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Autore: yesterday    19/01/2012    9 recensioni
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò a essere felice. [..] Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore." (Antoine de Saint-Exupéry)
"Ma forse nel secondo caso è meglio" (Sana Kurata)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era un periodo tranquillo, tutto scorreva lentamente e senza intoppi.
Sana si era decisamente ripresa, ultimamente il suo sportello alla radio andava a gonfie vele e le dava gran soddisfazione.
Un giorno la trovai chiusa nella sua stanza, le uniche parti di lei che continuavano a muoversi erano la mano sinistra con cui, con una cadenza quasi ritmica, voltava pagina e gli occhi, che impazziti scorrevano una riga dopo l’altra, mangiavano una frase e poi quella dopo.
Ricordo che rimasi impalata accanto alla porta, la destra ancora appoggiata alla maniglia fredda. Rimasi lì a guardarla, in un misto di sorpresa e anche un po’ di preoccupazione.
Starsene a leggere per puro diletto non era di certo un atteggiamento Sanesco.
— Ti disturbo? — trovai il coraggio di interromperla solo dopo un altro po’.
Sana alzò gli occhi. — Ma no, stavo solo leggendo..
— L’ho notato, ed è poco da te. Posso sapere il titolo di questa lettura che tanto ti appassiona?
Mia figlia si lasciò andare ad una breve risata, apostrofandomi con un “cosa intendi dire con ‘è poco da me’?” per poi spiegarmi che si trattava del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
— Tra pochi giorni dovrò svolgere un tema partendo da una sua citazione, ne stavo cercando una e credo di averla trovata. Ti va di sentirla? — propose, incrociando le gambe sul letto così da darmi spazio per sedermi accanto a sé.
Chiaramente acconsentii.
Lei si schiarì la voce, sistemò dietro l’orecchio un ciuffo di capelli sfuggito alla coda e nel preciso istante in cui abbassò gli occhi per iniziare a recitare la sua citazione mi parve di leggervi un misto di emozioni che non vi trovavo da un po’.
Angoscia, tristezza, tutte cose che Sana aveva pian piano imparato ad accantonare e che pensavo stesse superando.
Lì per lì mi spaventai a morte.
— “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. […] Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore”.
Poi ricordai quanto tempo era passato dall’ultima volta che Akito Hayama si era fatto vivo.

Qualche mattina più tardi la colazione venne interrotta dal ronzio del fax nella stanza di Rei.
Neanche a dirlo Sana corse impazzita e dalla cucina altro non riuscimmo ad udire che una risatina ed il bofonchiare un affettuoso “sempre il solito cafone!”.
Poco dopo, quando uscì per correre a scuola, come sempre in ritardo, non riuscii a vincere la curiosità di andare a sbirciare il contenuto di quello scambio, più per leggere il tono di quelle parole che per le parole stesse.
Temevo un distacco che sapevo essere inevitabile, in particolar modo per due ragazzini della loro età.
Temevo che tutto ciò potesse ripercuotersi sulla vita di mia figlia in entrambi i casi: che l’ennesimo abbandono le spezzasse nuovamente il cuore e, in ugual misura, che finisse col legarsi a chi non sarebbe tornato più.
A posteriori… Sbagliavo in entrambi i casi.
La relazione tra mia figlia ed Hayama è sempre stata qualcosa in grado di sfuggire completamente ai normali canoni di classificazione dei vari rapporti. Qualcosa che io stessa non ho mai capito fino in fondo. Inconcepibile come mesi di silenzio si spezzassero naturalmente come se nulla fosse, con semplici telefonate o fax prive delle dovute giustificazioni per l’allontanamento.
Eppure succedeva e non pesava a nessuno dei due. Sembrava un tacito accordo, ma sapevo bene che non lo era.
 

“Sei proprio una palla al piede! Have a nice day, Kurata!”

“Cos’è, questi insulti sono i nuovi “non mi dispiaci”?
Vedo che l’America ti rende meno monotono :P buon pomeriggio!”

 

L’insegnante di Sana rimase molto colpita dal suo scritto. Si guadagnò il massimo dei voti e, da madre tanto orgogliosa quanto curiosa, le chiesi se fosse possibile averne una copia.
Fortunatamente acconsentì.
Passai più o meno cinque ore a rileggere quel tema, un’analisi critica ben fatta che però, per chi sapeva, aveva un valore doppio.
La tesi che Sana sosteneva era che la trattazione di quel “non saprò mai a che ora prepararmi il cuore” avesse una connotazione troppo negativa.
Mia figlia era convinta che il non sapere a che ora prepararsi il cuore non fosse una brutta cosa.
O, per dirlo con parole per metà sue “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore. Ma quando verrai io sarò sorpresa e la mia felicità sarà incontrollabile”.
Osservai la data del compito e mi resi conto che coincideva con quella dello scambio di fax con Akito..
E compresi che non avrei trovato parole più adatte per dirlo, e che era veramente un peccato che non fosse possibile aggiungere una breve postilla, un piccolo asterisco in ogni edizione del Piccolo Principe per mettere quel puntino sulla i a cui mia figlia aveva affidato tutta la sua felicità.






***










N/A: here we are again! Come si può ben vedere sono ancora viva e vegeta (bè ultimamente vegeto parecchio, lo devo ammettere), non dormo sugli allori ma sono solo tanto, tanto arrugginita.
Che dire? E' uscita così, voleva essere una storia dentro la storia, qualcosa che Misako scrive in boh, un suo probabile libro futuro (?) ...e forse anche perché è un argomento di cui, in percentuale, si parla meno, dato che li preferiamo vicini, magari in perenne litigio ma non divisi da un oceano. Eppure c'è stato anche quello.
Comunque. Chiaramente non mi appartengono i personaggi né la storia originale né quella pietra miliare che è Il Piccolo Principe e non c'è nessuno scopo di lucro. (e anche il disclaimer ce lo siamo tolto)
Non mi pare ci sia altro da dire, se non che il "buongiorno" seguito da "buon pomeriggio" non è svista mia ma fusi orari diversi e... What else?
Non datemi per perduta, ché prima o poi torno (a disturbarvi regolarmente e a finire ciò che devo)


C.
   
 
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