Please, Teacher…
T-T-teacher
stop that screamin'
Teacher don't you see?
Don't wanna be no uptown fool
Maybe I should go to hell
But I am doing well
Teacher needs to see me after school […]
Got it
bad,
I'm hot for teacher!
(Hot for
Teacher, Van Halen)
Le
lancette dell’orologio scorrevano lente ed inesorabili,
centellinando il tempo rimasto a sua disposizione.
A
pochi minuti alla fine della lezione, Dino poteva
leggere chiaramente la stanchezza sui volti di quelli che ormai poteva
definire
“i suoi studenti”, sebbene il ruolo del professore
fosse solo una copertura
dettata dalle circostanze non proprio rosee in cui si trovavano.
Non
che si potesse lamentare, in realtà: fare
l’insegnante
si era rilevato più divertente del previsto, ma
probabilmente c’entrava
qualcosa il non aver fatto praticamente
altro per gli ultimi mesi.
Sebbene,
fino ad allora, l’inglese non era stato
nemmeno presente sul suo ordine del giorno.
Già
si immaginava, seduto sul tetto, a cercare di
spiegare le mille e più eccezioni di quella lingua straniera
a Kyouya: si
sarebbe ritrovato come minimo un tonfa sui denti.
La
campanella suonò, accolta dai sospiri sollevati
degli alunni, decretando la fine della sua lezione.
Lentamente
–nella speranza di non inciampare nei
suoi piedi, e ritrovarsi così di nuovo a faccia a terra-
raccolse le sue cose
e, salutando allegramente i ragazzi, dopo aver lanciando
un’occhiata carica di
significati sicuramente non colti al suo fratellino,
abbandonò l’aula.
Ora
che ci pensava…Nella sua lunga carriera di
insegnate alla Namimori, durata ben quasi una settimana, non aveva mai
visto,
nemmeno una volta, Kyouya seguire una singola lezione, sebbene potesse
affermare con assoluta sicurezza che non aveva mancato nemmeno un
giorno di
presenza.
La
cosa era abbastanza strana, tanto che Dino aveva
cominciato a chiedersi se il suo allievo faceva ancora effettivamente
parte de
corpo studentesco…ma alla fine non aveva indagato
più di tanto. Non aveva avuto
il tempo, con l’ansia delle battaglie imminenti e tutto il
resto.
Si
ripromise che lo avrebbe fatto, comunque.
Lentamente
svoltò l’angolo, l’ennesimo di quei
corridoi tutti uguali, nella speranza di raggiungere indenne la sala
professori
e di riposarsi, aspettando l’inizio dello scontro.
-Non
dovresti essere a lezione?-
La
sua voce risuonò tranquilla, mentre i suoi passi
si fermavano e i suoi propositi di pace e tranquillità
andavano a farsi
benedire.
Sembrava
che il suo continuo scervellarsi avesse in
qualche modo materializzato l’oggetto dei suoi pensieri.
Voltandosi,
gli occhi di Dino incontrarono la figura
di Kyouya, tranquillamente appoggiato al muro, che lo fissava con
quelle iridi
grigie capaci di far tremare chiunque.
Il
ragazzo non rispose.
Si
limitò a fissarlo, severo, come in attesa di
qualcosa che sapeva sarebbe arrivato e allora –ma solo
allora- avrebbe mostrato
il motivo del suo improvviso interesse in quel finto professore,
piuttosto che
alla pace della sua amata scuola.
Per
un attimo il boss dei Cavallone si chiese cosa
diavolo gli stesse passando per la testa, ma, con un’alzata
di spalle, decise
di ignorare la faccenda e di andarsene.
O
meglio lo avrebbe fatto volentieri, ma non appena
mosse i primi passi, sentì chiaramente la figura dietro se,
muoversi per
seguirlo.
-Dovresti
smettere di seguirmi: da quando sono qui non fai altro.-
Nuovamente
il biondo si fermò, indeciso se essere
seccato o spaventato da quell’attenzione improvvisa,
nonostante in realtà fosse
solo compiaciuto.
-Non
vedo perché dovrei.-
La
voce di Hibari lo raggiunse fredda come il
ghiaccio.
-Vedi,
Kyo-chan, per quanto le tue attenzioni
mi facciano piacere, risulterebbe un po’ strano, non trovi?
Sono un tuo
professore ora, dopotutto…-
Un
sorriso accompagnò le sue parole, ma nell’istante
in cui il ragazzo che aveva di fronte inclinò appena la
testa di lato come
risposta, seppe che qualunque cosa avrebbe detto non gli avrebbe fatto
cambiare
idea.
Ah, era tutto
così complicato.
-Che
cosa vuoi?-
Il
tono di voce dell’uomo cambiò, diventando
improvvisamente serio.
-Sto
aspettando che il conto alla rovescia
inizi.-
I
loro occhi si incrociarono, mentre l’aria attorno
a loro si riempiva di tensione.
Una
tensione palpabile, soffocante, di quelle in
grado di corroderti dentro fino a quando non arriva quel momento che
porta la
soluzione e allora non puoi fare altro che cadere nel panico…
-E
allora cosa farai?-
-Ti
morderò a morte.-
…o
ritrovarti eccitato alla follia.
Un
sorriso ambiguo si delineò sul volto del giovane
boss, mentre registrava le parole dell’altro.
Combattere.
Lo
stava seguendo per combattere.
-Pensi
di potermi battere?-
-Si-
Nessuna
esitazione.
Dopotutto
non poteva aspettarsi nulla di diverso da
lui.
Kyouya
era sempre stato così. Diventare più forte,
combattere in ogni momento, contro chiunque e ovunque. Era questo che
lo
rendeva invincibile.
Bè…almeno
per gli altri.
Ma
con lui non era mai riuscito a vincere. Non
perché fosse più forte –Dino sapeva
bene che non lo era- semplicemente lui era
in grado di calibrare la sua forza e, sebbene Hibari fosse migliorato
parecchio, non aveva ancora raggiunto il suo equilibrio.
Per
questo perdeva.
Per
questo Dino continuava ad affrontarlo.
-Bene
allora: combatti-.
Non
ci fu bisogno di ripeterlo. Non ce n’era mai
stato.
Incuranti
del quadrante fermo sullo zero, o di
trovarsi a scuola in orario di lezione, entrambi si avventarono
l’uno contro
l’altro, pronti a iniziare quello che per loro era ormai una
sorta di
appuntamento quotidiano fatto di sangue, ferite, tonfa e frusta che si
legavano
assieme.
Pronti
a combattere.
Ma,
preso dalla foga del momento, Dino si era dimenticato
di un piccolo ed insignificante particolare che rendeva diverso
quell’eccitante
scambio di opinioni affilate da tutti gli altri.
Così,
senza sapere di preciso cosa stesse facendo,
si ritrovò ad inciampare nei suoi stessi piedi -rischiando
di legarsi da solo
con la sua frusta- e a cadere da perfetto idiota addosso ad un Kyouya
non
propriamente contento dell’accaduto, mentre il volto di un
Romario assente gli
danzava davanti agli occhi.
Un
rumore sordo e lo sbattere di una porta che si
apriva non troppo delicatamente accompagnò il loro
atterraggio.
Il
boss dei Ccavallone si prese un paio di minuti
per imprecare contro tutto l’universo e ciò che
esso conteneva, e un altro paio
di secondi per ringraziare chiunque vegliasse su di lui per averli
fatti precipitare
in aula vuota.
Non
provò nemmeno ad immaginare cosa sarebbe potuto
succedere se ci fosse stato qualcuno
li dentro.
-Vuoi
levarti, erbivoro?-
Nuovamente
la voce carica di rabbia del ragazzo
steso sotto di lui lo richiamò alla realtà.
-Scusami,
Kyouya.-
Il
biondo si sollevò sulle braccia, pregando di non
scivolare ancora, ma, nel farlo, fece un piccolo errore di calcolo,
un’azione
che non avrebbe dovuto avere chissà quali conseguenze, ma
che, per qualche
motivo, ebbe il potere di eccitarlo più del combattimento.
Hibari,
sdraiato sotto di lui, con il volto rosso
d’ira e disarmato, lo stava letteralmente incenerendo con lo
sguardo, ma,
probabilmente per il suo ormai quasi nullo istinto di sopravvivenza, il
vederlo
così gli fece perdere completamente la voglia di alzarsi.
-Spostati,
stupido cavallo.-
Ma
questa volta non lo sentì.
Rimase
semplicemente lì, ad osservarlo, indeciso sul
da farsi, mentre questi cominciava ad agitarsi, cercando di liberarsi
in tutti
i modi.
Poi,
semplicemente, il suo cervello si spense,
lasciando posto a qualcosa di più primordiale della ragione,
e si chinò a
baciare il suo allievo.
Un
dolore improvviso, lo colpì alla guancia,
facendolo allontanare dall’altro.
Il
ragazzo si alzò in piedi, indietreggiando
istintivamente, mentre i suoi occhi parlavano di morte certa e
dolorosa.
Non
che la cosa lo spaventasse. In realtà l’unica
cosa che riusciva a pensare, in quel momento, era a non far allontanare
Kyouya
da se, nonostante questi marciasse a passo spedito verso la porta.
Istintivamente,
Dino si alzò e afferrò il polso del
ragazzo.
-Lasciami-
Un
sibilo, più che una parola.
-No-
Come
a rimarcare le sue parole, il boss chiuse
prepotentemente la forza, facendola sbattere.
-Ho
detto lasciami-
Uno
strattone accompagnò le parole, ma la presa del
biondo era troppo forte.
Dino
sorrise a questo pensiero.
-Sai,
Kyo-chan, dovresti ascoltare di più i
tuoi professori-.
-Tu
non sei un mio professore.-
La
risposta arrivò immediatamente, fredda, come ogni
cosa che veniva pronunciata da quella bocca.
-Non
lo sei mai stato.-
Con
uno strattone violento, il giovane boss trascinò
indietro il guardiano, sbattendolo con rabbia cieca –quella
che nasce dalla
disperazione- contro la cattedra appena dietro di loro.
-E
allora che cosa sono?-
Una
domanda che suonava più come una supplica.
-Solo
un idiota.-
E
questa volta fu l’altro a baciarlo per primo,
paralizzando per un istante il professore davanti all’allievo.
Un
semplice bacio. Uno sfiorarsi leggero di labbra
che, in un istante, si trasformò in una vera e propria
lotta, fatta di morsi e
leccate, scandita dal suono dei loro respiri e dal ticchettio di un
orologio
che ha ripreso a funzionare, ma che nessuno vuole al momento
considerare.
Le
mani di Dino si infilarono sotto la camicia
dell’altro alla ricerca della sua pelle, facendo cadere
nell’impeto la giacca
nera di sempre a terra, dimenticata, mentre le dita di Kyouya si
infilavano tra
i suoi capelli, tirandoli, facendogli male, come se anche in quel
momento
dovessero in qualche modo continuare a combattere.
E
mentre continuavano a baciarsi, entrambi si
chiedevano cosa esattamente stessero facendo, cosa li avesse spinti a
tanto, e
soprattutto perché proprio lui…ma alla fine non
era importante.
Non
se le loro lingue riuscivano a capirsi
perfettamente e le loro mani a trovarsi.
Lottare
in quel modo era decisamente meglio, pensò
Dino, mentre sentiva la sua camicia cadere a terra a far compagnia a
quella del
compagno.
I
graffi alla schiena divennero carezze più lascive,
i morsi baci feroci, e improvvisamente il boss si ritrovò
nuovamente a
sovrastare Hibari, sdraiati su quella cattedra che era la sola cosa che
percepissero nel mondo oltre loro due.
Non
ci furono ne parole rassicuranti, ne tantomeno
sussurri dolci. Solo uno sguardo d’intesa. Qualcosa che da
solo poteva
significare tutte le parole di questo mondo o niente, ma che se
scambiato tra
loro voleva dire solamente una cosa.
Quella
cosa che non si sarebbero mai detti.
°Note°
Emh
si….dunque…per una volta non è stata
colpa mia! Sono
stata brutalmente costretta dalla mia amata a scrivere questa cosa, e
sicuramente l’essere sotto esami non aiuta…
Chiedo perdono per questa schifezza…mi sembrano tutti
terribilmente ooc e non ha ne capo ne coda, MA volevo troppo scrivere
qualcosa
su questi due (di nuovo, LOL) dopo gli ultimi capitoli! (ahaha ormai
tutto ciò
che scrivo è brutalmente spoiler XD)
Insomma….Dino professore e Hibari che lo stalkera
per tutta la scuola solo per combattere contro di lui?? (Persino Fon se
ne è
reso conto, insomma XDXD)
Oh tutto questo mi fa molto male XD
Baci a tutti, Seki