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Autore: SectumsempraByGinny    16/01/2012    1 recensioni
Raccolta di tutti i racconti che ho pubblicato sul giornalino scolastico del Liceo Terenzio Mamiani a Roma sotto lo pseudonimo di Sara Laughs
Genere: Commedia, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte le azioni che si compiono da bambini vengono ricordati come imprese eroiche, come nel mio caso. 
Ricordo perfettamente un giorno sul cominciare dell’estate in cui tutto sembrava immerso in un mare di luce.
Ero andata a trovare alcune mie amiche in montagna.
La loro casetta di legno confinava con un fosso circondato da cipressi che ci sembrava alto diversi metri.
Al di là del fosso c’era c’ era il più bel prato che io abbia mai visto: l’erba, di un verde intenso, cresceva alta fino ai polpacci e qua e là sbucavano erba medica, lillà, bocche di leone, fiori di trifoglio, campanule, non ti scordar di me e margherite grandi come pugni di un bambino.
Saltammo il fosso con agilità, ci sdraiammo nel prato e iniziammo a rotolarci, sporcandoci tutte di verde.
Quando cominciammo a sentire caldo le ci condusse ad un torrente.
Per arrivarci dovemmo scendere il pendio scosceso del fossato.
Ma l’acqua era fresca e trasparente che ripagò i nostri sforzi.
Ci schizzammo e ridemmo tanto da sentirci male.
Seguimmo il corso del ruscello che per noi era “IL FIUME”.
Spostavamo i rami coperti di spine dei rovi che crescevano lungo le pareti con le mani sporche di sangue.
I nostri passi provocavano un leggero SPLISH SPLASH e più di una volta scivolammo sulle rocce vellutate del fondale e ci mettemmo a ridere. Alla fine ci mettemmo a ridere.
Alla fine vedemmo un’enorme montagna rossa che somigliava all’ Ayes Rock che si stagliava contro il cielo greco.
Ci arrampicammo con una certa difficoltà. Senza osare respirare per non rompere la calma irreale che regnava in quel luogo (non si sentiva neanche il canto degli uccellini che ci aveva accompagnato fino a quel momento) ammirammo quella che poi capimmo essere una cava di tufo ferroso.
Ai piedi della ‘montagna’ c’erano massi di diverse dimensioni che potevano essere sia piccoli come una palla da tennis che grandi come un’automobile.
Appena misi un piede su un sasso ne franarono altri, producendo un rumore sordo che riecheggiò per tutta la valle.
Ben presto scoprimmo che scalare la ‘montagna’ non era così facile come avevamo previsto: ogni passo in avanti tornavamo indietro di due, accompagnate dal borbottio delle pietre.
Quando sentimmo l’abbaiare di cani ci fermammo immediatamente ma il rumore ci imitò dopo qualche secondo.
Da sopra la ‘montagna’ sbucò un uomo con due cani al guinzaglio.
Le mie amiche avevano avvertito riguardo al padrone di quelle terre dicendo che era un uomo cattivo e mangia-bambini.
Mi immaginai di vederlo slegare i cani mentre diceva "Portatemi delle belle bambine per cena".
Ci mettemmo a correre e quasi ci lanciammo nel fosso.
Ci graffiammo le braccia e le gambe, le cadute erano diventate disperate e lo SPLISH SPLASH non era altro che un rumore indistinto.
Giungemmo all’altezza della casa ma le pareti del fossato si rivelarono troppo alte per poterle scavalcare perché non riuscivamo a trovare appigli perché a terra ci franava sotto le mani.
Alla fine prendemmo un lungo tronco ramificato che usammo come scala a pioli.
Io fui l’ultima a salire e, quando ero quasi arrivata in cima, scivolai lacerandomi i jeans e provocandomi un taglio profondo nella coscia. Una volta dall’altra parte del fossato ci guardammo e scoppiammo a ridere: infondo non c’era nessuno che ci inseguiva. 
   
 
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