Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Aelin_    18/01/2012    2 recensioni
Piccola introduzione: immaginate che Lucifero in origine non fosse stato rinchiuso nella gabbia. Immaginate che avesse sempre fatto quelle cose malvagie che gli attribuiscono, ma che nessuno sia riuscito a catturarlo. Beh, questa one-shot è ambientata circa… una settimana prima della “cattura” di Lucifero da parte di Michele.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucifero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
Lucifer aveva bisogno di una vacanza.
Aveva bisogno di pensare, di riflettere, di stendere bene le ali e lasciarsi andare, chiudere gli occhi, senza preoccupazioni, senza dover avere i sensi all’erta per cogliere un qualsiasi rumore che gli annunciasse la presenza di qualcuno intenzionato ad ucciderlo.
Era stanco.
E fu così che si ritrovò in riva al mare, al tramonto, a guardare quella grossa palla infuocata che era il sole sprofondare lentamente nel lembo blu scuro del mare.
Lucifer aveva l’aspetto dell’umano del quale aveva preso possesso, un giovane sui venticinque anni, alto, biondo, gli occhi azzurri e vivi. Mentre camminava a piedi nudi nella sabbia, l’angelo infilò le mani nelle tasche anteriori dei jeans, come se fosse un’azione abituale, per lui.
Dalla sua schiena, nascoste agli uomini, spuntavano due ali, bianche e lucenti, che si lasciavano attraversare dai raggi del sole morente, godendo di quel lieve tepore. Quelle stesse ali si tesero, e l’angelo sorrise, sentendo passare il sottile vento leggero in mezzo alle piume, arruffandole leggermente.
Come sono arrivato a questo punto? , si chiese, osservando il muoversi lento e costante delle onde.
Aveva provato a non sentirsi in colpa per tutto quello che faceva, ma non ci era riuscito, la sua natura di angelo glielo impediva. Eppure gli mancava. Il Paradiso.
Da secoli mancava. Da quando lo avevano rinnegato, da quando i suoi fratelli gli avevano voltato le spalle.
Un altro sorriso prese forma sulle sue labbra, ricordando il suo fratellino Gabriel che giocava nel Giardino, pochi anni dopo la sua nascita. Era stato il suo preferito, ed era l’unico verso il quale non portava rancore. L’unico che, quando era stato ripudiato, lo aveva guardato negli occhi, senza fare niente, ma con uno sguardo che gli diceva: Non importa quello che fai, o quello che pensi. Io ti vorrò bene sempre. Non importa ciò che diventerai.
E da quel giorno non lo aveva più visto. Lo ricordava come allora, un ragazzino con gli occhi color caramello e i capelli leggermente più scuri, sempre scombinati, e due grandi ali dal lieve color crema.
Nel Giardino passavano sempre il tempo insieme, leggermente distaccati dagli altri due fratelli, Michael e Raphael. Loro erano diversi.
Nonostante Michael fosse il maggiore, Lucifer era sempre stato quello più amato dagli altri angeli, quello con le ali più larghe e folte, e, prendendo sotto la sua ala Gabriel, lo aveva fatto amare a sua volta.
Ma voleva ancora bene agli altri. Erano la sua famiglia.
Ogni singolo giorno della sua esistenza fuori dal Paradiso aveva pensato di ritornare, di chiedere perdono al Padre per i propri peccati, fare ammenda e servire gli umani, compito che si era sempre rifiutato di fare. Li riputava indegni, non capiva perché gli angeli, così puri e perfetti come erano, dovessero stare al servizio di quelle sottospecie di scimmie.
 
-          Perché sei qui da solo? – chiese una vocina acuta, facendolo girare.
 
Dietro di lui c’era un bambino, gli arrivava a malapena alla vita, con una zazzera arruffata di capelli biondo scuro e due occhi d’un verde stupefacente, che in quel momento lo fissavano con aria inquisitoria. Lucifer sorrise e si abbassò alla sua altezza.
-          E perché anche tu sei da solo? –
-          Io non sono solo! Mia mamma è là. – disse, indicando una giovane donna bionda intenta  a raccogliere delle conchiglie. – ma non hai risposto alla mia domanda. – il bambino incrociò le braccia.
-          Alcune volte si sente il bisogno di stare da soli… -
-          Ah… -
 
I due stettero in silenzio a guardare il mare, osservando il sole che aveva quasi finito la sua discesa in acqua.
-          A cosa pensavi, visto che eri da solo? -  chiese ancora il bambino.
-          Sei impertinente, sai? –
-          Impertitente? Che vuol dire? –
-          Niente, niente, lascia perdere. – Lucifer sbuffò divertito.
-          E di nuovo non mi hai risposto. –
-          Pensavo a mio fratello. –
-          Hai un fratello? – gli occhi del bambino sembravano sorridere.
-          Non uno, ma tre. –
-          E a quale pensavi, allora? –
-          A quello più piccolo. –
-          Ah… Come si chiama? –
-          … Gabriel. –
-          E perché lo pensavi? Appena torni a casa non lo vedi? –
L’angelo sospirò.
-          Non credo che tornerò a casa. –
-          Perché? – chiese, guardandolo innocente.
-          Perché… diciamo che mi hanno cacciato. –
-          Io invece penso che alla fine ti faranno tornare. Non puoi avere fatto una cosa così terribile… Alla fine la tua famiglia ti riprende sempre, perché è la cosa più importante. –
-          Cosa? –
-          La famiglia. Il volersi bene, come io ne voglio alla mamma, a papà e a Sammy. –
-          Hai un fratello? –
-          Si, è appena nato. Ed è buffo, è tutto liscio e piange sempre. – il bambino sorrise, seduto sulla sabbia.
-          Gli vuoi bene? –
-          L’ho già detto. –
-          Si, ma quanto? –
-          Tanto così.- disse, allargando le braccia, poi ci ripensò. – no, di più! – ridisse, facendo cadere le braccia.
-          Posso darti un consiglio? –
-          Ti ascolto!! – il bambino si fece più vicino, guardandolo con un sorriso.
-          Tienitelo stretto. Proteggilo. Aiutalo sempre, quando puoi, e quando non puoi fai di tutto per sapere se sta bene. Fallo sentire amato. Sii per lui un amico, un confidente, una persona con cui sfogarsi. Cerca di insegnargli cosa è giusto e cosa è sbagliato. E fagli capire che gli vuoi bene, e che gliene vorrai sempre… -
-          Perché mi dici queste cose? Tu non l’hai fatto con il tuo? –
Ci fu un attimo di silenzio.
-          Spero che lui capisca che, nonostante tutto quello che ho fatto e che farò, gli voglio ancora un bene dell’anima, e gliene vorrò sempre, perché è e sarà sempre il mio fratellino, l’unico che mi capisce. –
 
Il silenzio dilagò tra l’angelo e il bambino, tutti e due ora in piedi, a guardare il sole che, definitivamente, scompariva oltre il mare, lasciando il mondo nella penombra.
-          Dean!!! Dai, dobbiamo tornare!!! – disse la donna, e il bambino si alzò in piedi, tentennando.
-          Oh, allora… ciao. –
-          Ciao… - Lucifer gli sorrise.
 
Lo guardò correre verso la madre che, dopo averlo abbracciato e avere squadrato l’angelo, si incamminò verso la strada, dove una Chevrolet era parcheggiata in attesa. Lucifer li guardò ancora per un paio di secondi, poi scomparve.
 
 
Mary, girandosi, non vide più l’uomo con il quale aveva parlato Dean. Sembrava essersi volatilizzato. Per un momento, quando lo aveva guardato, le era parso di vedere due grandi ali sovrastarlo da dietro, mosse appena dal leggero vento. Con la sua conoscenza di creature sovrannaturali, sperò in un gioco di luci.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Aelin_