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Autore: shimichan    19/01/2012    8 recensioni
Non aveva mai capito cos’erano stati. Non colleghi…né tanto meno amici. Amanti?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Noi due sconosciuti


Sollevò con delicatezza il braccio che le cingeva le spalle e, cercando di non fare il minimo rumore, si alzò a sedere sul letto.
Shinichi mugugnò leggermente, non avvertendo più il calore del suo corpo contro il proprio, ma non si svegliò.
Lo guardò un istante muoversi sotto le lenzuola candide, con quell’immancabile sorriso stampato sulle labbra. Si era sempre chiesta se conservasse il proprio ottimismo e la propria serenità anche di notte, quando nessuno poteva vederlo, e, dal giorno in cui erano andati a vivere insieme, aveva ottenuto la sua risposta.
Si avvicinò alla finestra della camera, sistemandosi la maglietta, che le scivolava costantemente dalle spalle. Non c’era da stupirsi…non era sua.
Le era sempre piaciuto dormire con indumenti maschili: ampi, comodi, impregnati dell’odore della persona che gli aveva indossati prima di lei…in quel caso sapeva di fresco, di pino o forse di qualche altra fragranza forte, di buono.
Qualche tempo prima, in un’altra casa, in un’altra stanza, in un’altra vita, la maglia che indossava sapeva di fumo, di alcool, di polvere…
In quel periodo le capitava spesso di pensare a lui. Non sapeva darsene un motivo. Succedeva e basta.
Osservò la strada deserta attraverso il vetro.
C’erano solo alcuni gatti che rovistavano tra le immondizie in cerca di cibo, illuminati dalla flebile luce di un lampione. Che desolazione!
Il cielo stellato, macchiato da alcune nuvole minacciose, era stranamente spento. Non c’era la luna quella notte.
Non aveva mai capito cos’erano stati. Non colleghi…né tanto meno amici.
Amanti? Quella parola ne suggeriva però un’altra: amore. E se era sicura di una cosa, era che tra loro quel sentimento non ci fosse mai stato.
Ma allora cosa? Cosa la spingeva ogni sera a farlo entrare a casa sua, offrirgli qualcosa di forte, come piaceva a lui, e, poi, nel vederlo alzarsi, prendere il cappotto e avvicinarsi alla porta, dirgli: ‘Resta’? La solitudine…era il suo alibi preferito. Eppure gli abbracci di quell’uomo non la riscaldavano, le sue carezze non le addolcivano la giornata, i suoi baci non la saziavano…e poi, quando la passione si affievoliva fino a spegnersi e si lasciavano cadere sul letto, esausti, si sentiva sola.
Si poteva chiamare attrazione? Se fosse stata una ragazza normale, incontrandolo per strada, probabilmente non l’avrebbe nemmeno notato, almeno non da quel punto di vista.
Gin era un tipo scontroso, per certi versi arrogante, misterioso: non si era mai lasciato sfuggire qualcosa sul suo passato, e lei non se n'era mai interessata. Non amava gli scherzi, in generale l’imprevedibilità, né le chiacchiere. Ecco se c’era qualcosa che lo affascinava in lui erano i suoi silenzi: sordi e ricchi. Sapeva che avevano significati nascosti, ma non li aveva mai scoperti...
Chi ti ama ascolta le tue parole e capisce i tuoi silenzi.
Sospirò, notando piccole gocce di pioggia rigare la finestra. Due si unirono a creare un’unica scia per poi separarsi di nuovo.
Sorrise amara. Forse aveva capito cos’erano stati.
“Già in piedi?”. Una voce alle sue spalle la fece voltare. Shinichi la guardava con l’aria stropicciata di chi è stato rapito troppo presto al sonno. “Perdonami…ti ho svegliato?”.
“Non tu..la tua assenza..”. Shiho si accostò al letto, scivolando dolcemente tra le sue braccia. “Meglio?” chiese, poggiando il volto sulla sua spalla e carezzandoli amorevolmente il petto. “Si..” rispose lui, stringendola a sé e posandole un tenero bacio tra i capelli.
Lo sentì borbottare qualcosa di incomprensibile. “Che c’è?”.
“Sbaglio..o è la mia maglietta?”. Il suo tono di voce, sarcastico e sornione, la colpì. Alzò appena il busto per fissarlo negli occhi, scoprendoli illuminati da una strana luce, mentre avvertiva le mani del compagno infilarsi abili sotto la stoffa.
“Già…e con questo?” ribatté maliziosa, intuendo cosa aveva in mente ed avvicinando pericolosamente le proprie labbra alle sue.
“Non ti sta molto bene…”.
“Dici…” scherzò, portandosi a cavalcioni sopra di lui.
“Si…è meglio toglierla…”.

Quella notte capì…erano stati due sconosciuti.









***spazio autrice****
scusate l'impertinenza con cui pubblico questa piccola storia orribile (questo sarebbe il titolo più azzeccato)..ma è frutto dell'insonnia e del nonsapercomefarmelapassare...portate pazienza...
  
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