso così magica e favolosa. Adorava l’oceano che la circondava ma, purtroppo, poteva nuotare solo nella grande piscina della sua villa.
Sydney era una città dell'Australia sud-orientale, capitale dello stato del Nuovo Galles del Sud. Era la città australiana più antica – fu fondata, infatti, nel 1788. Insieme a Melbourne, sua eterna rivale per il titolo di città più importante d'Australia, rappresentava il cuore finanziario, commerciale e culturale della nazione. Essa era una meta importante per il turismo locale e internazionale ed era stata più volte premiata come una delle città più belle e vivibili del mondo; ammirata per il suo porto, la bellissima costa, il clima caldo e piacevole e la cultura cosmopolita. Sydney, si trovava in un bacino compreso fra l’Oceano Pacifico ad Est e le Blue Mountains – "monti blu" – a Ovest. Vi si trovavano il più ampio porto naturale del mondo, Port Jackson, e oltre centoventi spiagge – fra cui la celebre Bondi Beach, in cui si praticava il surf tutto l'anno.
― Edward? ― chiamò suo padre, bussando alla porta della sua stanza.
― Sì, papà? ― domandò il ragazzo, steso sul suo grande letto ad ascoltare un po’ di musica ― Entra pure.
― Volevo solo avvisarti che tra un’ora arriveranno i signori Mallory, con loro figlia ovviamente.
― Cosa?! ― strillò Edward, saltando giù dal letto. Non vide il povero Jacob, il quale si svegliò di soprassalto, perché il suo padrone gli aveva schiacciato la coda.
― Lo sapevi, Edward. ― rispose Carlisle, vedendo la confusione sul volto del figlio ― Sapevi che Lauren prova qualcosa per te e che suo padre vorrebbe che tu e lei…
― Ma non esiste, papà! ― strillò Edward, accarezzando la testa di Jacob per scusarsi ― Ma non vedi com’è quella ragazza? Ha diciotto anni e ragiona come una bambina! È altezzosa, egoista, viziata… ― non poté continuare, perché suo padre lo interruppe bruscamente.
― Edward, ma cosa devo fare con te? Hai vent’anni e non ti sei ancora trovato una compagna! Non dico che debba sposarti, ma… Figliolo, io vorrei lasciare il mio impero nelle mani di un uomo affermato.
― Non hai mai pensato che io non lo voglia, il tuo impero, papà? ― sussurrò Edward, troppo stanco per cominciare l’ennesima lite.
― Sarai nella sala da pranzo alle nove in punto! ― strillò Carlisle ― E non accetto colpi di testa! Mi hai capito bene, Edward? ― il ragazzo annuì sconsolato, pregando che quella giornata finisse al più presto.
Non aveva molti amici, in quanto la maggior parte dei ragazzi che frequentava era simili – se non peggio – a Lauren Mallory. Erano ricchi, viziati, egocentrici ed egoisti. A nessuno di loro importava di ferire le persone; il problema era che si credevano superiori, i migliori del mondo – solo perché erano pieni di soldi e potere.
Quando Jacob abbaiò, Edward, si ridestò dai propri pensieri. Il suo cagnolone era anche il suo unico, vero e più fidato amico. Non lo avrebbe sostituito mai, per niente al mondo.

***

Era passato più di un mese da quando Isabella aveva visto quel bellissimo ragazzo dagli occhi verdi. Edward, così si chiamava, non lasciava i suoi pensieri nemmeno per un secondo. La sirena non smetteva mai di sorridere, di giocare con i pesci, di sistemarsi stelle marine tra i capelli… Tutti, nel mondo marino, si erano accorti del cambiamento della giovane, comprese le sue sorelle e suo padre.
― Allora, Bella? ― domandò Rosalie, sedendosi sul letto della sorella ― Qualche novità interessante?
― Che genere di novità, Rose?
― Bella, sei sempre sorridente e… bellissima! Non che tu non lo sia, ma hai una strana luce negli occhi!
― Rose ha ragione! ― la spalleggiò Alice ― Avanti, sorellina, cos’è successo? Hai conosciuto qualcuno? Dai, dai, dai!
― Forse… ― sussurrò la sirena, stravaccandosi sul suo letto di conchiglia con un luminoso sorriso.
― Lo sapevo! ― urlarono all’unisono le due sorelle ― Avanti, chi è? Forse, mmm Marcus? Quel bel tritone dalla coda blu? Oh no, forse è Aro! Il rosso della sua coda è così…
― Non ha la coda.
― Ti sei innamorata di un pesce? ― domandò Alice, strabuzzando gli occhi ― Non ti sarai mica innamorata di Emmett, spero.
― Oddio, e nemmeno di Jasper mi auguro! ― disse Rosalie.
― Cosa? Ma no ragazze, siete fuori strada!
― Allora chi è? ― chiesero in coro le due sirene, guardandosi a vicenda.
Isabella si trovò spiazzata. Cosa dire, adesso? Sapeva che non avrebbe mai potuto confessare alle sue sorelle di provare qualcosa per un bipede, un essere umano, un mortale. Si rattristò di colpo. Non ci aveva mai pensato… Da quella notte, Bella, era andata a trovarlo tutte le sere. Grazie ad Emmett, aveva scoperto dove abitava, come si chiamava, quali erano i suoi hobby… L’unica cosa alla quale non si era mai soffermata a pensare era quel piccolo dettaglio che, fino a quel momento, non aveva rappresentato un ostacolo: lei era una sirena, come tale era immortale.
― Oh no! ― urlò Alice, improvvisamente ― Dimmi che sto sbagliando! Che quello che leggo nei tuoi occhi non è… non… Bella, dimmi che non ti sei innamorata di un essere umano!
― Cosa? ― chiese confusa, Rosalie ― Alice, ma come ti viene in mente! Bella, diglielo. Digli che… ― ma quando incrociò gli occhi spaventati di sua sorella minore, non poté continuare.
― Vi prego! ― le supplicò Bella ― Non ditelo a nostro padre!
― Tu sei pazza, ragazzina! ― strillò Rosalie, allontanandosi ― Sei folle!
― Rosalie, ti prego! ― ma era troppo tardi, entrambe le sue sorelle erano già uscite da quella stanza, lasciandola sola a piangere se stessa. Hanno ragione tutti quanti…, si ritrovò a pensare. Io sono sbagliata, non sono normale. C’è qualcosa che non va in me…
Ma nessuno venne a consolarla, quella notte.

Il tempo passava, ma nonostante la giovane sirena si sentisse in colpa, non poteva fare a meno di pensare al ragazzo che le aveva rubato il cuore.
Anche quella notte, infatti, si trovava sotto la sua finestra. Era una villa maestosa, costruita sulla costa. Aveva come minimo quattro piani, almeno per quello che Bella riusciva a vedere. La stanza di Edward affacciava sull’oceano; era grandissima e fabbricata con solo vetro.
― Riesci a vederlo? ― domandò Emmett, muovendosi circospetto attorno a Bella.
― Sì, è di spalle e sta leggendo un libro. È seduto su qualcosa… ma non so di cosa si tratti.
― Uno scoglio? ― Bella voltò la testa verso il piccolo pesce e incurvò un sopracciglio ― Ok, domanda stupida! Gli esseri umani non hanno scogli nei loro palazzi.
― Ecco. ― rispose semplicemente la sirena, senza distogliere gli occhi da Edward.
Accovacciato accanto ai suoi piedi c’era Jacob, l’essere che le aveva leccato la faccia, più di un mese prima.
Isabella sapeva che stava infrangendo tutte le leggi del suo Regno. Cercare di instaurare un contatto con gli esseri umani era vietato, eppure a lei non importava. Voleva conoscere quel ragazzo, il vero problema era che non sapeva come fare.

Non posso di certo lanciargli qualche onda alla finestra e dirgli: “Ehi ciao, io sono Bella e sì, sono un sirena! Vuoi essere mio amico?”. No, certamente no… E allora cosa poteva fare?
Troppo concentrata nei suoi pensieri, non si rese conto del ragazzo affacciato. Stava fissando un punto ben definito in quella distesa d’acqua; stava fissando lei.
― Ehi, tu! ― urlò Edward, riferendosi alla ragazza dai lunghi capelli scuri ― Chi sei? E cosa ci fai in acqua a quest’ora?
La sirena, spaventata, indietreggiò senza parlare. Edward, dal canto suo si sentì uno stupido.
― Bella, filiamo! Bella, Bella! Noi dobbiamo andare! ― diceva Emmett, tirandola per la coda. La sirena, però, non si muoveva. Si era persa in un oceano più grande e prezioso: quello verde degli occhi del ragazzo.
― Scusa. ― disse Edward ― Forse ti ho spaventata… Ma è mezzanotte passata, cosa ci fai in acqua? Per di più, tutta sola?
Isabella fu colta alla sprovvista. Cosa doveva fare? Rispondergli? Lei lo capiva, ma lui? Lui avrebbe capito il suo linguaggio o erano diversi anche da quel lato? Senza perdere altro tempo, fece la sola cosa che le venne in mente; l’unica cosa che le veniva naturale fare: cominciò a cantare [ ¹ ].
Edward l’ascoltò ammirato, come quel canto lo stesse incantando. E forse era così… Erano molte le leggende degli uomini di mare in cui si narrava che il canto di una sirena, potesse ipnotizzare i marinai portando loro, e le loro navi, alla deriva.
― Bella, basta! ― la chiamò Emmett, ancora una volta ― Dobbiamo andare via, prima che lui decida di venire qui! Sei una sirena e lui è un umano, non potete incontrarvi. Non potete, è proibito! ― a quelle parole, la sirena, smise all’istante di cantare. Si allontanò lenta, cercando di tenere sottacqua la sua lunga coda.
― No, aspetta! ― urlò Edward, sporgendosi un po’ troppo dal suo grande terrazzo ― Non te ne puoi andare così, dimmi almeno chi sei! Dimmi il tuo nome! ― Jacob abbaiò, sperando che il suo padrone tornasse in sé e si allontanasse dal davanzale, costruito troppo basso.
Accadde tutto velocemente: Bella si immerse, nell’istante esatto in cui Edward cadde nell’oceano. Era un ottimo nuotatore, era vero, ma lo spavento non giocava a suo favore. Jacob, dal canto suo, non la smetteva di abbaiare; arrivò, perfino, a svegliare tutta la casa.
― Non pensarci nemmeno, Bella! ― disse Jasper che, finalmente, si era deciso a farsi vedere. Nonostante li seguisse ogni notte, non era mai uscito allo scoperto.
― Jazz! ― strizzò Bella, voltandosi ― Ma non posso non fare nulla, affogherà!
― E che affoghi! ― rispose, però troppo in fretta, il piccolo granchio.
― Che tatto, complimenti! ― gli rispose Emmett.
Bella, senza aspettare oltre, voltò le spalle ai suoi due amici e nuotò in direzione del ragazzo con gli occhi verdi. Afferrò Edward in men che non si dica e cercò di trascinarlo in superficie. Nonostante fosse nata per nuotare, il peso di Edward era notevole per la sua misera corporatura; non poteva, però, lasciarlo al suo destino. Strinse i denti, Bella, e trascinò il ragazzo fino a riva.
L’alba splendeva su di loro, donando a tutta l’isola un’aria magica, quasi fiabesca.
Bella fissava il ragazzo steso sotto di lei. Era completamente bagnato, dalla testa ai piedi; la camicia bianca era appiccicata al suo corpo, mettendo in evidenza i suoi pettorali e addominali scolpiti; i jeans neri, colmi d’acqua, gli fasciavano totalmente le gambe sode. Ma ciò che le piaceva di più era il suo viso… Sembrava quello di un bambino; dolce e innocente. Il naso era dritto, piccolo e perfetto; i capelli, di quello strano colore che ricordava il bronzo, erano scompigliati sulla sabbia.
All’improvviso, Edward, cominciò a tossire. Si stava svegliando.
― Bella! ― urlò Emmett ― Non può vederti, rientra subito in acqua!
― Ma…
― Niente “ma”! ― la interruppe Jasper, saltandole sulla coda ― Hai la coda, non ti può vedere così! Devi tornare in acqua, subito!
La sirena, con il gelo nel cuore, accarezzò dolcemente il viso del ragazzo e poi tornò nell’oceano.

Erano passati diversi giorni dall’incontro con Edward e Bella soffriva moltissimo. Non avrebbe mai potuto amarlo. Non avrebbe potuto abbracciarlo o stare con lui. Lei era una sirena e apparteneva agli abissi…
― Finalmente ti è entrato in testa! ― disse Rosalie ― Non ci speravo più, sai Bella?
― Rose, un po’ di tatto! ― la rimproverò Alice ― Non vedi come sta? Ha bisogno di noi…
― Poteva pensarci prima, però.
― Rosalie!
― Va bene, va bene! Hai ragione. ― rispose lei, nuotando fino a Bella. Le cinse le spalle con il braccio e se la dondolò al seno, esattamente come faceva loro madre quando erano piccole.
Rosalie, avevo ventitre anni; Alice ne aveva venti; Bella, per concludere, ne aveva da poco compiuti diciassette. Era la più piccola ed anche la più sfortunata. Non ricordava sua madre, a differenza delle sue due sorelle lei non rammentava neanche il suo volto. Era troppo piccola per ricorda, quando ella morì.
― Papà non lo saprà mai, vero? ― chiese la giovane sirena, tra le lacrime.
― Io non aprirò bocca. ― disse Alice, fingendo di chiudere quel segreto con un lucchetto e di buttarne via la chiave.
― Nemmeno da me lo saprà mai! ― rispose Rosalie, facendosi una croce sul petto ― Non oso immaginare cosa ti farebbe, Bella, se scoprisse che ti sei innamorata di un essere umano.
Un rumore assordante costrinse le tre sirene a voltarsi. Sulla soglia della camera della sorella maggiore, c’era loro padre.
― CHE COSA HAI DETTO, ROSALIE? ― tuonò, facendo tremare tutto il palazzo di cristallo.
― Io non… Oh padre! ― sussurrò la bionda, tappandosi la bocca con le mani.
― Isabella! ― urlò il Tritone, avvicinandosi a lei come un fulmine ― Che cos’hai fatto?
― Non ho fatto nulla!
― Come hai fatto ad innamorarti di uno di quegli esseri? Sei tornata in superficie, vero? ― quando la sirena non rispose, il Sovrano urlò più forte ― VERO!?
― Sì! ― rispose sua figlia ― Sono tornata in superficie e ho anche parlato con lui! Non sono come li ha descritti, papà! Non sono dei mostri! Loro sono teneri, dolci, innocenti… ― uno schiaffo ben assestato la interruppe.
― Non uscirai più da queste mura, Isabella. ― sussurrò il Tritone, con le lacrime agli occhi ― La tua camera sarà la tua prigione, finché non ritroverai il senno! ― intimò le altre sue due figlie di farsi largo e trascinò Isabella nella sua stanza.
La sirena pianse per giorni, invano. Sapeva che non ci sarebbe stato nulla da fare, le guardie non avrebbero mai lasciato che lei, dopo essere stata imprigionata dal Re, andasse in giro per il fondale. Perché non capisci, papà?, continuava a chiedersi. Perché non capisci che mi sono innamorata di un ragazzo fantastico? Il mio cuore è diventato gelido, papà, e non per colpa di quelli che tu chiami “mostri”.
― Oh piccina… ― disse una voce, che non riconosceva ― Il Sovrano è stato tanto cattivo con te?
― Chi sei? ― domandò Bella, guardandosi intorno ― Dove sei? Non ti vedo… Sto forse impazzendo?
― Oh no piccina, sto solo parlando nella tua testa.
― Cosa vuoi da me? Chi sei?
― Qualcuno che potrebbe rispondere a tutte le tue domande e, magari, avverare anche i tuoi sogni.
― Quali domande? Quali sogni? ― domandò Bella, e poi si incupì ― Io non ho più sogni…
― Tu vuoi stare con un umano, dico bene? ― domandò la voce, attirando tutta l’attenzione di Bella ― Tu sei innamorata di un essere umano ma, ahimé, tuo padre non lo accetterà mai. Come se non bastasse tu hai una coda… E questo, piccina, complica un po’ le cose.
― Ma chi sei tu? ― chiese Bella, cominciando a muoversi in circolo ― Come fai a sapere tutto questo?
― Vieni da me, Isabella. ― sussurrò suadente quella voce ― E ti dirò tutto ciò che ancora non sai sulla tua famiglia.
― Non posso uscire… ― tentò di dire la sirena, cercando qualcosa che le impedisse di andare via.
― Le guardie stanno facendo un sonnellino. ― ridacchiò la voce ― Dai, piccola sirena, raggiungimi!
― D’accordo…
― Il mio nome, comunque, è Tanya! ― disse la voce, mentre Bella stava uscendo dalla sua grande finestra ― Vieni da me, segui i miei due amici.
La piccola sirena non rispose, ma seguì le due murene nere che le stavano indicando la via.

Tanya…
, si ritrovò a pensare Bella, mentre nuotava veloce per uscire dalle mura del palazzo. La strega del mare.

¹. Per sentire il canto di Isabella, cliccate QUI.

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Eccomi qui a pubblicarvi il nuovo capitolo! Cosa ne pensate? Le aspettative sono ancora all'altezza del primo?
Come avrete potuto vedere, a differenza della favola Disney, qui, Edward non è un principe, è solo il figlio unico di una ricca famiglia. Non ha un incidente in nave, come nel cartone, ma cade semplicemente in acqua perché amaliato dalla voce della sirena.
Cosa succederà, adesso? Charlie, alias Re Tritone, non sopporta l'idea che sua figlia si sia innamorata di un bipede; la rinchiude, perciò, nella sua stanza. Questo, però, spinge la giovane Isabella a seguire una voce: quella della strega del mare.
Il prossimo appuntamento con questa piccola flash è per Lunedì prossimo! :)

  
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