Salve!
Sono tornata
con una vecchia shot che avevo scritto per un contest tempo fa
– non me ne
voglia chi lo ha indetto, se sta leggendo, ma proprio non mi ricordo il
titolo,
mi dispiace ^^’ – e non mi sono mai ricordata di
non averla pubblicata.
Il tema era
la reazione di un personaggio assegnato dal giudice per la morte di un
altro
personaggio, sempre assegnato dal giudice, in un luogo prestabilito.
A me sono
capitati Minato e Kushina e il luogo è la loro casa
– quindi se la cosa non vi
pare coerente con il manga, è perché i
connotati erano già stati assegnati
e dovevo scrivere attenendomi a quelli. :)
Spero che
sarà comunque una cosina piacevole. :)
Buona
lettura!
Panda
Home
Plic. Plic. Plic.
Con un moto
di fastidio mi alzo dal divano per chiudere bene il rubinetto del
lavandino che
perde.
E pensare
che me lo dicevi sempre di ripararlo.
Adesso le
gocce non cadono più, ma in compenso la casa è
avvolta nel silenzio, e allora
mi rendo conto che forse era meglio prima, quando almeno
c’era un rumore a
risuonare, per quanto seccante fosse.
Maledizione.
Maledizione a te e a tutto quell’insoffribile e adorabile
baccano a cui mi
avevi abituato, che adesso mi manca immensamente.
Questo silenzio
plumbeo non è normale.
Non ci sta più
nella mia vita. Non dovrebbe più esserci…
Dalla cucina
ritorno in salotto e mi guardo intorno.
È un grave
errore, lo capisco subito, ma d’altronde non posso e non
voglio evitarlo.
Sul comò,
non molto grande ma elegante e dalle linee semplici, come piaceva a te,
sono
posate delle cornici: ed è bello rivederti almeno in quelle
foto, nella più
piccola, a sinistra, che ti ritrae nella tua prima divisa da genin,
ancora
bambina, e nella seconda verso destra, in cui compariamo tutti e due,
io in
veste di maestro, tu di mia allieva.
Quanto
abbiamo dovuto penare, io e Jiraiya, per convincerti a scattare quella foto…
“Su, Kushina, non è mica un
ritratto da
esporre alla pubblica piazza! È solo una foto
ricordo!”
“Sì , infatti, solo tu e Minato ne avrete
una copia. È qualcosa che manterrà vivo nel tempo
il momento in cui siete
ufficialmente divenuti maestro e allieva!”
“Ma insomma, cosa non vi è chiaro della
parola ‘no’? Se volete ve la ripeto: NO!”
“Uff, Kushina…”
Alla
fine ti
abbiamo persuasa, ma quanta fatica.
Di fianco,
la cornice di legno intarsiato regalataci da Tsunade racchiude dietro
il suo
vetro un altro momento di noi, un altro scorcio della nostra vita.
Te lo
ricordi, Kushina... Te lo ricordi quando ti ho chiesto di sposarmi?
“Stai… Stai scherzando. Vero,
Minato?”
“Affatto. Ho l’aria di uno che scherza?”
“Ma... Ma…”
“Sì?”
“È solo che… Già
all’inizio, quando ci siamo
fidanzati, mi sembrava impossibile che Minato Namikaze, orgoglio e
fiore
all’occhiello di Konoha, il Lampo Giallo della Foglia, avesse
davvero accettato
di stare con me. Ma ora… Addirittura
sposarsi…”
“Quindi, la tua risposta…?”
“Beh, visto che sembri così ansioso di
cacciarti nei guai… La mia risposta è
sì!”
E
poi
l’ultima foto, la più grande.
L’unica che
mi costringo in ogni modo a non guardare, a non sfiorare nemmeno con lo
sguardo, perché vederla sarebbe il colpo di grazia.
Non voglio
vedere noi, nel giorno delle nostre nozze.
Non voglio
vedere i tuoi occhi, il tuo viso, la tua espressione.
Non voglio
vedere te, irrimediabile maschiaccio, per una volta elegantemente
acconciata,
truccata, abbigliata con lo splendido abito bianco e il velo.
Non voglio vedere
me, di fianco a te, sorriderti appena nonostante la felicità
che ricordo
distintamente essere stata incontenibile, e cingerti la vita sottile
con un
braccio.
La conosco a
memoria quella foto, l’ho guardata talmente tante volte dal
giorno del tuo
funerale da imprimermi nella mente ogni singolo dettaglio. Quindi ora
basta.
Vado oltre
il salotto, oltrepasso la varie stanze della nostra casa forse non
così grande
ma accogliente, e arrivo fino alla nostra camera.
Guardo la
trapunta che copre il letto, di un intenso color arancione, con un
sorriso
amaro rivedo il momento in cui l’abbiamo comprata.
“Oh, Minato, guarda!”
“Ma… Kushina, non potremmo proprio comprare
quella azzurra, o magari quella verde, che sono così
semplici ed eleganti?”
“Assolutamente no! Quella è roba da vecchi! Questa invece è così originale,
darà un tocco di
colore alla stanza!”
“Non mi piace.”
“Minato, ho deciso che compreremo quella.”
“Non dormirò mai sotto quella roba, Kushina,
ti avverto.
E
infatti la
sera stessa ti ho aiutato a stenderla sopra il lenzuolo.
Non sono mai
stato capace di dirti di no, Jiraiya mi ha sempre preso in giro per
questo.
Poso gli
occhi sulla specchiera davanti a cui pettinavi ogni mattina i tuoi
lunghi capelli
rossi, lucenti e bellissimi, poi sul comò in cui riponevi i
tuoi vestiti, e sul
comodino dove stavano posati i libri che ti piaceva leggere prima di
dormire.
Ogni singolo
oggetto di questa casa, ogni particolare, ogni angolo mi riporta a
forza ad un
momento che abbiamo vissuto insieme.
Non so, a
volte credo di non riuscire materialmente a sostenere il peso della tua
memoria; ma quando mi capita di pensarlo mi sforzo di rammentare
com’era il tuo
carattere, deciso, forte, tenace: e allora mi dico che devo imparare ed
essere
come te.
Devo farlo
per poter andare avanti, altrimenti non sopravvivo; devo farlo per
Naruto, che
sarà costretto a crescere senza una mamma e non
può permettersi di avere un
padre debole che vive immerso nei suoi stessi ricordi.
Già, Naruto.
Girando
lentamente sui tacchi esco dalla nostra camera per entrare nella sua:
dorme,
tranquillo, fortunatamente estraneo a tutto
il dolore che si è abbattuto sulla nostra
famiglia.
Almeno
questo mi consola: è troppo piccolo per rendersi conto della
perdita.
A volte lo
vedo ruotare gli occhi azzurri tutt’attorno, probabilmente
cercandoti, ma gli
basta la presenza di un viso conosciuto che passi un po’ di
tempo con lui a
fargli ritornare il sorriso.
Dicono tutti
che mi somiglia, ma ogni volta che lo guardo io penso a te, non a me
stesso.
È biondo e
ha gli occhi azzurri, è vero, ma il taglio degli occhi
è come il tuo, e quando
lo vedo ridere scorgo nel suo sorriso la forza e
l’ilarità del tuo.
Chiudo piano
la porta della stanzetta, per non svegliarlo, e ritorno a sdraiarmi sul
divano,
senza abbandonare il filo dei miei pensieri.
Guardando il
soffitto vedo una piccola crepa, probabilmente l’intonaco sta
cedendo: diversi
amici e conoscenti mi hanno detto che sarebbe opportuno che io mi
trasferissi
da qui, che è un appartamento vecchio, che non
sarà difficile per il Quarto
Hokage trovare un alloggio più dignitoso per sé e
per suo figlio.
Ma io non
lascerò questa casa, non mi muoverò da qui,
nemmeno se mi dovessero trascinare
a forza.
Questa casa
sa di te.
“Oh, questa è un
capolavoro!”
“Forse è un po’ piccolo, come
appartamento…”
“Ma guarda che amore di balconcino! E le
stanze!”
“Ci sarà qualche lavoro da fare, ma in
effetti è uno stabile ben costruito…”
“Prendiamo questo, Minato-kun!”
“Ti piace così tanto?”
“Oh, sì! Lo riempiremo insieme noi due!
Saprà di me e di te.”
**********
Nnnnnon
è
molto allegra, mi rendo conto, d’altronde il contest era ben
preciso. ^^
Non mi ricordo esattamente nemmeno come mi sono classificata, a dire il
vero. ò.ò
Ringrazio chiunque abbia letto e mando un bacio virtuale a chi
vorrà recensire.
:D
A presto!
Panda