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Autore: Seki    17/01/2012    2 recensioni
-Vedi, Kyo-chan, per quanto le tue attenzioni mi facciano piacere, risulterebbe un po’ strano, non trovi? Sono un tuo professore ora, dopotutto…-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Please, Teacher…

T-T-teacher stop that screamin'
Teacher don't you see?
Don't wanna be no uptown fool
Maybe I should go to hell
But I am doing well
Teacher needs to see me after school […]
Got it bad,
I'm hot for teacher!
(Hot for Teacher, Van Halen)

Le lancette dell’orologio scorrevano lente ed inesorabili, centellinando il tempo rimasto a sua disposizione.

A pochi minuti alla fine della lezione, Dino poteva leggere chiaramente la stanchezza sui volti di quelli che ormai poteva definire “i suoi studenti”, sebbene il ruolo del professore fosse solo una copertura dettata dalle circostanze non proprio rosee in cui si trovavano.

Non che si potesse lamentare, in realtà: fare l’insegnante si era rilevato più divertente del previsto, ma probabilmente c’entrava qualcosa il non aver fatto praticamente altro per gli ultimi mesi.

Sebbene, fino ad allora, l’inglese non era stato nemmeno presente sul suo ordine del giorno.

Già si immaginava, seduto sul tetto, a cercare di spiegare le mille e più eccezioni di quella lingua straniera a Kyouya: si sarebbe ritrovato come minimo un tonfa sui denti.

La campanella suonò, accolta dai sospiri sollevati degli alunni, decretando la fine della sua lezione.

Lentamente –nella speranza di non inciampare nei suoi piedi, e ritrovarsi così di nuovo a faccia a terra- raccolse le sue cose e, salutando allegramente i ragazzi, dopo aver lanciando un’occhiata carica di significati sicuramente non colti al suo fratellino, abbandonò l’aula.

Ora che ci pensava…Nella sua lunga carriera di insegnate alla Namimori, durata ben quasi una settimana, non aveva mai visto, nemmeno una volta, Kyouya seguire una singola lezione, sebbene potesse affermare con assoluta sicurezza che non aveva mancato nemmeno un giorno di presenza.

La cosa era abbastanza strana, tanto che Dino aveva cominciato a chiedersi se il suo allievo faceva ancora effettivamente parte de corpo studentesco…ma alla fine non aveva indagato più di tanto. Non aveva avuto il tempo, con l’ansia delle battaglie imminenti e tutto il resto.

Si ripromise che lo avrebbe fatto, comunque.

Lentamente svoltò l’angolo, l’ennesimo di quei corridoi tutti uguali, nella speranza di raggiungere indenne la sala professori e di riposarsi, aspettando l’inizio dello scontro.

-Non dovresti essere a lezione?-

La sua voce risuonò tranquilla, mentre i suoi passi si fermavano e i suoi propositi di pace e tranquillità andavano a farsi benedire.

Sembrava che il suo continuo scervellarsi avesse in qualche modo materializzato l’oggetto dei suoi pensieri.

Voltandosi, gli occhi di Dino incontrarono la figura di Kyouya, tranquillamente appoggiato al muro, che lo fissava con quelle iridi grigie capaci di far tremare chiunque.

Il ragazzo non rispose.

Si limitò a fissarlo, severo, come in attesa di qualcosa che sapeva sarebbe arrivato e allora –ma solo allora- avrebbe mostrato il motivo del suo improvviso interesse in quel finto professore, piuttosto che alla pace della sua amata scuola.

Per un attimo il boss dei Cavallone si chiese cosa diavolo gli stesse passando per la testa, ma, con un’alzata di spalle, decise di ignorare la faccenda e di andarsene.

O meglio lo avrebbe fatto volentieri, ma non appena mosse i primi passi, sentì chiaramente la figura dietro se, muoversi per seguirlo.

-Dovresti smettere di seguirmi: da quando sono qui non fai altro.-

Nuovamente il biondo si fermò, indeciso se essere seccato o spaventato da quell’attenzione improvvisa, nonostante in realtà fosse solo compiaciuto.

-Non vedo perché dovrei.-

La voce di Hibari lo raggiunse fredda come il ghiaccio.

-Vedi, Kyo-chan, per quanto le tue attenzioni mi facciano piacere, risulterebbe un po’ strano, non trovi? Sono un tuo professore ora, dopotutto…-

Un sorriso accompagnò le sue parole, ma nell’istante in cui il ragazzo che aveva di fronte inclinò appena la testa di lato come risposta, seppe che qualunque cosa avrebbe detto non gli avrebbe fatto cambiare idea.

Ah, era tutto così complicato.

-Che cosa vuoi?-

Il tono di voce dell’uomo cambiò, diventando improvvisamente serio.

-Sto aspettando che il conto alla rovescia inizi.-

I loro occhi si incrociarono, mentre l’aria attorno a loro si riempiva di tensione.

Una tensione palpabile, soffocante, di quelle in grado di corroderti dentro fino a quando non arriva quel momento che porta la soluzione e allora non puoi fare altro che cadere nel panico…

-E allora cosa farai?-

-Ti morderò a morte.-

…o ritrovarti eccitato alla follia.

Un sorriso ambiguo si delineò sul volto del giovane boss, mentre registrava le parole dell’altro.

Combattere.

Lo stava seguendo per combattere.

-Pensi di potermi battere?-

-Si-

Nessuna esitazione.

Dopotutto non poteva aspettarsi nulla di diverso da lui.

Kyouya era sempre stato così. Diventare più forte, combattere in ogni momento, contro chiunque e ovunque. Era questo che lo rendeva invincibile.

Bè…almeno per gli altri.

Ma con lui non era mai riuscito a vincere. Non perché fosse più forte –Dino sapeva bene che non lo era- semplicemente lui era in grado di calibrare la sua forza e, sebbene Hibari fosse migliorato parecchio, non aveva ancora raggiunto il suo equilibrio.

Per questo perdeva.

Per questo Dino continuava ad affrontarlo.

-Bene allora: combatti-.

Non ci fu bisogno di ripeterlo. Non ce n’era mai stato.

Incuranti del quadrante fermo sullo zero, o di trovarsi a scuola in orario di lezione, entrambi si avventarono l’uno contro l’altro, pronti a iniziare quello che per loro era ormai una sorta di appuntamento quotidiano fatto di sangue, ferite, tonfa e frusta che si legavano assieme.

Pronti a combattere.

Ma, preso dalla foga del momento, Dino si era dimenticato di un piccolo ed insignificante particolare che rendeva diverso quell’eccitante scambio di opinioni affilate da tutti gli altri.

Così, senza sapere di preciso cosa stesse facendo, si ritrovò ad inciampare nei suoi stessi piedi -rischiando di legarsi da solo con la sua frusta- e a cadere da perfetto idiota addosso ad un Kyouya non propriamente contento dell’accaduto, mentre il volto di un Romario assente gli danzava davanti agli occhi.

Un rumore sordo e lo sbattere di una porta che si apriva non troppo delicatamente accompagnò il loro atterraggio.

Il boss dei Ccavallone si prese un paio di minuti per imprecare contro tutto l’universo e ciò che esso conteneva, e un altro paio di secondi per ringraziare chiunque vegliasse su di lui per averli fatti precipitare in aula vuota.

Non provò nemmeno ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se ci fosse stato qualcuno li dentro.

-Vuoi levarti, erbivoro?-

Nuovamente la voce carica di rabbia del ragazzo steso sotto di lui lo richiamò alla realtà.

-Scusami, Kyouya.-

Il biondo si sollevò sulle braccia, pregando di non scivolare ancora, ma, nel farlo, fece un piccolo errore di calcolo, un’azione che non avrebbe dovuto avere chissà quali conseguenze, ma che, per qualche motivo, ebbe il potere di eccitarlo più del combattimento.

Hibari, sdraiato sotto di lui, con il volto rosso d’ira e disarmato, lo stava letteralmente incenerendo con lo sguardo, ma, probabilmente per il suo ormai quasi nullo istinto di sopravvivenza, il vederlo così gli fece perdere completamente la voglia di alzarsi.

-Spostati, stupido cavallo.-

Ma questa volta non lo sentì.

Rimase semplicemente lì, ad osservarlo, indeciso sul da farsi, mentre questi cominciava ad agitarsi, cercando di liberarsi in tutti i modi.

Poi, semplicemente, il suo cervello si spense, lasciando posto a qualcosa di più primordiale della ragione, e si chinò a baciare il suo allievo.

Un dolore improvviso, lo colpì alla guancia, facendolo allontanare dall’altro.

Il ragazzo si alzò in piedi, indietreggiando istintivamente, mentre i suoi occhi parlavano di morte certa e dolorosa.

Non che la cosa lo spaventasse. In realtà l’unica cosa che riusciva a pensare, in quel momento, era a non far allontanare Kyouya da se, nonostante questi marciasse a passo spedito verso la porta.

Istintivamente, Dino si alzò e afferrò il polso del ragazzo.

-Lasciami-

Un sibilo, più che una parola.

-No-

Come a rimarcare le sue parole, il boss chiuse prepotentemente la forza, facendola sbattere.

-Ho detto lasciami-

Uno strattone accompagnò le parole, ma la presa del biondo era troppo forte.

Dino sorrise a questo pensiero.

-Sai, Kyo-chan, dovresti ascoltare di più i tuoi professori-.

-Tu non sei un mio professore.-

La risposta arrivò immediatamente, fredda, come ogni cosa che veniva pronunciata da quella bocca.

-Non lo sei mai stato.-

Con uno strattone violento, il giovane boss trascinò indietro il guardiano, sbattendolo con rabbia cieca –quella che nasce dalla disperazione- contro la cattedra appena dietro di loro.

-E allora che cosa sono?-

Una domanda che suonava più come una supplica.

-Solo un idiota.-

E questa volta fu l’altro a baciarlo per primo, paralizzando per un istante il professore davanti all’allievo.

Un semplice bacio. Uno sfiorarsi leggero di labbra che, in un istante, si trasformò in una vera e propria lotta, fatta di morsi e leccate, scandita dal suono dei loro respiri e dal ticchettio di un orologio che ha ripreso a funzionare, ma che nessuno vuole al momento considerare.

Le mani di Dino si infilarono sotto la camicia dell’altro alla ricerca della sua pelle, facendo cadere nell’impeto la giacca nera di sempre a terra, dimenticata, mentre le dita di Kyouya si infilavano tra i suoi capelli, tirandoli, facendogli male, come se anche in quel momento dovessero in qualche modo continuare a combattere.

E mentre continuavano a baciarsi, entrambi si chiedevano cosa esattamente stessero facendo, cosa li avesse spinti a tanto, e soprattutto perché proprio lui…ma alla fine non era importante.

Non se le loro lingue riuscivano a capirsi perfettamente e le loro mani a trovarsi.

Lottare in quel modo era decisamente meglio, pensò Dino, mentre sentiva la sua camicia cadere a terra a far compagnia a quella del compagno.

I graffi alla schiena divennero carezze più lascive, i morsi baci feroci, e improvvisamente il boss si ritrovò nuovamente a sovrastare Hibari, sdraiati su quella cattedra che era la sola cosa che percepissero nel mondo oltre loro due.

Non ci furono ne parole rassicuranti, ne tantomeno sussurri dolci. Solo uno sguardo d’intesa. Qualcosa che da solo poteva significare tutte le parole di questo mondo o niente, ma che se scambiato tra loro voleva dire solamente una cosa.

Quella cosa che non si sarebbero mai detti.

°Note°

Emh si….dunque…per una volta non è stata colpa mia! Sono stata brutalmente costretta dalla mia amata a scrivere questa cosa, e sicuramente l’essere sotto esami non aiuta…
Chiedo perdono per questa schifezza…mi sembrano tutti terribilmente ooc e non ha ne capo ne coda, MA volevo troppo scrivere qualcosa su questi due (di nuovo, LOL) dopo gli ultimi capitoli! (ahaha ormai tutto ciò che scrivo è brutalmente spoiler XD)
Insomma….Dino professore e Hibari che lo stalkera per tutta la scuola solo per combattere contro di lui?? (Persino Fon se ne è reso conto, insomma XDXD)
Oh tutto questo mi fa molto male XD
Baci a tutti, Seki

   
 
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