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Autore: Marguerite Tyreen    18/01/2012    3 recensioni
[Missing Moments de "La Canzone di Temaru"]
Dalla pioggia di Limerick alla nebbia di Liverpool, dai fasti della Corte Spagnola alle affollate strade Parigine, una raccolta di ispirazioni varie sui nostri protagonisti quando erano bambini.
Un'occasione per conoscere e scoprire la loro infanzia, al tempo in cui l'Arcadia e Tahiti erano molto, molto lontane...
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Canzone di Temaru'
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Mie carissime!!!
Non lo so come mi è saltata in mente quest'idea della raccolta di shot sui protagonisti de “La Canzone di Temaru” da piccolini ^^ Sarà colpa del mood puccioso di questi giorni o del fatto che mi ci hanno fatto pensare alcune di voi, fatto sta che sono qui a tormentarvi di nuovo.
Le ispirazioni, essendo molto random, non mi garantiscono di aggiornare regolarmente come avviene con la long. Abbiate pazienza se dovessi postare a ritmo lumaca...
E sì, il titolo che ho dato alla raccolta non è del tutto mio, ma è rubacchiato da un'antologia di poesie di R. Harris. L'espressione “membership of the days” (più o meno: “somma dei giorni”) era troppo evocativa e ci stava troppo bene per passare inosservata.
Bene, ho concluso il papiro ^^
Sappiate che vi ringrazio infinitamente per essere qui. E sappiate anche che probabilmente tutto questo non ci sarebbe senza di voi, il vostro sostegno e il vostro entusiasmo.
Mille volte grazie, di nuovo.
Un bacione,
vostra Marguerite.

P.S. Temo che per un lettore nuovo questi missing moments non siano fruibili separatamente dall'altra storia e che appaiano come un'accozzaglia di nomi, luoghi e fatti senza senso ^^' Pardon!
P.P.S. Per quanto riguarda questa storia in particolare - Sì, lo so che i versi di Shakespeare che ho scelto hanno tutt'altro significato nell'opera originale e così anche il gioco tra i personaggi. Ma ho voluto seguire l'ispirazione spontanea del momento, proprio come i bambini. ^^
Basta, non rompo più e mi dileguo xD





A mia sorella.
Con amore, qualche scusa da dire,
qualche scusa da accettare
e una antica speranza.


Doubt that stars are fire,
Doubt that the sun doth move,
Doubt truth to be a liar,
But never doubt I love.
                                                                                                                    
(William Shakespeare, Hamlet)


 

Doubt that the stars are fire
(Patrick & Angela)


Limerick, 1762

- Ma io non voglio essere ancora la Regina cattiva. - piagnucolò Angela, quando sua madre cominciò a distribuire fra loro quattro le parti dell'Amleto.
In quei sabato sera invernali, in cui il pallido sole pareva tramontare sempre prima, strappandoli dal lavoro al mulino, e in cui la pioggia batteva forte sul tetto, rifugiarsi attorno al camino era sempre una benedizione per i Coogan.
E, dato che la capacità della signora Sinead di inventare nuove storie nel giro di qualche ora aveva certi limiti fisiologici, finivano sempre per mettere in scena qualcosa di Shakesperare, col tappeto come palco.
Sembrava che le commedie non fossero esattamente il loro forte, un po' per la voce grave di Theodore e un po' perchè Sinead sosteneva che un'opera coinvolgente non era tale, senza almeno una vittima sul proscenio. E, dato che l'età di Patrick era quella che faceva apprezzare gli intrepidi duelli e Angela adorava le tragiche storie d'amore come ogni brava fanciulla di sette anni, Sogno di una notte di mezza estate era stato soppresso alla prima prova.
Solo una volta erano riusciti, guardandosi bene dal nominarlo, a interpretare il Macbeth, perchè di solito la scelta ricadeva – con ben poca fantasia, a sentire Sinead – su Romeo e Giulietta o sull'Amleto.
- Ma perchè devo sempre essere io, Gertrude?
- Perché mamma fa sempre Ofelia, no? E ci sono solo due ruoli importanti da femmina. - aveva commentato Patrick, impassibile come l'autore che controlla il perfetto allestimento della scena.
- Ma io non voglio fare neanche Ofelia! Io voglio essere Orazio!
- Certo, così ti avrei sempre tra i piedi! Io faccio Amleto e Laerte e papà il Re, il fantasma e Orazio. Sono mesi che è stabilito così.
- Ma io voglio stare sempre vicina vicina al mio Pat! - la sorellina gli si avvinghiò addosso e gli strofinò la guancia contro il petto – Eppoi Orazio è buono e coraggioso e vuole bene ad Amleto. Anch'io ti voglio bene, anche quando dobbiamo fare per finta.
- Daidì*...
Coogan scoppiò a ridere: - Per me sta bene anche scambiarci di parte. Sarò una regina un po' baffuta, ma dovete sapere che nel Cinquecento, quando era ancora al mondo il buon William, le parti delle donne dovevano interpretarle gli uomini...
- Theo, ti prego... se inizi a raccontare, non cominceremo più. - Sinead fece ricadere il libro in grembo, con un sorriso paziente.
Patrick batté le mani con emozione: - Pensa, Angela, che bello se avessimo potuto vedere quando Shakespeare ha messo in scena lo spettacolo per la prima volta.
Sua sorella gli rivolse uno sguardo sognante: - Sarebbe stata una cosa così romantica... - e fece scoppiare tutti in una risata dal momento che, da quando aveva imparato il termine “romantico”, lo appiccicava in qualsiasi frase.
Sinead mandò un mezzo sorriso complice all'indirizzo del marito: - Caro, tu pensi che i ragazzi siano pronti?
-  Pronti per cosa, mháthair* ?
- Per una sorpresa. - svelò Coogan – Domani pomeriggio attaccheremo il biroccio alla vecchia Sugar e andremo a Limerick.
- Ma daidì *, ci portate quasi tutte le settimane a Limerick, a vendere la farina. Cosa c'è di tanto strano?
- E chi ha detto che andiamo a vendere farina? Fatevi belli, pulcini: domani andiamo a teatro.
Urla festanti si propagarono per il salotto, assordando i due adulti.
- Calma, calma, laddies * . - Sinead li scrollò amorevolmente – Non sarà certo come vedere Shakespeare redivivo. Potreste rimanerne molto delusi, se non dovesse essere tutto come ve lo siete sempre immaginati. O potrebbe talmente catturarvi da non riuscire a liberarvene mai più.


- Ma quando arriva Amleto? - la domanda di Angela l'aveva perseguitato per tutta la prima scena del primo atto, quasi sovrastando le voci degli attori nel suo orecchio.
 E dire che erano in piedi sotto il proscenio.
Patrick cercava di rimanere concentrato sulla scena, nonostante le distrazioni. C'era una sorta di magia nel modo in cui gli attori, nella sua immaginazione, diventavano all'improvviso non già ciò che erano ma ciò che rappresentavano.
Si chiese dove fosse il segreto per ottenere tutto questo.
Forse nelle parole dell'autore. Forse nelle parole e basta.
Anch'io un giorno ci riuscirò. Si disse, mentre gli atti si susseguivano agli atti e la piccola Angela lo strattonava per la manica ogni volta che appariva il suo beniamino.
Riuscirò a far muovere i personaggi soltanto scrivendo una frase piuttosto che un'altra. A farli sembrare vivi, veri, come la gente. Una splendida tragedia o un grande racconto epico di avventura e viaggi, ecco cosa riuscirò a comporre!
E tutti parleranno del magnifico scrittore Patrick Coogan, irlandese di Limerick, e lo ricorderanno assieme a Shakespeare.
Orazio, addolorato, già annunciava a Fortebraccio che il regno di Danimarca sarebbe stato suo, mentre Theodore si metteva sulle spalle Angela per quando avrebbero dovuto farsi largo tra la folla e guadagnare l'uscita. Lei, stanchissima, si era mezza assopita col visetto appoggiato al capo del padre.
- Forse la piccolina si è un po' annoiata. - valutò Sinead, carezzando la testa del figlio. - Spero che invece a te sia piaciuto, Pat.
- Ehi, ragazzo, sono quattro ore che non apri bocca. Il gatto ti ha mangiato la lingua?
- Come avete detto, daidì?
- Theo, ho come l'impressione che tuo figlio sia rimasto folgorato da Shakespeare.
- Lo penso anch'io. Ehi, poeta, ricordati che abbiamo anche un mulino da portare avanti, a casa. - rise, sollevando di peso i bambini e mettendoli sulla carrozza.
Poi porse galantemente la mano alla moglie, per farla salire a cassetta.
Uno schiocco di frusta in aria e già la vecchia Sugar trottava verso la campagna.


- Pat! Ehi, Pat, che stai facendo? - Angela entrò in punta di piedi nella camera del fratello. Era arrivata al buio, in camicia, a piedi nudi e con i lunghi capelli rossi sciolti sulle spalle, come una piccola fata dei boschi.
Lui era seduto al tavolo, con un mozzicone di candela acceso, carta, penna e calamaio davanti, stando ben attento a non farsi scoprire. L'ora di dormire era passata da un po'.
- Angela, mo run* !- le era corso incontro, prendendola tra le braccia, per sollevarla dal pavimento freddo – Cosa fai alzata?
- Cosa fai tu?
- Sto scrivendo. Ma non dirlo a mamma e papà. Sarà quasi mezzanotte.
- Cosa scrivi?
- Una tragedia. Vedrai, sarà un grande capolavoro. Ma adesso tu vai a letto.
- Ma l'hai già finita?
- Macché! Se l'ho appena cominciata! Su, da brava... - le baciò le gote, mettendola a terra.
- Non ci voglio andare a letto. Ho fatto i sogni brutti. Pat, ma se tu scrivi, un giorno diventerai famoso come Scia... Scie...
- Shakespeare. Oh, speriamo!
- E girerai il mondo e andrai via da Limerick?
- Beh, non è che mi piaccia molto, Limerick. Vorrei vedere Dublino, Londra e l'Inghilterra e... e il continente.
- E io? - lo guardò inclinando la testa – Mi lascerai, Pat? Tu sei il mio fratello grande, il mio migliore amico. Come Amleto e Orazio.
Rise: - Sciocchina! Tu verrai con me. Come farei senza la mia protagonista, a mettere in scena lo spettacolo? - si mise a letto, dopo aver nascosto i fogli.
- Tu diventi grande, hai già dodici anni, Pat e io sono ancora tanto piccola. E ho paura che un giorno te ne andrai via. Lontano lontano... Ho sentito papà che diceva che le cose non possono andare mai bene, qui a Limerick. Che non vanno bene con il mulino e che se continueremo così, tu dovrai andare a cercare lavoro da qualche parte, tra un po'. È questo che mi fa fare i sogni brutti.
- Vieni qui. – le fece spazio accanto a lui – E ascoltami bene, colleen *: se anche dovessi andarmene lontano lontano come dici tu, ma vedrai che non succederà, io ti vorrò sempre bene. Chiaro? Tu sei  la mia piccolina adorata.
- Davvero? - gli si accoccolò contro il petto – Davvero davvero?
- Davvero davvero. Vediamo adesso se sei proprio brava: scena seconda, atto secondo. Come dice la parte della lettera? “Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che si muova il sole...”
- “... Dubita che la verità sia un gioco, ma non dubitare mai del mio amore.”
- Non dubitare mai del mio amore. Hai capito, colleen*? Anche se per qualche ragione dovessimo essere lontani, - la baciò sulla fronte – sarai sempre il mio tesoro. Non pensiamo a queste cose tristi, ora. Cos'è che dice sempre papà? A casa c'è un mulino da mandare avanti. E, quando loro saranno vecchi, toccherà a noi farlo.
- Hai ragione, Pat. Non pensiamoci.
- Appunto. Adesso dormi, angioletto mio.
- Buonanotte, Amleto. - rise, tirandosi le coperte fin sopra la testa.
- Buonanotte, Orazio.





 

Fine



*Traduzioni:
- "Daidìi": Gaelico. "Papà/Padre"
- "Mháthair": Gaelico. "Mamma/Madre"
- "Laddies": Inglese. "Giovanotti"
- "Mo run": Gaelico. "Cuor mio"
- "Colleen": Gaelico. "Ragazza"
   
 
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